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Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

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L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

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Controstoria. Etiopia tra miti, leggende.... e finzione.

Post n°243 pubblicato il 24 Marzo 2009 da wrnzla

Controstoria. Schiavismo in Etiopia
Tratto da : www.prassi.cnr.it

Gli schiavi nella Legazione d'Italia ad Addis Abeba - Prassi Italiana di Diritto Internazionale.

Nel 1923, il Governo etiopico del Principe Reggente Ras Tafari Makonnen, intenzionato ad abolire la schiavitù, adottava alcuni provvedimenti in tal senso, anche al fine di facilitare l'ammissione dell'Etiopia alla Società delle Nazioni. Peraltro, l'azione intrapresa dal Governo etiopico in tale direzione non sembrava modificare in misura apprezzabile la situazione preesistente. Il 22 giugno 1923, il Ministro d'Italia ad Addis Abeba, Macchioro Vivalba, riuniva tutti i proprietari di schiavi dimoranti nella cinta della Legazione, per rivolgere loro la seguente dichiarazione:

«Devo parlare a voi che siete proprietari di schiavi. In Abissinia esiste la schiavitù ma in Italia non esiste perché severissime leggi la proibiscono. Ora noi qui siamo alla Legazione d'Italia ed intendo quindi che siano strettamente osservate le leggi italiane. Non posso perciò ammettere che nel recinto della Legazione vi siano degli schiavi. Capisco che non è possibile cambiare da un momento all'altro tale situazione obbligandovi a mandar via subito tutti gli schiavi di vostra proprietà, perché ciò vi danneggerebbe. La Legazione sta perciò studiando il modo di eliminare a poco a poco, liberandoli, tutti gli schiavi esistenti nel recinto di essa, indennizzando ciascun proprietario. Data tale situazione ho deciso quanto segue: Per il momento non vi impedisco di tenere gli schiavi presso di voi, alle condizioni seguenti: 1°) Anzitutto, quelli attualmente esistenti nel recinto della Legazione, per noi, sono servi e non schiavi. Per noi quindi, ripeto, sono liberi e possono perciò agire a loro beneplacito ed andarsene se credono. In sostanza tenetevi pure questa vostra gente (fino a che il progetto di cui vi ho parlato poc'anzi non sarà messo in attuazione), ma ricordatevi che noi fin da oggi non riconosciamo più queste persone come schiavi. 2°) Quelli che ci sono attualmente non li mando via. Ho la statistica: sono trenta in tutto; ma intendo che nessun nuovo schiavo entri nel recinto della Legazione. 3°) Se sorgono delle contestazioni fra padrone e servo, queste dovranno essere definite da noi e non dal Tribunale Abissino: siamo nel recinto della Legazione d'Italia ed il giudice, qui, sono io. 4°) Qualsiasi via di fatto o maltrattamento contro i servi è vietata. Chi di voi se ne rendesse colpevole, sarà immediatamente rinviato. 5°) Vi invito perciò a trattare nel miglior modo possibile i vostri servi [...]. Se avete motivo di dolervi della condotta dei vostri servi, non dovrete quindi punirli voi stessi ricorrendo a vie di fatto; ma dovrete venirne a riferire a me. In caso voi contravveniste a tali mie disposizioni, io libererò d'autorità lo schiavo, senza indennizzarvi, e punirò voi stessi. Così pure se uno schiavo si presentasse a me manifestandomi il desiderio di esser libero, io secondo le leggi del mio paese, annuirò alla sua richiesta». (Verbale di dichiarazioni fatte dal Ministro Plenipotenziario di S.M. il Re d'Italia in Etiopia, Comm. Gino Macchioro Vivalba, ai proprietari di schiavi residenti nel recinto della Regia Legazione, Addis Abeba, 22 giugno 1923, all. a Macchioro Vivalba a Mussolini, Addis Abeba, 22 giugno 1923, ASE, P 1919-30, 1024)

Con rapporto dello stesso giorno, Macchioro Vivalba riferiva al Ministro degli Esteri ad interim, Mussolini, il proprio operato, trasmettendogli il verbale della dichiarazione. Contestualmente, egli esprimeva l'opinione che l'iniziativa non potesse essere oggetto di critica da parte di Ras Tafari Makonnen, poiché

«Egli è troppo al corrente delle condizioni d'Europa per non sapere che ciò che vale per il suo paese, non vale per le Legazioni estere, che godono del privilegio dell'estraterritorialità e non possono dimenticare completamente i principi fondamentali del loro Diritto». (Macchioro Vivalba a Mussolini, Addis Abeba, 22 giugno 1923, ibidem)

Il 10 agosto 1923, Mussolini così rispondeva a Macchioro Vivalba:

«Ho ricevuto il suo rapporto del 22 giugno scorso [...] e mi pregio comunicarle che approvo tanto le considerazioni in esso contenute quanto le dichiarazioni dalla S.V. Ill.ma fatte ai proprietari di schiavi dimoranti nella cinta della Legazione». (Mussolini a Macchioro Vivalba, Roma, 10 agosto 1923, ibidem)

Il 5 settembre 1923, il Capo della Delegazione italiana all'Assemblea della Società delle Nazioni, Salandra, trasmetteva al Segretario Generale, Drummond, il testo della dichiarazione di Macchioro Vivalba, affinché ne fossero informati il Consiglio e gli Stati membri della Società.

Vedi anche

Comunicazione del Segretario Generale della Società delle Nazioni, Ginevra, 7 settembre 1923, ASdN, Ginevra, 1/30682X/23252

 
 
 
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- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

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...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
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