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Ancora il dolore

Post n°22 pubblicato il 10 Agosto 2006 da calipso1960

Alice si aggrappa disperata a Pino; vive per lui, lo adora, fà tutto ciò che lui le chiede, si annulla nei suoi occhi; il primo amore, il primo TUTTO!

Lui la ama? Forse; una forma strana di amore, di egoismo, di possesso; è sua, una cosa sua, può disporne come vuole, farne ciò che desidera.

La nonna se ne va, silenziosamente e penosamente, un triste e cupo mattino d'autunno; Alice è annientata, per la prima volta realizza di essere sola, di avere perso il suo punto di riferimento e di essere abbandonata a se stessa.

Nessuno intorno a lei si accorge di quanto si chiuda, di quanto diventi sempre più triste e spenta, sempre più sola nella sua camera con il diario e con il "romanzo" scrivendo il quale vive nella fantasia la vita che vorrebbe e non può avere.

Pino non capisce, per lui è il giocattolo, a disposizione quando vuole, da mettere a parte quando ne è stanco, tanto lei non si lamenta mai....

Un giorno Alice arriva all'appuntamento con il volto pallido e tirato, è spaventata e agitata;

- Cosa c'è, cos'è successo - le chiede quasi seccato

- ho un ritardo...

sempre quel filo di voce, un sospiro inavvertibile

- non è possibile, stai scherzando

- Ti pare che potrei scherzare, su una cosa così? Io ho paura...non so che fare

- cos'è, vuoi incastrarmi?

- ti ho detto che ho paura...che facciamo adesso...se è davvero...

- SE E' DAVVERO COSA?! ma sei cretina?..e poi, in ogni caso...chi mi assicura che sia mio?

Alice lo fissa immobile, sbigottita e incredula. Lui sostiene lo sguardo con rabbia e distacco.Le avesse dato una pugnalata le avrebbe fatto certo meno male, quelle parole incise nella pelle, nella carne a farne uscire lacrime di sangue...che nessuno vedrà mai.

Passa del tempo, Alice ha la certezza del bambino che è in lei, che lei sente di amare e di desiderare...ma non trova il coraggio di parlarne a nessuno, fino a che la mamma di Pino piomba in casa sua un pomeriggio per parlare con la mamma di Alice,

- Questi ragazzi hanno combinato un pasticcio, bisogna fare qualcosa; naturalmente paghiamo noi....

Quanto vale la vita?

Quanto vale la vita di un embrione che nessuno ha ancora visto nè sentito, se non la sua mamma, che già gli si rivolge con voce carezzevole, che già gli ha dato un nome, che lo culla dolcemente dentro sè?

Quando hanno deciso dove portarla e cosa fare, quando la mamma di lui se ne va, la madre di Alice le si avventa contro, la colpisce insultandola e lei si sente già sconfitta e sempre più sola.

Poco tempo dopo Alice e sua madre sono nella sala di attesa di un ambulatorio medico; non è legale, a quel tempo, ma, almeno si rivolgono ad un medico vero; la "casa degli angeli", così è conosciuta quella villetta, nella cittadina dove vivono; il medico arcigno la fa coricare, un' iniezione e  per la ragazzina un sonno pesante e artificiale dal quale si risveglia, poco (o tanto ?!)tempo dopo e chiede a sua madre

- Non c'è più Marco?

La risposta è di nuovo uno schiaffo e un insulto, si rialza pesta e dolorante, lui l'aspetta fuori, per riaccompagnarla a casa.Sta fumando nervosamente

_ E che cavolo! Se sapevo che ci andava tanto così prendevo solo un'ora di permesso, non mezza giornata!

Alice non ha nemmeno la forza di rispondere, vuole solo arrivare a casa, andare a coricarsi e sprofondare in un sonno pesante...infinito...magari fosse senza risveglio!

Nessuno sa, nessuno si accorge di nulla; non il padre, all'oscuro di tutto, è un padre-padrone, non si può parlare con lui di certe cose, nemmeno da moglie; non le amiche, non i professori di scuola. Alice riprende poco a poco la vita di sempre, con meno entusiasmo, se mai ne avesse avuto prima, con sempre più dolore a scoppiarle dentro

Lui si fa vedere sempre meno, lo hanno già visto in giro con un' altra, più grande di Alice (che ha sempre quindici anni, in quel periodo, non sono passati anni ma solo mesi), più appariscente, certo, al confronto con una quasi bambina;quindici giorni dopo l'aborto, un pomeriggio Alice va a cercarlo, sa di trovarlo a casa , vuole solo saper perché le sta facendo questo, perché la sta buttando via così, senza nemmeno il coraggio di dirglielo, di lasciarla almeno con sincerità.

Lui è distaccato, freddo è già distante

- Senti...ho un'altra, non voglio prenderla in giro, non ci rompere!

Alice si volta per andarsene, vinta, abbattuta, senza nemmeno più la forza di piangere; è vicina alla porta quando si sente afferrare i capelli, lui la spinge per terra, tenendola ferma le alza la gonna e le è sopra; non riesce nemmeno a gridare, Alice, dallo spavento, dallo schifo, dal non volere comprendere cosa le stia facendo...lui la prende con violenza, fa male, è una lama che squarcia la carne, è un dolore indicibile, lei non si muove, e pensa "così arrivo tardi e mi sgridano a casa!".

Nemmeno l'aiuta a rialzarsi, quando ha finito. Lo sguardo è sempre freddo e distante, lei si chiude la porta alle spalle e corre verso casa...peccato non passino auto sotto quali poter finire....

Arriva tardi a casa,subisce i rimproveri e il castigo; è rossa in viso, affannata ma nessuno si accorge di nulla.

Nessuno si accorge mai di nulla, Alice....tanto, sei soltanto tu....

 
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