Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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« Diario di un viaggio mancatoA cosa serve l'Amore »

I'm back

Post n°553 pubblicato il 01 Giugno 2017 da hieronimusb

I'm back, under an Italian sky

Il viaggio di ritorno da Telford a Milano è andato bene, il tassista era in anticipo, come me del resto, non c'era traffico e così alle 9.40 ora locale ero all'aeroporto, ho fatto velocemente le pratiche al check in per mollare la valigia e l'unico intoppo è stato ai controlli di sicurezza dove un inserviente stava facendo il training ad un collega e, per ogni valigia ci mettevano due minuti buoni intasando i nastri.

In ogni caso, molto per tempo erao al Gate.

Nonstante abbia viaggiato ovunque per il mondo, abbia preso centinaia e centinaia di aerei, abbia girato aeroporti su aeroporti, abbia noleggiato auto, guidato un po' ovunque, non mi sia mai perso , ogni volta che devo prendere un aereo mi viene l'ansia.

Innanzitutto tutti gli aeroporti si assomigliano ed una volta varcate le porte ti ritrovi in un mondo più o meno sempre uguale, voci dai megafoni, gente con i trolley, inservienti, gente che non ha un tubo da fare e sta li perchè c'è l'aria condizionata ,(e che di tanto in tanto trovano un portafoglio, una borsa "smarriti" dai legittimi proprietari).

Terminate le analogie iniziano le differenze, dove caspita è il mio banco del check in? Come pispolo posso mollare la valigia visto che ho fatto il check in online?

E qui ogni aeroporto rispecchia la fantasia del suo progettista, non c'è n'è uno uguale e non ce ne sono due che funzionano alla stessa maniera, quindi prma cosa, tabellone Departures e cercare il nostro volo, vedere da che terminal parte, quindi capire in che terminal siamo.

Qui devo essere sincero, preferisco spostarmi a piedi anzichè con quei bus senza conducente che ti arrivano davanti, aprono le porte, ti ingoiano e si infilano in tunnel scuri che dici Oddio, se c'è un guasto mi troveranno gli archeologi tra duemila anni.

Alla fine, sudato fradicio dopo aver attraversato un sahara di marmo e vetro, arrivi al tuo terminal, non senza prima esserti trovato a camminare in corridoi assolutamente deserti chiededoti se sia la strada giusta, anche in quel caso lasci i saluti agli archeologi del 4000 dc, non si sa mai!

Trovato il terminal, trovato, il check in ti assale il dubbio che la valigia sia troppo pesante, un amica di mia figlia ha viaggaito indossando varie maglie e pantaloni sovrapposti che pareva l'omino Michelin, solo perchè aveva stipato troppe cose in valigia.

Passato anche il trauma del check in, ci si avvia ai controlli di sicurezza dove le situazioni diventano assurde, veri e propri strip-tease perchè quell'infernale macchinetta continua a fare beep ed allora via scarpe, camicie con i bottoni di metallo,

"I pantaloni? Come i pantaloni?"

Anni fa ho visto una splendida signora piuttosto alterata levarsi tutto ed attraversare altezzosa lo stargate in biancheria intima pure piuttosto ridotta.
Per cavalleria noi maschietti ci siamo astenuti dall'applaudire la performance.

Di solito io arrivo già pronto, via il laptop dalla borsa, la cintura l'ho levata prima, le monetine sono nel borsello che va nel cesto insieme al giubbotto, attraverso lo stargate tenendomi su i pantaloni con le mani, arrivao dall'altra parte abbranco le mie cassette e mentre i pantaloni tendono criticamente a scendere mi ficco in un angolo a ricompormi.

A questo punto spesso il gioco è fatto, vado a cercare il gate e dopo averlo individuato posso rilassarmi al bar, leggendo o cazzeggiando in giro.

Altre volte rimane da passare il controllo passaporti , ma con quelli digitali biometrici è ormai una pura formalità 

...a meno che l'aeroporto sia sotto attacco terroristico. Mi è capitato anche quello !

 

 

 
 
 
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Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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