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Post n°343 pubblicato il 15 Giugno 2014 da meninasallospecchio
Come forse ho accennato, sto cercando casa in affitto. Visitando appartamenti, mi capita abbastanza spesso di trovare lo scaldabagno elettrico; non so come lo chiamate voi, da noi si chiama il boiler, pronunciato proprio così, con le sue belle vocali larghe piemontesi. Ora, io non ho a che fare con un boiler elettrico da quando ero bambina. A casa dei miei ricordo che a un certo punto era stato sostituito con un boiler a gas e, successivamente, ho sempre vissuto in case con riscaldamento autonomo e caldaia. Quindi non ho nessuna esperienza di utilizzo di questo dispositivo. Riflettendo fra me questa sera, mi chiedevo: ma come si fa? Si tiene sempre acceso? Si accende solo di notte per usufruire della mitica tariffa bi-oraria, quella che, dopo che ti sei sbattuta tutto l'anno a fare lavatrici nel cuore della notte, ti fa risparmiare 4 euro e 50? E in quel caso, come si fa a ricordarsene? Però questa riflessione mi ha suscitato un clamoroso amarcord sui tempi del boiler quand'ero bambina. A casa mia il boiler si accendeva il sabato, quando tutta la famiglia faceva il bagno. Non la doccia, un'invenzione americana che a quei tempi era del tutto assente dalle nostre case. Gli americani erano così strani e spreconi che si facevano la doccia tutti i giorni, pensa. Noi no. Noi avevamo la vasca, in cui ci facevamo il bagno. Il sabato. La vasca veniva riempita (oddìo, riempita è una parola grossa) di acqua calda del boiler e bagno schiuma (poco, non per ecologia ma per risparmiare). Ci si immergeva mentre gli altri membri della famiglia facevano i cazzi loro avanti e indietro perché c'era un bagno solo e non vuoi mica pretendere che aspettiamo tutti i tuoi comodi. Quindi venivi invitato più volte a non protrarre il cazzeggio nella vasca troppo a lungo, perché si dovevano lavare anche gli altri. Al termine dell'abluzione ti risciacquavi con il telefono, con tua madre che gridava "Basta, che così fai andare tutta l'acqua del boiler!" Ricordo che qualche volta l'acqua del bagno veniva riutilizzata da me e mio fratello. Ma succedeva anche a casa vostra? No, perché a pensarci ora sembra una cosa un po' pazzesca, che non so se attribuire all'avarizia dei miei o al costume dell'epoca. Non eravamo ricchi, ma neanche proprio con le pezze al culo. Nel nostro piccolo avevamo la casa al mare e in montagna, ovviamente non nei posti dei ricchi, ma in quelli tipici del vorrei ma non posso. Al mare, siccome l'alloggio era piccolo, avevamo una di quelle mezze vasche insulse, quelle con la seduta, ve le ricordate? Lì il bagno non si poteva fare e si faceva una specie di doccia, non necessariamente di sabato. Comunque questa cosa del riciclo dell'acqua del bagno doveva essere relativamente diffusa, perché ricordo che circolava una leggenda metropolitana secondo la quale una tizia era rimasta incinta facendo il bagno nell'acqua del fratello. Cosa ci si doveva inventare! Ai tempi dello spirito santo era più semplice. Insomma, ci si lavava una volta a settimana. E gli altri giorni? Be', ci si lavava "a pezzi", abitudine che confesso di aver conservato, perché in inverno faccio la doccia un giorno sì e un giorno no. Ma, dato che il boiler veniva acceso soltanto il sabato, evidentemente ci lavavamo con l'acqua fredda, senza battere ciglio. Per i piatti mia madre scaldava un po' d'acqua sul fornello e poi la versava in una bacinella con il detersivo. Qui, nella stessa acqua, veniva lavato tutto quanto seguendo un ordine rigoroso: prima i bicchieri, poi tazzine e tazzoni, piatti e posate, e infine le pentole, dalle meno sporche alle più sporche. Le stoviglie insaponate venivano depositate nell'altra vasca del lavello (che quindi doveva avere due vasche) e infine sciacquate sotto l'acqua fredda corrente, con la madre che gridava: "Ma quanta acqua fai andare?" A volte mia madre, anziché far scaldare l'acqua appositamente, riciclava quella di cottura della pasta, adducendo la motivazione che l'amido disciolto sgrassava meglio i piatti. Sembrano storie da albero degli zoccoli, ma questo è niente. In campagna dai miei zii non c'era neanche il bagno, e allora sì che era un'avventura. Ma questa ve la racconterò un'altra volta.
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