Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


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sapendo che la felicità non è una meta,
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« La pace non basta6 Marzo 2013 - Piove »

La libertà non è mai assoluta

Post n°303 pubblicato il 20 Settembre 2012 da hieronimusb

Ho il diritto di dire quello che penso
Certo, ma hai anche il dovere di pensare a quello che dici, e aggiungiamo che se quello che pensi è una puttanata avresti anche il dovere di stare zitto, ma forse è chiedere troppo.

La libertà non è mai assoluta, ma è sempre mediata dal fatto di vivere in una società, in un contesto civile che si basa su alcune semplici regole, la prima delle quali è il rispetto dell'altro, delle sue idee, delle sue convinzioni.

Nella propria mente ognuno è libero di pensare quello che vuole, ma nel momento in cui il pensiero diventa azione, parola, gesto, allora la nostra libertà deve fare i conti con quelle che possono essere le conseguenze.

Sono storia di questi giorni le proteste nei paesi arabi per il film "l'innocenza dei musulmani", considerato blasfemo, su una piazza già abbastanza infervorata, stanno arrivando, come benzina sul fuoco le vignette satiriche su Maometto pubblicate da Charlie Hebdo, un giornale satirico francese che fa parlare di se solamente in queste occasioni.

Nell'uno e nell'altro caso è stata tirata in ballo la libertà di pensiero, ma la cosa non mi convince troppo.

A scanso di equivoci voglio dire subito che le proteste, opportunamente aizzate , opportunamente manipolate, prendono solamente la scusante da questi episodi, ma hanno altri scopi, se però i musulmani che scendono in piazza ad inveire contro l'America e la Francia prima, contro l'Occidente tutto poi, si fermassero a riflettere capirebbero che il loro clamore è solo pubblicità a ciò che stanno contestando, nel senso che quel filmetto non lo avrebbe visto nessuno, men che meno il giornaletto francese avrebbe avuto lettori in tutti il mondo.

Dal lato dei governi però si pone un quesito se sia giusto o meno tollerare espressioni del pensiero che vadano a ledere il diritto altrui.

Un tribunale inglese ha ingiunto ad un settimanale francese di non pubblicare ed anzi di distruggere tutte le foto della Kate Middleton in topless.
Cosa ci sarà stato di sconvolgente in un paio di tette della trentenne moglie di William d'Inghilterra nopn lo so, però lo scontro è stato sul "diritto" di sapere come sono fatte ed il "diritto", di tenere le proprie tette al coperto e farle vedere solo al consorte ed a pochi intimi.

E' logico che la pubblicazione delle tette di Kate ha fatto salire le vendite del giornale, quindi mi sembra che non si possa più parlare di provocazione utile a qualche scopo culturale o divulgativo per cui valga la pena lottare per sancire di diritto/dovere di informare, quanto piuttosto di un mero esercizio pubblicitario.

La stessa cosa vale per le vignette o il film.

Che utilità portano alla società, che interesse superiore perseguono, in altre parole, dopo la pubblicazione delle une e dell'altro, il mondo sarà migliore?, avremo una migliore percezione dell'Islam e di Maometto o piuttosto si tratta solo di ironia becera come chi si diverte a prendere in giro un altro?

Al di là del casino suscitato nei paesi arabi, al di là dei problemi legati alla sicurezza, la domanda che mi pongo è questa : E' giusto che, per una mera operazione pubblicitaria e di propaganda che va a beneficio di pochissimi, si possa anche solo insultare il sentimento religioso di un popolo?

Nel dovere di informare, non ci dovrebbe essere , come motivo di fondo, quello di arricchire culturalmente, anzichè impoverire la nostra già misera conoscenza?

Un Maometto nudo, le tette di Kate che vantaggio portano alla nostra cultura?

La smettiamo di chiamare "diritto", quella che è solamente una scorciatoia verso guadagni più o meno leciti?

Oggi c'è un termine molto usato "provocazione", scuotere le coscienze con immagini forti, con situazioni estreme

... ma chi ne sente il bisogno?

... ma chi è che può arrogarsi il diritto di decidere che le coscienze altrui hanno bisogno di essere scosse? Che pensi alla sua e che , se proprio vuole dare un impulso costruttivo al mondo, impari ed insegni a costruire.

Con rispetto parlando, a fare la cacca sono buoni tutti, anche gli animali ed i bambini.

A fare il pane ci vuole fatica e competenza.

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Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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