Creato da tagliatrentotto il 24/01/2012

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Il mio primo acido libro. Questo blog ne è la continuazione

 

 

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I.am.God

Post n°12 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da tagliatrentotto
 

Se siete qui forse avete googlato Dio
o forse avete googlato Io
 

I cartoni di pizza davanti all'Isola dei famosi, il cesso ed io. Un triangolo delle Bermuda casalingo che inghiotte tutte le mie serate. Un incredibile deal a buon mercato per le mie divagazioni dai contorni compulsivi e televisivi. Un fantastico pacchetto vacanza da divano e a fianco il mio cane. Penso infatti di essermene andata per i cazzi miei per un buon periodo. Mi davano per dispersa. Mi dicevano Tu guardi troppi reality e poi ti smarrisci. D'altronde le magre hanno sempre i minuti contati. La gente lo capisce quando non ci sei più, quando ti sei rintanata in un tuo luogo della mente con alcuni dei tuoi pop-corn più cari. Ti dà una patta sulla spalla e ti augura Bon Voyage. Poi non si dirà più nulla di te, tranne che tua madre continua a prepararti il tuo piatto preferito di pizze a condominio, e il tuo ragazzo per avere qualche favore sessuale ti porta al ristorante, dove la tua abbuffata è già sul menu. Peccato non si leggano più i contorni. Dopo quindici anni di disturbi alimentari è assolutamente lecito considerarsi partite. Se un giorno ritorni e cerchi la tua storia, pensa che avanti a te c'è stata solo Jane Fonda, santa patrona dei bulimici.
Tutti abbiamo una trama cucita su misura per noi. Questo facilita almeno metà delle nostre vite. Probabilmente era già scritto da qualche parte, nel mio Dna, direbbe qualche preciso, che io sarei stata un container di malattie alla moda ed incorreggibili. Ma forse posseggo almeno un'unghia della progressista dopo aver letto Another Magazine a partire dal suo lancio come rivista pazzesca, e devo per forza pensare che in contesti liberi e pragmatici non esistano destini segnati o matrimoni combinati. Devo credere che i disagi vadano cancellati dalla società, poiché sono solo un ostacolo tra me e il benessere, tra me e la felicità.
L'Occidente va protetto dal suo doppio borderline e dai suoi misfatti perché possa così brillare di luce moderna e civilizzata e possa guardare sempre avanti. La malattia invece è solo dietrologia. Non si addice a nazioni in continua crescita. Un rimedio sintetico aggiusterà tutti i nostri tic e paradossalmente ci renderà più umani. La scienza ci porterà fuori dai nostri esaurimenti. E così io speravo di risolvere ogni mia parte del corpo, con sciroppi ed impacchi. Mi dissero che ad ogni malattia corrisponde una pasticca. Ma non sia mai il caso che una pasticca generi una malattia. Allora sarebbe tutto da rifare. Esisteva quindi una pillola con le mie iniziali. La forma della salvezza blisterata in potenti rondelline bianche però mi faceva tremare il piede sinistro dalla paura. I medici cercavano di abituarmi pian piano ad apprezzare la candida musica delle medicine, una nenia pacata e mai scontata che avrebbe addomesticato la mia adolescenza fuori controllo. Un calmante può portarti peace&love e qualche altra situazione. Non aspetti altro che uscire di prigione. Ma la tua primavera è solo un'altra stupida stagione. Disprezzi soluzioni fittizie che fanno solo marketing per le anime credulone. Dovevo sfuggire all'egemonia dell'etica scientifica, spegnere la musica e sputare le caramelline, simbolo di una società risolta solo nella crosta. La guarigione, se proprio devi, te la googli su internet e poi ti applichi il Wikipedia finché la febbre ti passa. E non è un caso che gli Smiths cantassero Hang the DJ quando tutte le note di una canzone sono stonate.
Ma tra un beverone e l'altro e una bulimia cavalcante, io cominciai a pensare il contrario dei sapientoni positivisti. Mi rassegnai a credere che ci sono particolari disturbi e magagne che fanno parte dell'evoluzione
naturale di un individuo. Non vanno affatto combattutti con intere farmacie, ma accompagnati verso la fine con dolcezza e comprensione. E ragionavo molto silenziosamente, perché vaneggiare cose del genere a squarciagola ti attira un sacco di pomodori in faccia da detrattori agguerriti. Non dissi mai alla mamma che forse per me non c'era una scala in salita tutta cosparsa di successi, ma una parabola all'ingiù di bulimie e altri casini della mente, verso una presa di coscienza senza precedenti. Non le dissi che forse solo attraverso questo percorso avrei iniziato ad esistere veramente.
In questi anni ho imparato molte cose. A fare l'uncinetto. Che un bacio è come un timbro. Che le ossessioni nascono nelle crepe della quotidianità, e poi si gonfiano come mondi paralleli. Le ragazze che si ammalano, dopo una certa età non hanno la pazienza di capire che qualche rigurgito adolescenziale più forte degli altri le ha seguite fino al matrimonio. Forse scomparirà con le prime rughe. O forse servirà un esorcismo. La mia adolescenza ha quasi quarant'anni. Ma sento che la troppa giovinezza è finita, grazie a Dio, dopo tanti compleanni. Mi ha regalato demenziali abbuffate e torte colorate che ora saranno tovaglie ricamate e raccolte differenziate. Sono stata una Barilla girl, per nulla minimalista, credevo perfino ai fusilli fuxia. L'haute couture non poteva distrarmi e neanche gli scacchi. Ero a mio agio solo tra batterie di pentole. E poi, dopo l'ultimo soffritto disperato, puff, le mie ferite chiuse. Chiuse forever. La sala da pranzo deserta. Una casa educata. Un' American Psycho equilibrata.
Che cos'è che fa scattare una molla. Una domanda che ora mi rivolgono in tanti. Perché solo le patatone come me credono che si esca dalla bulimia senza minimo sforzo, solo aprendo una porta e guardando il sole in faccia. Solo una sprovveduta può pensare di usare Wikipedia e guarire con un semplice clic. Provo imbarazzo a non saper spiegare come ho fatto ad uscire dalla merda. Provo imbarazzo a provare imbarazzo, poiché il sentimento che solitamente si attacca addosso a me è l'amore. Amore per le ossessioni e i drammoni, nulla di imbarazzante ormai. Il galateo dei sopravvissuti insegna però che l'alchimia di una rinascita fisica o interiore andrebbe condivisa con il resto del mondo. Andrebbe spammato un condensato di speranza sugli spazi virtuali altrui. Si dovrebbe fare un'apparizione da Ophrah Winfrey con un libro in mano e un banner attaccato in fronte, oppure confezionare gadgets che fermano nel tempo il momento vincente, ed appuntarsi due spilline sui capezzoli, così chi ci guarda le tette saprà che siamo individui perfettamente usciti.
Io stessa mi sono interrogata davanti allo specchio. Si, tu, come cazzo ci sei riuscita? Stavano per ordinare una bara giusta giusta per i tuoi quaranta kg. per seppellirti come hanno fatto col centrodestra un pò dappertutto. Scuoto la testa ed è ancora imbarazzo. 
Ma se proprio dovessi dare un consiglio, oggi io direi Non ti muovere (non è affatto un libro della Mazzantini, me ne guardo bene dal fare pubblicità ad una scrittrice più brava di me). Lascia tutto cheto. Dalle tue giornate impagliate, ai pranzi smembrati, al tuo cane bassotto che si pompa dobermann. Bisogna sempre tenersi impegnati con dei putiferi personali, altrimenti si rischia di appiattirsi come figurine Panini. Che bulimia sia. Percorri le tue strade nere avanti e indietro, solcando a fondo la maledizione, solo così diventerai enormemente streetwise e darai un calcio alla sfiga. Oppure, se stai veramente sprofondando, come è facile che sia, affidati a Dio. Ogni tanto è bene scambiare quattro chiacchiere con qualcuno che non ti risponde. A meno che in quelle non-risposte tu non ci peschi la fede. Può andar bene anche un dio qualsiasi libero da impegni, un Personal Jesus direbbero di nuovo i Depeche Mode, un personal shopper, preferirei io. Una volta il mio dio delle scuole medie era il Postalmarket, poi dai kilt slabbrati sono passata come una puttana ingrata a Calvin Klein. Oggi mi interessa principalmente pregare il botox e tutti i beauty derivati di cavarmi un pò di annate dagli zigomi. Le celebrities, ad esempio, si danno sempre a degli hairstylists che a Hollywood sono più che divinità.
Reach out, touch faith. Tocca la fede per guarire. A meno che tu non sia come me, religiosa e credente come un legno, e con una punta di anticlericalismo che stranamente corre da sempre nelle vene della mia famiglia terrona. Dio è troppo ingombrante soprattutto nei giorni feriali. Non ammetto altro ego di fuoco che non sia il mio. Ho diffidenza delle guide e dei guru che mi mostrano la strada. Non voglio amici perfetti che mi guardino dall'alto. 
Una volta in un racconto scrissi Io non sono Dio, io sono io (comperate il mio di libro, non quelli della Mazzantini, si trova online dappertutto, impossibile non sbatterci contro mentre googlate i cazzi vostri). Ma alla soglia dei quarant'anni le cose cambiano. C'è un piccolo dio in tutte noi attempate. L'invincibilità è quasi scontata. Il guizzo del supereroe ce l'hai nella tasca interna della giacca da sera. Se non sono Dio ora che ho carte di credito e mille modi di spenderle, non lo sarò mai più.
Il mio nuovo status è evidente e fluorescente come criptonite. Gli eventi sono plastilina nelle mie mani, tranne la curva del mio stipendio e le code in autostrada. Succede tutto questo solo dopo i trentacinque, mi dicono. In me ora albergano quantità infinitesimali di disciplina e self-control, qualità assolutamente divine se mescolate ai miei capelli scuri. Ricordatevi che prima sprizzavo esaurimenti nervosi da tutti i pori e balbettavo i gusti del gelato se calavano gli zuccheri. Ora esistono dei cibi che preferisco, altri che non digerisco. Sono attratta dalla soja, ma anche, se vogliamo, dalla noia. Certe volte volo in alto oppure vado a cena col mio fidanzato. I miei pasti hanno un che di libero arbitrio, proprio come fa un dio. Un dio che si schiaccia i comedoni e sbava sulle foto di Benicio del Toro. Chi riesce a fare una perfetta U-turn verso un'esistenza piatta e prevedibile è certamente un fico. Un megaloman può cadere e farsi male ma poi si rialzerà più forte di prima. Anche le ragazze superficiali e ricoperte di strass hanno una forza di volontà. Vi ricordate quelle fregnacce anni Ottanta che recitavano che dobbiamo credere in noi stesse e su cui stendevate una X di disgusto? Parole sacre.
 
Ora che ho detto addio alla bulimia
 
Se Redbull non mi mette le ali
 
fa davvero lo stesso
 
Io sono io
 
Io sono Dio



N.B. La Mazzantini è una delle mie scrittrici preferite

 
 
 
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