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Il puzzle

Post n°302 pubblicato il 06 Febbraio 2014 da meninasallospecchio

Mentre si avvicina il momento di tornare nella mia città natale, dalla quale manco dai tempi dell'università, riprendo gradualmente contatto con le persone che conoscevo o frequentavo da adolescente. Al contempo, forse per l'età o forse perché non ho un cazzo da fare, continuo a interrogarmi su me stessa: bilanci esistenziali, talvolta penosi, spero costruttivi. Non trovo nessuno realmente cambiato rispetto a 35 anni fa, io stessa non lo sono.

La gente pensa che quello che siamo sia il risultato delle nostre esperienze, della nostra vita; ma è il contrario, invece. A 15-16 anni sei già completamente formato e da lì in avanti è la tua vita a rispecchiare quello che sei, non viceversa.

L'osservazione mi incuriosisce. Se mi guardo indietro vedo un  disegno che mi raffigura, composto nei pezzi di un puzzle. Tutte le mie scelte, le mie azioni, quello che mi è capitato, dipendono in fondo da un pugno di caratteristiche, di idee, di principi, di punti di forza o di debolezza, di modalità che ho sempre applicato e che continuo ad applicare.  Il quadro è rassicurante nella sua coerenza. Persino gli errori non sembrano tali, in questa sorta di determinismo psicologico: tutto ha una sua logica, tutto si tiene, in nome di quei pochi tratti salienti che motivano il mio agire.

Forse lo trovo rassicurante perché fondamentalmente mi piace quello che sono, e mi piace specchiarmi in questo puzzle che pure mostra più di un chiaroscuro. Certo esiste un altro modo di vedere la cosa, un riconoscere che "faccio sempre le stesse cazzate", che ovviamente è altrettanto vero. E anche il dubbio universale, la molteplicità dei punti di vista, il pensare una cosa ma anche il suo contrario, anche questi sono tratti che mi appartengono.

Eppure c'è qualcosa che non torna. Ci sono dei pezzi che non sono andati a posto: li conosco, li ho trovati, in poco più di un anno di tardiva introspezione, attuata a volte con metodi eterodossi. Piccole o grandi fragilità sommerse che basta pochissimo per riportare in superficie. L'insieme è abbastanza solido da non esserne compromesso, è un attimo e torna tutto come prima, però questi pezzi andrebbero  sistemati. Eliminati se non devono far parte del quadro, oppure messi al loro posto  in modo definitivo, incastrati senza che rischino di farne saltare altri o corrompano la figura che voglio vedere nel puzzle.

Se andassi dall'analista potrei dirgli esattamente ciò che non va: A, B e C, tanto chiari mi sono questi pezzi fuori posto. E allora forse l'analista non mi serve, tanto più che non posso permettermelo. Ho il blog, invece. Non so ancora quanto avrò voglia di parlarne, di questioni che mi mettono a disagio molto, molto di più che scrivere di sesso. Forse ci proverò.
Per il momento vi racconterò qualche storia.

 

Puzzle

 
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