Creato da alesio_pierotti il 05/01/2013
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TRA STORIA E MISTERO - Il mistero della Profezia di Malachia

 

Maelmhaedhoc O’Morgan è il nome in medio gaelico irlandese, comunemente chiamata anche gaelico o gaelico irlandese e corrispondente alla lingua nazionale irlandese, dell’uomo di chiesa che il 6 luglio 1190 venne proclamato santo da papa Clemente III. Il suo nome latino, con cui è noto, è Malachia: San Malachia di Armagh.

Armagh è oggi una piccola città dell’Irlanda del Nord, capoluogo dell’omonimo distretto. Armagh è un centro religioso di estrema importanza: è infatti la sede sia dell’arcivescovo della Chiesa cattolica che di quello della Chiesa anglicana, primati d’Irlanda. Il particolare primato religioso di Armagh ha origine nel 445 quando san Patrizio, oggi patrono d’Irlanda, fonda la prima chiesa in pietra e fonda una scuola che getterà le basi di quella corrente nota come cristianesimo celtico.

Proprio ad Armagh nasce nel 1094 Malachia il quale, dopo un lungo percorso di studi, venne nominato sacerdote da san Celso (Cellach) di Armagh, nel 1119. Trasferitosi a Lismore, presso la scuola fondata nel 635 da san Cartaco di Lismore, Malachia perfezionò le sue conoscenze della liturgia sacra e della teologia sotto la guida di san Malchus. Nel 1123 Malachia venne nominato abate di Bangor (Beannchar in gaelico irlandese) e l’anno seguente vescovo di Down e Connor. Dopo la morte di Celso di Armagh, avvenuta nel 1129, Malachia venne nominato nel 1132 suo successore come arcivescovo di Armagh, incarico che accetterà con grande riluttanza e che riuscirà a ricoprire effettivamente soltanto dal 1134. Come ha scritto san Bernardo Chiaravalle, Malachia riuscì a ripristinare la disciplina nella chiesa irlandese, riformandola e riorganizzandola. Tra i suoi meriti l’adozione della liturgia romana. Rassegnate le dimissioni nel 1138, Malachia lasciò Armagh per tornare a Connor. All’inizio del 1139 viaggiò fino a Roma, visitando lungo il tragitto san Bernardo di Chiaravalle e ricevendo dal papa Innocenzo II la nomina a legato pontificio per l’Irlanda. Malchia morì durante il secondo viaggio che intraprese per Roma, nel 1148: appena giunto a Chiaravalle per far visita all’amico san Bernardo morì tra le braccia di questo il 2 novembre.

Malachia è entrato però nell’immaginario collettivo non tanto per le sue opere di evangelizzazione e di riforma della chiesa irlandese, quanto per una sua presunta profezia: la Profezia dei Papi. Questa è composta da 112 brevi frasi in latino che dovrebbero riassumere il destino e il carattere di altrettanti pontefici della Chiesa cattolica a partire da papa Celestino II.  Secondo la tradizione Malachia ebbe visione delle profezie durante il primo viaggio a Roma, nel 1139 e le riportò in un manoscritto intitolato “Prophetia de Summis Pontificibus”. Questo manoscritto sarebbe poi stato depositato presso gli Archivi Vaticani e successivamente dimenticato fino alla sua riscoperta nel 1590. La profezia fu pubblicata soltanto nel 1595 da Arnold de Wyon, storico benedettino, nel libro “Lignum vitae, ornamentum et decus Ecclesiae” (liberamente scaricabile da books.google.it) edito a Venezia ‘apud Georgium Amgelerium”.

La maggior parte degli studiosi, compresi i curatori dell’ultima edizione dell’Enciclopedia Cattolica, suggeriscono che la profezia sia un falso risalante appunto al XVI secolo; un falso probabilmente realizzato da Alfonso Ceccarelli attorno al 1590. Questa teoria è stata avanzata la prima volta da Luigi Fumi agli inizi del XX secolo.

Fumi, nato ad Orvieto nel 1849 e morto nella stessa città nel 1934, è stato un personaggio di primo piano nel mondo archivistico e della cultura italiana della seconda metà del XIX secolo. Fumi dedicò all’opera di Alfonso Ceccarelli un ampio studio nel 1902. Secondo Fumi Ceccarelli, noto falsario di linee genealogiche e di documenti vari, avrebbe scritto le profezie con l’obiettivo di orientare il collegio cardinalizio nell’elezione del Pontefice a favore del suo protettore e mecenate: il cardinale Girolamo Simoncelli. Gli argomenti portati però da Fumi a sostegno della sua teoria non sono del tutto conclusivi. Soprattutto se si considera che le ambizioni del Simoncelli di ascendere al soglio pontificio dovrebbero essere datate al 1590, anno della morte di papa Sisto V, e che il Ceccarelli morì, dopo aver confessato sotto tortura i numerosi falsi compiuti, nel 1583.

Secondo alcuni studiosi, l’autor delle profezie sarebbe Nostradamus il quale avrebbe utilizzato uno pseudonimo per evitare di attirarsi la condanna della Chiesa per aver profetizzato la distruzione del papato.

La profezia di Malachia termina infatti così: “Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dei sette colli cadrà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo”.Almeno come proposta nel nel Lignum Vitae, non è chiaro se questa visione sia l’ultima delle profezie o se sia collegata al motto che la precede: ‘Gloria olivae’.Non è ciò chiaro se ‘Gloria olivae’ e ‘Petrus Romanus’ siano intesi come pontefici successivi o siano riferiti allo stesso pontefice.

Secondo alcune interpretazioni il papa descritto da Malachia (o comunque da chi ha usato il suo nome) con il motto ‘Gloria olivae’ è Benedetto XVI: al secolo Joseph Ratzinger. Ratzinger è nato il 16 aprile 1927 e proprio il 16 aprile fu la prima Pasqua di Ratzinger come Ponteficie. Gloria olivae: la gloria dell’olivo, il simbolo pasquale per eccellenza.

Benedetto XVI potrebbe quindi essere il penultimo ponteficie o, vista la difficoltà nel comprendere il rapporto tra ‘Gloria olivae’ e ‘Petrus Romanus’, l’ultimo.

Nel 2001 Schmeig Maria Olaf  ha però avanzato l’ipotesi che nella trascrizione delle profezie sia andato perduto un motto: ‘Caput nigrum’. Benedetto XVI ha nello stemma una testa di moro. Questa ipotesi però non è confermata da altre fonti e soprattutto non è chiaro se il motto ‘Caput nigrum’ debba ritenersi precedente o successivo a ‘Gloria oliva’.

Secondo alcuni, infine, ‘Pietrus Romanus’, inteso come motto slegato da ‘Gloria olivae’, non è da riferirsi al papa. Infatti il nome Pietro Romano contraddice la prassi pontificia di non assumere il nome del primo papa: Pietro l’Apostolo. A chi lo dobbiamo riferire quindi ? Le teorie sono due.

La prima teoria si rifà invece ad alcune coincidenze storiche, diffuse nell’immaginario collettivo, che vedono l’ultimo sovrano di una dinastia portare il nome del primo. Ad esempio, l’ultimo imperatore romano: Romolo Augusto, come il primo re ed il primo imperatore di Roma; oppure Umberto II, ultimo re d’Italia: Umberto come il fondatore della dinastia savoia. Secondo questa teoria quindi il prossimo papa dovrebbe essere Romano II (un papa Romano regnò tra l’agosto e dil novembre 897).

La seconda vuole che ‘Pietru romanus’ faccia riferimento al cardinale camerlengo che, alla morte (o alle dimissioni) del pontefice ‘Gloria olivae’, siede sul trono di Pietro in attesa dell’elezione del successivo. È impressionante ricordare che l’attuale camerlengo è il cardinale Tarciso Pietro Evasio Bertone, nato a Romano Cavalese: una semplice coincidenza il fatto che nel suo nome sia contenuta la parola Pietro e nella sua località di nascita sia contenuta la parola Romano ?

 

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pgmma
pgmma il 13/02/13 alle 18:16 via WEB
Per la faccenda del Papa, quel vecchietto in difficoltà grande, avrei voglia di sviluppare quanto segue. Con le sue parole drammaticamente gravi e precise forse è l'unico vincitore. Poichè ci vorrebbe molto tempo per capire qualcosa di più, procedo per cenni: infallibilità, inamovibilità,...del pontefice (B 16°) che si è definito Vescovo di Roma mai la CC ha avuto un momento così drammaticamente insolito, troppi guai accumulati in precedenza , cose più sostanziose delle dimissioni stesse. è sottoposta a persecuzioni nel mondo intero, ha seminari vuoti, difficoltà economiche, incredulità, scandalo pedofilia, Ior, è sottoposta a movimenti che sono divenuti poteri-sette al suo interno : CL, NC, Legionari, OD, Pentecostali, ...e altre divisioni ha erroneamente rimosso la 'teologia della liberazione' (Romero & C) , degli umili, poveri, semplici da 8 anni B 16 non ha fatto che chiedere scusa a tutti (es: vedi discorso di Ratisbona) tra pochi amici interni al Vaticano e di coloro che gli stanno attorno (vari corvi) la CC ha bisogno di grandi scelte politiche e non di immobilismo. Non si è pronunciata sul ruolo delle suore (governanti?), sul dovere dei cattolici di partecipare alla politica,.... problemi del modernismo ! E tra tutti: l'intelligenza artificiale (tra poco operativa) e che richiede una nuova etica , oltre il genoma, l'eutanasia (emblematico caso Englaro) , la psicologia, la demografia, il settarismo, una nuova liturgia (vedi Rosmini), la nuova massoneria, il matrimonio, il modo di condurre le guerre, ecc....
 
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