Gomorra e Cantone sul comodino| Mafia e Antimafia si studiano tra paure e omertà

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Mafia e Antimafia si studiano. Al momento dell’arresto  ’’primula rossa’’ del clan dei Casalesi Michele Zagaria (7 dicembre 2011), secondo fonti giornalistiche, sul comodino della camera da letto questi aveva “Gomorra” di Saviano e una delle pubblicazioni di Cantone.

Mi sembra doveroso aggiungere considerazioni in merito al precedente articolo,  entrato in home con un  titolo “virale”, che  ha richiamato molti lettori anche delle istituzioni dell’antimafia, per dire che in sé la notizia de “Il Ferrari nero” è un dettaglio inquietante e  ha gettato un’ombra su quella domenica di antimafia (#noi). Non costituisce una prova o una minaccia,  ma un possibile indizio di quel consenso sociale,  sullo status di ricchezza materiale e di potere, che le mafie cercano.

Il “consenso sociale”, lo status simbol, denaro e potere, Raffaele Cantone, Autorità nazionale anticorruzione,  lo descrive così:

“La mafia  si fa ammirare nei luoghi dove i cittadini non arrivano, è il caso dei trofei esibiti nel mondo del Calcio –  Football Clan, Rizzoli R. Cantone –  e diviene strumento di affari nell’ambito di appalti pubblici, a prescindere dall’utilizzo immediato della violenza è piuttosto divenuto un organismo economico e garanzia di servizi, sotto la protezione dei clan potenti che non colpisce di pistola ma intimidisce”: la minaccia mafiosa, la violenza privata con l’aggravante mafiosa, coartazione psicologica sulle persone, con i caratteri propri dell’intimidazione derivante dall’organizzazione criminale evocata, con richiesta di omertà.

Libri, inchieste giornalistiche, documentari e anche serie televisive,  Gomorra ad esempio stasera le prime due puntate della IV serie, diventano strumento di conoscenza e consapevolezza, di denuncia contro la violenza e l’omertà.

" Quando le persone coinvolte in un drama mafioso parlano con i giornalisti, danno segno dell'inequivocabile estraneità ai fatti e concorrono al disvelamento della verità - Sandro Ruotolo; atteggiamenti dubbiosi, chiusura, negazione dei fatti - omertà - e linguaggio del corpo stesso, indicano appartenenza e coinvolgimento nell'affare" - Federica Angeli.

Anche Victor Orozco Ramirez,  cineasta e documentalista messicano che vive da tempo in Germania,  ci fa scoprire qualcosa del narco traffico mexicano, che oltre l’illegalità del commercio fa accapponare la pelle: è la paura, il terrore con cui i Cartelli controllano lo stato emotivo di un intero paese.

Narcotrafficanti “padroni” dei corpi e della mente di un popolo. Victor ne parla con puntualità agghiacciante nel suo video Reality 2.0, una produzione animata che descrive l’orrore mafioso del suo paese .

I narcotrafficanti sono specializzati nell’incutere terrore, fanno ricorso alla tecnologia di internet, di fb, fanno video in cui si espongono ed esplicitano il loro lavoro, si promuovono su quello che stanno facendo: feste, foto dei capi tra braccia tagliate, la testa del nemico in mano, mostrando a tutto il mondo la famiglia, gli amici, dati che spiegano come un criminale, un omicida non venga preso.  Un metodo didattico dell’orrore che immobilizza[…]

L'elite dei narcotrafficanti è ricca, la società ne è sedotta ma la maggioranza delle persone ha paura e la paura impedisce la reazione. Non si deve dimenticare che Governo e Narco, sono le stesse figure, la stessa cosa: desparecidos, 130 mila morti, torturati, violentati, appesi ai ponti, fatti a pezzi. Superare il nostro proprio terrore è impossibile - dice Ramirez.

Narcotraffico mexicano, mafia italiana, parte del successo criminale  e terroristico  di queste organizzazioni dipende dal “consenso sociale ” che  creano attraverso la comunicazione del loro status, se la mafia è ferma alle foto che ne ritrae gli esponenti in bella vista con le personalità del mondo dello spettacolo, dello sport e politici di fama, la bella vita insomma, amplificati dai media tradizionali, le nuove guerre passano  attraverso la rete con la sensazionalità di fatti gravi come le esecuzioni:  anche Jihadismo 2.0 (Contractors, foreign fighters, attraverso i social si condividono collera ansia e indignazione – Sindrome di Stoccolma)

Ecco perchè un ferrari nero non fa mafia o terrore, ma comunque in quella domenica di antimafia non era a caso.

 

 


 

 

 

Gomorra e Cantone sul comodino| Mafia e Antimafia si studiano tra paure e omertàultima modifica: 2019-03-29T13:31:47+01:00da Dizzly

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4 Comments

  1. “Ecco perchè un ferrari nero non fa mafia o terrore, ma comunque in quella domenica di antimafia non era a caso.”

    Infatti.
    Ma quando parliamo di quella ferrari nera o di una bomba come sprezzante esibizione di contropotere non dovremmo limitarci ad indicare come destinatario del messaggio il “consenso sociale” perché, forse, il vero destinatario è proprio quello “istituzionale”. Se è vero che il malaffare “diviene strumento di affari nell’ambito di appalti pubblici” ed “organismo economico e garanzia di servizi” non è forse altrettanto vero che ci sia collusione laddove dovrebbe invece esserci collisione? Quante volte, più che “consenso sociale” noi prendiamo solo atto di uno status quo perché una presenza mafiosa radicata significa anche un’assenza dello Stato ingiustificata. Qual è il consenso, allora? Quello sociale o quello istituzionale?
    Contropoteri o concessioni?

    • Esattamente corruzione (o sistemi corruttibili): consensi o avvisi la rispecchiano. Di fondo non sollevarsi contro la modalità mafia è indice di una logica di pensiero che ammette mezzi coercitivi violenti, denari sporchi e rappresentanza di istanze e poteri supplenti non propriamente alternativi, mi sembra micatanto scegliere il male minore a fronte dell’assenza dello Stato – là dove dobbiamo fare un salto nella storia con la questione meridionale – .. i destinatari siamo noi tutti

      • “Di fondo non sollevarsi contro la modalità mafia…”
        sai, in uno stato civile credo che bisognerebbe “sempre” scendere in piazza per “sollevarsi contro lo Stato” che consente l’esistenza di un fenomeno “mafia”, contro lo Stato che consente il fenomeno “terra dei fuochi”, contro lo Stato che consente il fenomeno “pizzo”. Tu mi dirai che anche il cittadino “contribuisce” a questi fenomeni, ed è vero ma il cittadino che “contribuisce” rischia di impattare con le leggi che, non a caso, valgono “anche” per lui e non “solo” per lui.
        Dalle mie parti si dice “avimm’ fatt’ ‘a carne a sotto e i maccarune ‘ncoppa” (abbiamo fatto la carne sotto e i maccheroni sopra). Ormai l’andazzo è difficile cambiarlo e, purtroppo, trasferire la responsabilità sui cittadini è diventato costume.
        Le leggi stesse nascono sull’onda delle associazioni. Quelle delle vittime della mafia, quelle delle vittime della strada, quelle dei ciclisti, quelle degli ambientalisti, quelle della protezione degli uccelli e così via. O ti associ a qualcosa oppure il tuo caso non è in agenda.
        L’itaglia delle corporazioni.

        • è vero ..ed è una gran tristezza maccheroni esclusi…in un ragionamento a 360° serve sempre un grado in più per definire la realtà …ci snobbano persino i fumetti..

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