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Esercito nelle città e psicosi collettiva
Post n°396 pubblicato il 24 Agosto 2008 da kleombroto
Un commento di Pardo Fornaciari dal Corriere di Livorno Cinque giorni lontano dall’Italia non sono troppo pochi, specialmente se uno invece di andare in vacanza va ad un convegno di studi. Bastano, per rendersi conto di tante cose. Così m’è capitato di venir alloggiato, a Dubrovnik, o Ragusa Dalmata in Croazia, nella foresteria dell’Università assieme ad una cinquantina di colleghi. Niente guardie all’uscio; portone apribile con una semplice maniglia. La chiave, se si voleva rientrar tardi la sera, a nostra disposizione. Al pianterreno gli uffici e l’aula magna, al primo piano e secondo le aule, al terzo le nostre camere. Neanche una telecamera di controllo; nell’atrio, alcune teche con la documentazione dei bombardamenti serbo-montenegrini subiti nella guerra del 1991. A giro per la città, splendida come sempre, neanche un poliziotto in divisa, nonostante la calca impressionante di turisti in svariati abiti, si fa per dire: dallo slip maschile atto a coprire pacchi impressionanti, con nulla sopra, alla camicetta trasparente atta a velare seni prosperosi, e sotto un bikini succinto. Roba che a Viareggio ti costerebbe un mutuo per pagare la multa. Zingari qua e là (del resto, siamo nell’ex Jugoslavia); musulmani a giro con i loro vestimenti poco freschi, sotto la moschea. E ragazzi che danno volantini, e gente che si beve una birra o un’aranciata per strada (cosa rischiosa in certe città italiane); un gran caldo, e persone che si sventolano, sdraiate in terra a leggere un libro all’omra di un pino marittimo. Provare a farlo a Vicenza… A Dubrovnik vecchine vendono ricami sedute sui gradini della porta di San Biagio, dove sonatori di strada fanno qualche soldo offrendo poche note. A Firenze manca poco ci rischi la deportazione. Poi ti trovi coi colleghi, saluti quello e quell’altro, e uno ti fa: ma com’è che in Italia ci sono i soldati per la strada? E ricorda il tempo di guerra in Croazia, e siccome ha letto qualcosa sui berci di Bossi ministro, fa uno più uno: “Ma anche in Italia farete guerra per indipendenza di regioni ?”. Da rabbrividire. Un altro fa: “Ma è vero che in Italia mettete i soldati in strada per colpa della delinquenza? La mafia è così potente da aver invaso tutta l’Italia?” Che dirgli? Spiego ad una professoressa israeliana che i soldati per la strada sono il prodotto della coglioneria di chi ci governa, combinata con un psicosi collettiva che non vuole ammettere che i reati sono diminuiti negli ultimi dieci anni. Pensando ai missili Kassam che ogni due per tre le piovono intorno, lei sorride con sufficienza, prendendoci per bischeri. Come darle torto? Il fatto che i soldati son lì perché la gente è ossessionata da zingari, nordafricani e slavi, come spiegarlo ad un intellettuale macedone, cioè ad uno slavo? E che cosa rispondere al ristoratore dalmata che annota che comportamenti del genere non giovano al turismo? Infine, che dire al vecchio partigiano serbo perplesso di fronte all’incapacità della sinistra italiana di attrezzare risposte culturalmente all’altezza di questa situazione devastante? Povera Italia, che postaccio è diventata. Pardo Fornaciari |
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