Un fico per ridere

La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di arrivare a se stesso. Finisca poeta o pazzo, profeta o delinquente, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente. H.Hesse

 

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Se i dentisti fossero impressionisti .... (Woody Allen)

Post n°73 pubblicato il 12 Maggio 2009 da verdepalude
 

Caro Theo,
verrò mai trattato decentemente dalla vita? Sono tormentato dalla disperazione! La mia testa sta scoppiando! La signora Sol Schwimmer mi fa causa perchè le ho fatto un ponte come me lo sentivo e non sulla misura della sua stupida bocca! Proprio così! io non posso lavorare su ordinazione come un volgare commerciante!
Ho deciso che il ponte doveva essere enorme e fluttuante, con denti selvaggi che spuntano in ogni direzione come lingue di fuoco! Adesso è sconvolta perchè non le entra in bocca!  E' così borghese e stupida, vorrei distruggerla! Ho tentato di cacciarle la  dentiera in bocca ma esce fuori come un lampadario veneziano.
Eppure la trovo bella. Lei sostiene che non può masticare!
Cosa m'importa se può masticare o no?  Theo, non posso più andare avanti così!
Ho chiesto a Cezanne se voleva dividere il gabinetto con me, ma lui è vecchio e infermo ed è incapace di tenere i ferri, bisogna legarglieli ai polsi ma manca di fermezza e una volta dentro a una bocca, rovina più denti di quelli che salva. C
he fare?

 

                                                                                                   Vincent
Caro Theo,
Ho deciso di dividere il gabinetto con Gauguin. E' un bravo dentista, specializzato in ponti e sembra che io gli piaccia.  Mi ha fatto molti complimenti per il mio lavoro sul signor Jay Greenglass. Se ti ricordi, gli ho otturato il settimo inferiore, poi ho odiato quelle otturazioni e ho cercato di toglierle. Greenglass ha tenuto duro e siamo andati in tribunale. C'era una questione legale  sulla proprietà del dente e , su consiglio del mio avvocato, ho astutamente fatto causa per il dente intero e mi sono poi accontentato dell'otturazione.
Beh, un tizio l'ha vista in un angolo del mio studio e vuole esporla in una mostra! Stanno già parlando di una retrospettiva.
                                                                                                     Vincent
Caro Theo,
Credo sia stato un errore dividere il gabinetto con Gauguin. E' un uomo malato.
Beve grandi quantità di candeggina. Quando l'ho rimproverato è andato su tutte le furie e ha staccato dal muro il mio diploma da dentista.
In un momento di calma l'ho convinto a provare a otturare i denti all'aperto e abbiamo lavorato in un campo dai toni verdi e oro.
Lui ha incapsulato la signora Angela Tonnato e io ho fatto un'otturazione provvisoria al signor Luis Kaufman.  Eccoci quindi a lavorare insieme all'aria aperta!  File di denti bianchi abbaglianti nella luce del sole!  Poi si sollevò un vento che fece volare il toupet del signor Kaufman tra i cespugli.
Costui balzò in avanti per prenderlo e sbattè per terra i ferri di Gauguin.
Gauguin ha dato la colpa a me e ha cercato di colpirmi ma per sbaglio ha spinto il signor Kaufman facendolo cadere col sedere sul trapano ad alta velocità.
Il signor Kaufman è partito come un razzo, portando con sé la signora Tonnato.
Il risultato, Theo, è che la Rifkin, Rifkin, Rifkin & Meltzer ha sequestrato parte dei miei proventi.
Mandami quanto puoi. 
                                                                                                 Vincent
Caro Theo,
sì, è vero.  L'orecchio in vendita dai fratelli Fleishman, negozi di giochi e scherzi, è il mio. Forse è stata un'idea sciocca ma volevo mandare a Claire un regalo per il suo compleanno domenica scorsa e tutti i negozi erano chiusi.
Eh, beh. Qualche volta penso che avrei dovuto ascoltare il babbo e fare il pittore. Non è eccitante ma almeno è una vita normale.
                                                                                           Vincent

 
 
 

La vita è un tubo

Post n°72 pubblicato il 06 Maggio 2009 da verdepalude
 

 

Stamattina, mentre stavo aspettando che la doppia dose di caffeina della mattina, iniziasse a stimolare le mie intasate sinapsi, mi ha colto un pensiero: la vita è un tubo.

A mia parziale discolpa devo precisare che in quel momento stavo partecipando alla riunione di produzione, evento a cadenza settimanale durante il quale, una serie di persone si attendono da me lampi di lucido raziocinio. Il mio pensiero invece, stava incartandosi intorno a certe macchine, riassumibili appunto in tubi, ovvero ad arnesi (items diciamo noi, nel fritto misto di latino ed inglese in cui solitamente ci esprimiamo) con un ingresso ed un’uscita, in cui inseriamo certe sostanze in entrata, sperando di raccoglierne altre, più preziose, in fondo.

Ad un certo punto un improvviso picco di caffeina deve aver raggiunto qualche sinapsi, nella mia testa. Ragionando sui  miei tubi, quelli con i quali lavoro di solito, sono stato fulminato dal pensiero che anche noi siamo niente altro che un po’ di carne più o meno ben sistemata intorno ad un tubo.  Ingeriamo, digeriamo ed espelliamo secrezioni di varia natura, comportandosi esattamente nello stesso modo in cui si comporta un tubo, alimentando quello che viene di solito chiamato tubo digerente. Non solo, noi stessi veniamo al mondo uscendo da un tubo (chiamato vagina), dopo che altri tubi di varie dimensioni hanno dato il via alla nostra personale avventura umana, convogliando sperma ed ovulo verso un appuntamento che definirei creativo.

Tralascio tutte gli ulteriori esempi che ha quel punto hanno travolto, in un cacofonia delirante, la mia mente ormai persa.

In cerca di un conforto mi sono rivolto fiducioso alla mia personale guida spirituale, chiamata Google, digitando od in altre parole, incanalando nell’infinito tubo delle ricerche virtuali le parole che mi stavano travolgendo: vita e tubo. Il tubo (catodico) di fronte al quale stavo, non mi ha deluso, secernendo perle di saggezza.

Ho scoperto allora che esiste una metafisica dei tubi. Ho scoperto che sono state scritte sui tubi parole che non si sa se siano di una perturbante profondità o magnificamente deliranti.

Che il fascino dei tubi, mi aveva travolto perché essi  sono straordinari miscugli di pieno e di vuoto, sono materia cava, una membrana di esistenza che ricopre un fascio di inesistenza..

 

Stasera passerò in libreria.

Forse.

 

Citazioni da Metafisica dei tubi, di Nothomb Amélie

 

 
 
 

Esternazione

Post n°71 pubblicato il 15 Aprile 2009 da verdepalude

Sono tornato qui, con l’animo di chi riapre la porta della soffitta dopo tanto tempo e si stupisce di ritrovare le cose che un tempo furono familiari.

Sulla destra, rivedo la mia faccia da indiano Lakota che mi fissa, dritto negli occhi, con la stessa espressione vagamente corrucciata che mi era piaciuta tanto tempo fa. Oggi invece mi appare quasi sdegnato dal fatto di essere stato trascurato per così tanto tempo.

Sbaglia perché non è stato trascurato, ma accuratamente evitato. E’ diverso.

Subito sotto, vedo gli avatar dei vecchi amici che passano di tanto in tanto a scrutare se, per caso, avessi battuto un colpo. Vorrei abbracciarli tutti, uno per uno.

 

Credo che di avere iniziato a scrivere un blog, cercando di sfuggire a quell’insensata voglia di equilibrio, che mi faceva apparire vuota, una vita fatta di cose normali.

Però è anche vero che mi piace scrivere, al di là delle mie capacità.

Mi piace raccontare delle storie. Mi piace iniziare un po’ così senza un senso … e ad un tratto le parole prendono anima. Improvvisamente tutto inizia ad avere un senso e comprendi di cosa si tratta e capisci cos’è che stai dicendo a te stesso.

 

Adesso però vado a casa, scusate l'esternazione.

 

 
 
 

Perso tutto!

Post n°70 pubblicato il 25 Febbraio 2009 da verdepalude

Traghedia! Direbbe la Katia (che è Ucraina).
Alla fine è accaduto. Sapevo che sarebbe potuto succedere, ma quando ti accade davvero ... beh, è diverso.

L'altro giorno, mentre parlavo al cellulare con mio padre, lui (il cellulare, non mio padre) ha smesso di funzionare. E' rimasto così, come appeso al niente.
Il suo schermo ancora acceso, ma irrediabilmente bianco e vuoto.
Preso  dal panico, mi sono ricordato del corso di Pronto Intervento che il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione aziendale si ostina a fare ogni anno.
So che in questi casi si deve intervenire subito. 
Ho provato con le manovre classiche: spegniriaccendi, spegnitoglilabatteriariaccendi, spegnitoglilabatteriaimprechiriaccendi,... Ma niente da fare. Sono andato su internet ed ho osato le più complesse ed ardite manovre di reset hardware e ..... niente.
Dopo quasi un giorno intero di inutili tentativi, mi sono dovuto arrendere all'evidenza. Il mio Nokia E51 con back in vero acciaio inossidabile, gentile concessione dell'azienda per la quale lavoro ormai da quasi vent'anni, se n'era andato. Per sempre.
E con lui se ne erano andati circa 300 numeri di telefono, parenti, colleghi, amici, .... Gente conosciuta per caso (come il cell di quello che due anni fa mi tamponò mentre andavo a lavoro, ci rimase tanto male poverino che mi offrì un caffè), gente che vedo tutti i giorni, gente conosciuta in India o in Cina. Numeri, che come fili invisibili,  mi tenevano vicino a persone altrimenti lontane... il senso di perdita stava per sopraffarmi.... Con il piccolo cadavere tra le mani sono corso dalla persona che si occupa dei cellulari. Ho spiegato la mia tragedia. Lei ha cercato di tranquillizzarmi dicendomi che tutti i cellulari aziendali sono coperti da assicurazione, e che in una decina di giorni avrei avuto un E51 nuovo di zecca. E per i numeri? Nessun problema, basta copiare nel nuovo l'ultimo back up di quello vecchio. Back up? Quale back up?
Vabbè dai, ...... lasciamo perdere.

Sconsolato, mi sono trascinato fuori dal suo ufficio con in mano il "muletto": un anonimo Motorola nero, con suoneria del tipo biribiribì monocorde. Io che avevo il cellulare settato con le musichette: "I've got a friend", se mi chiamava un amico, "I can't get no satisfation" se mi chiamava un collega, "Mission impossible" se mi chimava il mio capo, "La Flaça" se mi chiamava Nadia.....
Ho provato a scrivere un sms. Abituato al Nokia mi sono procurato una bolla sul pollice destro, senza riuscire a mettere insieme tre-parole-tre di senso compiuto. Un pò come chiedere ad un eschimese di andare a funghi nel deserto del Sahara: sudore tanto, risultato zero.

Il peggio è che adesso mi sento solo. E che, chiunque mi chiami, odo solo un tristissimo ed inutile biribiribì....... biribiribì...... biribiribì.....

 
 
 

Because the night ...

Post n°69 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da verdepalude


 
 
 
 
 

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