Un blog creato da synthesis011 il 21/03/2008

Alètheia

Amicus Plato, sed magis amica veritas.

 
 
 
 
 
 

Marx"In momenti come questi i mediocri pensano esattamente il contrario dei grandi condottieri. Credono di rimediare il danno diminuendo le forze in campo, frazionandole, cercando un compromesso con le necessità reali; viceversa Temistocle, allorché Atene corse il rischio di essere distrutta, spinse gli Ateniesi ad abbandonarla e a fondare sul mare, su un elemento nuovo, una nuova Atene".

Karl Marx, "Sulla strategia di Temistocle durante la battaglia di Salamina".
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"La soppressione della proprietà privata rappresenta, dunque, la totale emancipazione di tutti i sensi e di tutte le prerogative umane".

Karl Marx, "Manoscritti economico-filosofici" del 1844.
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"La resistenza passiva deve avere alla sua base la resistenza attiva. Altrimenti essa assomiglia alla resistenza che un vitello oppone al suo macellatore".

Karl Marx, "Un decreto di Eichmann", in "Neue Rheinische Zeitung" n.147; 19 Novembre 1848.
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"I proprietari di capitale stimoleranno la classe operaia a comprare più e più merci costose, case e tecnologie, spingendoli a prendere più e più credito, finché i loro debiti non pagati condurranno alla bancarotta delle banche, le quali dovranno essere nazionalizzate, e lo stato dovrà prendere la strada che alla fine porterà al comunismo".

Karl Marx, "Il Capitale", 1867.
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MarxEngels"Se i democratici proporranno che si regolino i debiti dello stato, i proletari proclameranno che lo stato faccia bancarotta".

Karl Marx - Friedrich Engels, "Indirizzo del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti del Marzo", 1850.
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Engels"L'imposta in quanto tale grava in modo diseguale sulle differenti classi del paese. Per i poveri è un onere insopportabile, mentre sui ricchi incide in modo insignificante. (...)
Non appena il paese sarà conquistato alla democrazia sociale, non passeranno pochi mesi, anzi poche settimane, e la bandiera rossa sventolerà dalle Tuileries all'Eliseo. Soltanto allora sarà possibile abbattere dalle fondamenta il vecchio e oppressivo sistema finanziario con un colpo solo che spazzi via il debito nazionale e introduca un sistema di imposte dirette e progressive e altre misure di carattere non meno energico".

Friedrich Engels, "Lettere dalla Francia - I", 1849.
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Le tre leggi della dialettica.

  1. "La legge della conversione della quantità in qualità e viceversa.
  2. La legge della compenetrazione degli opposti.
  3. La legge della negazione della negazione".

Friedrich Engels, "Dialettica della natura", 1883.

 
 
 
 
 
 
 

Lenin"...divenne evidente che il primitivismo era legato all'economismo, e che noi non ci saremmo sbarazzati della nostra ristrettezza, nel lavoro organizzativo, senza esserci prima liberati dell'economismo in generale (cioè della ristretta interpretazione della teoria marxista, della funzione della socialdemocrazia e dei suoi compiti politici)".

Vladimir Lenin, "Che fare?", 1902.
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"Il complemento naturale delle tendenze economiche e politiche del revisionismo è stato il suo atteggiamento verso l'obiettivo finale del movimento socialista. «Il fine non è nulla, il movimento è tutto», queste parole alate di Bernstein esprimono meglio di lunghe dissertazioni l'essenza del revisionismo".

Vladimir Lenin, "Marxismo e revisionismo", 1908.
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"Un uomo politico, che desideri essere utile al proletariato rivoluzionario, deve saper distinguere i casi concreti dei compromessi inammissibili, in cui si esprimono l'opportunismo e il tradimento, deve saper indirizzare tutta la forza della critica, tutta l'acutezza di una denuncia spietata e di una guerra implacabile contro questi compromessi concreti, impedendo agli espertissimi socialisti «affaristi» e ai gesuiti parlamentari di cavillare e di eludere la propria responsabilità con disquisizioni sui «compromessi in generale». (...) Ci sono compromessi e compromessi. Bisogna saper analizzare la situazione e le condizioni concrete di ciascun compromesso e di ogni diversa specie di compromesso".

Vladimir Lenin, "L'Estremismo, malattia infantile del Comunismo", 1920.
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"Penso, compagni, che l'autocritica ci è necessaria come l'aria, come l'acqua".

Josif Stalin, "Rapporto all'Assemblea dell'Attivo dell'Organizzazione di Mosca", 1928.
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"I dogmatici e i talmudisti considerano il marxismo, le singole conclusioni e formule del marxismo, come una collezione di dogmi
«mai» mutabili, nonostante i cambiamenti nelle condizioni di sviluppo della società. (...)
Il marxismo non conosce le conclusioni e le formule immutabili, obbligatorie per tutte le epoche, per tutti i periodi. Il marxismo è nemico di ogni dogmatismo".

Josif Stalin, "Lettera al compagno Kholopov", 1950.
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"La bandiera della indipendenza nazionale e della sovranità nazionale è stata gettata a mare: non vi è dubbio che questa bandiera toccherà a voi di risollevarla e portarla in avanti, a voi rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, se volete essere i patrioti del vostro paese, se volete essere la forza dirigente della nazione. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto".

Josif Stalin, "Discorso al XIX Congresso del PCUS", 1952.

 
 
 
 
 
 
 

Marx"Nei paesi semicoloniali, come la Cina, i rapporti fra la contraddizione principale e le contraddizioni secondarie presentano un quadro complesso.
Quando l’imperialismo scatena una guerra di aggressione contro un paese di questo tipo, le diverse classi di tale paese, eccetto un pugno di traditori, possono temporaneamente unirsi per condurre una guerra nazionale contro l’imperialismo. La contraddizione fra l’imperialismo e quel paese diventa allora la contraddizione principale. (...) E’ quindi necessario, nello studio di ogni processo, che sia complesso e contenga più di due contraddizioni, fare ogni sforzo per trovare la contraddizione principale.(...)...occorre distinguere la contraddizione principale e quelle secondarie, e stare attenti soprattutto ad afferrare la contraddizione principale".

Mao Tse Tung, "Sulla contraddizione", 1937.
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CheGuevara"Non si può avere fiducia nell'imperialismo, neanche un pochettino così: niente! All'insegna della bandiera delle Nazioni Unite, nel Congo fu assassinato Lumumba. Erano queste le Nazioni Unite che i nordamericani pretendevano ispezionassero il nostro territorio, le stesse Nazioni Unite!".

Ernesto Che Guevara, 1964.
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Brecht"Lode al Comunismo".

"E' ragionevole, chiunque lo capisce.
E' facile. Non sei uno sfruttatore, lo puoi intendere.
Va bene per te, informatene.
Gli idioti lo chiamano idiota e, i sudici, sudicio.
E' contro il sudiciume e contro l'idiozia.
Gli sfruttatori lo chiamano delitto.
Ma noi sappiamo: è la fine dei delitti.
Non è follia ma invece fine della follia.
Non è il caos ma l'ordine invece.
E' la semplicità che è difficile a farsi."

Bertolt Brecht, 1933.
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"Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda è la voce del loro nemico.
Chi parla del nemico è lui stesso il nemico."

Bertolt Brecht.
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"Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non sente, non parla, né s’interessa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine, dipendono dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è talmente somaro che si inorgoglisce e si gonfia il petto nel dire che odia la politica. Non sa, l’imbecille, che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore e il peggiore di tutti i banditi, che è il politico disonesto, il mafioso, il corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali."

Bertolt Brecht.

 
 
 
 
 
 
 

Cossutta"...è ammissibile che l'Italia debba sottostare alla volontà sopraffatrice degli Stati Uniti, in un'alleanza militare che ha perso - semmai le ha avute - le caratteristiche di un'alleanza difensiva? (...) Va respinta la linea imperialistica degli Stati Uniti di ricercare a tutti i costi la supremazia strategica per imporre al mondo le proprie scelte e va smascherata la pretesa di tipo schiavistico..."

Armando Cossutta, "I ritardi e gli errori del PCI nella lotta per la pace - Intervento alla riunione del Comitato Centrale del PCI", Gennaio 1984.
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"...colpire lo stato sociale, in questa società attuale, vuol dire colpire lo stato in quanto tale. In questa realtà il concetto di stato moderno, democratico, coincide con il concetto di stato sociale".

Armando Cossutta, "L'attacco allo "stato sociale" è attacco allo stato democratico - Intervento al Convegno Nazionale sulla finanza locale a Viareggio", Settembre 1985.
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"Nei discorsi di troppi nipotini di Togliatti non c'è più traccia di pensiero marxista né vecchia né nuova; non c'è neanche il rigore del pensiero non marxista. C'è semplicemente il rigore della morte del pensiero".

Armando Cossutta, "Troppi nipotini di Togliatti dimenticano nonno Marx - Intervista di Teresa Bartoli su < Il Mattino >", Ottobre 1985.
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Jaffe"La resistenza irachena sta facendo lotta di classe. Similmente, la lotta palestinese (...) è una lotta di classe. Per quanto populista sia la lotta (...) queste sono lotte di classe perché sono dirette contro uno stato o potere di classe capitalista e coloniale straniero. Ai nostri tempi ogni lotta di liberazione nazionale del terzo mondo contro l’imperialismo è una lotta di classe di significato storico se conduce ad una sconfitta di un potere o stato del primo mondo. La maggior parte delle lotte di classe economiche nei paesi imperialisti non hanno la stessa rilevanza storica. Tuttavia, se si uniscono alla lotta di classe anti-imperialista, allora tali lotte di classe possono divenire storiche."

Hosea Jaffe, "Lotta di classe, colonialismo e ruolo dei coloni", 2005.
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"Il genocidio causato dalla distruzione globale del comunismo primitivo ad opera del colonialismo capitalistico fece 300 milioni di vittime, più o meno 100 milioni per ognuno dei continenti coinvolti: America, Africa e Asia. Nell'insieme, includendo i genocidi su scala tipicamente europea perpetrati dopo le conquiste a danno delle società, dei popoli e delle civiltà non europee, questa «accumulazione primitiva» affogò il «comunismo primitivo» nel suo stesso sangue attraverso il corrispettivo di un centinaio di olocausti nazisti".

Hosea Jaffe, "Era necessario il capitalismo?", 2010.

 
 
 
 
 
 
 

Amendola"Il fatto che la lotta degli arabi fosse diretta dal Grande Mufti di Gerusalemme, che rappresentava l'ala più reazionaria e fanatica del vecchio islamismo, non poteva trarci in inganno sul carattere nazionale ed antimperialista del movimento arabo".

Giorgio Amendola, "Una scelta di vita", 1976.
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laRochelle"Perché in Francia è stato inventato nel 1930-1932 l'antifascismo, mentre non c'era il fascismo? Mi ricordo dire a Bergery: «Io sono pronto a entrare nel tuo antifascismo perché è il solo modo di far nascere il fascismo.» (...)
Il fascismo non poteva essere una gran cosa che divenendo sempre più socialista (...) Il conservatorismo borghese ha pervertito il fascismo dall'interno, i marxisti avevano ragione: il fascismo non è stato alla fine che difesa borghese. (...)
Io credo al comunismo, io mi rendo conto tardi dell'insufficienza del fascismo. All'epoca, io non consideravo il fascismo che come una tappa verso il comunismo."

Pierre Drieu la Rochelle, "Journal", 1939-1945.
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"L'ideologia, come l'alitosi, è qualcosa che appartiene sempre agli altri."

Terry Eagleton, "Ideologia. Storia e critica di un'idea pericolosa", 2007.
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"Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia
che crea falsi miti di progresso".

Franco Battiato, "Up Patriots to Arms", 1980.
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DAlema"Questo antiberlusconismo che sconfina in una sorta di sentimento
anti-italiano è l’approccio peggiore alla grande sfida politica che il paese ha di fronte."

Massimo D'Alema, intervento alla presentazione del libro di Biagio De Giovanni "A Destra tutta. Dove si è persa la Sinistra", 2009.
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Manzoni"In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti."

Ennio Flaiano.

 
 
 
 
 
 
 

Secchia"Avete tradito la Resistenza".

"Voi avete tradito la Resistenza con l'opera di divisione prima e di discriminazione poi tra i cittadini italiani. La Resistenza, voi lo sapete, non significò soltanto lotta e combattimento, ma significò innanzitutto unità, unità di tutti gli italiani contro la tirannia, unità di tutte le forze democratiche, di tutte le forze sane della nazione, per liberare la patria prima e poi per ricostruirla, per rinnovarla, per farla sorgere a nuova vita.
Noi oggi lottiamo - pensavano i partigiani - ma poi con la libertà tutti gli italiani avranno una patria, anche i lavoratori saranno parte della nazione, avranno gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini. (...)
Voi, quali rappresentanti della grande borghesia italiana, non avete alcun interesse a fare conoscere ed a celebrare la storia della Resistenza perché questa suona condanna e vergogna per le classi dominanti che hanno portato il paese alla rovina e si sono poi messe al servizio dello straniero."

Pietro Secchia, dal "Discorso al Senato nella seduta del 23 Febbraio 1954".
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Lukàcs"Il peggiore dei regimi comunisti è sempre meglio del migliore dei regimi capitalisti".

György Lukács, intervista a "New Left Review", Luglio-Agosto 1971.
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Sanguineti"Il socialismo reale, con tutto quello che si può obbiettare, me lo preferisco al socialismo irreale, sempre".

Edoardo Sanguineti.
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Malcolm X"La stampa è tanto potente nella creazione di immagini da poter far sembrare una vittima il criminale e mostrare la vittima come fosse il criminale. Questa è la stampa, una stampa irresponsabile. Se non stai attento, i giornali ti faranno odiare la gente che è oppressa e amare coloro che opprimono".

Malcolm X.
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Debord"9. Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso".
"21. Più la necessità viene ad essere socialmente sognata, più il sogno diviene necessario. Lo spettacolo è il cattivo sogno della moderna società incatenata, che non esprime in definitiva se non il proprio desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno".
"34. Lo spettacolo è il capitale a un tale grado di accumulazione da divenire immagine".

Guy Debord, "La società dello spettacolo", 1967.

 
 
 
 
 
 
 

Contro l'imperialismo USA
e gli imperialismi "occidentali"
subdominanti e allineati.
Rise up 
Contro il dominio del grande capitalismo speculativo e finanziario!
No alla schiavitù imposta dai mercati!
Libertà per i popoli!
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Libertà e indipendenza,
per l'Italia e per tutti i popoli,
dall'imperialismo USA e dagli imperialismi "occidentali" subdominanti e allineati!
Indipendenza italiana
No alla dittatura del grande capitalismo speculativo e finanziario!
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APPELLO

COMUNISTE E COMUNISTI: COMINCIAMO DA NOI.

Dopo il crollo della Sinistra Arcobaleno, ci rivolgiamo ai militanti e ai dirigenti del Pdci e del PRC e a tutte le comuniste/i ovunque collocati in Italia.

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UN APPELLO IN SOSTEGNO DELLA CINA.

Un’indegna campagna di demonizzazione della Repubblica Popolare Cinese è in corso

«Vietate le Olimpiadi ai cani e ai cinesi»

Leggi tutto.
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Just Foreign Policy Iraqi Death Estimator
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Contro i lager USA!
Abu-Ghraib
Via gli USA da Guantanamo!
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Libertà per i cinque Cubani imprigionati dagli USA!
Libertà per i cinque Cubani!

 
 
 
 
 
 
 
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LA GERMANIA ORIENTALE. LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA. (1^ PARTE).

Post n°54 pubblicato il 09 Novembre 2009 da synthesis011
 

www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 02-10-09 - n. 289

da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol. XI, Teti Editore, Milano, 1975
A sessanta anni dalla costituzione della Repubblica Democratica Tedesca (07/10/1949) - trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

8. La Germania Orientale. La costituzione della Repubblica Democratica Tedesca

I PRIMI GIORNI DEL DOPOGUERRA IN GERMANIA

La seconda guerra mondiale scatenata dal fascismo tedesco aveva provocato gravi conseguenze per lo stesso popolo tedesco. Esso era uscito dalL’avventura del fascismo e dell’imperialismo tedeschi con una vita economica completamente dissestata e i grandi centri industriali completamente distrutti. Milioni di uomini erano caduti al fronte, altri erano stati privati di un tetto e trovavano a malapena rifugio negli scantinati o nelle case semidiroccate, vagavano per le strade della Germania in cerca di un alloggio, di qualche cosa da mangiare, di una occupazione. Colpiva la depressione morale accusata da tutto il popolo a seguito della sconfitta. La bancarotta del sistema fascista significava anche il fallimento delle idee dell’invincibilità delle armi tedesche, della superiorità della razza germanica e altre, che erano state inculcate a forza nella coscienza del popolo tedesco durante 12 anni. Una parte cospicua della popolazione era stata presa dal panico di fronte all’idea di dover pagare per i delitti contro l’umanità ai quali aveva preso parte per ordine dei nazisti.

Tuttavia vi era anche uno strato del popolo, magari modesto, che aveva visto nella disfatta del fascismo tedesco il crollo di tutto l’apparato di dominio dell’imperialismo, delle istituzioni statali, dell’esercito, della polizia, degli organi di asservimento ideologico delle masse.

Esso era costituito dagli antifascisti - comunisti e socialdemocratici - che erano riusciti a rimanere miracolosamente in vita e che negli ultimi giorni di guerra erano stati liberati dai campi di concentramento dalle truppe alleate. Questi uomini comprendevano che nella vita della Germania stava per aprirsi una nuova fase, quella della lotta per una libera repubblica democratica tedesca. Il primo compito delle forze democratico-antifasciste era stato quello di far rinascere l’economia, di rimettere in piedi le aziende ridotte in uno stato catastrofico alla fine della guerra.

Ma un compito non meno urgente era quello della rigenerazione democratica del popolo tedesco. La liquidazione delle conseguenze dell’influenza velenosa del militarismo e dello sciovinismo, che per molti decenni erano stati eretti a ideologia ufficiale dei circoli dirigenti della Germania, e lo sradicamento delle conseguenze dell’influenza nazista costituivano uno dei compiti più complessi di tutta la riorganizzazione postbellica del paese. Occorreva aiutare le larghe masse della popolazione tedesca a comprendere quanto infangata era stata la strada lungo la quale le classi dirigenti avevano condotto la Germania, il carattere criminale del nazismo, a comprendere la responsabilità storica per l’avvenire del paese che pesava ormai sulle spalle delle forze democratiche del popolo tedesco.

La sconfitta inflitta dall’Armata rossa alle truppe tedesco-fasciste aveva creato le condizioni decisive per la liquidazione di tutto il sistema nazista, per operare in Germania trasformazioni democratiche, antifasciste. Il programma di riforme democratico-antifasciste, approntato dagli alleati, avreb- be potuto costituire una base favorevole per operare tali trasformazioni. Ma questo programma fu attuato in maniera conseguente nella sola Germania Orientale, che rientrava nella zona di occupazione sovietica.

Il 9 giugno 1945 fu creata l’Amministrazione militare sovietica in Germania. Questa fin dal primo giorno operò in stretta collaborazione con le forze antifasciste su tutti i problemi di carattere economico e politico che si riferivano alla situazione della Germania Orientale. Il giorno successivo alla sua costituzione essa emanò un’ordinanza con la quale si consentiva la ricostituzione e la ripresa dell’attività dei partiti e delle organizzazioni democratiche sul territorio della Germania Orientale.

Il primo a fare la sua comparsa sulla scena politica fu il Partito comunista tedesco, che l’11 giugno 1945 si rivolse al popolo tedesco con una dichiarazione programmatica. In essa si analizzava la situazione della Germania postbellica, si denunciavano i responsabili della catastrofe nazionale e venivano indicati i compiti fondamentali che il paese avrebbe dovuto affrontare per la sua rinascita, nonché le vie che questi avrebbe dovuto seguire per il suo sviluppo. Nella dichiarazione del partito comunista veniva posto il problema dello sradicamento del fascismo da tutti i campi della vita pubblica, della liquidazione dei monopoli e della grande proprietà fondiaria, della creazione di un sistema veramente democratico di amministrazione statale. La dichiarazione, quindi, costituiva un programma per le trasformazioni democratico-antifasciste che avrebbero dovuto essere operate in Germania e corrispondeva alla lettera e allo spirito degli accordi alleati sulla Germania.

I gruppi di iniziativa, costituiti dal Comitato centrale del partito comunista, che avevano iniziato la loro attività a Berlino nell’aprile e maggio 1945, raccolsero e unirono attorno a sé i democratici antifascisti, molti dei quali erano stati liberati dal campi di concentramento o erano rientrati dall’esilio. Il gruppo di iniziativa di Berlino era diretto da Walter Ulbricht, quello sassone da Anton Ackermann, quello del Meclemburgo da Gustav Sobottka. I democratici antifascisti crearono organi amministrativi locali, di città, di villaggio, di distretto, che organizzavano il rifornimento di viveri, acqua, energia elettrica, combustibili, e prendevano misure atte a prevenire le epidemie. Lentamente, in questi organi di auto-amministrazione, sorti dalla iniziativa e dall’attività delle masse, diretti da elementi avanzati, si concentrò la direzione della vita economica, sociale e culturale.

I comandi e le unità dell’Armata rossa collaboravano in tutti i modi con le forze progressiste della Germania Orientale nel rimettere ordine nell’economia, trasmettendo loro sempre più ampie funzioni amministrative, aiutandoli a risolvere i problemi della ricostruzione economica e culturale. Il 17 magio il comandante militare della Grande Berlino, generale Nikolaij Berzharin, approvò la composizione della giunta democratica di Berlino, diretta da Arthur Werner, un architetto democratico non aderente ad alcun partito. Particolare importanza ha avuto l’aiuto dell’Unione Sovietica nel campo del rifornimento di viveri alla popolazione. Già all’inizio di maggio 1945, le autorità sovietiche di occupazione avevano messo a disposizione degli abitanti di Berlino e di Dresda 96 mila tonnellate di grano, 60 mila tonnellate di patate, 50 mila capi di bestiame, zucchero, grassi e altri prodotti. L’aiuto delle autorità sovietiche di occupazione permise di passare fin dal 15 maggio a una distribuzione organizzata dei prodotti alla popolazione, secondo criteri rigidamente predeterminati.

Nel caratterizzare le particolarità di quel momento e il significato dell’aiuto dei sovietici, Walter Ulbricht ha rilevato: “La popolazione della Repubblica Democratica Tedesca non dimenticherà mai l’attività pacifica e piena di abnegazione dei comandanti e ufficiali sovietici. Poco dopo essersi battuti al fronte contro le truppe fasciste essi si sono accinti ad aiutare generosamente i tedeschi, incitandoli a mettersi fiduciosamente al lavoro. I sovietici hanno portato così degnamente a compimento la loro missione liberatrice”.

Il 15 giugno 1945 fu pubblicato un appello del Comitato centrale del Partito socialdemocratico tedesco nel quale si esprimeva la solidarietà del partito con la dichiarazione del partito comunista e il suo appoggio per la soluzione dei compiti della riorganizzazione postbellica della Germania, su basi democratico-antifasciste. Tuttavia, nelle file del partito socialdemocratico vi erano non poche divergenze: la direzione riformista voleva riportare il partito alle precedenti posizioni di collaborazione con la borghesia, mentre l’ala progressista riteneva necessaria una revisione delle posizioni e del programma del partito, un riesame degli errori passati, la rinuncia all’anticomunismo, la collaborazione con il partito comunista. Ben presto si formarono nel partito socialdemocratico due orientamenti, che portarono alla sua divisione organizzativa. Il 19 giugno 1945, nella zona di occupazione sovietica veniva costituito un Comitato comune del partito comunista e di quello socialdemocratico, con il che si dava inizio alla fine della scissione della classe operaia della Germania. Alla periferia si crearono comitati di unità d’azione dei due partiti.

Nella Germania Orientale, nell’estate del 1945, furono costituiti due partiti democratico- borghesi: l’Unione democratico-cristiana e il Partito liberaldemocratico tedesco. Ne facevano parte rappresentanti dei ceti borghesi e piccolo-borghesi, degli intellettuali, dei funzionari. I due partiti si ponevano nei loro programmi, benché in forma molto generale, obiettivi positivi per l’edificazione democratica della Germania. Nel manifesto costitutivo dell’Unione democratico-cristiana, pubblicato il 26 giugno 1945, si riconosceva la necessità di affidare al controllo statale le posizioni chiave dell’economia. Nel manifesto del Partito liberaldemocratico, pubblicato il 5 luglio 1945, gli obiettivi erano formulate in modo meno preciso e più contenuto. Vi si parlava della necessità di conservare la “proprietà privata e una libera economia” come premessa per “lo sviluppo dell’iniziativa e per una vantaggiosa attività economica”, mentre il controllo pubblico sulle imprese veniva ammesso solo in via eccezionale.

Fine prima parte - continua. (Per leggere la seconda parte, cliccare qui).

Fonte: http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust9l02-005613.htm

 
 
 

CADUTA DEL MURO: ESECRABILI COMMEMORAZIONI REAZIONARIE.

Post n°53 pubblicato il 09 Novembre 2009 da synthesis011
 

Autoreferenziali manifestazioni borghesi per ricordare la caduta del Muro di Berlino.
Esecrabili celebrazioni reazionarie.


Dall'Agenzia ASCA:

 
 
 
 
 

CCCP: "LIVE IN PANKOW".

Post n°51 pubblicato il 09 Novembre 2009 da synthesis011
 

 
 
 

IL MURO DI BERLINO E IL MURO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA.

Coloro che hanno tanto blaterato contro il muro di Berlino (che servì ad evitare le provocazioni imperialistiche statunitensi e occidentali, contribuendo ad evitare lo scoppio di un'altra guerra mondiale) non hanno nulla da dire contro il muro costruito dagli Stati Uniti al confine fra USA e Messico, dove le guardie di frontiera statunitensi hanno provocato la morte di tanti lavoratori disperati?

 
 
 

IL MURO DI BERLINO E IL MURO DI ISRAELE.

Post n°49 pubblicato il 09 Novembre 2009 da synthesis011
 

Coloro che hanno tanto blaterato contro il muro di Berlino (che servì ad evitare le provocazioni imperialistiche statunitensi e occidentali, contribuendo ad evitare lo scoppio di un'altra guerra mondiale) non hanno nulla da dire contro il muro costruito dagli Israeliani con il quale sono stati ghettizzati i Palestinesi che vivono nei Territori occupati?

 
 
 

FOSCO GIANNINI IN DIFESA DELLA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE.

Post n°48 pubblicato il 08 Novembre 2009 da synthesis011
 



Tratto dal canale youtube de "ilbriganterosso": http://www.youtube.com/watch?v=qudmLT-Jowo

 
 
 
 
 

IL 1789. IL 1815. IL 1917. IL BIENNIO 1989-91, APICE DEL VENTENNIO REAZIONARIO '80-'90.

Post n°46 pubblicato il 07 Novembre 2009 da synthesis011
 

Il 1917 è stato l'anno simbolo del proletariato rivoluzionario, così come il 1789 lo è stato della borghesia rivoluzionaria.

Il 1815 è stato l'anno della momentanea reazione dell'aristocrazia contro la borghesia rivoluzionaria, così come il 1989-1991 è stato il biennio simbolo della reazione borghese contro il proletariato rivoluzionario.

Passata la sbornia borghese ed emergendo i massacri sociali provocati dal capitalismo ferocemente antidemocratico, con le sue devastazioni ulteriormente risaltate dalla crisi gigantesca che ha mostrato l'obsolescenza del vecchio e sgangherato carrozzone arrugginito capitalistico, i padroni cercano di non perdere il consenso rievocando in modo autoreferenziale e nostalgico il biennio 1989-1991, apice delle sbronze reazionarie del ventennio '80-'90.

Quel ventennio è finito. Da un pezzo.

 
 
 

PERCHE' RICORDIAMO LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE.

Post n°45 pubblicato il 07 Novembre 2009 da synthesis011
 

 

Perchè ricordiamo la Rivoluzione d'Ottobre.

di Alexander Höbel

su L'ERNESTO del 06/11/2009

 



A 92 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, qualcuno potrebbe chiedersi (e chiederci) perché celebriamo ancora quell’evento. A parte il fatto che anche date come il 14 luglio 1789 continuano a essere giustamente ricordate e celebrate, il punto centrale è un altro; e cioè che continuiamo a pensare che quell’evento abbia cambiato la storia del mondo, e che i suoi insegnamenti – e in generale la lezione del leninismo – siano tuttora fondamentali.

Tanto per cominciare, non si ricorderà mai abbastanza il fatto che quella Rivoluzione nacque in opposizione al massacro della guerra imperialista – la I Guerra mondiale – che stava devastando il mondo, trasformò l’ennesimo macello prodotto dalle logiche del capitale in un’occasione di trasformazione sociale, e costituì la leva essenziale della dissociazione della Russia – ormai Russia dei soviet – da quella “inutile strage”, giungendo a una pace giusta e senza annessioni (anzi, con la perdita di rilevanti pezzi di territorio), con un gesto che valeva molto di più delle vuote invocazioni pacifiste di tante forze democratiche e socialiste, cui poi non corrispondevano scelte conseguenti. Gli altri decreti varati all’indomani della Rivoluzione – quelli sulla terra ai contadini, la nazionalizzazione dei grandi impianti, il potere dei soviet, il rispetto delle nazionalità e il criterio della libera adesione al nuovo Stato – costituirono le prime realizzazioni di quegli obiettivi che i bolscevichi avevano proclamato prima della presa del potere: anche in questo caso, una coerenza tra il dire e il fare, che accrebbe grandemente il consenso popolare.

In secondo luogo, la soluzione rivoluzionaria di quel conflitto consentì di porre all’ordine del giorno – e di rendere per la prima volta concreto, dopo il generoso tentativo della Comune di Parigi – l’obiettivo della costruzione di un sistema economico e sociale diverso, di un sistema socialista. Ciò implicava un primo tentativo di dar vita a un’economia non più regolata dalla legge del profitto e dalle stesse regole del mercato, che pure avevano una storia secolare, realizzando un’organizzazione economica e produttiva il cui criterio essenziale fosse quello del benessere collettivo anziché dell’arricchimento individuale, e al fondo quello del prevalere del valore d’uso di risorse e merci, anziché del loro valore di scambio, che in regime capitalistico porta alla “mercificazione di ogni cosa”, compresi ormai l’acqua, i semi da cui nascono i frutti, il corpo e il DNA. Questa trasformazione costituiva un’impresa enorme, di portata storica, che i bolscevichi dovettero affrontare senza poter contare, come speravano, nella contemporanea trasformazione socialista dei paesi europei più sviluppati (che avrebbe posto su basi strutturali più solide il processo di transizione al socialismo), in un paese arretrato, devastato dalla guerra e poi dalla guerra civile, invaso e poi accerchiato da eserciti stranieri; un paese in cui la grande maggioranza della popolazione era analfabeta e viveva e lavorava nelle zone rurali. In un paese del genere, e con strumenti di calcolo rozzi, lontani anni luce dai moderni computer e calcolatori, si sarebbe dovuta avviare un’economia pianificata, che consentisse una modernizzazione equa, uno sviluppo economico ma al tempo stesso sociale e civile – e l’esempio dei paesi capitalistici ci mostra come raramente questi elementi procedano assieme; e quello sviluppo ci sarà, sebbene con contraddizioni drammatiche, errori e costi umani pesanti.

Infine, quel nuovo sistema produttivo poneva il problema del superamento del lavoro alienato, non solo nel senso dell’espropriazione del lavoratore dal prodotto che ha realizzato, ma anche nel senso della scissione tra lavoro manuale e intellettuale, tra funzioni direttive ed esecutive; il tutto contando, nella migliore delle ipotesi, ossia nelle punte più avanzate delle città industriali, sulla catena di montaggio taylorista, uno strumento di produzione rigido che, come è stato rilevato, ben difficilmente poteva costituire la base di una liberazione del lavoro. E tuttavia anche qui si tentò, lasciando maggiore spazio al ruolo creativo e alle innovazioni dei lavoratori, a una loro funzione anche direttiva, e poi, in anni di maggiore sviluppo e benessere, allentando i ritmi di fabbrica in misura tale che la competizione economica internazionale intanto avviata coi paesi capitalistici non avrebbe perdonato.

Il tema della liberazione del lavoro rientra peraltro in un problema più generale, quello del superamento della scissione tra dirigenti e diretti, governanti e governati, e dunque al tema della democrazia – intesa etimologicamente come potere del popolo –, del potere e dei suoi meccanismi. Anche qui l’Ottobre è essenziale per il tentativo di superare la democrazia come delega, di andare al di là di una democrazia meramente rappresentativa e formale, per affermare un modello di democrazia diretta, sostanziale, basata sulla partecipazione costante dei lavoratori, su un loro effettivo potere di controllo e gestione, su funzioni di delega ben delimitate: il contrario, insomma, di quella delega in bianco, professionalizzazione della politica e quindi crisi della partecipazione e della stessa democrazia, che viviamo oggi nei paesi capitalistici; e invece qualcosa di simile a quello che si cerca di realizzare in esperienze come quelle del Venezuela bolivariano e di Cuba, e soprattutto punti essenziali della riflessione di Lenin, da Stato e rivoluzione agli ultimi scritti sull’“ispezione operaia e contadina” e sulla necessità di difendere e sviluppare questo modello, scongiurando il riproporsi dei vecchi sistemi.

Come si vede, sono tutti obiettivi di portata storica, che alludono a un vero e proprio salto di civiltà e a un processo anch’esso storico, come peraltro preconizzavano Marx ed Engels. La Rivoluzione d’Ottobre e l’esperienza complessa e articolata che ne seguì semplicemente non potevano risolvere da sole questi problemi, vincere da sole e in 74 anni queste sfide. E tuttavia esse hanno costituito un primo, gigantesco passo in questa direzione, hanno consentito l’ingresso nella storia – stavolta da protagonisti – dei popoli coloniali e dei paesi periferici e semiperiferici del sistema, avviando quello smantellamento del modello coloniale che sarebbe proseguito nel secondo dopoguerra; hanno costituito un input essenziale per l’affermarsi dei diritti sociali nell’agenda politica mondiale, favorendo con la loro stessa esistenza la costruzione di sistemi di Welfare anche in Occidente.

Ma soprattutto i problemi e gli obiettivi che quella Rivoluzione poneva sono oggi ancora più attuali di ieri: sono più necessari, poiché solo un sistema economico che sostituisca all’anarchia del mercato e alla produzione illimitata di merci la pianificazione razionale delle risorse e il loro uso sociale potrà salvare il Pianeta dalla crisi alimentare, dalla tragedia della fame e della sete, dalla catastrofe ecologica, dalle guerre per le risorse; e sono maggiormente possibili, perché lo sviluppo delle forze produttive, delle tecnologie informatiche, dei mezzi di comunicazione e degli strumenti di calcolo, e infine il passaggio stesso a un sistema produttivo più flessibile, pongono basi enormemente più avanzate per un’economia socialista. Dunque per chi come noi, marxisti e comunisti, crede nella storia e nelle sue possibilità, l’Ottobre è un esempio ancora vivo; è una tappa essenziale di quello che Domenico Losurdo definisce il lungo “processo di apprendimento” delle classi e dei popoli oppressi per emanciparsi e prendere nelle proprie mani la loro vita, scalzando le vecchie classi dirigenti e superando la vecchia società. Per questo nel nostro calendario il 7 Novembre sarà sempre segnato in rosso.

Tratto da: http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=18549

 
 
 
 
 

HOLZ: IL TESTAMENTO DI STALIN.

Post n°43 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da synthesis011
 

Il testamento filosofico e politico di Stalin.

Di Hans Heinz Holz.

Lenin ha sempre affermato che il marxismo non è un sistema dogmatico di proposizioni rigide: al contrario, il marxismo, nella sua riflessione teorica, segue il mutamento dei rapporti reali e ne ricava conseguenze mirate alla prassi. La dialettica è quella forma di teoria che descrive, nella varietà dei suoi elementi e momenti, la connessione dell’insieme, che muta nel tempo, quale fondamento del loro svolgimento regolare. Il materialismo dialettico, per i suoi presupposti ontologici generali, è necessario per produrre interpretazioni nuove della realtà. Ogni teoria, infatti, è l’interpretazione di uno stato di fatto descritto (1).

I due scritti tardi di Stalin, compresi tra il 1950 e il 1952, ("Il marxismo e i problemi della linguistica" - "Problemi economici del socialismo nell’URSS") vanno esaminati appunto in questa prospettiva: dalla riflessione contemporanea su uno stato di fatto reale, quegli scritti elaborano una nuova situazione, sia economico-sociale che ideologica e storico-scientifica. Poichè poco dopo morì, Stalin non ebbe la possibilità di tradurre nella prassi il suo pensiero e così gli scritti in questione risultano essere, per così dire, il suo testamento teorico.

Nella critica controrivoluzionaria di Kruscev contro Stalin e nel periodo di stagnazione che ne derivò (2), le sollecitazioni che venivano da quegli scritti furono rimosse e restarono prive di conseguenze nello svogimento della teoria marxista. Tuttavia sono del parere che in quegli scritti vi sia un patrimonio teorico non smentito, che vale la pena di riattivare. In questa occasione mi limiterò alle iniziative scientifiche e ideologiche che, circa i problemi riguardanti il marxismo, rimandano alla scienza linguistica (3).

Mi sembra che le proposizioni di Stalin si muovano in uno spazio definito da tre punti:
in primo luogo, la precisazione della descrizione strutturale del rapporto tra essere e coscienza - dunque un’espressione dell’ontologia marxista;
in secondo luogo, la critica distruttiva di certe proposizioni scolastiche, dominanti nella linguistica e proprie della Scuola di Marr; il rilancio della discussione circa i fenomeni, vale a dire un segnale nel senso della ripresa della ricerca scientifica in materie controverse;
in terzo luogo la messa alla berlina dell’atteggiamento burocratico, di cui è affetto ogni sistema di comando, nonchè l’impulso ad imprimere una svolta organizzativa sia all’attività di partito che a quella statuale.

In relazione a questi tre aspetti, accetto come giustificata la supposizione che fosse intenzione di Stalin, dopo la vittoria nella Grande Guerra patriottica e dopo la stabilizzazione realizzatasi nei primi anni post-bellici, di guidare l’Unione Sovietica a una nuova fase di costruzione del socialismo. La morte di Stalin fece cadere nel dimenticatoio questo processo, che certo solo pochi avevano intuito.

In seguito al XX Congresso del PCUS, le opere di Stalin furono gravate da un tacito tabù, che contribuì allo scadimento teorico delle scienze sociali sovietiche rilevanti dal punto di vista ideologico.

Ma passiamo ora ad esaminare nei particolari questi aspetti della discussione sul marxismo e le questioni relative alla linguistica.

Il modello fondamentale dei rapporti dell’essere con la coscienza è rappresentato nella filosofia marxista mediante lo schema della base e della sovrastruttura.

La proposizione fondamentale "l'essere determina la coscienza" è spiegata dal materialismo storico nel senso che i rapporti economici (ovvero i rapporti di produzione in cui l’uomo realizza il proprio "scambio organico con la natura", cioè la riproduzione della sua vita come individuo e come specie) costituiscono la base, la cui determinatezza formale produce le forme sovrastrutturali che le sono adeguate - l’ordinamento giuridico, i contenuti della visione del mondo, l’arte, la morale, la religione, ecc. - in quanto rispecchiamenti ideali, i quali a loro volta possono obiettivarsi in istituti e processi materiali (per esempio opere d’arte o, rispettivamente, ricerca scientifica, gare sportive, ecc.). Attraverso questa mediazione si realizza anche un effetto di ritorno della sovrastruttura sulla base: infatti la sovrastruttura è condizionata dalla base, cambia con essa e in dipendenza da essa nei diversi stadi storici (4).

Per la fondazione di una teoria dell’ideologia questo schema è sufficiente e tollera di differenziarsi in misura sufficiente a poter pensare la molteplicità dei fenomeni storici (5).

In connessione con la crescente importanza della scienza come forza produttiva, doveva divenir problema il fatto che i contenuti e le forme di coscienza - ad esempio le conoscenze naturali, le relazioni matematiche, i presupposti logici del pensiero - che nascono nel contesto delle attività sovrastrutturali, pur risultando spesso contaminate da rappresentazioni ideologiche, conservano tuttavia il loro valoro, indipendentemente dai mutamenti della base.

Il rapporto tra verità assoluta, relativa e ideologia in molti casi non deve essere determinato mediante confini univoci. Lo status ontologico di un principio logico - come ad esempio quello di identità - , di una regolarità matematica - ad esempio quella della somma degli angoli di un triangolo -, o di una costante naturale, deve ricevere in un sistema materialistico una sua spiegazione: per tutti questi problemi, lo schema del rapporto base / sovrastruttura non può bastare ad una elaborata filosofia del materialismo dialettico.

In relazione a questi problemi che si erano andati accumulando, un passo decisivo nello sviluppo teorico del marxismo fu compiuto da Stalin quando - in relazione a un caso paradigmatico - egli mise in questione la linearità dello schema del rapporto base / sovrastruttura.

In effetti, la lingua offre di primo acchito l’immagine di una variabilità storica e di una dipendenza dalle circostanze sociali. I vocabolari esibiscono mutamenti di significato, che stanno a indicare variazioni nei processi di lavoro, innovazioni tecniche o modificazioni sociali. Per esempio in tedesco il senso della parola rete, da rete da pesca si allarga a network di flussi interattivi di informazioni, mediante un precedente passaggio a rete telefonica; o ancora il termine Frau, dall’originario significato di domina passa a quello di femmina, ovvero persona di sesso femminile.

Vi sono gerghi, legati a specifici ambienti o professioni, ovvero linguaggi speciali. Vi sono modi di parlare strettamente legati a brevi momenti temporali e destinati a morire con essi. C’è la lingua colta accanto alla lingua parlata e ai dialetti regionali. In breve, abbiamo molteplici fenomeni linguistici che possiamo contare tra i fenomeni sovrastrutturali e che si lasciano mettere in relazione con specifici sviluppi dei rapporti di produzione: è questa la base fenomenica delle concezioni linguistiche della Scuola di Marr, ovvero la concezione secondo cui la lingua va studiata in quanto manifestazione della sovrastruttura.

Per tutto ciò è assai significativo dal punto di vista teorico che, proprio nel caso della lingua Stalin abbia rimarcato l’insufficienza dello schema base / sovrastruttura. Egli afferma in modo lapidario: "Ogni base ha la propria sovrastruttura, a essa corrispondente [...] Se la base si modifica e se viene messa da parte, allora si modifica anche la sua sovrastruttura e così nasce anche una sovrastruttura corrispondente alla nuova base. Sotto questo rispetto, la lingua si differenzia nella sostanza dalla sovrastruttura" (6). Per esemplificare ciò, Stalin ricorre alla lingua russa.

"In una parte determinata del suo vocabolario, la lingua russa si è modificata e lo ha fatto nel senso di arricchirsi di una accertabile quantità di nuove parole ed espressioni, che sono nate in relazione all’avvento della nuova produzione socialista, alla nascita del nuovo Stato, della nuova cultura socialista, della nuova vita sociale, della nuova morale e, infine, in connessione con lo sviluppo della tecnica e della scienza. Si è modificato il senso di una serie di parole ed espressioni le quali hanno acquistato un nuovo significato; un certo numero di vecchie parole è scomparso dal vocabolario. Tuttavia, per quanto riguarda il fondamentale patrimonio terminologico e la costruzione grammaticale della lingua russa, che rappresentano insieme la parte sostanziale di una lingua, non solo con l’accantonamento della base capitalistica non sono stati anch’essi messi da parte nè sostituiti da nuove strutture grammaticali o da un nuovo patrimonio terminologico, ma, ben al contrario, si sono mantenuti sani e salvi, nè hanno sperimentato qualche altra rilevante forma di mutamento" (7).

Stalin fissa quattro caratteristiche che differenziano la lingua dalla sovrastruttura:
- costanza del patrimonio terminologico fondamentale e della fondamentale struttura grammaticale, che va al di là dei limiti della base economica;
- origine della lingua non da una base bensì dall’intero procedere storico di una comunità linguistica;
- funzione di una lingua quale strumento di comprensione, al di là delle distinzioni di classe;
- legame immediato della lingua con la produzione.

Da ciò si ricava che, con il linguaggio, non solo ci troviamo di fronte a un ambito che si differenzia dalla base e dalla sovrastruttura, ma anche che questo ambito - dal punto di vista logico e ontico - va presupposto al costituirsi di una formazione storica determinata e al suo svolgersi.

"Lo scambio di pensieri è una necessità di vita costante e di innegabile importanza, poichè in sua assenza [...] non sarebbe possibile la persistenza della produzione sociale. Senza una lingua che sia comprensibile alla società e a ognuno dei suoi membri, crollerebbe la produzione e la società cesserebbe di esistere in quanto tale [...] La lingua appartiene a quei fenomeni sociali che sono operanti fin tanto che persiste la società" (8).

Lo schema base / sovrastruttura è un modello strutturale delle relazioni sociali. In accordo con Marx, Engels e Lenin, Stalin dimostra che la metafora spaziale non può essere intesa nel senso di una relazione unidirezionale tra i livelli, del tipo della relazione causa / effetto, in quanto essa include, in realtà, anche una relazione di reciproca influenza (9).

"La sovrastruttura è creata dalla base, ma in nessun modo questo significa che si limiti semplicemente a rispecchiare quest’ultima [...] Al contrario, una volta venuta al mondo, la sovrastruttura diviene una forza attiva, nel senso che contribuisce attivamente a che la base assuma la sua specifica forma e si consolidi [...] D’altronde, non potrebbe essere altrimenti. La sovrastruttura è prodotta dalla base affinchè le serva, perchè l’aiuti attivamente, perchè ne assuma la forma e la consolidi e attivamente contribuisca a combattere la sopravvivenza della vecchia base e della sua sovrastruttura" (10).

In questa semplicità, con la quale viene sostenuta l’attiva reazione della sovrastruttura sulla base, sembra nascondersi una banalità. Ma chi conosce i controversi dibattiti circa il ruolo della sovrastruttura, dovrà riconoscere che nelle proposizioni staliniane è enucleata la quintessenza dello schema, contro tutti gli sbandamenti della discussione. Canonico è ciò che si comprende da sè. Ma la tesi di Stalin va oltre.

"In breve, la lingua non può essere accolta nè entro la base nè entro la sovrastruttura; nè può essere considerata una categoria intermedia tra base e sovrastruttura, per il semplice motivo che tale categoria non esiste" (11).

Dunque nè base, nè sovrastruttura e neppure categoria intermedia - ciò non può significare altro se non che vi è un reale il quale non è adeguatamente messo a fuoco da una metafora che nasce dall’architettura. La lingua come strumento di scambio va vista in analogia con gli strumenti di produzione. In quanto presupposto della produzione sociale, la lingua come un tutto è una forza produttiva (mentale), che consente di volgere la scienza in forza produttiva e di funzionare come medio dei fenomeni strutturali, in quanto portatrice di pensieri ("realtà del pensiero").

Intrecciata a ogni altro ambito dell’essere sociale, la lingua è una costruzione ideale nella quale si rappresentano rapporti materiali e, d’altronde è essa stessa un rapporto materiale, perchè processo di costituzione dell’universale-reale (12).

Nella descrizione funzionale della lingua, ogni realtà, che Hegel chiamava spirito obiettivo, vien colta come "rapporto materiale" e il materialismo meccanicistico dall’inizio non le riconose un’attività materiale (attività oggettiva): In relazione alla lingua si mostra una essenziale condizione costitutiva della dialettica.

A questo punto s’impone stabilire un legame indiretto con la critica di Gramsci a Bucharin.

La parte dell’undicesimo Quaderno dal carcere dedicata al "Saggio popolare" costituisce una requisitoria, penetrante e per molti aspetti riuscita, contro il meccanicismo causalistico; ma nello stesso tempo rappresenta un’orazione a favore della dialettica in quanto forma dela processualità storica reale.

La questione che, centralmente, Gramsci pone è la seguente: "Come nasce il movimento storico sulla base della struttura?" (13).

E’ appunto in questo senso che Stalin sottrae la vita della lingua al rapporto meccanico base / sovrastruttura e sottopone il rigido schema alla dinamica del movimento storico (senza, con ciò, diminuire in nulla la funzione esplicativa dello schema, in relazione alla costruzione dell’edificio sociale).

Gramsci critica Bucharin sottolineando come al "Saggio popolare" manchi "una trattazione qualsiasi della dialettica" (14).

Il marxismo esibisce una filosofia "in quanto supera (e superando ne include in sè gli elementi vitali) sia l’idealismo che il materialismo tradizionali, espressioni della vecchia società" (15). Al contrario, Bucharin si pose in continuità col vecchio materialismo metafisico.

A me sembra che gli enunciati di Stalin, nello scritto sul "marxismo in linguistica", si collochino nel contesto dell’elaborazione di una concezione filosofica dialettico-materialistica,
la quale ha gli altri suoi punti nodali nel leniniano "prospetto della Scienza della logica di Hegel" e nella gramsciana "Introduzione alla filosofia" (16).

Ciò è sufficiente, ma un’adeguata concezione della dialettica, che non la tratti come un caso particolare della logica, bensì piuttosto come principio costitutivo di una visione del mondo, secondo la giusta e chiara concezione gramsciana, è l’equivalente teorico di un corretto agire politico; e in questo senso dobbiamo intendere anche le riflessioni di Stalin sulla dialettica, giusta le Questioni del leninismo.

Malgrado il significato ideologico dei problemi linguistici, ci si potrebbe meravigliare del fatto cheStalin metta in gioco la sua autorità a proposito di un argomento tanto periferico da un punto di vista politico. D’altronde lo stesso Stalin dimostra di non avere affatto l’intenzione di entrare nel dominio della linguistica, per il quale certamente non aveva competenze; piuttosto, ciò che a Stalin interessava erano certe questioni fondamentali del marxismo.

"Io non sono uno studioso di linguistica e naturalmente non posso soddisfare pienamente i compagni. Invece, per quanto riguarda il marxismo nella linguistica e anche in altre scienze sociali, sono direttamente chiamato in causa". (17).

Con ciò fa evidente riferimento alla sistematica filosofica, che abbraccia più che un solo ambito. Tuttavia, mediante questa osservazione non appare pienamente chiarito il perchè delo spettacolare intervento del capo del partito in una discussione scientifica.

Le proposizioni di Stalin, in realtà, non rimandano solo alla sistematica ontologica, ma rappresentano anche una critica diretta alla pratica della ricerca scientifica in URSS e, così, riguardano anche temi dell’organizzazione sociale.

Per comprendere l’intenzione che sta dietro l’intervento nella discussione linguistica, va tenuta presente anche l’opera successiva Problemi economici del socialismo.

Si può facilmente convenire che il problema posto a Stalin era stato concordato con lui (come d’altra parte accade, quando si tratta di interviste a personalità che occupano posti di responsabilità). La domanda intorno all’adeguatezza della discussione - controversa - sulla Pravda, dà a Stalin l’opportunità di spiegarsi con indubbia nettezza: "Prima di tutto la discussione ha reso del tutto chiaro che negli organi linguistici, al Centro e nelle Repubbliche, domina un regime che non va bene nè per la scienza nè per gli scienziati. Anche la più lieve critica allo stato di cose esistente nella linguistica sovietica, anche il più timido tentativo di una critica al cosiddetto "nuovo sapere" in ambito linguistico, risultano impedite e perseguitate dagli ambienti dirigenti in ambito linguistico. Per un atteggiamento critico nei confronti dell’eredità di N. J. Marr, per la più lieve disapprovazione nei confronti della dottrina di N. J. Marr, hanno perso il loro posto in ambito linguistico ricercatori competenti, oppure sono stati retrocessi a incarichi meno importanti. I linguisti vengono chiamati a posti di responsabilità non per la loro competenza, ma sulla base del pieno riconoscimento dela dottrina di N. J. Marr. E’ universalmente noto che nessuna scienza può svilupparsi e giungere a buoni risultati senza scontro fra opinioni e senza libertà di critica (sott. mia H.H.H.). Ma questa regola universalmente riconosciuta è stata sfrontatamente ignorata e calpestata. Si è costituito un gruppo chiuso di personalità dirigenti infallibili che, dopo essersi messi al sicuro da ogni possibile critica , hanno cominciato arbitrariamente ad amministrare, provocando però disordini" (18).

Citare integralmente questo passo era necessario per rendersi conto di quale fosse l’impulso che Stalin cercava di dare alla vita pubblica. Le situazioni da lui giudicate tutt’altro che in ordine, non erano certo specificità di una determinata disciplina scientifica, piuttosto si erano diffuse in ogni ambito della società in seguito al processo di burocratizzazione dell’attività dello Stato e del Partito. Nel corso della costruzione dell’economia socialista, che si andava completando in modo centralizzato e sotto la pressione del tempo, verosimilmente un tale processo di burocratizzazione era in una certa misura inevitabile. Il fatto che esattamente questo processo assumesse dimensioni ipertrofiche era da ascriversi alle condizioni particolari in cui la costruzione del socialismo avveniva in URSS - i problemi legati a ciò certamente non potevano essere discussi in questo testo, tuttavia abbisognavano di un’analisi (19).

La durezza con cui Stalin si espresse sta a significare che aveva compreso l’urgenza del problema e che giudicava venuto il tempo di intervenire a modificare la situazione. La stessa scelta che Stalin fece delle parole sta a dire che non si trattava solo dello scontro tra scuole scientifiche. Stalin parlò di sistema-Araktsceev (20). Araktsceev fu un uomo di Stato russo reazionario al tempo della Santa Alleanza, il quale - analogamente a Metternich ma in modo ancor più duro - costruì un regime militare e di polizia dispotico senza alcuna remora. Si vede bene che sarebbe stato del tutto sproporzionato usare simbolicamente il nome di Araktsceev se la questione si fosse limitata ai rapporti tra istituzioni universitarie.

Per dar conto, con una parola, del tono provocatorio quasi esacerbato e del paradosso, osserviamo ciò: Stalin dette il segnale a favore di un processo di cambiamento sociale che, se volessimo ricorrere al gergo giornalistico promosso dal XX Congresso, potremmo denominare destalinizzazione - termine, peraltro, falso e deviante.

L’intervento su strutture organizzative e personali consolidate, nonostante il pericolo di scosse profonde dell’ancora debole società sovietica del dopoguerra, era tuttavia qualcosa di auspicabile per spianare il passaggio a un’altra fase della costruzione del socialismo. La discussione in un ambito scientifico, marginale dal punto di vista politico-sociale, poteva dare un segnale di inizio per preparare, con cura e consapevolezza, un cambiamento nei rapporti e dare spazio a nuove concezioni nel lavoro collettivo.

Sono consapevole che la prima obiezione è che con le fonti date non poteva esser fatto nulla che avesse un’effettiva valenza dimostrativa. Le maggiori ipotesi storiche hanno appunto questo status congiunturale. Ma il testo su marxismo e linguistica va visto in relazione alla Costituzione del 1936 e con ciò acquista plausibilità l’ipotesi che dopo le tensioni del periodo della guerra, le forme imposte dal periodo eccezionale dovessero essere abbandonate e che si ricercasse l’inizio di un terreno caratterizzato da minore conflittualità sociale (21). Una tale interpretazione autorizza una spiegazione differenziata del periodo, più di quanto non avvenga con l’usuale pubblicistica, che tutto tratteggia in bianco o nero, dunque con rigide opposizioni.

Per concludere, dobbiamo ancora stabilire il parallelo tra questo scritto e quello, di due anni successivo, sui problemi economici dell’URSS. Naturalmente, non mi interessa fare un confronto col contenuto economico-politico, perché sarebbe un’indagine del tutto particolare. Tuttavia vi sono segni chiaramente riconoscibili che opera un nuovo stile nelle controversie pubbliche e nella maturazione dei giudizi. Il tema in primo piano è la redazione di un manuale di economia politica: ciò che si esprime nelle tesi dello scritto sono le concezioni e le strategie economiche e socio-politiche. Ma ora il problema non è più rompere forme istituzionalmente irrigidite della stagnazione per potersi guadagnare il premio del giudizio critico (22). Piuttosto, ora, si tratta di formulare un progetto, teoreticamente più corretto e limpido concettualmente, per la pratica di costruzione del socialismo.

Il tono polemico, che nello scritto sulla linguistica a volte fa capolino, manca totalmente nella trattazione economica. D’altra parte Stalin dice espressamente: "Alcuni compagni, nel corso della discussione, hanno con troppo zelo analizzato criticamente il progetto del libro e mosso rimproveri agli autori per le loro mancanze e i loro errori, decretando così il fallimento del progetto. Naturalmente è vero che nel manuale esistono errori e lacune - ma questo capita per ogni grossa opera" (23):

Solo rispondendo a Jaroscenko, Stalin si mostra ironico e violento, rimproverandogli duramente di aver riproposto alcuni errori buchariniani. (Chi, con l’occhio rivolto al successivo sviluppo storico, legge questo Stalin, può intravedere nella ripulsa di Jaroscenko un anticipo della critica a Kruscev). La constatazione delle contraddizioni tra forze produttive e rapporti di produzione anche nel socialismo implica l’apertura verso la cancellazione delle differenze - e nella discussione vi è anche un’aperta critica a Stalin. Ma questi osserva espressamente: "Io penso che per la correzione del progetto di manuale, era necessario costituire una commissione numericamente non grande, della quale facessero parte non solo l’estensore del manuale e i suoi sostenitori, in maniera tale da avere essi la sicura maggioranza nelle discussioni, ma anche loro avversari che fossero critici aspri del progetto" (24).

Una società diretta dalla conoscenza che il socialismo scientifico consente, non nasce d’un colpo. Essa presuppone uomini che amplino e approfondiscano costantemente il loro orizzonte culturale, per potere avere interessi generali e prendere nelle loro mani la storia. Questa sarebbe, sì, democrazia autentica e per la prima volta effettiva. In proposito citiamo ancora Stalin.

"E’ necessario pervenire a una crescita cultrurale della società capace di assicurare uno sviluppo multilaterale delle sue capacitià fisiche e mentali; crescita mediante cui i membri della società abbiano la possibilità di ottenere una formazione in grado di trasformarli in attivi coattori dello sviluppo sociale [...] Si potrebbe pensare che non è possibile raggiungere una simile crescita culturale dei membri della società senza seri cambiamenti nell’attuale condizione del lavoro. A questo scopo è infatti prima di tutto necessario ridurre la giornata lavorativa fino a sei ore e, in seguito, fino a cinque. Ciò è necessario per dare a ogni membro della società sufficiente tempo libero per costruirsi una cultura multilaterale. Per questo scopo è infine necessario introdurre, come obbligatoria, una educazione universale politecnica, in maniera che ogni membro della società abbia effettivamente la possibilità di scegliersi liberamente il lavoro e che neppure un attimo della sua vita sia dedicato a un lavoro pur che sia. Inoltre, a ciò è necessario, anche, migliorare profondamente il regime degli alloggi e aumentare almeno del doppio, se non di più, i salari di lavoratori e impiegati: lo scopo è accrescere la capacità d’acquisto di beni necessari alle masse anche attraverso una diminuzione dei prezzi. Queste sono le condizioni fondamentali per operare il passaggio al comunismo" (25).

Con l’occhio rivolto a una società socialista sviluppata, da cui possa generarsi il comunismo, termina l’opera teorica di Stalin. Non dobbiamo lasciar disperdere questa eredità, esattamente se vogliamo onorare quanti sono caduti nella lotta per questo obiettivo.

Hans Heinz Holz

Tratto da: http://www.pasti.org/holz.html

 
 
 

D'ALEMA: SI REINTRODUCANO LE GABBIE SALARIALI. E NOI DOVREMMO COSTITUIRE ALLEANZE POPOLARI CON COSTORO?

Post n°42 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da synthesis011
 

D'Alema: si reintroducano le gabbie salariali. 

E noi dovremmo costituire alleanze popolari con costoro?


Da "Il Giornale", del 06/09/2009. 


"D’Alema, doppio gioco sulle gabbie salariali".

"Premessa doverosa: al workshop Ambrosetti, nella sala dove si svolgono i lavori, i giornalisti non possono entrare. Attendono fuori, parlando di calcio (e male dei colleghi assenti) fino a quando rieccheggia il gong, il «rompete le righe».
È il segnale che dà il via a 15 minuti di coffee break, nonché a un orrido assalto sia ai relatori - per strappare loro una frase - sia ai vassoi di pasticcini. In quel quarto d’ora, banchieri e imprenditori, manager e politici, distribuiscono la loro «verità» su ciò che è stato detto dietro a quelle porte chiuse. Qualche volta gonfiando, più spesso omettendo.
Un amico fidato, che ieri era dentro quella sala, mi ha però riferito di un curioso e addirittura doppio omissis che ha avuto come protagonista Massimo D’Alema. Che alle agenzie di stampa ha riferito di una sua accorata quanto condivisibile preoccupazione per «la disoccupazione che cresce soprattutto tra i cinquantenni, quelli che difficilmente troveranno un altro lavoro». Definendola «grande emergenza europea che si pone anche in Italia» e aggiungendo poi l’auspicio «di politiche fiscali a favore dell’occupazione che incoraggino la creazione di lavoro e di politiche di assistenza alla disoccupazione perché non possiamo lasciare famiglie senza reddito e persone senza speranza».
Tutto qui, all’apparenza. Si è però dimenticato di riportare, D’Alema, due altre cose da lui dette, forse per compiacere una platea diversa da quella di partito. Cose che però ai giornali era meglio non far sapere. Rivolto agli imprenditori, l’esponente del Pd ha espresso l’auspicio che, per evitare l’aumento del numero di poveri, si reintroducano le gabbie salariali. Proprio così, testuale. Quasi un Bossi coi baffi. O un Calderoli pacato. «Bravo furbo, e lui dov’era, vent’anni fa, quando le hanno tolte?», è stato - una volta fuori - il commento dell’amico, un importante manager, visibilmente furente quasi ai limiti dell’orticaria.
Poi, per compiacere anche il coté sindacale, D’Alema ha bacchettato le imprese, lamentando che a essersi impoverito è lo stesso sistema produttivo dal momento che in tante hanno trasferito all’estero fabbriche e impianti. «Bravo furbo - ha commentato ancora l’amico manager -. E lui dov’era quando li hanno costretti a farlo, rendendo il lavoro una cosa più rigida di un tondino d’acciaio bresciano?».".




Un'ultima nota a "margine". Il manager "furente" citato alla fine ha ben poco da essere tale. Infatti il posto fisso non avrebbe costituito neanche il minimo di ciò che spetterebbe ai lavoratori, figuriamoci togliendolo e ancor più ripristinando le gabbie salariali. Sono i lavoratori ad essere ben più che furenti con i padroni parassiti, privilegiati e fannulloni. Padroni sfruttatori ai quali si dovrebbero togliere le proprietà dei mezzi di produzione e dei mezzi di scambio!

 
 
 

SE QUESTO E' UN UOMO.

Post n°41 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da synthesis011
 

Se questo è un uomo. 

Gli USA non hanno intenzione di chiudere Guantanamo.
Guantanamo deve chiudere e devono chiudere tutti i camps, i lager statunitensi aperti OGGI, NEL 2009!
Via gli Stati Uniti da Guantanamo!

 
 
 

I COMUNISTI IN EUROPA E LA QUESTIONE DELLE ALLEANZE.

Post n°40 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da synthesis011
 

Comunisti Europa.

Il PCP e il KKE sono considerati i Partiti Comunisti più ortodossi di quella che viene definita "Europa occidentale". Il KKE non è alleato con il PASOK, il PCP non è alleato con il PS portoghese. Non dico si debbano rifiutare a priori le alleanze, ma rifiutarle quando esse sono controproducenti! Il PD in questo momento è quanto di peggio vi possa essere nello scenario del "centrosinistra" europeo, assumendo su svariati punti posizioni peggiori perfino di quelle di chi ci governa. Ma guardiamo altrove. La Die Linke non è alleata con la SPD, il PCF non è alleato con il PS francese; IU non è alleata con il PSOE, ecc. Smettiamola di etichettare come estremisti coloro che ritengono dannose certe alleanze! Il "fuoco" lo si fa con la legna a disposizione! Smettiamola di cercare "scorciatoie" storiche! Bisogna sforzarsi invece di migliorare le proprie elaborazioni teoriche e il proprio operato pratico.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Hegel"L'uomo che muore di fame ha il diritto assoluto di violare la proprietà di un altro; egli viola la proprietà di un altro solo in un contenuto limitato. Nel diritto del bisogno estremo (Notrecht) è inteso che non violi il diritto dell'altro in quanto diritto: l'interesse si rivolge solo a questo pezzettino di pane; egli non tratta l'altro come persona priva di diritti".

Georg Wilhelm Friedrich Hegel, "Filosofia del diritto", testo acroamatico, 1820.
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"La libertà polacca non era altro che la libertà dei baroni contro il monarca, libertà per cui la nazione era asservita ad assoluta servitù. Il popolo aveva, di conseguenza, lo stesso interesse dei re a combattere i baroni: e infatti è stato col conculcamento dei baroni che esso ha acquistato ovunque la libertà. Quando si parla di libertà, si deve sempre attentamente osservare se non siano in realtà interessi privati quelli di cui si tratta".

Georg Wilhelm Friedrich Hegel, "Lezioni sulla Filosofia della Storia".
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Losurdo"...nel Libro nero, i fatti...del comunismo vengono messi a confronto non con i comportamenti reali del mondo che esso vuole mettere in discussione (sui quali vige il silenzio più rigoroso) ma con le dichiarazioni di principio del liberalismo...E' evidente il carattere sofistico di una comparazione tra grandezze così eterogenee (da un lato la rappresentazione autoapologetica dei pensatori liberali, dall'altro i comportamenti reali in situazioni drammatiche dei dirigenti comunisti). Si potrebbe chiamarlo «sofisma di Talmon»...".

Domenico Losurdo, "Il peccato originale del Novecento", 1998.
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Geymonat"...la libertà è lotta...(...)
La tesi contraria...è sostenuta di fatto da coloro che, avendo lottato e vinto in un passato più o meno lontano, hanno tutto l'interesse che non si lotti più, onde vengano conservati i loro privilegi. (...)
E' sulla base di questa situazione parallela che qui abbiamo sostenuto l'inscindibile rapporto fra libertà e violenza.
Molte esaltazioni, per lo più retoriche, della nonviolenza intesa come bene indiscutibile, sono un segno di ignoranza più che un frutto di raffinata sensibilità e di alta civiltà".

Ludovico Geymonat, "La Libertà", 1987.
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Hemingway"Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita!"

Ernest Hemingway.

 
 
 
 
 
 
 

Buffet"C’è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo".

 Warren Buffett, "Il Saggio di Omaha".
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Houellebecq"il sesso rappresenta un secondo sistema di differenziazione... indipendente dal denaro;
e... altrettanto spietato, se non di più. (...)
Come il liberalismo economico...il liberalismo sessuale produce fenomeni di depauperamento assoluto.(...)
Il liberalismo economico è l'estensione del dominio della lotta...
il liberalismo sessuale è l'estensione del dominio della lotta".

Michel Houellebecq, "Estensione del dominio della lotta", 1994.
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"Perché io sono per l'ultimo uomo.(...) La nostra società è dominata da troppi epigoni di Nietzsche, da troppi individui mediocri che si sognano come superuomini".

Michel Houellebecq, intervista di Fabio Gambero, "L'Espresso", Settembre 2005.
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Preve"...il Superuomo-Oltreuomo è una continua assenza, tanto più assente quanto più insistentemente evocato.(...) ...lo stesso Nietzsche non poteva non essere assalito dall'incubo di stare in realtà annunciando l'avvento dell'Ultimo Uomo, una figura che in termini presi da Freud potremmo definire il suo «rimosso»".

Costanzo Preve, "I secoli difficili", 1999.
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"Se si tenta di fare un bilancio ragionato e non distruttivo dell’esperienza dei partiti comunisti novecenteschi, ci si accorge che un difetto strategico, particolarmente presente nel vecchio PCI, è quello di aver messo la tattica davanti alla strategia, fino al punto che quest’ultima si è identificata totalmente con la prima, con gli esiti noti alla Occhetto, D’Alema, Veltroni e Penati. Se può interessare, questa è la critica esplicitamente rivolta al PCI da Lukács. Prego verificare".

Costanzo Preve, "Ancora e sempre sul Comunismo", 2011.
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"Oggi, anche se destra e sinistra non sono più categorie politiche credibili, resistono come risorse simboliche, come fenomeni inerziali di manipolazione, come target culturali residuali, non come parametri interpretativi delle decisioni in economia e in politica. Potrei dire che l’eccitazione oppositiva destra/sinistra è oggi un orgasmo simulato. L’uomo crede a questa simulazione perché è un animale simbolico, ha bisogno di un’identificazione fittizia, fantasmatica per dar senso a sé stesso. Pertanto io ritengo che la dicotomia destra/sinistra, ormai «defunta» in Paesi come Italia, Spagna, Francia, Germania - si badi, non in Bolivia, in Venezuela, nei paesi del Terzo Mondo - sia stata sostituta dalla dicotomia fra chi accetta o non accetta l’impero americano".

Costanzo Preve, Intervista Afterville, 20 Febbraio 2009.

 
 
 
 
 
 
 

Papariga"Guardiamo alle forze sociali, perché, quando si parla in termini di sinistra, destra, centro, oggi non vuol dire nulla.".

Aleka Papariga, "All'interno del sistema capitalista non esiste una via d'uscita dalla crisi favorevole ai popoli!", 6 Gennaio 2011.
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"...la via a senso unico indicata dalla UE è volta a meglio servire gli interessi dei grandi monopoli e accrescere lo sfruttamento dei lavoratori. Le soluzioni neoliberiste e antipopolari sono trappole sempre in agguato. L'esempio offerto dal governo Prodi ci insegna come queste soluzioni siano dolorose per la popolazione e come lascino le forze popolari completamente in balia dei manager del sistema politico e borghese. È sempre la stessa musica: dopo Prodi viene Berlusconi e viceversa".

Aleka Papariga, intervista al quotidiano "To Vima", 10 Febbraio 2008.
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Prodi"...si era arrivati perfino a parlare di
«ulivo mondiale».
La causa della sconfitta di questa grande stagione è da individuare nel fatto che, mentre in teoria il nuovo labour e l'ulivo mondiale erano una fucina di novità, nella prassi di governo di Tony Blair e i governi che ad esso si erano ispirati si limitavano ad imitare le precedenti politiche dei conservatori inseguendone i contenuti e accontentandosi di un nuovo linguaggio".

Romano Prodi, articolo su "Il Messaggero", 15 Agosto 2009.
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Gramsci"Il processo di sfacelo della piccola borghesia si inizia nell'ultimo decennio del secolo scorso. La piccola borghesia perde ogni importanza e scade da ogni funzione vitale nel campo della produzione, con lo sviluppo della grande industria e del capitale finanziario: essa diventa pura classe politica e si specializza nel «cretinismo parlamentare».
Questo fenomeno che occupa una gran parte della storia contemporanea italiana, prende diversi nomi nelle sue varie fasi: si chiama originalmente «avvento della sinistra al potere»...".

Antonio Gramsci, "Il Popolo delle Scimmie" ne "L'Ordine Nuovo", 2 Gennaio 1921.
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"Voi siete più parlamentari degli stessi parlamentari.(…)
Quando si parla degli errori tattici del Partito Comunista Francese e di quello Italiano non si tratta di piccole deficienze, della necessità di piccole correzioni, ma intendiamo accennare alla necessità di un deciso cambiamento della strategia e della tattica, di un radicale cambiamento di rotta rispetto al passato".

Andrej Ždanov, "Riunione Cominform di Szlarska Poręba, 22-28 settembre 1947".

 
 
 
 
 
 
 

Togliatti"I governi cosiddetti tecnici o amministrativi sono i peggiori governi politici che si possa immaginare. Il loro scopo è quello di fare il contrario di ciò che la sovranità popolare ha indicato, sono antipopolari e reazionari".

Palmiro Togliatti, "Discorso alla Camera dei Deputati", 1963.
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Theodorakis"La crisi non l'hanno provocata i lavoratori, l'ha provocata il grande capitale finanziario, che la sta anche utilizzando, e i politici al suo servizio (...) Non possono i banchieri e i detentori di capitale, che hanno provocato la crisi, non pagare neanche un Euro per i danni inflitti (...)
Come può essere proposto per la gestione della Banca Centrale Europea un uomo di Goldman Sachs... Che tipo di governo, che tipo di politici abbiamo in Europa? (...)
Resistete al totalitarismo dei mercati, che minaccia di dissolvere l'Europa rendendola terzo mondo, che mette un popolo europeo contro l'altro, che distrugge il nostro continente, suscitando il ritorno del fascismo".

Mikis Theodorakis, "Lettera aperta ai popoli di Grecia e d'Europa", Ottobre 2011.
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Enzensberger"Ai tempi del fascismo, non sapevo di vivere ai tempi del fascismo".



Hans Magnus Enzensberger.

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Ford"E' un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina".

Henry Ford.
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Agnelli"Per fare una politica di destra ci vuole un governo di sinistra".



Gianni Agnelli.
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Manzoni"Il forte si mesce col vinto nemico.
Col novo signore rimane l’antico.
Dividono i servi, dividon gli armenti."

Alessandro Manzoni, "Adelchi", 1822.
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Tomasi"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi."


Giuseppe Tomasi di Lampedusa, "Il Gattopardo", 1954-1957.

 
 
 
 
 
 
 

Bordiga"Fin da molti anni addietro, noi affermammo senza esitazione che non si doveva ravvisare il nemico ed il pericolo numero uno nel fascismo o peggio ancora nell'uomo Mussolini, ma che il male più grave sarebbe stato rappresentato dall'antifascismo che il fascismo stesso, con le sue infamie e nefandezze, avrebbe provocato; antifascismo che avrebbe dato vita storica al velenoso mostro del grande blocco comprendente tutte le gradazioni dello sfruttamento capitalistico e dei suoi beneficiarii, dai grandi plutocrati, giù giù fino alle schiere ridicole dei mezzi-borghesi, intellettuali e laici."

Amadeo Bordiga, "Una Intervista ad Amadeo Bordiga", 1970.
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Attali"Non bisogna escludere, infatti, che questa crisi provochi un movimento di rivolta e di violenza politica senza precedenti, accompagnato da un ritorno all'odio di classe. Dopotutto, non sarebbe una formidabile conferma della validità dell'analisi di Marx, quella di un capitalismo che splende, mondiale e suicida? Questa crisi è anche l'occasione per comprendere come un piccolo gruppo di persone, senza produrre ricchezza, possa accaparrarsi nella più completa legalità e senza essere controllato da nessuno una gran parte della ricchezza prodotta. E anche per vedere come questo stesso gruppo, avendo rapinato qua e là - sotto forma di premi e bonus -, stia facendo pagare i suoi formidabili profitti ai contribuenti, salariati, consumatori, imprenditori e risparmiatori di tutto il mondo, obbligando gli stati a trovare in pochi giorni, per riempire i vuoti lasciati nelle loro casse, delle somme di denaro mille volte superiori a quelle che gli stessi governi rifiutano ogni giorno ostinatamente ai paesi più svantaggiati e ai morti di fame del resto del mondo. Certamente, questa confisca si attua in un modo legale, "onesto", non violento. E' del resto ciò che costituirà, agli occhi di alcuni, il principale motivo di una rivolta: se questo è legale, allora il sistema che permette tale aberrazione non ha più ragion d'essere!"

Jacques Attali, "La crisi e poi?", 2009.
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Walesa"E' necessario un comunismo per il XXI secolo. Altrimenti la stessa nostra civilità rischia di essere distrutta. Viviamo in un mondo, nel quale il 10% possiede tutte le ricchezze e il 90% vive in miseria. Mai ci sono state così tante guerre, che vengono giustificate con la necessità di esportare la democrazia. Ma, guarda caso, si interviene solo dove c'è il petrolio e delle vere dittature non gliene frega niente a nessuno... Mai avrei immaginato che, dopo aver passato tutta la vita a lottare contro il comunismo, sarei giunto alla conclusione che è necessario un comunismo rinnovato nella sue forme"..

Lech Walesa, "Wałęsa: Je čas na komunismus XXI. století", "Publica.cz", 2 Marzo 2011.

 
 
 
 
 
 
 

Mann"Collocare sul medesimo piano morale il comunismo russo e il nazifascismo, in quanto entrambi sarebbero totalitari, nel migliore dei casi è superficialità, nel peggiore è fascismo. Chi insiste su questa equiparazione può ben ritenersi un democratico, in verità e nel fondo del cuore è in realtà già fascista, e di certo solo in modo apparente e insincero combatterà il fascismo, mentre riserverà tutto il suo odio al comunismo.".

Thomas Mann.
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Blum"Gran parte della propaganda anticomunista ha denunciato aspramente il trattato tedesco-sovietico del 1939, ignorando però totalmente il fatto che i russi furono costretti a siglare quel patto dai continui rifiuti da parte delle potenze occidentali, in particolare gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, di unirsi a Mosca per affrontare la minaccia nazista, e del resto quelle stesse potenze si erano già rifiutate di accorrere in aiuto del governo spagnolo di ispirazione socialista assediato dai fascisti tedeschi, italiani e spagnoli".

 William Blum, "Il libro nero degli Stati Uniti", 2003.
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"...olocausto americano, (...) la negazione di questo olocausto è molto più radicata di quella dell'Olocausto nazista. Così forte e radicata è la mancanza di conoscenza dell'olocausto americano, (...) che coloro che lo negano non ne sono nemmeno consapevoli. Eppure, alcuni milioni di persone sono morte a causa di questo olocausto e molti altri milioni, a seguito degli interventi militari americani, sono stati condannati a vivere nella miseria e nella tortura, dalla Cina e dalla Grecia degli anni Quaranta, all'Afghanistan e all'Iraq degli anni Novanta."

 William Blum, "Il libro nero degli Stati Uniti", 2003.
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La Grassa"la sinistra, o se si vuole il centrosinistra, è un cancro ormai in metastasi nella società italiana. (...) per certi versi, quella che si indica come sinistra «radicale» è il peggio del peggio. (...)
Certi individui, senz’altro in buona fede, perseverano nell’errore di prospettiva per cui credono che la sinistra ci salva almeno dalla destra; anzi nemmeno da questa, ma soltanto «da Berlusconi». Un errore catastrofico, definitivo, che porterà alla sparizione di ogni forza effettivamente critica dell’attuale organizzazione sociale. L’infezione mortale proviene dalla sinistra; ci si sforzi di analizzare la situazione anche soltanto con lo strumento marxista non ancora «rivisitato» e non trasformato per adeguarlo ai tempi. La destra è semplicemente la risposta malata a questo cancro che è la sinistra; più precisamente, è l’immunodeficienza di un organismo che non riesce a contrastare i germi patogeni di sinistra che irrompono con sempre maggiore virulenza nel «corpo» della nostra società.".

Gianfranco La Grassa, "Dedicarsi all'analisi".

 
 
 
 
 
 
 

Del Noce"Una morale basata sull’esaltazione del piacere... un regno della donna (...) l’avanguardia prendeva coscienza di quella che doveva essere la sua vera posizione... e neppure giudicava errata la proposta comunista, ma soltanto inadeguata; il marxismo doveva essere completato moralmente con Sade e con Freud (...)
Passiamo ora alle forme più elevate della cultura laica. (...) Il programma era quello di una continuità illuministica tra liberalismo e comunismo, esigente una reciproca riforma. Ora, tale riforma importava che il liberalismo, per cessare di essere borghese, nel senso corrente, ritrovasse l’antitradizionalismo illuminista, accentuandolo in modo da evitare quegli aspetti per cui l’illuminismo aveva ceduto al romanticismo; ma in tale accentuazione era inevitabilmente inclusa l’abolizione dei divieti, o come oggi si usa dire, con espressione talmente abusata che non si vorrebbe ripeterla, tabù sessuali, quando anche i loro promotori non se lo proponessero. Se Gramsci pensava di procedere da Croce a Marx, la nuova borghesia illuminata intendeva invece andare da Marx a Diderot; ma ci si può fermare a Diderot, o non si deve invece, imboccata questa via, procedere verso Sade? (...)
La rivoluzione sessuale è effettivamente il punto d’arrivo dello «scientismo». (...)
Ciò praticamente significa che nella società successiva alla rivoluzione sessuale, le disuguaglianze economiche, pur nel benessere universale, possono continuare a sussistere; su questo punto la rivoluzione sessuale può benissimo accordarsi con le idee dei teorici della società del benessere. È noto come il vecchio radicalismo, espressione politica della vecchia borghesia, contrapponesse all’avanzata socialista il diversivo anticlericale; con perfetta analogia il nuovo radicalismo, espressione della borghesia nuova, è portato a contrapporre all’avanzata comunista il diversivo sessuale. (...)
Piuttosto che di pace dovremmo parlare di «violenza permanente»"

Augusto Del Noce, "L'Erotismo alla Conquista della Società", 1993.
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"Nonostante la perfetta lealtà intellettuale del suo autore, il gramscismo si rivela come una sorta di equivoca composizione di negativismo estremo e di conservatorismo; come versione rivoluzionaria dello storicismo comporta la negazione più radicale di ogni traccia di valori assoluti, permanenti, metastorici; quel che però non nega è la continuità «moderna» con la borghesia. L’esito del gramscismo e dell’eurocomunismo non può essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata, o di agire per la sua definitiva dissacrazione corrispondente a quella che è l’intenzione profonda dello spirito borghese. Non stupisce perciò se il comunismo italiano appare oggi come la forza più adeguata a mantenere l'ordine in un mondo in cui qualsiasi religione è scomparsa; non soltanto la religione cattolica, ma ogni sua forma anche immanentistica e secolare; anche la fede nel comunismo. L'insoddisfazione sincera dei rivoluzionari autentici trova giustificazione. Certo, il comunismo gramsciano può riuscire, ma realizzando l'esatto opposto di quel che si proponeva."

Augusto Del Noce, "Il Suicidio della Rivoluzione", 1978.

 
 
 
 
 
 
 

Ieri e oggi.
LuxemburgLiebknechtMatteottiGobettiSacco e Vanzetti
SandinoGramsciKosmodemianskaiaSecondariDi Nanni
VelouchiotisGuAnyingBeloyannisRosenberg
AudinClaroLumumbaMatteiTorres
MossadeqQassimTaniaGuevaraSukarno
Vittime del totalitarismo capitalista imperialistico e oligarchico.

 
 
 
 
 
 
 

Ieri e oggi.
SchneiderCabralCaamanoSecchiaAllende
JaraBikoRomeroSandsDlimi
BishopSankaraCeausescuElenaHonecker
NajibullahHaniHabyarimana NtaryamiraRakicCorrie
CalipariMilosevicHusseinArrigoniGheddafi
Vittime del totalitarismo capitalista imperialistico e oligarchico.

 
 
 
 
 
 
 

Quale sarà la prossima vittima dell'imperialismo?
Who's next?
________________________________________________________________

NO alla base Dal Molin!
NO scudo stellare USA!
NO allo scudo stellare USA!
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Con Gaza!

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Stop precarietà!
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Giù le mani dalla Libia! Giù le mani dalla Siria!
Libia, Siria.
Hands off Libya! Hands off Syria! 
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US Deaths in Afghanistan: Obama vs Bush. Click here to learn more.
________________________________________________________________
NO
No NATO
NATO 

 
 
 
 
 
 
 

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