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Cristoforo Colombo e la terra piatta

Post n°366 pubblicato il 11 Settembre 2014 da meninasallospecchio

Ai miei tempi la scuola cominciava il primo di ottobre. Il 4 si stava già a casa perché era San Francesco, patrono d'Italia. Il 12 non era festa, ma si celebrava comunque in qualche modo quello che gli americani chiamano Columbus Day, l'anniversario della scoperta dell'America.

Per l'occasione la maestra raccontava la storia di Cristoforo Colombo e delle sue tre caravelle che, attraverso un viaggio periglioso, giungevano a scoprire il nuovo continente, senza peraltro rendersi conto di non aver raggiunto le coste dell'India. La storia era affascinante e piena di contorni romanzeschi: la regina Isabella, le tre piccole navi, la ciurma di galeotti che si ribellava al nostro eroe, la comparsa di segnali della terraferma giusto in tempo per evitare il peggio. I bambini ascoltavano a bocca aperta.

Ma la storia cominciava con Cristoforo Colombo che cercava di convincere i contemporanei che si poteva arrivare in India navigando, perché la terra era rotonda. Nella narrazione della mia infanzia, i popoli europei del 1400 pensavano che la terra fosse piatta e che poco al di là delle colonne d'Ercole a un certo punto l'oceano finisse e si precipitasse nel vuoto come giù da un balcone senza ringhiera.

La cosa interessante è che questa versione dei fatti, che credo sia stata raccontata a tutti i bambini della mia generazione, è rimasta radicata nelle convizioni di quei bambini diventati adulti, semplicemente perché nessuno si è mai preso la briga di ragionarci sopra o di rivedere la propria immagine romanzata dell'eroico navigatore. Non avete idea di quante sono le persone con cui mi è capitato di affrontare l'argomento, e che erano convinte che Colombo avesse sfidato le opinioni del suo tempo. Le stesse persone hanno magari studiato filosofia e geometria e in qualche recesso della memoria conservano la notizia che già i Greci sapevano benissimo che la terra è sferica. Non è nemmeno che ci voglia una gran scienza: basta osservare che la linea dell'orizzonte è leggermente curva. Ma i Greci la gran scienza ce l'avevano eccome: quasi tutta la matematica e la geometria che studiamo fino alle scuole superiori l'hanno inventata loro. Altro che terra piatta! Due secoli prima di Cristo, Eratostene aveva calcolato quasi esattamente la circonferenza terrestre. Tutte cose che sappiamo, eppure ci piace immaginare Colombo che discute con le corti d'Europa se la terra sia piatta o rotonda.

Adesso invece vi dico una cosa che non sapete. Tutti siamo a conoscenza del fatto che Cristoforo Colombo è nato a Genova, e fino a lì ci siamo. Questo non ci autorizza minimamente a considerare la scoperta dell'America come un successo italiano. L'America l'hanno scoperta gli Spagnoli, punto e basta. Anche la Ferrari quando vinceva aveva un pilota tedesco, un ingegnere francese e un team di tutto il mondo, ma la vittoria era italiana. Quindi facciamocene una ragione.

E, se si può capire che gli spagnoli chiamino il nostro eroe Cristòbal Colòn, come noi diciamo Cartesio o Copernico, meno comprensibile è che siano genuinamente convinti che fosse spagnolo. Ma non finisce qui, perché anche i portoghesi sembrano del tutto persuasi che Colombo fosse portoghese. Ho assistito personalmente a una discussione fra colleghi italiani e portoghesi su questo argomento.

L'italiano argomentava che a Genova esistono prove dell'esistenza di Colombo, una casa, dei documenti, mentre la sua presunta origine portoghese sarebbe alquanto fumosa. Inoltre gli stessi portoghesi avrebbero dimostrato di non dare credito a questa vox populi, non includendo Colòn nel famoso monumento ai naviganti che campeggia in riva al mare a Belém.

Voi direte: che cazzo c'entrano i portoghesi? Be', c'entrano, perché effettivamente Colombo ha vissuto a lungo in Portogallo e, se non fosse stato per le scoperte del principe Enrique, forse non sarebbe andato da nessuna parte. Enrico il Navigatore era un fanatico che se ne stava nell'Algarve, dove finanziava ricerche ed esplorazioni. E' qui che furono inventate le caravelle, che non erano affatto delle barchette delle balle come ci hanno fatto credere. E' da lì che partirono le spedizioni che portarono alla colonizzazione delle Azzorre. Date un'occhiata a una cartina: le Azzorre sono già un bel pezzo avanti nell'Atlantico. Insomma, se non si cadeva nel vuoto fino a lì, era probabile che si potesse continuare.

Alla fine, dopo qualche ricerca, i colleghi portoghesi si sono convinti che probabilmente dopo tutto Colòn era italiano, ma non hanno mai finito di sorprendersi di questa verità, così nettamente contraria all'idea con la quale erano cresciuti. Così come noi non ci capacitiamo che le difficoltà che Colombo incontrò per allestire la sua spedizione non c'entrino nulla con la terra piatta e rotonda: semplicemente già allora in Europa nessuno voleva investire quattro palanche in un progetto innovativo.

[Credits: La redazione ringrazia Sciarconazzi per la collaborazione artistica.]

 


Colombo e la regina

 
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