Tyki's Fantasy

La Leggenda del Dragone

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 

"BENVENUTI!"

 

I MIEI BLOG AMICI

 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

 

« CAPITOLO XXVIICAPITOLO XXIX »

CAPITOLO XXVIII

Post n°31 pubblicato il 16 Maggio 2008 da Tyki_Mikk
 

Erano chiamati demoni, paragonati a mostri dalle sembianze umane, considerati esseri maledetti col sangue. Disprezzati, odiati, ma soprattutto temuti, il rispetto di cui godevano in parte era dovuto alla loro forza, alle loro grandi abilità combattive. Ma la verità era che incutevano terrore alla gente, quasi in ogni parte del mondo. Ed era ovvio, visto che con sé spesso portavano solo morte e sofferenza. Persino i feoriani stessi, compresi i soldati dell’esercito imperiale, li evitavano come la peste.
Per tutto il tempo in cui marciarono, Vash non poté fare a meno di pensarci. Ritrovarseli di già sulla sua strada lo turbava non poco. Però riflettendoci meglio, all'inizio gli era sembrato strano che Feor avesse mandato un esercito così leggero solo per agevolarne la mobilità in quelle terre. Adesso invece era fin troppo chiaro. Non aveva certo rinunciato a tutto il vasto arsenale di terribili armi, che aveva a disposizione.
Due uomini e una donna.
A una prima impressione si poteva anche definirli così. Ma il cacciatore sapeva bene che quelle persone non potevano essere affatto comuni. Da quel che doveva aspettarsi, ognuno di quei tre sarebbe potuto essere persino più forte di Blake.
"Vash, hai idea di chi sia il capitano al comando di questo attacco?" gli chiese a un certo punto Ander: "La descrizione dell’esploratore non mi ha fatto venire in mente nessuno che conosca."
"No, nemmeno a me." rispose l’altro.
Il cavaliere ne prese atto e lasciò cadere la conversazione. Alcuni minuti più tardi però riprese a parlare.
"Ammetto che non mi aspettavo di trovarci anche dei guerrieri Deathforce!" esclamò nascondendo la propria preoccupazione con un tono falsamente spensierato: "Accidenti, se mi ha preso un colpo, sul momento! Poi, ripensandoci, mi sono detto che noi due dovremmo pur essere alla loro altezza… no?"
"Dobbiamo cercare di evitarli in ogni modo." affermò seccamente il cacciatore, sorprendendo l’amico: "Non possiamo permetterci di affrontarli… ti ricordo che dovremmo infiltrarci tra le linee nemiche."
I due ragazzi potevano parlare liberamente, poiché chiudevano la fila del piccolo gruppo di sabotatori, lasciando di proposito alcuni metri di distanza dagli altri. Oltre alle ragazze erano venuti con loro cinque guerrieri di Yuwa.
"Hai già in mente come fare?" domando il cavaliere pensieroso.
"Non ho pensato a un grande piano… ma dopotutto potrebbe anche essere più facile del previsto."

Raggiunsero il Ponte delle Aquile verso il tramonto. Qui constatarono con disappunto che l’esercito imperiale si era accampato vicinissimo. Il giorno seguente lo avrebbero attraversato di certo.
"Non c’è scelta, dobbiamo agire questa notte stessa." decise Vash.
Nessuno ebbe nulla da obbiettare. Anche se affaticati dalla marcia forzata, erano tutti pronti agli straordinari. D’altronde non avrebbero potuto fare altrimenti.
Attesero che calasse il buio, nascosti nelle vicinanze del ponte. Mangiarono qualcosa, guardandosi bene dall’accendere un fuoco. Dall’altra parte del fiume, a un’altitudine decisamente inferiore della loro, potevano vedere chiaramente centinaia di tende e fuochi estendersi verso est, a perdita d’occhio. Sarebbe stato uno spettacolo gradevole, se non fosse appartenuto proprio ai loro nemici.
A un certo punto, notarono alcuni dei soldati trasportare un grosso barile metallico fuori da una delle tende maggiori, al centro dell’accampamento, per dirigersi verso la riva del fiume. Era alto quasi quanto un uomo e aveva il diametro di circa quattro piedi. Pareva pesante, ci vollero sei uomini per sollevarlo. Una volta fermatisi, uno di essi ne tolse il coperchio. Il barile venne quindi riversato nell’Ywein. Un liquido violaceo ne fuoriuscì mescolandosi subito alle acque. Quando il barile si svuotò abbastanza da alleggerirsi, lo fecero rotolare dentro il fiume.
<<Eccolo, non può che essere il veleno!>> si disse Vash: <<Meglio così. Ora so dove e cosa cercare.>>
"Seguirete me." iniziò a spiegare il cacciatore più tardi: "Tutti a parte uno, che rimarrà qui. Nel caso che qualcosa andasse storto irrimediabilmente, chi rimarrà, dovrà distruggere il ponte da questa parte e fare ritorno a Kawadi per riferire l’accaduto."
Per questo compito venne scelto uno dei guerrieri di Yuwa con il sorteggio. Questo si lamentò seccato, nessuno di loro aveva intenzione di astenersi dal pericolo. Quella che dovevano difendere dopotutto era la loro patria. Eppure sapeva che il suo dovere sarebbe stato fondamentale nel caso fosse stato necessario salvare il salvabile. Perciò non poté opporsi a oltranza.
"Attraverseremo il ponte in silenzio e camminando abbassati. Una volta oltre, ci ripareremo dietro a quelle rocce. A quel punto aspetterete che io agisca." fece una pausa: "Infiltrarsi nell’accampamento nemico in tanti è rischioso, specialmente per chi ha tratti caratteristici molto differenti da quelli feoriani. Voi dareste decisamente troppo nell’occhio." spiegò guardando i guerrieri di Yuwa: "Perciò andrò io da solo…"
"Cosa?! Non se ne parla! Non siamo venuti sin qua per restare a guardare!" si oppose uno dei pellerossa.
"Oh, ma voi servirete a controllare la situazione, per poi coprirmi la fuga…" proseguì il giovane.
"Sai Vash, in un accampamento militare girare da soli è più sospetto che farlo in due. Perciò vengo con te, visto che so anch’io come ci si comporta tra i soldati." intervenne Ander.
Aveva perfettamente ragione e il cacciatore dovette cedere. Questa concessione però fece arrabbiare ulteriormente i cinque guerrieri, ai quali si aggiunsero le due ragazze, preoccupate di venir lasciate in disparte.
"Non fatemelo ripetere…" si seccò Vash: "Non potrò certo sbarazzarmi delle botti col veleno e andarmene del tutto indisturbato! Ho bisogno di una copertura mentre scappo! Per questo volevo che portaste tutti con voi anche l’arco!"

La prima parte del piano si svolse senza intoppi. Lasciato uno dei guerrieri sull’altro lato del Ponte delle Aquile, il gruppetto di sabotatori raggiunse le rocce dove intendeva ripararsi. Attraversarono il ponte nascosti alla vista grazie al buio della notte.
Tra loro e l’accampamento si aggiravano alcune sentinelle più stanche che attente. Vash e Ander si diressero da soli verso di esse, sparendo nell’oscurità offerta dalle pareti rocciose del canyon. Le ragazze rimasero a osservarli da dietro le rocce, con il cuore in gola. Per diversi minuti tutto rimase immobile e tranquillo. Poi il cacciatore comparve dal buio, alle spalle di uno dei soldati. Prima che questo se ne accorgesse, si ritrovò con il collo spezzato e una mano alla bocca. Il suo corpo morto venne trascinato nel buio, scomparendo alla vista. Più o meno la stessa cosa fece Ander con una seconda sentinella.
I due giovani ritornarono al riparo delle rocce con i corpi delle guardie sulle spalle.
"Era proprio necessario ucciderli?!" li interrogò Sarah con disprezzo: "Non sarebbe bastato stordirli?"
"Ricorda che questi erano nemici, potenzialmente in grado di ammazzarci o di dare l’allarme, se avessero ripreso conoscenza." rispose il cavaliere.
"Avreste potuto legarli e imbavagliarli, no?" si lamentò la ragazza: "Erano normali persone, con una famiglia…"
"È pericoloso fare certi ragionamenti in guerra." sussurrò freddamente Vash: "Quel che importa ora, è che l’esercito nemico conta due soldati in meno. Mi dispiace per loro, ma non si può rischiare di prendere una pugnalata alle spalle."
I due ragazzi stavano svestendo i corpi delle loro tute e armature, per poi indossarle a loro volta. Sarah li guardò con un certo disagio e dovette voltarsi.
"Bene, adesso rimanete qui nascosti e attendete il nostro ritorno." diede le ultime istruzioni Vash: "Appena noterete un po’ di movimento e chiasso all’interno dell’accampamento, preparatevi a dover coprire la nostra fuga. Naturalmente, se non dovessimo tornare, andatevene e distruggete il ponte."
Vestito così, il cacciatore era del tutto uguale a un soldato di Feor e secondo Sarah incuteva anche un po’ di timore. A differenza di Ander, non indossò l’elmo, però decise di lasciare lì lo spadone, per armarsi della più corta spada e dello scudo che aveva in dotazione la fanteria leggera feoriana.
"Andiamo." disse al cavaliere.

Il tempo trascorreva con estrema lentezza. Nonostante la ferrea opposizione che avevano fatto in precedenza, i quattro guerrieri di Yuwa si dimostrarono estremamente calmi e pazienti durante l’attesa. Ma a Sarah invece sembrava interminabile, preoccupata per la sorte dei due compagni, ogni minuto per lei diveniva lungo quanto un ora. Poi incontrò lo sguardo di Diana ed entrambe capirono di pensarla allo stesso modo.
"Io vado." decise la ragazza di Tunsea all’improvviso.
"Ti seguo." rispose l’altra con un’intesa perfetta.
Le ragazze raccolsero e indossarono i lunghi mantelli delle sentinelle, in grado di ricoprirle interamente. Per loro fortuna Vash e Ander non li avevano ritenuti necessari. Vedendole, i guerrieri tentarono di fermarle, ma le due amiche sgusciarono via in fretta, sapendo che essi non avrebbero potuto seguirle sino all’accampamento nemico.
Nel punto in cui vi entrarono, il soldato che stava di guardia dormiva beatamente. Le ragazze avanzarono rapidamente, per non far capire a eventuali sguardi indiscreti di provenire dall’esterno. I primi feoriani svegli che incontrarono, sedevano attorno al fuoco e giocavano con i dadi. Erano chiassosi, troppo presi dalle scommesse per badare a loro. Alcuni altri stavano di guardia davanti alle tende più grandi, ma pur vedendole chiaramente, non le reputarono sospette. Era sufficiente tenersi lontane dalle tende che sorvegliavano, per essere lasciate in pace.
"Dove stiamo andando?" chiese Sarah a bassa voce.
"Non so dove tengano i barili del veleno, forse dovremmo farcelo dire da qualcuno." propose l’amica: "Ovviamente senza attirare troppo l’attenzione."
Passarono vicinissime accanto a uno dei fuochi, attorno al quale alcuni soldati parlavano spensieratamente tra loro. Evitando di attirare la loro attenzione, le ragazze si misero a origliare i loro discorsi, sperando di scoprire qualcosa di utile sul luogo in cui tenevano il veleno. Ma oggetto delle loro chiacchiere era un luogo chiamato Fort Karadan.
"Quindi il capitano Blake è stato sconfitto da un demone?" domandò conferma uno dei soldati.
"Mah, questo è ciò che si dice… naturalmente non può essere vero." rispose un altro: "Sono sicuro che è una trovata dei suoi uomini per giustificare la figuraccia che hanno fatto a Tunsea Town."
"Ho sentito che sono ritornati a mani vuote e con la coda tra le gambe…"
"Beh… a dire il vero hanno portato a Fort Karadan alcuni prigionieri, che avevano fatto nella regione di Tunsea." proseguì quello che doveva essere un messaggero: "Povera gente! Dopotutto mi fanno pena… Sai, ho parlato con uno di loro. Credo che prima facesse il fabbro… o forse il venditore di armi, non avevo capito bene..."
Diana sgranò gli occhi incredula. Senza riuscire più a trattenersi, si fece avanti. Sarah la guardò inquieta.
"Scusa, come hai detto che si chiamava quel fabbro di Tunsea?"
L’uomo si voltò verso la ragazza con aria sorpresa. La fissò con quella che poteva sembrare diffidenza. Poi però decise ugualmente di risponderle.
"Non ricordo bene… forse Raul… oppure Ryan. Qualcosa del genere, credo. Perché ti interessa?"
<<È lui, non ho dubbi!!>> si disse Diana, facendo un profondo sospiro di sollievo.
"Niente d’importante, comunque grazie!"
La ragazza di Tunsea si allontanò in fretta da quel gruppetto di soldati, trascinandosi dietro l’amica.
"Ehi, voi due!"
Si arrestarono di colpo, sentendosi perdute. La prima cosa a cui pensarono, fu di esser state scoperte. Diana cercò comunque di recuperare il sangue freddo e si voltò sugli attenti. Sarah la imitò senza troppe esitazioni. Forse si stavano sbagliando.
"Cosa state facendo ancora in giro? La marcia di oggi non vi ha sfiancato abbastanza?"
Davanti a loro si stagliava la figura di una donna piuttosto alta e forte. Parlava con voce autoritaria. Si avvicinò con aria minacciosa, ma la sua attenzione venne attratta dall’aspetto di Diana.
"Tu… non sembri feoriana!" constatò con curiosità.
Le due amiche iniziarono a sudare freddo contemporaneamente. Avevano dimenticato completamente quel particolare. La donna notò chiaramente il loro sguardo terrorizzato, ma non sembrò preoccuparsene. Diana decise di giocare le sue carte e si fece coraggio.
"Beh, vede, mia signora… la famiglia di mia madre era originaria di Tunsea…"
"Capisco…" esclamò la donna con un lieve sorriso: "Quindi abbiamo qualcosa in comune! Mi piaci, soldato! Come ti chiami?"
Per la paura, non si concesse nemmeno il tempo di pensare a un nome falso. Ma incuriosita dalle parole della donna, non poté fare a meno di osservarla con maggiore attenzione. Solo allora si accorse che la donna aveva la pelle più scura degli altri. Era un particolare che al buio della notte non era subito evidente. Però aveva i capelli, corti e mossi, di un colore vicino all’arancio, decisamente inusuale per i tunseiani. La sua voce era bassa per una donna, con tono deciso ed energico, che esprimeva un carattere forte. Eppure doveva avere solo vent’anni circa.
La divisa blu le aderiva al corpo formoso, equipaggiato con protezioni metalliche alle braccia, alle gambe, sulle spalle e sul torace. Ma la cosa che fece venire un colpo alle due amiche era lo stemma sul suo petto sinistro. Vi erano incise le lettere "D" e "F".
<<Deathforce?!!>>

Il guerriero di Yuwa prese la mira per bene. Scoccò una freccia, colpendo la sentinella feoriana proprio dove voleva, alla gola. Il soldato si accasciò a terra senza riuscire a emettere nient’altro che un debole gemito. Era il terzo soldato nemico che uccideva. Si erano spinti troppo vicini al ponte e i guerrieri avevano deciso di eliminarli, per non rischiare di venire scoperti, ma anche per mantenere libera la loro via di fuga.
Mentre i compagni trascinavano via il corpo della sentinella, il guerriero con l’arco fu distratto dal richiamo di un falco. La cosa non lo turbò sul momento, ma qualche tempo più tardi gli diede da pensare. Il Ponte delle Aquile non aveva un nome casuale. Quello era territorio delle aquile. Cosa ci faceva un falco da quelle parti? E poi perché mai stava volando di notte?
Cercò di scovarne la sagoma nel buio, ma era un’impresa difficile. Poi udì un secondo richiamo e la trovò. Sembrava piuttosto grande, ma ignorava a quale altezza volasse. Però aveva l’impressione che girasse in tondo proprio sopra di loro.
"Cosa c’è che non va?" gli chiese uno dei tre compagni, che lo avevano ormai raggiunto.
"Non so… ho come la sensazione che qualcosa non quadri…"

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/tykimikk/trackback.php?msg=4705219

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Tallund
Tallund il 17/05/08 alle 17:10 via WEB
Da domani inizio a dargli una letta. Il tuo lavoro dovrà fare a turno con la Strega di Ilse, però per gli autori italiani ho sempre tempo!
 
 
Tyki_Mikk
Tyki_Mikk il 17/05/08 alle 22:17 via WEB
Beh, ti ringrazio... mi sento un po' in imbarazzo a essere definito autore. Ho iniziato scrivendo un racconto su una trama che avevo ideato tempo fa, ma lo faccio solo per diletto.
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

INFO


Un blog di: Tyki_Mikk
Data di creazione: 15/04/2008
 

THE MIXED THOUGHTS

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Tyki_Mikkdiana_89exidor16Barrosa87ramascinkdonne.dududuterza.emmeTallundsfingealataAngelOnMyShoulder87newfashion.dsMuspelingmvalleymfantasma_13
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963