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Nosferatu il vampiro

Post n°418 pubblicato il 31 Marzo 2015 da meninasallospecchio

Domenica mattina ho visto, o per meglio dire rivisto, Nosferatu. Non quello di Herzog che conoscete tutti, ma quello originale di Murnau, film del 1922, appartenente alla Storia del Cinema con le lettere maiuscole. Capostipite di tutti i film dell'orrore, nonché delle innumerevoli storie di vampiri, oggi annacquate di romanticismo, ma originariamente molto cupe nella loro irrazionalità carica di archetipi.

Questo film ha una storia curiosa, che non conoscevo. E' tratto dal romanzo tardo-gotico di Bram Stoker, Dracula, del 1897, ma evidentemente Murnau volle risparmiare sui diritti d'autore e credette di cavarsela cambiando il nome del protagonista e spostando la vicenda dall'Inghilterra alla Germania. Ma non la fece franca, perse la causa con gli eredi di Stoker e tutte le copie del film andarono al rogo. Tutte, tranne una che venne salvata da Murnau stesso e che permise a questo capolavoro di giungere fino a noi.

Stiamo parlando non proprio degli albori del cinema, ma certo di un'epoca tecnicamente ancora molto acerba: cinema muto, storia affidata alle didascalie e a quella mimica enfatizzata che caratterizzava il cinema di allora. Eppure sorprende come ancora non ci sembri ingenuo un film come questo, come ancora riesca a suscitare paura e partecipazione. In teoria appartiene a una corrente cinematografica, l'espressionismo tedesco, che comprende altri capolavori come il più celebre Metropolis di Fritz Lang e Il gabinetto del dottor Caligari di Wiene. Ma da questi altri film si differenzia per lo stile: qui non c'è deformazione delle immagini, effetti speciali, potremmo dire. Tutto il pathos è affidato alla narrazione cinematografica, all'atmosfera, all'attesa e alle terrificanti immagini del vampiro.

Nosferatu il vampiro

Impossibile non riconoscere nel film un macabro presagio. A fare da contraltare al vampiro troviamo dottori e scienziati, una società figlia del positivismo che pure si interroga sul Male, cercando di ricondurlo entro il perimetro del conoscibile. La vita borghese e amorevole degli sposini tedeschi. Un'economia di commerci già compromessi con la distruzione che sta per sopraggiungere. E l'irrazionale che incombe. Dall'est, spostandosi a bordo di un vascello fantasma, dopo aver causato la morte dell'intero equipaggio, arriva il conte Orlok, reincarnazione di Nosferatu, e con lui la peste che uccide gli abitanti di Brema. Per sopravvivere il vampiro deve nutrirsi del sangue dei giovani.

La storia è ambientata nel 1838, ma siamo nel 1922: pochi anni dopo, un'altra pestilenza scoppierà nel cuore dell'Europa, della Germania che si farà serva dell'irrazionale, portando morte e distruzione. Difficile pensare che sia un caso. Artisti ispirati e pieni di talento hanno sentito l'aria del tempo, intuito la cupa tragedia che stava per abbattersi sull'operosità pacifica della vita borghese e sulle neonate certezze del sapere scientifico.

Non c'è solo questo. Pulsioni distruttive albergano anche nell'animo umano, come altri scienziati e dottori andavano spiegando in quegli anni. Mostri che si nutrono di morte vivono dentro di noi, esercitando una sinistra attrazione.

Mi sembra di vedere ancora delll'altro. Guardo la sala, con un'età media tanto, troppo elevata. Non ci sono giovani, perché? Forse ci vorrebbe un altro post per parlarne. Ma intanto penso a Nosferatu che si ciba del sangue dei giovani, penso a generazioni anemiche, a vecchi che si alzano dalle bare per saziarsi, a giovani esanimi, a un cinema pieno di vampiri che applaudono, a un paese senza sangue.

 
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