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Messaggi del 23/07/2014

 

La donna di via Fabrizi 23 ( capitolo ottavo )

Post n°1739 pubblicato il 23 Luglio 2014 da paperino61to

 

Uscito Vitti andai immediatamente dal questore spiegandogli la minaccia ricevuta. “ Si deve fare in fretta altrimenti Bergamini prenderà il volo. La dimostrazione  e che Vitti sa dell’indagine,  ma sicuramente non sa a che punto siamo “ dissi senza mezzi termini .

Il questore immaginava qualcosa del genere, aveva visto il fascista entrare nel palazzo della Questura. Unica cosa da fare a questo punto è parlare con Farinacci in persona.

“ Lo conosce ? “ domandai stupito.

“ Diciamo che mi deve ancora un favore di gioventù . Lasci fare a me si sieda Berardi , la prego , si sieda “.

Prese il telefono e chiamò il segretario di Farinacci , poi si fece passare direttamente l’interessato. Non sto a scrivere l’intera conversazione , la cosa importante  è che quando la telefonata cessò , il questore disse queste parole : “ Domani sera, lei e i suoi uomini andrete a Villa Genero, portate anche un paio di uomini in più. Sarete attesi da Farinacci, inviterà con una scusa sia Vitti che Bergamini “ .

Con queste parole mi congedò, da parte mia non sapevo come ringraziarlo.

“ Berardi ,  sono io che dico grazie a lei, nessuno mi potrà più ridare la mia Titti, ma almeno saprò che il suo assassino è dietro alle sbarre. Ora vada pure tranquillo . “

Andai da Tirdi e gli  comunicai di chiamare  Perino ,  Baldi e  un paio di altri agenti per sicurezza, inoltre di ritornare  di nuovo dalla dipendente di Zerbi e dall’ex cameriera con un foglio di testimonianza firmata da loro contro l’assassino.

“ Se ci sono novità  chiamatemi , ora vado a casa , a domani ciao “ ed uscii dall’ufficio.

Dopo un paio di isolati  mi accorsi di essere seguito da due persone accelerai il  passo e  così fecero pure loro, svoltai l’angolo e mi ritrovai faccia a faccia con altri due. La cosa non prometteva nulla di buono, tentai di estrarre la pistola  ma non feci in tempo. Qualcosa mi colpì in  testa facendomi cadere,  poi sentii solo i loro calci e randellate. Mi misi in posizione fetale e pregai dentro di me smettessero al più presto.

Quello che percepii  fu un colpo di pistola e delle grida, poi più nulla.

“ Commissario, sono Perino , che le hanno fatto quei disgraziati . Non si muova, faccio chiamare un’ambulanza “ .

“ No…lascia perdere l’ambulanza…portami a casa  piuttosto…e chiama un medico, credo di avere qualche costola rotta “ dissi a bassa voce .

 

 

Perino mi portò a casa poi chiamò il medico che corse immediatamente. Il verdetto fu di due costole incrinate, un forte ematoma alla testa e varie contusioni su tutto il corpo.

“ Ti è andata bene Berardi, stavolta hai avuto un santo dalla tua parte “ disse il medico mentre aveva finito di bendarmi.

“ Già  un santo , sotto forma di Perino, certo  avrei preferito un angelo donna . Grazie Perino ti devo la vita, quei maledetti mi avrebbero ucciso , ma che ci facevi da quelle parti ? “ domandai all’agente .

“  Ero uscito un attimo dopo di lei, ed ho visto  due persone  che  la stavano seguendo. Tirdi mi aveva avvertito della visita di Vitti ed insieme abbiamo immaginato che tramassero qualcosa, così l’ho seguita mentre Tirdi rimaneva in ufficio  “ rispose Perino.

“ Grazie anche a te , devo un pranzo da Mamma Gilda.  Per domani sera il piano  non cambia di una virgola d’accordo ? “ .

“ Ma lei è in grado ? Dottore ma può alzarsi dal letto ? “ domandò Perino al medico che stava uscendo dall’alloggio.

“ Certo che no, ma lo conosco da anni, fa quello che vuole, quindi caro agente se ti dice che ci sarà anche lui, lascia stare credimi..fallo andare con te , arrivederci “ dicendo così chiuse la porta e sentimmo i suoi passi scendere le scale.

“ Bene , Perino, sentito il medico ? Mai contraddirlo ..ora vai , ma prima domanda al questore se manda qualcuno a fare la guardia qui da me, non vorrei mai che  riprovassero di nuovo “.

Così rimasi sul letto disteso  con costole rotte e dolori fortissimi. Cercai di addormentarmi e solo verso le prime luci dell’alba ci riuscii.

Sentii bussare alla  porta , guardai l’ora , erano già le cinque della sera . Domandai chi era .

“ Siamo noi commissario , il trio Tirdi, Baldi e Perino “ rispose uno degli agenti.

Andai ad aprire ed ogni movimento che facevo mi procurava dolore, ma ci sarai andato anche in barella all’appuntamento con Farinacci.

“ Certo che avrei preferito il trio Lescano, ma il convento passa questo oggi “ dissi ai tre agenti.

Tirdi mi diede una mano a vestirmi ,e gli altri due a farmi scendere i gradini delle scale , i quali mi sembravano non finire mai. Finalmente  eravamo in strada e salii sulla macchina che ci avrebbe portato a Villa Genero.

 

Villa Genero si trova ai piedi della collina Torinese, uno splendido posto con tanto di giardino e viali alberati . Presentammo i nostri permessi all’ingresso del cancello.

Una breve telefonata alla villa e il lasciapassare ci fu ridato.

“ Bene ragazzi , ci siamo ! “ esclamai mentre a fatica scendevo dalla macchina aiutato da Tirdi.

Salimmo le scale ed entrammo nell’ampio salone ,  fummo subito portati dove si trovava Farinacci. Una sala a forma di ovale, una libreria enorme occupava una parete intera . In fondo alla sala un enorme tavolo in legno massiccio con  delle poltrone in pelle  situate davanti. Dopo il saluto fascista e i convenevoli di rito, passammo direttamente al motivo per cui eravamo li.

“ Questo è l’ordine di arresto per Emilio  Bergamini in merito all’omicidio di Titti Corino. Queste sono le deposizioni firmate dai testimoni i quali affermano senza remore , che il suddetto signore usava il nome di Ettore Brizzo. Era dedito ad adescare donne per portarle nell’alloggio di via Fabrizi e drogarle per poi abusarne . Inoltre il capo della milizia a Torino , Vitti , è complice per  averlo coperto ,  per  l’incendio al condominio di via Fabrizi , per avere dato l’ordine di uccidere  un testimone scomodo  di nome Santin  ingaggiato dallo stesso Vitti per depistare le indagini dando falsa testimonianza e spacciandosi per il fratello della donna uccisa ed  inoltre è il mandante dell’aggressione subita da me medesimo “ queste in sintesi le parole che usai al cospetto di Farinacci e Pavolini.

Entrambi rimasero in assoluto silenzio, rilessero più volte le deposizioni delle due testimoni, e più volte posero domande a me e ai miei uomini sulle indagini svolte.

“ Bene  Berardi , non metto in dubbio la sua parola ne tantomeno di chi sa lei. Farò chiamare sia Bergamini che Vitti, sono nella camera adiacente, nessuno di loro sa nulla della vostra presenza “ rispose Farinacci .

Dopo pochi minuti entrarono sia Bergamini che Vitti. Sul volto di quest’ultimo comparve un’aria  stupita, mai avrebbe immaginato che io fossi li davanti a lui e agli alti gerarchi fascisti, ma soprattutto che fossi ancora vivo.

“ Ciao Vitti, ci si rivede vero ? “ dissi guardandolo negli occhi.

“ Cosa….come…che succede ? “ rispose con voce tremante.

“ Lo puoi immaginare caro Vitti. Abbiamo qui l’ordine di arresto per il tuo amico e per te come complice e mandante dell’aggressione subita al sottoscritto “.

Bergamini divenne paonazzo ,cercò di parlare ma uscirono solo suoni senza senso. Vitti invece , sprezzante come sempre , si mise ad urlare.

Bergamini si mise in ginocchio davanti a Farinacci  dichiarandosi innocente, dicendo  che lui non c’entrava nulla con l’omicidio , che non conosceva la donna uccisa.

“ Lei mente, caro Bergamini e lo sa bene. In ogni caso , ho una persona che la conosce molto bene, ed è qui fuori …suo figlio “ .

L’uomo incominciò a balbettare e a tremare , guardò  sia Pavolini che Vitti, incominciò a piangere mentre Perino lo aiutò ad alzarsi. Si accasciò letteralmente sulla poltrona. Dopo diversi minuti di silenzio, Bergamini incominciò a raccontare i fatti di quel giorno : “ Si ho avuto una relazione con quella donna tanti anni fa, poi io me ne andai da Torino . La incontrai un paio di mesi addietro in un bar, feci finta di non riconoscerla ma  Titti mi riconobbe, venne da me al tavolo e parlò del figlio che aveva avuto da me : Alberto. Domandai cosa volesse da me  , io mi ero fatto una posizione sociale ad Alba ero sposato ,  non avevo bisogno di uno scandalo “ .

Bergamini rimase di nuovo in silenzio cercando di riordinare le idee, poi riprese a raccontare : “ Titti  mi chiese dei soldi per poter avere una vita decente sia per lei che per il figlio , abiti nuovi, scarpe nuove. So che  faceva la prostituta per mantenersi , ma non sempre i clienti la pagavano.

Le risposi che non avrei sborsato un soldo , che quel figlio non era mio anche se in cuor mio lo sapevo che era sangue del mio sangue. Me ne andai dal locale lasciandola che piangeva. Un mese dopo , venne nel mio alloggio una certa Milena, venne in compagnia di un'altra donna. Era una cosa a tre, potete facilmente immaginare chi era l’altra donna “.

“ Vada avanti Bergamini…” disse Farinacci .

“ Rimasi stupito nel vederla, altrettanto lei nei mie confronti . Sul tavolo c’erano dei bicchieri contenenti vino ,dentro avevo messo della droga. Le donne che venivano da me non le pagavo per nulla, le drogavo e poi ne abusavo. Titti lo capì dopo che Milena cadde per terra dopo aver bevuto. Scappò di corsa , era diventata una testimone scomoda, poteva ricattarmi o nella peggiore delle  ipotesi denunciarmi “.

Bergamini tornò in silenzio di nuovo, allora continuai io il racconto :

“ Allora decise di darle un nuovo appuntamento sempre nell’alloggio di via Fabrizi 23, dicendole di volerla aiutare dandole  del denaro. Lei venne ignara del  fatto che sarebbe uscita  morta dall’appuntamento. La tramortii  quel tanto che bastava per farla svenire, poi la riempii di droga fino a farla morire. Dopo di che , con l’aiuto di Vitti, inscenaste il finto suicidio ,  buttandola per le scale dal primo piano, questo spiega il motivo perché nessuno dei condomini senti il colpo e del perché la chiazza di sangue dietro la nuca non era abbondante come se uno cade dal quarto piano   “ .

 Bergamini si riprese e continuò dicendo :

“Si, esatto . Poi visto che non mi sentivo sicuro chiesi a Vitti di bruciare l’alloggio , poco importava se il condominio intero veniva distrutto, l’ importante era che eventuali prove venissero distrutte “.

In  Vitti ogni sua arroganza era sparita e a capo chino stava innanzi ai gerarchi fascisti.

“ Sono suoi , commissario, li porti via , questi non sono degni di appartenere al partito fascista “ tuonò Farinacci.

I due vennero ammanettati e fatti salire sull’auto per portarli alle Nuove.

 La luna non era mai stata  così bella  quella sera, per un attimo ebbi la sensazione che avesse il volto di Titti Corino e che mi sorridesse mentre alle spalle Villa Genero diventava sempre più piccola .

 

                            Fine   


          Un Grazie a tutti voi  di cuore....

 

 

 
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