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Messaggi del 11/03/2015

 

La mano del destino ( Quarto Capitolo

Post n°1888 pubblicato il 11 Marzo 2015 da paperino61to

 

 

Squadrai il tizio che mi aveva risposto in quella maniera, aveva accento veneto , era più alto di me ma molto meno robusto. Per un attimo pensai di sbatterlo dentro, poi lasciai perdere.

“ Non si può mai sapere nella vita se lei risponderà o no a uno sbirro ,non crede “ ? detta questa frase mi avviai all’uscita.

Tornato in questura chiamai Perino  e gli  dissi di andare all’ospedale di Pinerolo per farsi consegnare  una fotografia della Stecco e di  di fare un elenco delle persone che frequentava, compresi i colleghi.

Telefonai al mio amico di Viù per sapere come stavano Tirdi e sua moglie.

“ Ciao , Berardi..si stanno bene. Sono ottime persone , spero si trovino bene…ma figurati , sono ancora in debito con te..” .

Ero soddisfatto , almeno qualcuno che fosse lontano da questo inferno di attesa. Alla sera tutti eravamo con il naso all’insù e orecchie dritte in attesa di sentire suonare la sirena antiaerea.

Chiusi una pratica ed uscii, avevo voglia di scambiare due parole con la Malforti.

Arrivai in via Balme ed entrai nella casa di appuntamento. Venne incontro come ovvio la De Matteis , mi squadrò e con voce stridula mi domandò cosa volessi.

“ Vorrei parlare con la signorina Malforti  se è possibile “ .

“ E’ impegnata..torni dopo “ rispose mentre le sue mani davano chiaramente segni di disagio.

“ Non importa aspetto, posso sedermi sul divano “ ?

La signora girò sui suoi tacchi senza darmi risposta, lo presi come un si. Mi sedetti e aspettai , guardandomi intorno. Non vidi le ragazze , evidentemente di mattina i clienti lavorano o dormono ma  dopo circa mezz’ora arrivò la Malforti.

“ Buongiorno commissario, Agnese mi ha detto che voleva parlarmi “. La ragazza era vestita   bellamente per uscire con tanto di cappellino in testa.

“ Si  volevo parlarle , ma vedo che sta per uscire, non vorrei disturbarla ..”

“ Nessun disturbo, se vuole possiamo fare due passi insieme, io devo andare fino in via Garibaldi , le va “ ? un sorriso accompagnava la sua domanda.

“ Volentieri, prego..” ed aprì la porta .

“ Senta, devo salutare la De Matteis ? Non vorrei passare  per un maleducato “.

La ragazza rise e rispose che era meglio di no, in questi giorni è molto tesa ed agitata.

 

 Passammo attraverso i  Giardini Reali, i pochi fiocchi di neve rendevano il panorama bellissimo . Poche persone lo attraversavano camminando velocemente assorbite dai loro pensieri. Una camionetta della milizia fascista ci passò accanto rallentando un attimo per poi riprendere la sua normale marcia.

 

La signorina si attaccò al mio braccio come se qualcosa l’avesse spaventata.

“ Non le piacciono quei tizi vero “ ? domandai.

“ Lei mi sembra una brava persona commissario, le dico la verità , non mi piacciono per niente, sono dei bruti senza cervello “ rispose con un filo di voce.

Sorrisi e ringraziai per la brava persona : “ Allora siamo in due a detestarli “.

Arrivammo in Piazza Castello e imboccammo via Garibaldi. Ci fermammo al Bar Torinese e  dietro a una tazza di cioccolato calda parlammo di cosa fosse accaduto in quella casa e di come lei fosse giunta a fare quel lavoro.

In sintesi la  Malforti era nata a Magliano d’Asti , i suoi erano di origine lombarda,  si erano trasferiti per lavoro. Lei appena  diciannovenne , decise di venire a cercare lavoro a Torino, per un anno lavorò presso l’ospedale di Susa poi convinta da una sua amica ( Oriella la vittima  assassinata nella casa  di appuntamenti ) lascio l’ospedale e la seguì.

Si erano conosciuti in una sala da ballo , erano diventate amiche e  per un certo periodo avevano abitato insieme in Via Barbaroux, poi si erano trasferite in pianta stabile nella casa gestita dalla De Matteis.

Con i soldi dei clienti  la Malforti ( tolto la percentuale che prendeva la tenutaria )  ogni mese spediva i soldi ai suoi genitori per aiutarli a mandare avanti la fattoria ovviamente erano ignari del suo vero lavoro.

“ Commissario , spero non mi giudichi male “ domandò mentre beveva  la sua tazza di cioccolato.

“ Signorina Malforti…”

“ Mi chiami Rita e se  ti va dammi pure del tu “.

“ D’accordo..Rita , non giudico mai le persone,  credimi “.

Sorrise e rispose con un grazie.

“ Senti Rita, ho chiesto alla De Matteis i nomi dei vostri clienti ..è stata molto reticente e soprattutto ha avuto paura. Lo si leggeva in volto a chiare lettere, tu non sai chi sono queste persone ? “.

Posò la tazza con un gesto lento , ci pensò su un attimo e rispose : “ So il nome di un paio di suoi amici , non sono miei clienti per fortuna  ..uno si chiama Giobi o Giobini e l’altro Linsetti…ecco  di questo ne sono sicura ..lei lo chiamava il dottor Linsetti “.

 

“ Ritornando a Oriella  sai dirmi altro “ ? .

Sul volto della ragazza notai una certa rimostranza nel rispondermi , tentennava ma alla fine rispose di no .

 

“ Hai nominato l’ospedale di Susa dove  sono state uccise due donne, una di loro lavorava in quel di Pinerolo, sappiamo nome e cognome e indirizzo, dell’altra sfortunata nulla…mi chiedevo se  tu per caso non conoscessi una certa Claudia Stecco  faceva  l’infermiera…” non finì la frase che la Malforti si mise a piangere.

“ Sapevo che finiva male…glielo avevo detto , ma non ha mai voluto ascoltarmi “.

“ Cosa intendi dire Rita “ ? domandai porgendole un fazzoletto per asciugarsi le lacrime.

“ Scusa commissario è che…spero non sia lei , lo spero con tutto il cuore anche se …sono settimane che non ho più sue notizie “.

“ Comincia da capo, con calma “.

“ Quando lavoravo ancora all’ospedale di Susa ero molto amica di una ragazza che  si chiamava Tiziana Cossutti,  ed  era  una donna che faceva girare la testa a molti uomini e non solo “.

“ Vai avanti “.

“ Un giorno mi portò in un bar e ad aspettarla c’era Oriella, me la presentò e mi piacque subito. Era gentile, alla mano , mi spiegò in cosa consisteva il suo lavoro. Io ero stufa di pazienti , di bende , di sangue sparso nella sala operatoria ed accettai “. Aveva smesso di singhiozzare , il suo sguardo  era rivolto alla finestra dove un timido raggio di sole stava spuntando  e faceva denotare tutta  la sua fragilità.

“Tiziana mi disse che anche lei voleva cambiare vita, ma non in quel modo. Aveva sottomano una proposta che se andava in porto sarebbe diventata una delle donne più in vista di Susa “.

“ Sai qual era questa proposta “ ?

“ Purtroppo no , non me lo ha mai voluto rivelare. Ci vedevamo una volta alla settimana  dalle parti di Giaveno , io prendevo il treno e poi insieme andavamo in una locanda  “.

“ Hai provato a cercarla a casa sua “? .

“ Si, mi sono recata un paio di volte  e l’ultima volta sono andata con un cliente che mi ha accompagnato ma nulla è come se fosse sparita nel nulla “. Le lacrime le stavano tornando.

 

Uscimmo dal locale e ci avviammo verso la casa di appuntamento. Nel tragitto la ragazza parlò pochissimo , era assorta nei suoi pensieri. In lei c’era qualcosa che non mi convinceva, primo fra tutti il fatto che la sua maitresse l’avesse fatta uscire con un poliziotto senza fare storie.

“ Rita, toglimi una curiosità , quanto di vero c’è nel tuo racconto “ ?.

Lei rimase impietrita nel sentirsi  porre questa domanda, cercò una sigaretta nella sua borsa, ma la mano le tremava e non poco.

“ Noi commissari abbiamo il vizio di non credere sempre a tutto quello che ci  viene raccontato e specialmente dalle belle ragazze come te. Per questo te l’ho chiesto, io voglio trovare l’assassino delle due donne e di Oriella , lo capisci vero “ ?.

Si sedette su una panchina, stava di nuovo piangendo, sulle lacrime non fingeva prima e  nemmeno  ora.

“ Agnese  mi ha costretto a uscire con te. Mi ha detto che dovevo accennarti solo qualcosa di Oriella. “.

“ La De Matteis conosceva anche   la Cossutti “ ?

Mi guardò ,  anche con il trucco sfatto dalle lacrime era ancora carina.

“ Ho paura di risponderti , ma l’avrai capito da solo..si la conosceva “.

“ Lavorava per lei “ ?.

“ No..non credo,  lo avrei saputo. So che ogni tanto arrivava quel Giobi o Giobini con dei pacchi, cosa contenevano non lo so davvero; so però che quando le veniva incontro Agnese, diceva : Roba da Susa …e si mettevano entrambi a ridere “.

Lasciai la signorina all’ingresso del portone di via Balme 26, le dissi di stare tranquilla e di raccontare alla De Matteis solo quello che aveva  concordato con lei.

“ Commissario, grazie …lo trovi quel bastardo che ha ucciso Tiziana e Oriella…lo trovi “.

Tornai indietro passando per via Montebello, i pensieri stavano affollando la mia mente. Delle donne uccise nella casa bombardata , sapevamo quasi per certo l’identità anche della seconda vittima e  che erano  entrambe infermiere . La Cossutti  era nota alla casa di appuntamento ma il suo ruolo era tutto da scoprire. Sicuramente c’era un filo che legava queste persone uccise , ma quale?.

( Continua )

 

 
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