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Messaggi del 08/09/2017

 

Il destino in una pallottola ( terzo capitolo)

Post n°2262 pubblicato il 08 Settembre 2017 da paperino61to

Il treno parte da Monaco di Baviera diretto a Varsavia in perfetto orario. Gutz e la moglie siedono vicino al finestrino per osservare meglio il paesaggio. Sono passati diversi anni da quando fecero il loro ultimo viaggio in Polonia.

“ Ci pensi marito mio che sono quasi sette anni che non andiamo a trovare Frida e Roman?”.

“ Chissà come sono cambiati nel frattempo, guarda noi, anzi guarda me…un vecchio che ha dolori dappertutto e che vede visioni”.

“ Tu non sei vecchio, i dolori puoi sopportarli e per quanto riguarda quelle maledette visioni non ci pensare, leggi il giornale …tieni”.

Il professore prende il giornale, all’interno un lungo articolo su come Hitler attrae le masse, il cronista elogia la sua dote di oratore: “ Non credo di sbagliarmi che nel prossimo futuro del nostro paese sentiremo parlare di quest’uomo eccezionale. Il paese ha bisogno di lui”.

Letto l’articolo, chiude il giornale esclamando :” Pazzi!”.

La donna lo guarda attonita ma non gli chiede nulla, si sta godendo il paesaggio.

I coniugi scendono alla stazione di Varsavia e prendono un taxi per andare dai cugini di Ilga.
Abitano nella parte vecchia della città, e mentre l’auto percorre la strada, notano gli ampi viali alberati, le case con la loro struttura architettonica classica.

“ Che splendore di città, Ilga…meravigliosa…sai che è chiamata la nuova Parigi?”.

I cugini li stanno aspettando sotto casa, abitano in una palazzina a due piani. L’alloggio è grande, ben cinque  camere, di cui una per gli ospiti.

Il professore viene preso sotto braccio da Roman  e portato nella biblioteca di quest’ultimo.

“ Lasciamo alle donne i loro discorsi, caro Hans”.

Il soggiorno a Varsavia durò più del previsto, nonostante Gutz e consorte erano intenzionati a ripartire per Monaco.

“ Sono anni che non ci vediamo e volete già ripartire? Non se ne parla cara cugina, rimanete qui e non accettiamo che andiate a cercarvi una camera in affitto, qui abbiamo spazio sufficiente per tutti”.

Visitano in lungo e in largo la città rimanendo colpiti dalla maestosità di Varsavia.

“ Ora capite perché ai russi fa gola questa nostra città per non dire l’intera nazione?”.

“ Credo che non solo a loro fate gola” risponde il professore.

“ Cosa vorresti dire?”.

“ Nulla di preciso sia chiaro, ma ho paura che in Germania se prende potere una certa persona espanda le sue mire di conquista partendo dal vostro paese”.

La moglie di Gutz lo guarda adirata esclamando che le sue sono visioni assurde, in breve spiega cosa stava succedendo al marito e del perché ha bisogno di tranquillità.

Il silenzio cala sul quartetto, ognuno è assorto nei propri pensieri, poi Roman e la moglie decidono che è meglio rientrare, la temperatura stava calando notevolmente.

“ Hans, ora che siamo a quattr’occhi raccontami di queste visioni”.

“ E’ difficile spiegare caro Roman, ma di fatto ogni tanto si manifestano, ma mai come in questo periodo, tutto è iniziato da quando con un mio ex allievo ho presenziato a un comizio del partito dei lavoratori”.

Così il professore racconta per filo e per segno delle sue visioni.

Roman ascolta in silenzio poi prende la sua tazza di thè, la posa e domanda se era vero quello che ha visto, la risposta è un si.

“ Se vuoi domani posso farti parlare con un mio amico, è colonello dell’esercito polacco. Anche lui teme un’invasione a breve, ma più dai russi che dai tedeschi”.

“ Credi che mi ascolterà senza prendermi per un pazzo? A volte credo di esserlo”.

L’indomani mattina i due uomini si presentano al colonello Zyibisk, quest’ultimo li accoglie con calore.

“ Prego accomodatevi, caro Roman che piacere rivederti”.

“ Anche per me amico mio, ti presento il marito della cugina di mia moglie, il professore Hans Gutz”.

Il colonello è di aspetto corpulento con una barba che  incornicia il suo volto rubicondo, all’incirca è sulla cinquantina ma ne dimostra molti di meno.

Lo scambio di convenevoli tra di loro dura una mezz’oretta, poi Roman accenna al motivo per cui sono lì, e lascia parlare Gutz.

Il colonello rimane dapprima sbalordito e poi sempre più perplesso.

“ Caro professore, se io andassi dal mio superiore o al ministero della difesa verrei preso per un pazzo…credo che lo capisca anche lei”.

“ Lo so e a volte credo di esserlo, ma purtroppo queste visioni mi appaiono sempre più cruente”.

“ Ho letto di un uomo che in Germania anni fa aveva aiutato la polizia…era lei immagino?”.

Gutz accena di si e spiega come  fosse riuscito a ritrovarsi coinvolto e di come la visione le è apparsa al solo contatto della fotografia della bambina scomparsa.

“ Quindi se io le do una fotografia o le stringo le mani, lei potrebbe avere delle visioni in merito?”.

“ In teoria si, ma attenzione, non sempre ciò accade”.

“ Prima le ho stretto la mano ma non ha visto nulla vero?”.

“ Si…” lo sguardo del professore va alla finestra che è aperta, il campanile della chiesa si staglia di fronte alla caserma.

Le campane stanno suonando la messa, ma per Gutz non è il suono delle campane, ma delle bombe che cadono. Vede dei corpi maciullati volare in aria, grida, pianti, sente il crepitio dei fucili. Fiamme, ovunque vede delle fiamme salire al cielo.

Si alza e lentamente va alla finestra, osserva il cielo, non è limpido e azzurro, ma grigio, pieno di aerei che portano la morte. Urla mentre si accasciò al suolo tremante come un animale impaurito.

“ Hans, che ti succede…presto chiama un medico” disse Roman al colonnello.

Dopo un paio di minuti arriva il medico militare.

“ Nulla di serio, probabilmente un calo di pressione “.

Il colonello  rimane zitto e aspetta che il dottore esca: “ Gutz, se la sente di dirmi cosa ha visto?”.

L’uomo le prende le mani, poi con le lacrime agli occhi risponde: “ Bisogna fermarlo…a qualsiasi costo o l’umanità intera ne pagherà le conseguenze”.

“ Di chi sta parlando? Chi dovremmo fermare?”.

“ Il suo nome è Adolf Hitler”.

 

( Continua)

 
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