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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

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Chlebnikov

Post n°129 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da simurgh2
 

Veramente l'uomo è Agni (Fuoco):
Le parole sono i ceppi,
il soffio è il fumo,
la lingua la fiamma,
l'occhio le braci,
l'orecchio le scintille.

Sono parole che appartengono a due delle Upanishad più antiche. Le Upanishad sono preghiere Indù. Upanishad è il nick di una tipa a cui scrivevo. Upanishad non sapevo neanche cos'era. Upanishad ovviamente sono andato a vedere in wilkipedia. Wilkipedia mi ha detto, io ho capito ma non è che interessa, anche si ma non mi pare di avere tempo, non per sapere ma per starci dietro. Questo è il Veda. Allora queste preghiere vogliono spiegare come il mondo è fatto. Se mi facessero questa domanda: Com'è fatto il mondo?" io non saprei neanche da dove cominciare, balbetto e vado in confusione e se proprio dovessi comincerei con un dunque vediamo..
Loro dicono cosi, che il mondo è fatto dello stesso elemento, che è anche dio: Agni. Tutti sono fatti di fuoco.
A me piacerebbe rispondere cosi. Fatta, facile no? Un pensiero potente e venerato dalla millenaria cultura indiana. Il fatto è che leggevo di Roberto Calasso a cui porto massimo rispetto per due cose: una è la Adelphi che dirige. l'altra è un libro suo che ho letto "Le nozze di Cadmo e Armonia" sulla mitologia greca. Adesso ha scritto questo ultimo libro che si chiama "L'ardore". Sono piu di 500 pagine e costa 35 euro. Prima sono andato in questa libreria di sinistra che non mi fà mai gli scontrini, mai. Però ci sono queste commesse, una piu di tutte che io insomma, mi emoziona e mi imbarazza, ed è come imbarazzata anche lei quando mi sta dietro per qualcosa e cosi, con questo imbarazzo non si va da nessuna parte. Ci vorrebbero vent'anni con questa anda qua. Dovrei prepararmi del bigliettini scritti da mettergli sul parabrezza della macchina? Non sono il tipo. Ho un decalogo preciso. Ma non era questo ma che prendo il mano il libro di Calasso. A me questa cultura indiana affascina a morte, quasi quanto la commessa. Però ci vuole una testa secondo me, mica come la mia. Insomma mi fa paura, mi impressiona. Calasso dice che con questa cultura qua ti vien permesso di diventare qualcosa di piu che umano. Lui è un'esperto. Rituale e liturgia sono gli elementi ossessivi per compiere il sacrificio e diventare qualcosa di piu che umano. Chi non vorrebbe vivere come questi uomini vedici che perseguono solo certi stati della coscienza. Sopratutto vogliono essere coscienti di pensare. A volte son sicuro di avere stati della coscienza di questo tipo e sento delle folgoranti illuminazioni. Allora, al piu grande maestro nelle Upanishad viene chiesto " Su quale trama viene tessuto il tempo?" Lui risponde "Sulla trama dello spazio"
A me vien piu da pensare alla commessa a dir il vero
Poi l'altra domanda: "E lo spazio?". Il maestro risdponde
"Sull'indistruttibile che non è visto e vede, che non è udito e ode, non è pensato e pensa, non è conosciuto e conosce."
Tanto a questo punto non mi leggerà piu nessuno ma Calasso conclude con questa considerazione " Ma come si puo conoscere ciò che non si lascia conoscere? Soltanto per una via: diventando in qualche misura quella cosa stessa".
O' gli indiani sono 2600 anni che fanno queste cose qui ed è la loro via alla conoscenza, una tradizione segreta immutata e la cosa piu bella che dice è questa. "Puoi conoscere soltanto il falso, il vero devi esserlo tu stesso"

Ed è meglio che finisca cosi. A me una frase cosi non  verrebbe mai da dirla neanche per scherzo. Però mi è venuto in mente questo concetto sulla poesia di Chlebnikov che considera la stessa come l'atto di nominare il senza nome, di misurare il senza misura, di vedere il senza volto. Uno che ha scritto una poesia che (vado a memoria) dice:

Sole
mare
vento
vino
tralallà

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Commenti al Post:
teti900
teti900 il 26/01/11 alle 19:14 via WEB
insomma sole, mare, vino, tralallà è il tuo mantra:)
dai che ne sai di più di quel che dici:) __ e anche noi che finalmente abbiamo scoperto l'origine della tua sconfinata cultura, uno sconfinato interesse mistico e sessuale che ti incatena alla libraria! a dire il vero tirava anche me (Calasso non la signorina) perchè mi piace come parla e anche come scrive, ma l'argomento :(
perchè questi orientali non sono tutti uguali, anzi! e allora prima di trovare il pertugio giusto in cui infilarsi e far la fatica di aderire o provare a entrare in un sistema coinvolgente qual è quello del pensiero orientale credo si debba essere molto certi che sia quello adatto, che assomiglia e si sposa con i saperi già consolidati e le curiosità che non sai di avere.
ho sfarvallato dalle indie al giappone e la cina di tre mila anni fa è quella che mi risuona più prossimamente delle altre, quindi l'ardore mi sa che non lo compro, nel caso ti piaccia magari lo ricopi tutto qui :)) oppure me lo presti, o meglio___ me lo leggi? non vedo l'ora di essere vecchia così tanto che venga a trovarmi qualcuno e farmi leggere i libri :) ma anche adesso mi piacerebbe.
ora che scusa inventerai per rivedere la libraria? 500 pagine sono tante poi qui sul comodino ne hai un tot____ beh, facci sapere come risolvi l'arcano:) buona serata!
 
 
simurgh2
simurgh2 il 27/01/11 alle 23:57 via WEB
insomma sole, mare, vino, tralallà è il tuo mantra:)
sole mare vento vino tralallà è un'escamotege mentale, un Upanishad surreale, poco seria, irriverente. Un'invocazione e un predisporre ad una visione terrena giocosa che raggira la meditativa ascesi. Un'aspirar terreno, fin che ce n'è che fa salti e capriole. Una scorciatoia, un saltare il fosso, un mantra immediato, una mediazione oriental padana. Non so cosa sia di preciso, forse solo un modo per richiamare alla semplicità il contorto che pur mi appartiene. Un esercizio quasi, un addestrarsi che puo pur sembrar preghiera

"e anche noi che finalmente abbiamo scoperto l'origine della tua sconfinata cultura"
he he, tutto si riduce a poco, lo sconfinato si condensa in un niente e in ciò che infine resta, poco niente.

La signorina della libreria è un'espediente narrativo diciamo, un conferir un timbro mio, una variazione al tema per via che il veda puo star pesante no e riportar al terreno su cui poggio e forse solo portar un paragone tra il mistico e la pulsione.

Il mistico, io vorrei esserlo un mistico ma poi mi trovo a star la a mettere d'accordo le varie componenti che mi stan dentro e non son mica bravo sai. Però mi attrae la dimensione mistica, come quella spirituale. Ogni tanto cerco dio o un dio qualunque, un deo, qualcosa in cui aver fede e poter contare, rivolgermi e far quel che serve se ce l'hai. Insomma poi non ci riesco mai. E poi c'è questa cosa che per suscitare un certo riguardo e far figurare il tuo impegno spirituale nel curriculum, da prestigio e allora hai questa sollecitazione. Lo so che è il modo piu sbagliato e so pure che non mi impegno abbastanza oppure son solo in attesa di una convocazione, della ispirazione, del richiamo prepotente. Ho una grande ammirazione per queste faccende ma poi vedi, pare che non prenda sul serio niente.
Siccome poi a risponderti ci metto troppo, intanto finisco cosi che casomai torno in seconda istanza eh? Ciao teti
 
mara.alunni
mara.alunni il 26/01/11 alle 20:56 via WEB
"puoi conoscere soltanto il falso, il vero devi esserlo tu stesso": che grande invito ad assumersi la piena responsabilità"!!! delizioso il tuo taglio ironico...
 
 
simurgh2
simurgh2 il 28/01/11 alle 00:10 via WEB
Io non sò mara alunni, non so se il vero a cui ognuno dovrebbe ambire, per confermare il falso che sta nell'altro, non so se sia un'assunzione di responsabilità. Questa parola che mi pare cosi tetra e terribilmente seria e ammonitrice preferirei l'irresponsabilità di essere se stessi per come ognuno sente vorrebe essere. Lo vedrei piu come un diritto che a uno viene naturale, uno che segue il suo pendere, in un moto dove ogni cosa va per il suo verso. Magari sarebbe tremendamente irresponsabile quel vero che potrebbe essere quel me stesso.Ecco a me da questo senso, non di assumermi nessuna responsabilità, che cosi mi par gia un fardello, si ecco preferirei la legggerezza di un essere me stesso
Se c'è del delizioso lo attribuirei al fatto che tu sia passata di qua piuttosto che al mio taglio ironico.:)
 
placebo.ma
placebo.ma il 27/01/11 alle 20:09 via WEB
Per quel che riguarda le filosofie indiane, qualche tempo fa ero tutta presa da letture sul buddhismo che mi affascinava non poco perchè via verso una spiritualità alternativa alla 'religione di stato' italiana. Ma devo dire che dopo essermi sorbita persino una storia del buddhismo bella polposa e aver fatto diverse ricerche, non è che mi sia rimasto molto se non il fatto che tutto viene ricondotto a un cammino di elevazione della coscienza fatto di diversi stadi a cui si giunge attraverso la meditazione che porterebbe alla buddità e quindi alla felicità. Ora non mi dilungo perchè effettivamente l'argomento è infinito e comporta uno sforzo non indifferente per noi occidentali intrisi di una cultura che si basa sull'individuo e una logica categoriale totalmente diversa rispetto a quella orientale che invece tende a far 'perdere' l'individuo nel mondo e far coincidere l'essere con l'esserci (Galimberti docet).... scusa credo di aver divagato e temo di risultare confusa e imprecisa, comunque il succo è che per noi risulta sempre difficile comprendere tali filosofie. Però il libro di Calasso non lo conoscevo...grazie Simurgh!
 
 
simurgh2
simurgh2 il 28/01/11 alle 00:29 via WEB
Forse, come te sbaglio approccio e, forse pure il grado di motivazione. Forse anch'io non son fatto o non son pronto per il buddismo, il veda o quant'altro che se ho un dio qua vicino fin da quando ero piccolo e questa faccenda non mi ha mai preso e, siccome pensavo che,come tutti qualcosa che si eleva si deve per avere, per dignità, per distinguersi, per un bisogno che è ancestrale e all'uomo vien normale e allora mi vien il nervoso che questa cosa qua a me non viene. Diciamo che a me farebbe lo stesso pur di aver qualcosa che dia prestigio a questo mio spirito. Però penso che poi c'è l'arte, la poesia, la musica e via discorrendo che comunque eleva e risponde ad un bisogno pure mistico oltre che spirituale. Magari basta questo sto la a dirmi. Ma tanti sentono questo bisogno e io no? Ho qualcosa di meno penso. Insomma, resto combattuto placebo. Come te ho letto parecchia roba ma niente, non scatta eppure anche so che insisterò e poi penso che è un'impegno non da poco e va a finire che son sempre indeciso. Stessa cosa per l'essere e l'esserci di Galimberti. O questo o quello, tutti e due assieme non so. A volte ci sono altre sono, altre ancora nessuna delle due, divento niente che, anche questa non è una cosa che mi dispiace, esser niente. Bah, non cavo un ragno dal buco mi sa. Grazie placebo.grazie
 
placebo.ma
placebo.ma il 27/01/11 alle 20:40 via WEB
prima imprecisione: è l'esserci che coincide con l'essere.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 28/01/11 alle 00:38 via WEB
Mi dai pensieri placebo :)
non sò neanche bene cosa voglia dire di preciso. Galimberti secondo me è un furbaccione. Ho letto anche quello suo sul nichilismo dei giovani. Lui è bravo a mettere assieme quella roba che raccoglie e ricompatta, che poi so che gran parte del lavoro lo fa fare ai suoi allievi. Penso che a forza di girarci attorno come faccio io, in un movimento rotante come la danza dervisci, prima o poi trovo il punto in cui l'esserci va ad incastrarsi con l'essere e poi vediamo come si stà, che magari non è neanche vero che si sta cosi bene. Sole mare vento vino tralallà.
 
placebo.ma
placebo.ma il 28/01/11 alle 13:57 via WEB
'Essere' e 'esserci' sono stati presi da Haidegger, Galimberti non ha detto nulla di molto diverso dagli esistenzialisti, il mio riferimento era al 'Tramonto dell'occidente' che risale a treant'anni fa, di Galimberti, e ho leggiucchiato, e dice in breve che la cultura occidentale è in crisi, è in crisi la logica oggettivante, che 'cosizza' tutto e dimentica, l'essere, ciò che accade indipendentemente da noi uomini, 'esserci' è l'uomo collocato nel tempo e nello spazio, l'essere e il fluire dell'esistenza è il divenire. Forse è anche vero che Galimberti è un furbacchione e in quanto professore universitario fa lavorare gli sudenti e poi assembla, ma credo che quanto da me letto possa c'entrare con il discorso sulle filosofie induiste e le perplessità a riguardo.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 28/01/11 alle 15:03 via WEB
La coscienza, la percezione d'essere e d'esserci è in me fluttuante. Consapevolezza che in me non vive uno stato d'allerta e dunque si allenta, come l'elastico delle mutande, la coscienza scende. In questo fenomeno forse la mia indole all'incoscienza contemplativa, allo sperdimento e al non esserci. Essersi per cosa e per chi a volte mi chiedo. Le categorie filosofiche le ho esluse da tempo e vago nella piana in cerca di quella filosofia spicciola che si tira su tra la gente che parla del tempo e delle cose che non son piu come quelle di una volta. Si insinua in me una sorta di senso di colpa per assentarmi dalla cocettualizzazione delle vette dello spirito."Anche la lotta verso la cima basta a riempire lil cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice." ha scritto Camus. I filosofi, in italia son spariti da non so quanto. Non c'è originalità. Galimberti, che seppur ogni tanto leggo è un assemblatore, un divulgatore, privo per me di originalità ma, dico questo senza aver competenza. Dicono che l'ultimo filosofo che abbiamo avuto sia stato Gramsci. Fa conto. Insomma, ti dicevo che ho questo senso di colpa per l'estraneamento al grande pensiero filosofico contemporaneo pensando che i greci avessero gia detto tutto. Poi c'è questa ancora piu grande filosofia induista, a noi lontana per stile di vita, cultura e quant'altro. Succede che uno aderisce, si entusiasma, diventa un'adepto. Personalmente ho un certo fastidio quando pian piano un'idea si fa moda e si massifica. Ho questa sensazione un po snob rispetto a queste cose. In mezzo c'è di tutto ovviamente. Provengo da quella generazione che iniziò a diffondere l'idea dell'oriente come modello e farne fenomeno generazionale: gli hippie, la beat generation. Penso che un uomo possa essere ed esserci al di la di qualunque corrente di pensiero, fede o ideologia. Adesso ho perso il filo e scritto abbastanza per stufare anche il piu paziente e devoto maniacale blogger o viaggiatore di blog. Casomai rileggo e torno. Ciao Placebo. Grazie per condividere queste perplessità.
 
placebo.ma
placebo.ma il 28/01/11 alle 22:44 via WEB
Sarà noiosa la discussione, ma a me non pare, è che la filosofia mi piace, abbastanza quanto l'arte, ciò che dici è esaustivo e certamente dalla tua hai l'essere vissuto proprio in quegli anni 'caldi' e ogni vissuto vale più di qualsiasi teorizzazione...ma sai com'è per chi come me si fa tante 'pippe mentali'.....notte Simurgh
 
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