Scuole di Roma

1969: Jan Palach

Inizia nel 1968 la Primavera di Praga con la vittoria alle elezioni di Dubcek, leader dell'ala liberale del partito comunista. Questo periodo inizia da gennaio del 1968 e si hanno in Cecoslovacchia delle riforme in senso liberale che daranno un volto umano alla Cecoslovacchia. Tra queste riforme ad esempio l'abolizione della censura e la gestione dei maggiori giornali agli intellettuali dell'epoca. Una grande euforia contagiò tutta la popolazione che vedeva finalmente respirare la sua anima dopo anni bui in cui si viveva la fame ogni giorno senza poter manifestare in nessun modo questo malessere. AI paesi del Patto di Varsavia questo clima democratico non piaceva e la crescita del consenso in Patria e fuori di Dubcek veniva considerata una minaccia. Così il Patto si espresse giudicando lesivo per il sistema comunista sovietico il clima democratico instaurato in Cecoslovacchia e ad agosto finì la Primavera di Praga con i carri armati sovietici che occuparono militarmente Praga e tutto il paese. Dubcek venne destituito e tutto tornò come prima: censura, oppressione militare, fame, morte e schiavitù. Il popolo si schierò contro l'occupazione sovietica ma nella natura del popolo cecoslovacco non c'era la violenza e le proteste furono tutte pacifiche come gli scioperi in fabbrica che durarono da agosto a dicembre (5 mesi di sciopero ininterrotto) e varie proteste studentesche. La popolazione a guardare a parte proteste pacifiche come cambiare i cartelli stradali per le strade così da disorientare i carri armati che venivano fatti girare intorno. Il 17 Gennaio del 1969 Jan Palach si cosparse di benzina e si diede fuoco a Piazza Venceslao, la piazza principale di Praga. Morì il 19 dopo giorni di profonda agonia a causa delle gravi ustioni riportate. Ai suoi funerali in 25 gennaio parteciparono circa un milione e mezzo di persone e il posto dove si bruciò diventò il simbolo della lotta per la libertà. Jan Palach era uno studente di filosofia, comunista dichiarato che però non poteva rinunciare alla libertà propria degli uomini, quella libertà che avevano da poco avuto e gli era stata subito tolta con la prepotenza. Con il suo gruppo di amici di facoltà non intendevano fare politica, il loro obiettivo era la libertà culturale. Così decisero di fare gesti di tale impatto come bruciarsi vivi. Jan Palach fu solo il primo e molti altri lo seguiranno. Il loro gesto non è da vedere come una resa, ma come un generale che si lancia contro il nemico per spronare i suoi uomini. La figura di Jan Palach è tutt'oggi il simbolo della lotta per la libertà dei popoli dalle dittature. La Cecoslovacchia rivedrà la libertà solo nel 1989, 20 anni dopo il suo sacrificio.