Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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Messaggi di Marzo 2017

27 Marzo

Post n°543 pubblicato il 27 Marzo 2017 da hieronimusb

Che mio padre stia meglio è confermato dal fatto che sia tornato a brontolare.

Devo premettere che mio padre è un giovinotto di 81 anni, che non è mai stato fermo un momento nella sua vita, grande organizzatore di eventi ancora ieri ha mandato in gita 94 persone, (e qui c'è il suo genio perchè ha saputo crearsi attorno una squadra che funziona bene anche se diretta da distante).

E' stato operato all'anca giovedì scorso, nella notte tra giovedì e venerdì, probabilmente a causa del sedativo che non ha funzionato ha fatto il diavolo a quattro, si è alzato strappandosi tubi e tubetti, urlava, vedeva insetti che lo assalivano e così via.

Questo deve avergli procurato una rottura dei punti interni, per cui ha avuto una grave perdita di sangue che lo ha portato sull'orlo del collasso, pressione a 50/70 e tutti ppreoccupati, meno che lui

Dopo trasfusioni e cure, adesso si è rimesso, mangia come un lupo, (anche se , mentre lo assisto, continua ad offrirmi minestrina, prosciutto, purè e financo la mousse di mele) e pretende di essere riportato a casa.

Ho provato a farlo ragionare. "Papà, so che chi ha avuto un'operazione come la tua deve stare una quindicina di giorni in una struttura per la riabilitazione e la fisioterapia".
"Balle, mi devono mandare a casa e li viene il mio fisioterapista!"

"Papà, per andare in casa ci sono tre rampe di scale, come ti portiamo su"
"Ah, in qualche modo facciamo, qui mi annoio non ci voglio più stare"

"Anche ammesso che riusciamo a portarti in casa, come ci giri con il girello che non c'è posto?"

"Giro intorno al tavolo di cucina!"

E qui mi fermo perchè non sono più sicuro che ci sia ancora con la testa. Nella sua cucina il tavolo è appoggiato alla parete!

Mia sorella, abbastanza disperata, ha contattato il fisioterapista che è venuto in ospedale stasera e dopo una lunga discussione è riuscito a convincerlo a fare richiesta per essere mandato in una struttura riabilitativa vicino a casa.

Non so come abbia fatto perchè l'infermiera ha protestato che eravamo in troppi ed allora io sono uscito ed in corridoio ho incontrato un amico di mio padre, di età piuttosto avanzatina pure lui, che mi ha attaccato bottone .

Devo però che è stato piacevole, una chiaccherata in dialetto con un vecchio del paese ed il discorso è spaziato dal papà, alla sua operazione di domani, al fatto che lo stavano mandando a farsi la doccia, (ed ha chiesto all'operatrice se gli andava a lavare la schiena), ai commenti sulle visitatrici che stavano arrivando e se "quella è dei nostri oppure no", intendendo se è piemontese oppure no.

A noi si è aggiunto il suo compagno di camera che dovrà essere operato pure lui domani e così, dopo tanto tempo mi sono trovato a parlare in dialetto quasi stupendomi con la facilità con cui le parole mi uscivano nonostante pensassi di essere "arrugginito".

Domani, quando torno dal lavoro ne avrò tre da andare a trovare

(se qualcuno volesse avere un assaggio di dialetto, si ascolti la canzone anche se questo è torinese quindi già più inurbato )

 
 
 

26 Marzo

Post n°542 pubblicato il 26 Marzo 2017 da hieronimusb

Sono al mio paesello natio anche questo weekend perchè mio padre è stato operato in settimana e ieri la situazione sembrava critica, quindi ho fatto armi e bagagli e da Cesena sono tornato qui.

Sono stato in sua compagnia tutto il pomeriggio di ieri chiaccherando per tenergli compagnia, anche perchè a stare nel letto immobile si annoia, o meglio , lui ha chiaccherato ed io ho ascoltato perchè da questo punto di vista non sono per niente loquace.

La crisi di ieri mattina pare rientrata, anche se stamattina, mentre poltrivo nel letto incurante che ci fosse l'ora legale, mi sono trovato a pensare ad una sua eventuale dipartita, ma l'angoscia che ho provato sul momento si è stemperata al pensiero delle cose da fare, ma soprattutto di quelle già fatte.

Però adesso, in attesa che venga l'orario di visita mi rilasso e mi concedo questo insperato relax. Sono già stato, per tempo, a fare spesa perchè, non considerando di essere qui oggi, il frigo era desolatamente vuoto, ma soprattutto mi trovo con un patrimonio di ore davanti da riempire come meglio credo, magari suonado la chitarra, leggendo o continuando a studiare quello che mi ha tenuto occupato nell'ultima settimana.

Sono momenti leggeri, da prendere al volo come ogni cosa che nella vita porta gioia, spesso ci aspettiamo qualcosa di grande, magari con un grosso nastro colorato che dica "Ecco la gioia che cercavi" ed invece la felicità è fatta di momenti che passano veloci e che occorre essere bravi per riconoscerli al balzo e consumarli sul momento.

la gioia non è qualcosa che si possa mettere da parte per altri momenti, è come la manna nel deserto, va consumata subito ed è qui il segreto della felicità.

Ed intanto dalla nuvolaglia fosca spunta un timido raggio di sole

 

 

 

 
 
 

Quel maledetto aereo per Lahore

Post n°541 pubblicato il 22 Marzo 2017 da hieronimusb

Nessuna imprecazione, solo un rimando ad un celebre western dove c'erano un treno e Yuma.

Sono finalmente arrivato a Lahore al quarto tentativo, dei primi due ho già dato notizia, ma il più clamoroso è stato il terzo.

Tutti presenti come scolaretti alla partenza per la gita noi che avevamo già fallito gli appuntamenti 1 e 2, rispettivamente domenica sera e lunedì mattina, ci siamo presentati alle 19.30 fuori dall'hotel con le nostre brave borse in mano e tanta, tanta speranza.

Siamo arrivati all'aeroporto di Abu Dhabi, fatte tutte le procedure di sicurezza per cui è stato grazioso vedere le hostess togliersi le scarpine e saltellare sui piedini nudi per oltrepassare il metal detector , ci hanno imbarcati, quando l'aereo ha rollato sulla pista e si è alzato, tra me e me ho pensato "E' fatta! Arriverò là alle cinque di mattina, ma almeno ci sono".

Ci hanno ovviamente offerto la cena e mentre mi stavo gustando il mio momento di relax provando a schiacciare un pisolo, la mappa che riporta lo stato del volo è improvvisamente cambiata, da una spezzata a due frammenti si è trasformata in un triangolo.
Subito dopo, quasi a volermi togliere ogni speranza su un presunto baco del software, l'aeroplanino ha iniziato a virare ed anche la percezione sui movimenti dell'aeromobile è stata la stessa.
"scusate è il capitano che vi parla, stiamo tornando ad Abu Dhabi perchè l'aeroporto di Lahore è impraticabile a causa nebbia."

Così alle 2.30 del mattino eravamo di nuovo tutti al punto di partenza, ci hanno dato i pass provvisori, abbiamo nuovamente passato le misure di sicurezza ed ognuno si è organizzato per passare la notte.

C'era una ragazza molto bella, alta, occhi neri profondi, naso importante che indossava un bellissimo sari bianco e arancione. Lei è stata seduta cinque ore composta ed in silenzio al tavolino di un bar. Questa è signorilità. Aveva le mani ed i piedi decorati con l'hennè, che è un segno di festa per gli islamici, ma mi ha davvero colpito perchè un portamento così regale può solo avere sangue di principessa nelle vene.

C'erano poi famiglie con bambini che hanno corso come matti tutta la notte su e giù per i corridoi dei gates

E poi c'ero io stravaccato per terra, tra l'ultima fila di poltroncine e la vetrata dove sono riuscito ad appisolarmi e dormire un paio d'ore.
Non mi hanno disturbato gli annunci emanati ad alto volume , il problema vero è stata l'aria condizionata a manetta che ha sparato tutta la notte e che mi ha procurato un mal di testa feroce, per cui alle 5.30 vagavo per l'aeroporto che non chiude mai a cercare una pastiglia perchè le mie erano nella valigia nella pancia dell'aereo.
Ci conoscevamo ormai tutti, almeno di vista, una grande famiglia di zombie che stamattina era assolutamente rincoglionita, non appena chiudevo gli occhi mi addormentavo.

Poco prima di atterrare mi consegnano la l'immigration form, metto la mano nella taschina della giacca dove , insieme al passaporto tengo la penna ed improvvisamente mi sono svegliato di botto.

Azz... dove è il passaporto? L'ultima volta che me lo ricordo ce lo avevo in mano quando sono salito sullì'aereo. Che mi sia caduto mentre mettevo su la valigia? Che mi sia scivolato?
Il problema è che non sto atterrando in un posto qualsiasi della cara vecchia Europa, ma in un paese che da anni convive con terrorismo ed altro per cui non hanno alcuna voglia di scherzare.

Sto già sudando freddo quando una forma da sotto il maglione mi fa tirare un sospiro di sollievo, avevo mancato il taschino, ma si era fermato tra la panza e la cintura, pericolo scampato.

L'aereo rulla sulla piasta di atterraggio e finalmente un applauso liberatorio si leva da questa massa di disgraziati, ci stringiamo la mano congratulandoci a vicenda per avercela finalmente fatta a raggiungere questa località che non è molto distante dall'ubicazione dello Shangri-la, ma a quanto pare è irraggiungibile allo stesso modo.

Ed ora sono qui, in camera, con due guardie armate fuori dalla porta, sulla sicurezza i miei committenti non scherzano per nulla

 
 
 

Ars Moriendi

Post n°540 pubblicato il 17 Marzo 2017 da hieronimusb

Con riferimento al post precedente, stamattina sono stato al commiato funebre del mio amico che si è tenuto presso il Tempio Crematorio in un paesino vicino.

Il tempio è molto bello, un'architettura moderna, pulita, linee morbide, molta luce in questa giornata di protoprimavera e la prima impressione che ho avuto è stata di una casa accogliente.
Musica classica ad accompagnare l'attesa del rito e fino a qui, tutto bene.

Da una porta laterale è entrata la ragazza che aveva il compito di presiedere al rito
Una ragazza sui venticinque-30 anni, con una voce bassa, ma chiara, indossava un completo blu ravvivato  da un foulard granata che riempiva lo spazio aperto della giacca indossata su una dolcevita bianca.

L'impressione era buona, sobrietà, cura,rispetto, attenzione.

Come detto ero amico, ma non intimo, per quando quando la ragazza ha invitato chi lo voleva a parlare per dare il suo saluto non mi sono persentato e nessun altro lo ha fatto.

Sono stati letti un paio di brani, non male roba vagamente new age che però non si capiva a chi fossero destinati, se al defunto o ai suoi familiari.

Come detto all'amico piaceva ballare per cui, quando i presenti sono stati invitati intorno al feretro a dare l'ultimo saluto la musica era una bachata.

Poi il feretro è stato portato via per "proseguire il suo cammino"....

Tutti sono usciti ed io mi sono trovato a pensare "Beh? E' tutto qui?" , avevo dentro un gran senso di vuoto e mi chiedevo perchè, cosa mi fosse mancato.

E mentre tornavo indietro verso il lavoro mi sono trovato a pensare che in tutta questa preparazione è mancata la... Speranza, o forse più che altro è mancato il Cuore.

E' stata una cerimonia bella, preparata a tavolino, ma fredda, senza nulla per chi rimane e, di solito in questo nostro mondo la morte è un problema per chi rimane più che per chi se ne va.

Pare che parlare di Speranza, in un mondo iper tecnologico sia qualcosa di obsoleto, di poco moderno, in fondo sappiamo che dopo non c'è nulla,  con la morte tutto finisce...

SAPPIAMO??????

Noi non sappiamo un bel niente, chi dice che l'anima non esiste ha la stessa credibilità di chi ne sostiene invece l'esistenza, perchè ad oggi non ci sono prove scientifiche nè per l'una che per l'altra versione.

Noi possiamo anche creare fegati, cuore, organi artificiali, possiamo alimentare il cervello con elettricità e soluzioni fisiologiche, ma una persona che è stata abbandonata dal soffio di vita non tornerà più ad essere ciò che era, noi non siamo solo la sommatoria della materia e dei processi fisiologici ed elettrochimici, siamo qualcosa di più e lo percepisce chiaramente chi riesce a sintonizzare la sua anima sull'intima bellezza di ciò che ci circonda, di chi ha provato un amore vero e corrisposto.
Nessuno potrà mai convincermi che aggiungendo sali e zuccheri a Salvino lo si possa trasformare in Madre Teresa di Calcutta e che con opportuni accorgimenti Trump possa diventare un novello Kennedy.

C'è qualcosa di più e questa consapevolezza accoglie e consola chi rimane.

E' questo che è mancato nel rito funebre di oggi. E' questo che manca troppo spesso in questo nostro mondo che ha dimenticato l'Ars Moriendi.


("la viola d'inverno" di Vecchioni è stata suonata ieri durante il rosario)


 
 
 

Quella porta...

Post n°539 pubblicato il 16 Marzo 2017 da hieronimusb

Mentre sto ascoltando la partita mi squilla il cellulare, è il mio amico Beppe e, subito , penso mi voglia proporre di andare al bar a vederla in TV, cosa che avrei declinato considerando che da più di una settimana non sto bene e che sono in piedi solamente perchè il mio nuovo collega non è in grado di essere autonomo.
Ed invece mi dice è morto un mio coscritto, uno che conoscevo bene che mi aveva un po' bullizzato quando eravamo piccoli, ma che, per quella strana teoria per cui ciò che non ci ammazza ci rafforza, era infine diventato mio amico.

La notizia mi lascia allibito anche perchè G.M. era un gran bel tipo, ancora giovanile con la classica aria da monello senza età, due occhi azzurri che erano uno spettacolo ed il fisico di quei fortunati che possono fare qualunque cosa, ma non ingrassano mai.

Piaceva moltissimo alle donne e lui si concedeva volentieri alle loro grazie, non potrei dire che fosse uno stronzo che le ingannava, anzi penso che lui fosse sempre sincero nel non voler rapporti imegnativi e che alla tipa di turno andasse bene così, in fondo ognuno di noi è sempre convinto di essere e poter essere speciale ed aver carte da giocare.

Sabato sera era andato a ballare come faceva spesso, poi al ritorno in auto con la compagna di turno si è sentito male , il tempo di accostare ed era morto: infarto.

A tutti i viventi tocca, prima o poi, attraversare quella porta ed il dibattito è poi sempre lo stesso, è meglio farlo in questa maniera improvvisa, inconsapevole oppure è altrettanto intenso avere il tempo di prepararsi?

Conosco molti che sono passati da uno stato all'altro senza avere il tempo di rendersene conto, per contro mia moglie ha invece avuto la consapevolezza che il suo tempo era al termine, ha potuto chudere ogni conto con questo mondo ed aspettare il passaggio verso il dopo.

Se avessi potuto scegliere per lei avrei scelto la non consapevolezza, ma solamente perchè il mio desiderio istintivo di proteggerla sarebbe stato quello di non farle guardare in faccia il termine del suo cammino, la Vita ha deciso diversamente e non posso che accettare quello che è successo.

Resta però il fatto che la nostra società ha perso il senso dell'Ars Moriendi, lo si vede anche nei dibattiti di questi giorni su testamento biologico e Disposizioni Anticipate di Trattamento.

Nel nostro tempo si tende a scindere il concetto di vita e di morte senza considerare che è una consecutio naturale oltre che temporale.
Una parte la gioca sicuramente lo scetticismo, la fatica nel guardare alla nostra spiritualità che aprirebbe orizzonti sul dopo, siamo meccanici, convinti che tutto sia solamente riconducibile a reazioni elettrochimiche e che la morte sopraggiunge con la cessazione dei processi vitali.

In realtà la morte ha anche aspetti positivi, nel momento in cui ci obbliga a fare i conti con noi stessi, con l'utilizzo del nostro tempo, con il nostro desiderio di felicità che non può essere rimandato ad un momento successivo ed ipotetico nel tempo, ma deve essere costante di ogni nostro giorno, di ogni nostra attività, di ogni nostra scelta.

Sarà forse per questo che mi alleno a morire ogni giorno, facendo il punto su ciò che sono, ciò che faccio ed ho fatto, iniziando a rinunciare a tutto ciò che non mi dà gioia, a ciò che mi appesantisce l'esistenza, sogni irrealizzabili, persone incapaci di dare affetto, situazioni che propongono soltanto sofferenza.

Il vero trionfo della Vita sarà quella di accettare la morte di accoglierla, di esserne consapevoli sapendo che ogni istante è stato vissuto al meglio e che il libro che si sta per chiudere è stato un libro che è valsa la pena scrivere

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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