Wrnzla

Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

ONLINE TRANSLATOR

            

 
 

L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

Segue >>>

 

ULTIME VISITE AL BLOG

fangozKolvenbachdino.andisidro6federicobiondi90francescogargagliaebremigio.pagliarihoffmannpaoloiesuantichitaolmodolcemolla1993pirotondiroby45rcgrpuffogigigi67dgl
 
 
 

 

AREA PERSONALE

 

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2008 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

 

 


 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Messaggi di Novembre 2008

Controstoria. Etiopia tra miti, leggende.... e finzione.

Post n°192 pubblicato il 28 Novembre 2008 da wrnzla

CONTROSTORIA. SCHIAVISMO IN ETIOPIA.
- L'ammissione dell'Etiopia alla Società delle Nazioni (1919)

Il 2 giugno 1919, il Ministro delle Colonie, Colosimo, scriveva al Ministro degli Esteri, Sonnino, presso la Delegazione italiana alla Conferenza della pace, che, secondo le informazioni ricevute dal Ministro d'Italia ad Addis Abeba, Colli, in colloqui con il Principe Reggente Ras Tafari Makonnen, la missione etiopica inviata a Parigi per esaminare alcune questioni con le Potenze Alleate intendeva discutere anche la possibilità dell'ammissione dell'Etiopia alla Società delle Nazioni. Colosimo osservava:

= Ritengo [...] superfluo ragionare sull ' eventualità di una domanda dell ' Etiopia per far parte della Lega delle Nazioni. I principi generali propugnati alla conferenza della pace si oppongono recisamente. Un paese che non ha forma di Governo civile, dove le popolazioni menano tuttora una vita primitiva, dove la barbarie ha ancora vigore con la schiavitù, le mutilazioni, la vendetta del sangue e il prezzo del sangue con diritto di vita o di morte a favore della parte lesa, un tale paese non ha qualità alcuna per far parte di quel consorzio di Nazioni che sarebbe destinato a regolare le vicende e le sorti di Stati i più progrediti e di conglomerati sociali civili» (Colosimo a Sonnino, Roma, 2 giugno 1919, ASE, CP, 71).


Etiopia. 1935. La Liberazione degli Schiavi. Click to Enlarge.


In effetti, il 1° agosto 1923 l'Etiopia presentava domanda di ammissione alla Società delle Nazioni e il nuovo Ministro d'Italia ad Addis Abeba, Macchioro Vivalba, così ne informava il nuovo Ministro degli Esteri ad interim, Mussolini:

«Mi risulta che [...] Degiac Tafari ha trasmesso telegraficamente a Ginevra domanda di Ammissione Etiopia Lega Nazioni. Sir Drummond [1] ha risposto telegraficamente avere inscritto domanda nell'ordine del giorno prossima assemblea ed avere preso nota che dei Plenipotenziari Etiopici appoggieranno dichiarazioni contenute nella domanda. [...] Non sembrami sia nostro interesse che Etiopia sia ammessa Lega delle Nazioni. Esistenza della schiavitù Etiopia è d'altronde argomento sufficiente perché domanda ammissione non sia accolta». (Macchioro Vivalba a Mussolini, Addis Abeba, 6 agosto 1923, h. 20.00, DDI, s. VII, v. II, p. 109)

Il Governo italiano, tuttavia, dopo uno scambio di vedute con quello britannico e in considerazione del fatto che la maggioranza degli Stati membri si mostrava favorevole ad accogliere la domanda dell'Etiopia, decideva di non opporsi all'ingresso di questa nella Società delle Nazioni, a condizione, però, che il Governo etiopico fornisse precise garanzie in materia di abolizione della schiavitù e di regolamentazione del commercio delle armi e delle munizioni, secondo i principi consacrati dalla Convenzione di Saint-Germain del 10 settembre 1919 [2] . Istruzioni in tal senso venivano inviate da Mussolini, il 30 agosto 1923, alla Delegazione italiana alla Società delle Nazioni. Il 20 settembre successivo, nel corso della seduta della Sesta Commissione, incaricata di esaminare la domanda di ammissione dell'Etiopia, il Delegato italiano, Bonin Longare, affermava:

= Deux questions se posent à propos de l ' Ethiopie: dans quelle mesure la traite des esclaves existe - t - elle encore et quelle est la condition des esclaves? Pour la traite, elle est interdite nettement par les lois éthiopiennes qui prévoient même la peine capitale. Cependant, malgré cette sévérité, on a pu la signaler, mais seulement dans des provinces eloignées. En ce qui concerne la condition des esclaves, l'adoucissement progressif des moeurs a amené un adoucissement dans leur situation, au point qu'on peut parler non plus d'esclaves, mais de serfs. Certe, la distinction entre serfs et esclaves est assez subtile et la condition du serf eloignée de la liberté. Cependant, l'Ethiopie fait un effort évident pour se rapprocher de notre état social, et il faut l'encourager. La seule garantie réelle que nous puissons lui demander, c'est d'accepter les principes contenus dans la Convention de St-Germain. Il n'y a dans cette demande rien qui puisse froisser son amour-propre, puisque d'autres Etats, d'une civilisation plus avancée, ont consenti à signer des engagements internationaux qui n'étaient pas compris dans le Pacte» (S.d.N., Quatrième Assemblée, Sixième Commission, 1923, p. 18).

Su parere favorevole della Sesta Commissione, l'Assemblea ammetteva l'Etiopia alla Società delle Nazioni con Risoluzione del 28 settembre 1923, a condizione, tuttavia, che il Governo etiopico sottoscrivesse una dichiarazione con la quale si impegnava ad adoperarsi per abolire la schiavitù e a rispettare, in materia di commercio di armi e munizioni, i principi formulati nella Convenzione di Saint-Germain del 10 settembre 1919 [3] .

Note

[1] Segretario Generale della Società delle Nazioni.
[2] Testo in Trattati e Convenzioni, v. XXIV, pp. 754-781.
[3] Cfr. S.d.N., Quatrième Assemblée, Séances plénières, 1923, pp. 125-126.
---------------------------------------------
SCHIAVISMO IN ETIOPIA.
- Trattato Italo_abissino di Uccialli (Wuchale). 2 maggio 1889.

Su richiesta italiana.
Art. 14.
La tratta degli schiavi essendo contraria ai principî della religione cristiana, Sua Maestà il Re dei Re d’Etiopia s’impegna d’impedirla con tutto il suo potere in modo che nessuna carovana di schiavi possa attraversare i suoi Stati.

Firmatari:

in fede di che il conte Pietro Antonelli, in nome di Sua Maestà il Re d’Italia, e Sua Maestà Menelik Re dei Re d’Etiopia, in nome proprio, hanno firmato e apposto il loro sigillo al presente trattato fatto nell’accampamento di Uccialli il 25 miazia 1881 – corrispondante al 2 maggio 1889.

(Bollo imperiale d’Etiopia)

Per Sua Maestà il Re d’Italia

Per trattato completo rif. Link>>>
---------------------------------------------
SCHIAVISMO IN ETIOPIA.
- Tratto da Wikipedia.

In Etiopia, gli schiavi erano solitamente impiegati nelle case, per i lavori domestici, e non nei processi produttivi. Erano considerati come membri della famiglia, sebbene di un grado diverso dai familiari. Dalla famiglia che li possedeva ricevevano cibo, vestiario e protezione. Le schiave avevano anche il ruolo di concubine. Gli schiavi potevano girare indisturbati e avere un proprio commercio. L'imperatore Tewodros II (1855-1868) sancì la fine dello schiavismo all'interno dell'impero, anche se di fatto la pratica rimase legale sino al 1923, quando l'Etiopia venne accolta dalla Lega delle Nazioni. Secondo le stime della Società contro lo schiavismo britannica, vi erano allora due milioni di schiavi su una popolazione stimata di otto milioni di persone. Le forze di occupazione coloniale ordinarono la fine della schiavitù in tutto il paese.
Sotto la pressione delle forze Alleate, che avevano contribuito alla sconfitta degli italiani, nel 1942 l'Etiopia soppresse definitivamente sia la pratica della schiavitù e dei servi della gleba nello steso anno, con una legge proclamata dall'imperatore Haile Selassie il 26 agosto.
---------------------------------------------
Non condivisa con Wikipedia la quasi benevolenza/pressapochismo con cui viene trattato l'argomento. (considerati come membri della famiglia ???? anche i minorenni costretti al concubinaggio ricevevano protezione????)
Seguirà appropriato commento.
--------------------------------------------
SCHIAVISMO IN ETIOPIA.
- Tratto da Conservapedia

The Anti-Slavery Society estimated that there were 2 million slaves in the early 1930s Ethiopia, out of an estimated population of between 8 and 16 million. Slavery continued in Ethiopia until the brief Second Italo-Abyssinian War in October 1935, when was abolished by order of the Italian occupying forces. In response to pressure by Western Allies of World War II Ethiopia officially abolished slavery and serfdom after regaining its independence in 1942. On August 26, 1942 Haile Selassie issued a proclamation outlawing slavery.

 
 
 

Omaggio a Pietro Toselli. Video

Post n°191 pubblicato il 28 Novembre 2008 da wrnzla

Omaggio a Pietro Toselli.

 
 
 

Ascari d'Eritrea. Immagini

Post n°190 pubblicato il 27 Novembre 2008 da wrnzla

Ascari d'Eritrea.


 
 
 

Guerra d'Etiopia. Tabella eventi principali. Cronologia minima.

Post n°189 pubblicato il 27 Novembre 2008 da wrnzla

GUERRA ETIOPIA. Tabella eventi principali. Cronologia minima.
(Seguirà versione tradotta in italiano.)

The following is a timeline relating to the Second Italo–Abyssinian War to the end of 1936.

[1928]

* August 2: The Italo–Ethiopian Treaty of 1928 is signed. It declares a 20-year friendship between the two nations and gives a concession at Asseb to Ethiopia. It also calls for the two nations to co-operate in building a road between Asseb and Dessie.

[1930]

* Italy builds a fort at Walwal, an oasis in the Ogaden, as part of their gradual encroachment into what had been generally considered Ethiopian territory.

[1934]

* September 29: Italy and Ethiopia release a joint statement refuting any aggression between each other.
* November 23: An Anglo–Ethiopian boundary commission discovers the Italian force at Walwal. British members of the delegation soon retire to avoid an international incident.
* December 5: Tensions result in a border clash at Walwal.
* December 6: Abyssinia protests Italian aggression at Walwal.
* December 8: Italy demands apology for Walwal incident.
* December 11: Italy demands financial and strategic compensation.

[1935]

* January 3: Ethiopia appeals to the League of Nations for arbitration into the Walwal incident.
* January 7: On Pierre Laval's visit to Rome, the French and Italians sign a pact which, among other conditions, allows Italy a free hand in dealing with Ethiopia in exchange for Italian support against German aggression.
* February 23: Benito Mussolini sends Emilio De Bono to Eritrea and Rodolfo Graziani to Italian Somaliland along with 100,000 Italian troops to prepare for invasion.
* March 8: Ethiopia again requests arbitration and notes Italian military build-up.
* March 13: Italy and Ethiopia agree on a neutral zone in the Ogaden.
* March 17: Ethiopia again appeals to the League due to Italian build-up.
* March 22: The Italians yield to pressure from the League of Nations for arbitration into the Walwal incident.
* May 11: Ethiopia again protests the Italian mobilization.
* May 20 – 21: The League of Nations holds a special session to discuss the crisis in Ethiopia.
* May 25: League council resolves to meet if no fifth arbitrator has been selected by June 25, or if a settlement isn't reached by August 25.
* June 19: Ethiopia requests neutral observers.
* June 23 – 24: Britain sends Anthony Eden to offer concessions about Ethiopia, they are rejected by Italy.
* June 25: Italian and Ethiopian officials meet in the Hague to discuss arbitration.
* July 9: The discussions fall apart.
* July 25: Britain declares an arms embargo on both Italy and Ethiopia.
* July 26: The League confirms that no fifth member has been selected.
* August 3: The League limits arbitration talks to matters except for the sovereignty of Walwal. They are to meet again on September 4 to examine relations between the two countries.
* August 12: Abyssinia pleads for arms embargo to be lifted.
* August 16: France and Britain offer Italy large concessions in Ethiopia to avert war which are rejected.
* August 22: Britain reaffirms its embargo on armaments.
* September 3: The League exonerates both Italy and Ethiopia of the Walwal incident since both powers believed it was within their border.
* September 10: Pierre Laval, Anthony Eden and Sir Samuel Hoare agree on limitations to Italian sanctions.
* September 25: Ethiopia again asks for neutral observers.
* September 28: Ethiopia begins to mobilize its large, but poorly-equipped, army.
* October 3: Italy launches its armies from Eritrea into Ethiopia. They are condemned by the League for attacking without formal declaration of war.
* October 5: The Italian army captures Adigrat.
* October 6: The Italian army captures Adowa.
* October 7: The League of Nations declares Italy the aggressor, prepares to set sanctions against it.
* October 11: League members voted to impose sanctions unless Italy withdraws.
* October 14: De Bono issues a proclamation ordering the suppression of slavery in Ethiopia.
* October 15: The Italian army captures Axum.
* October 18: Britain assures Italy it will not take independent action in the Mediterranean.
* November 6: Due to the cautious approach of general De Bono, he is replaced by Pietro Badoglio
* November 8: The Italian army captures Mekele.
* November 12: Graziani creates a second front in the war by attacking from Italian Somaliland.
* November 18: Sanctions go into effect against Italy. They do not include oil or steel.
* December: De Bono is replaced by Marshal Pietro Badoglio in the north and Haile Selassie launches his "Christmas Offensive" to test the new commander.
* December 8: Hoare-Laval Plan is signed, which concedes two-thirds of Ethiopia to Italy.
* December 9: Hoare-Laval Plan is made public. It is rejected by Ethiopians and causes large political embarrassment in France and Britain.
* December 26: Badoglio receives permission to use mustard gas to speed up the invasion. This was in direct violation of the 1899 and 1907 Hague Conventions, which outlawed the use of chemical weapons.

[1936]

* January 3: Emperor Haile Selassie protests to League about Italy's bombing of villages.
* January 7 – 10: In the Battle of Ganale Dorya, General Graziani attacks troops under Ras Desta Damtew, after over three days of slaughter, the Ethiopians break and flee.
* January 20: Negele Boran in Sidamo province is captured. Ethiopia asks for stronger sanctions against Italy.
* January 20– 24: The inconclusive First Battle of Tembien brings the Ethiopian "Christmas Offensive" to an end.
* February 10: The Italians attack and the Ethiopians under Ras Mulugeta counterattack in the Battle of Amba Aradam southwest of Chalacot.
* February 19: The Battle of Amba Aradam ends and the Ethiopians are defeated with heavy losses, including Mulugeta and his son.
* February 27: The Second Battle of Tembien begins.
* February 29: The Ethiopians are defeated in the Second Battle of Tembien leaving few survivors from the armies of Ras Kassa and Ras Seyoum.
* February 29: The Battle of Shire begins.
* March 3: The League asks Italy and Ethiopia to open negotiations.
* March 4: The Battle of Shire ends with the destruction of Ras Imru's army.
* March 5: Ethiopia accepts negotiations appeal.
* March 20: Ethiopia again appeals to the League, stating that nothing effective had yet been enforced.
* March 21: Emperor Haile Selassie protests to the League again, reporting Italian atrocities such as use of chemical weapons, destruction of ambulances and the massacre of civilians.
* March 29: Italian planes firebomb Harar.
* March 31: Emperor Haile Selassie personally leads an unsuccessful counterattack in the Battle of Maychew. This is the last major battle of the war on the northern front.
* April 1: Ethiopia pleads for removal of arms embargo, financial assistance, and heavier sanctions on Italy.
* April 4: Most of what remained of Haile Selassie's withdrawing army is destroyed at Lake Ashangi.
* April 14: The Battle of the Ogaden begins on the southern front.
* April 17: The League admits failure in the Italo-Ethiopian dispute.
* April 25: The Ethiopians are defeated during the Battle of the Ogaden, but much of the Ethiopian army escapes.
* April 26: Badoglio's launches his "March of the Iron Will" from Dessie.
* April 27: Princess Tsehai of Ethiopia appeals to the League.
* May 2: Emperor Haile Selassie leaves the capital city of Addis Ababa for Djibouti, whence he travels to Europe to personally address the League. He appoints Ras Imru Haile Selassie as his regent during his absence.
* May 5: The "March of the Iron Will" is completed and Addis Ababa is captured by Italian forces.
* May 7: Italy officially annexes Ethiopia.
* May 8: Graziani enters Harar.
* May 9: Victor Emmanuel III is proclaimed Emperor of Abyssinia and Badoglio is appointed as his Viceroy in Ethiopia.
* May 10: Italian troops from the northern front and from the southern front link up at Dire Dawa.
* June 1: Italy merges Ethiopia with Eritrea and Italian Somaliland, calling the new state Africa Orientale Italiana (Italian East Africa).
* June 11: Marshal Graziani is appointed Viceroy of Ethiopia.
* June 20: Emperor Haile Selassie addresses the League of Nations. The League officially condemns the Italian actions.
* July 4: The League drops all sanctions against Italy.
* July 28: Two sons of Ras Kassa lead several thousand men in an attempt to recapture Addis Ababa from the Italians, but are driven back by the Italian garrison. Suspected of supporting this action, the archbishop of Dessie, Abuna Petros, is shot by the Italians.
* October: The Italians begin armed campaigns into the two-thirds of Ethiopia still administered by Imperial officials.
* December 18: Ras Imru surrenders to the Italians near the Gojeb River. Italy declares the country pacified.

[1937]

* February 19: The final battle between the two armies is fought: Gogetti. The surviving elements of the armies of Sidamo and Bale are encircled and destroyed by the Italian forces near Lake Shala. Dejazmach Beiene Merid and Dejazmach Gabre Mariam are killed; Ras Desta Damtew although wounded escapes the slaughter, only to be hunted down and killed five days later.
* December 21: Amedeo, 3rd Duke of Aosta is appointed Viceroy of Ethiopia.
 
 
 

Storia. Le responsabilità nella Guerra d'Etiopia. Parte Seconda.

Post n°188 pubblicato il 27 Novembre 2008 da wrnzla

LE RESPONSABILITA' NELLA GUERRA DI ETIOPIA. LA POSIZIONE INGLESE A DIFESA DEI PROPRI INTERESSI
da BENITO MUSSOLINI, L'UOMO DELLA PACE - DA VERSAILLES AL 10 GIUGNO 1940. Cap. VIII. Guido Mussolini e Filippo Giannini

Parte seconda. Segue da Parte Prima <<<

Su queste considerazioni, il Duce preparò una relazione e la presentò al Re. Così Vittorio Emanuele III rispose al suo Primo Ministro: "Sapevo quasi tutto quello che lei m’ha schiettamente riferito. So pure dell’opposizione, cauta ma viva, che si è diffusa tra i suoi principali collaboratori. M’hanno informato e so i nomi di molti generali e ammiragli che paventano e discutono troppo. Ebbene: adesso proprio che gli inglesi sono nel nostro mare e credono di averci spaventati, adesso il suo vecchio Re le dice: - Duce, vada avanti. Ci sono io alle sue spalle. Avanti, le dico!".
Ricevuto l’ordine di Mussolini, il 3 ottebre le truppe di De Bono varcarono il fiume Mareb, che segnava il confine fra l’Eritrea e l’Etiopia.
Il giorno prima, alle 18,30, dal balcone di Palazzo Venezia, oltre all’annuncio dell’inizio delle ostilità, Mussolini frà l’altro disse: "Non è soltanto un esercito che tende verso i suoi obiettivi, ma è un popolo intero di quarantaquattro milioni di anime, contro il quale si tenta di consumare la più nera delle ingiustizie: quella di toglierci un pò di posto al sole (...) noi faremo tutto il possibile perché questo conflitto di carattere coloniale non assuma il carattere e la portata di un conflitto europeo".
Il 7 ottobre l’Italia fu dichiarata Paese aggressore e il 10 ottobre 1935, in virtù dell’art. 16 dello Statuto della Società delle Nazioni, il Ministro britannico riuscì a mettere insieme una maggioranza di 51 Stati su 54 che votarono a favore dell’applicazione di sanzioni economiche contro l’Italia. Era la prima volta, dalla costituzione della Società delle Nazioni, che tale procedura veniva applicata; iniziava quella fase che avrebbe fatalmente portato l’Italia a schierarsi dall’altra parte (come vedremo più avanti) e questo per la difesa di un Paese che, come disse poi il Segretario degli Affari Esteri inglese, Lord Simon alla Camera dei Comuni il 24 giugno 1936: "Io non ero disposto a veder andare una sola nave in una battaglia navale anche vittoriosa per la causa dell’indipendenza abissina".
E allora, perché le sanzioni?
Questa domanda assume un aspetto ancor più inquietante leggendo quanto disse un altro membro della Camera, Lord Mottiston, rispondendo alla domanda perché non si opponeva all’impresa italiana in Abissinia: "Volevo distruggere la ridicola aberrazione per cui sembrava una cosa nobile simpatizzare per le bestie feroci. La legge abissina era di mutilare i vivi e poi seppellirli nella sabbia affinché morissero. C’era allora un milione di questa genia; io speravo che coloro i quali volevano indire manifestazioni contro gli italiani si ricordassero che i prodi figli d’Italia affrontavano proprio allora quegli sciagurati (...). Avevo telegrafato al generale De Bono sul problema della schiavitù in Abissinia, rispose che le truppe italiane erano state accolte col più commovente entusiasmo non solo da quelli che erano stati ridotti in schiavitù ma anche dalla popolazione media (...). Rivelai tutto ciò alla Camera dei Lords il 23 ottobre 1935. Io dissi che era un’infamia mandare armi o cooperare all’invio di armi ai brutali, crudeli abissini e negarne agli altri che combattevano con onore (...). Il comandante italiano in Abissinia aveva telegrafato a Mussolini: "Come sapete ho viveri e vestiario sufficiente per le truppe per i prossimi mesi, ma non vedo come potrei nutrire anche 120 mila uomini, donne e bambini che vengono a porsi sotto la nostra protezione". Mussolini rispose: "Dobbiamo assumerci tale rischio. Continuate a nutrire la popolazione indigena come prima" (...)".
Iniziava così l’avventura etiopica che, come disse Churchill a pag. 192: "Il ricordo della disfatta umiliante che l’Italia aveva subito quarant’anni prima ad Adua, e della vergogna quando il suo esercito era stato non solo distrutto, ma i prigionieri erano stati oscenamente seviziati, si annidava esacerbato nella mente di tutti gli italiani".
In ogni caso, mai il consenso del popolo per Mussolini fu più alto; per rispondere alle inique sanzioni, fu indetta la Giornata della Fede, tendente a raccogliere oro per far fronte alle difficoltà dovute al provvedimento della Società delle Nazioni. Solo a Roma 250 mila spose donarono le loro fedi, 180 mila a Milano. Tutta l’Italia fu percorsa da un’ondata di entusiasmo come mai si verficò nei secoli passati. Si può dire che l’Italia aveva, finalmente, il suo popolo omogeneo, da Nord a Sud.
Gli stessi antifascisti si allinearono alla politica mussoliniana: Benedetto Croce donò la sua quantità d’oro e la sua medaglia di senatore, seguito dal liberale ed ex direttore del Corriere della Sera Albertini; nello stesso modo agirono Vittorio Emanuele Orlando e il socialista aventiniano Arturo Labriola, rientrato in Italia dal suo esilio a Bruxelles, dopo aver comunicato la sua solidarietà all’Italia fascista.
Gli stessi comunisti lanciarono il loro appello ai fratelli in Camicia Nera.
La dichiarata tradizionale amicizia italo-britannica era in frantumi. Il Governo inglese agiva come se la pace europea si difendesse nel Corno d’Africa e non, invece, per quanto stava accadendo in Europa.
Molto acutamente Trevelyan nella sua Storia d’Inghilterra, a pag. 834: "E l’Italia, che per la sua posizione geografica poteva impedire i nostri contatti con l’Austria e coi Paesi balcanici, fu gettata in braccio alla Germania dalle - sanzioni economiche - decretate e si e no applicate per l’aggressione di Mussolini contro l’Etiopia (1935-1936). In questo disgraziato episodio, l’Inghilterra non ebbe la risolutezza né di rifiutare il suo intervento né di intevenire sul serio. Si sacrificò l’Europa all’Abissinia, senza salvare l’Abissinia".
"Fu gettata nelle braccia della Germania (...)" Questa frase richiama singolarmente quella di Churchill, citata all’inizio del presente lavoro: "Adesso che la politica inglese aveva forzato Mussolini (...)". Tutto ciò non era che la logica conseguenza dei fallimenti di tutte le iniziative per il disarmo e le soluzioni negoziate, fallimenti dovuti agli egoismi e alla cecità che generarono dal famigerato Trattato di Versailles.
Alle sanzioni non aderirono Stati Uniti, Giappone e Germania. Fu quest’ultimo Paese i cui diplomatici, approfittando della singolare situazione politica europea, furono abili nel cogliere il momento favorevole e sfruttarlo a proprio vantaggio.
Nel tentativo di esporre le ragioni del Governo italiano, Guglielmo Marconi si recò a Londra, ma non solo cozzò contro l’intransingenza britannica, ma la Corona inglese giunse a tal punto d’arroganza da offrire al nostro grande scienziato un titolo nobiliare purché si astenesse dal dimostrare la sua adesione all’impresa etiopica. È superfluo aggiungere che Guglielmo Marconi rifiutò sdegnato l’oltraggiosa offerta.
Chi si avvantaggiò di questa situazione fu Hitler che vedeva prendere sempre più forma il suo disegno tracciato nel Mein Kampf: un’alleanza politico-militare tra Italia e Germania. A tal scopo mobilitò abilmente la stampa tedesca che, sull’onda emotiva delle sanzioni, si prodigò in dichiarazioni di simpatia e di amicizia per il nostro Paese e, in particolare, per Mussolini. E Mussolini si trovò a subire il dinamismo hitleriano in quanto i margini di manovra per altra politica si erano paurosamente ristretti, ma anche perché e soprattutto perché l’Italia dipendeva principalmente dalla Germania per le forniture delle materie prime.
Peraltro, anche durante il conflitto italo-etiopico, Mussolini non dette mai seguito agli inviti che venivano da oltr’Alpe. Come disse giustamente, a nostro avviso, Renzo De Felice in un’intervista rilasciata in occasione del cinquantenario dell’entrata in guerra dell’Italia: "Mussolini aveva un’atavica paura dei tedeschi". In quest’ottica, riteniamo, va letta la politica estera mussoliniana nella seconda metà degli anni ’30.
La sera del 5 maggio 1936, di fronte a una folla immensa, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annunciò la vittoriosa conclusione dell’impresa africana e, fra l’altro, proclamò: "Nell’adunata del 2 ottobre, io promisi solennemente che avrei fatto tutto il possibile onde evitare che un conflitto africano si dilatasse in una guerra europea. Ho mantenuto tale impegno e più che mai sono convinto che turbare la pace in Europa significa far crollare l’Europa". Poche volte una profezia si è trasformata in storia come nel caso appena citato.
Il 9 maggio dello stesso anno, tra le 22,30 e le 22,45, Mussolini pronunciò un altro discorso: "Il discorso della proclamazione dell’Impero". Quando si affacciò al balcone un urlo immenso si levò dalla folla: "Anche stavolta l’adunata oceanica è impressionante"
"(...) L’Italia ha finalmente il suo Impero, Impero fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano, perché questa è la meta verso la quale durante quattordici anni furono sollecitate le energie prorompenti e disciplinate dei giovani, gagliarde generazioni italiane. Impero di pace, perché l’Italia vuole la pace per sé e per tutti e si decide alla guerra soltanto quando vi è forzata da imperiose, incoercibili necessità di vita. Impero di civiltà e umanità per tutte le popolazioni d’Etiopia. Questo è nelle tradizioni di Roma, che dopo aver vinto, associava i popoli al suo destino".
Questi principi di civiltà sono confermati da Renzo De Felice ne: Intervista sul fascismo, pag. 52: "Non si tratta di imperialismo di tipo inglese o francese: è un imperialismo, un colonialismo che tende all’emigrazione, che spera cioè che grandi masse di italiani possano trapiantarsi in quelle terre per lavorare, per trovare quelle possibilità che non hanno in patria. Insomma non si parte tanto dall’idea di sfruttare le colonie, quanto soprattutto dalla speranza di potervi trovare terra e lavoro".
È quello che francesi e inglesi non intendevano tollerare: sarebbe stato un esempio pericoloso per la politica coloniale di quei Paesi che non volevano saperne di cambiare, cioè mantenere il principio che le colonie erano terre da sfruttare.
Cessata la guerra in Africa, cessò anche a Ginevra: qui il 30 maggio 1936 Hailè Selassiè avanzò una proposta tendente a non far riconoscere la conquista italiana; venne respinta con 28 voti contro 1 e 25 astensioni. Il 4 luglio successivo l’Assemblea, quasi all’unanimità votò per la fine delle sanzioni. Fu un innegabile successo di Mussolini, ma una sconfitta del buon senso.
Osserva Trevelyan in Storia d’Inghilterra, pag. 834: "Gli storici futuri avranno lo sgradevole compito di ripartire la colpa dei molti errori commessi fra i successivi Governi inglesi e l’opposizione e l’opinione pubblica i cui umori mutevoli sono stati spesso accarezzati dai Governi con troppa docilità".
Infatti il danno era compiuto: Inghilterra e Francia avevano mostrato la propria ostilità al Governo fascista. Ma altri errori, forse (semmai possibile) ancora più gravi, saranno posti in atto addirittura nelle settimane successive.
Anche la Chiesa di Roma elogiò l’impresa etiopica: il gesuita Antonio Messineo su Civiltà Cattolica plaudì con due saggi intitolati: L’annessione territoriale nella tradizione cattolica e Necessità economica ed espansione coloniale.
Fu il Cardinale Ildefonso Schuster a richiamare la volontà divina: "Cooperiamo con Dio in questa missione nazionale e cattolica in bene, in questo momento in cui sui campi d’Etiopia il vessillo d’Italia reca in trionfo la Croce di Cristo, spezza la catena degli schiavi, spiana la strada ai missionari del Vangelo".
Pochi anni dopo, nel momento del maggior bisogno, tutto sarà nascosto e dimenticato.
Il clero anglicano prese posizione ma, al contrario della Chiesa cattolica era allarmato dei successi italiani (e aveva fondati motivi per preoccuparsi) perché l’Italia cattolica (che non era più l’Italietta) minacciava di erodere l’impero britannico anche per mezzo della religione. Scrive in merito Franco Monaco a pagina 76 del Quando l’Italia era Italia: "Di qui le prediche contro l’Italia, feroci e calunniose, del primate Arcivescovo di Canterbury e del Vescovo di York. Agli inglesi non si poteva dare torto. In effetti le nostre aspirazioni andavano molto più in là delle loro stesse paure. Un giorno tutta intera la fascia orientale africana, con l’Egitto, il Sudan e giù giù fino all’Uganda e al Kenya, avrebbe potuto vederli finalmente partire per sempre. L’Etiopia non era che il primo passo, il primo di un cammino non solo politico: poiché la Nazione giovane portava nel suo seno il cuore del Cattolicesimo e le due forze si integravano (...)".
Certamente i timori britannici erano fondati; si consideri, oltretutto, che il Governo italiano prevedeva di inviare in Etiopia ben 15 milioni di coloni e all’uopo stava predisponendo grandiosi lavori strutturali.
Per il leone britannico era troppo!
Anche se l’argomento sarà trattato con maggior rilievo nel volume Uno scudo protettivo - Mussolini, il Fascismo e gli ebrei, è opportuno rilevare in questa sede, che la conquista dell’Etiopia e la successiva proclamazione dell’Impero, furono salutate dalla stampa ebraica e dalla stragrande maggioranza degli ebrei italiani, con esultanza.
Su Israel del 10 ottobre 1935, in occasione del Kippur, i Rabbini invocarono il favore divino "in quest’ora storica e su chi regge i destini e sui valorosi soldati italiani".
In ampie zone dell’Etiopia, fra Gondar e il lago Tana, vivevano popolazioni di religione giudaica: i falascià. L’Unione delle Comunità giudaiche, nel 1936, prese contatto con il Ministro delle Colonie, Lessona, allo scopo di assistere e organizzare gli ebrei etiopici. Da parte del Ministro ci fu la massima disponibilità.
L’incarico di questa operazione fu assunto dal Rabbino Carlo Alberto Viterbo.
A fine luglio 1936 C.A. Viterbo partì per l’Africa Orientale e il 22 agosto successivo si incontrò ad Addis Abeba con il Maresciallo Rodolfo Graziani "che gli manifestò la sua comprensione e simpatia per gli israeliti" e lo assicurò che: "le popolazioni falascià, note per il loro spirito laborioso, avrebbero ottenuto la particolare benevola attenzione del Governo".
Uno dei risultati di questa iniziativa fu che molti ebrei etiopici vennero a studiare, negli anni successivi, in Italia.
Prima di chiudere l’argomento del conflitto italo-etiopico, non è male riportare quanto in questi giorni (febbraio 1996) alcuni giornali titolano: Il Duce in Etiopia usÒ i gas. Sono scoperte ripetute da Denis Mac Smith e immediatamente ampliate da Angelo Del Boca. Le smentite vengono proprio da coloro che erano sul posto e sono innumerevoli. Ne riportiamo solo due perché racchiudono nei concetti le motivazioni delle altre.
Il Signor Toni Summanga di Venezia, l’8 maggio 1991 su Il Giornale fra l’altro ricorda: "Francia e Inghilterra deluse del mancato fallimento dell’operazione diffusero subito la voce che gli italiani avevano usato i gas. Io in Africa Orientale ci sono stato. Appena arrivato ad Addis Abeba, mi fu chiesto da un commerciante francese che risiedeva sul posto se avevamo usato i gas. Da Massaua ad Addis Abeba, non ho mai visto né sentito parlare di maschere che pure avremmo dovuto usare se avessimo lanciato i gas. Abbiamo impiegato le armi convenzionali (moschetto, cannone, qualche velivolo e truppe coloniali (...)".
Per avere un altro giudizio più diretto, l’8 febbraio 1996 abbiamo contattato il generale Angelo Bastiani, presidente del gruppo Medaglie d’Oro del Nastro Azzurro. Oggi ha 82 anni, all’epoca della guerra in Africa Orientale era un sottufficiale al comando di una banda coloniale. Il generale Bastiani ci ha detto: "È una vigliaccata, rieccoci con le carognate. Io e i miei indigeni eravamo le avanguardie di ogni assalto, ci avrebbero dato almeno le maschere antigas… Alla battaglia conclusiva di Maiceo, al lago Ashraghi, quella a cui partecipò anche il Negus… a proposito del Negus: perché lui che ne avrebbe avuto tutto l’interesse, mai disse che lo combattemmo coi gas?".
(…)

da BENITO MUSSOLINI, L'UOMO DELLA PACE - DA VERSAILLES AL 10 GIUGNO 1940. Guido Mussolini e Filippo Giannini
Anno di Edizione: 1998. Greco&Greco editori. (Indirizzo e telefono: vedi EDITORI)

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: wrnzla
Data di creazione: 27/05/2005
 

 
   Agli Ascari d'Eritrea 

- Perchè viva il ricordo degli Ascari d'Eritrea caduti per l'Italia in terra d'Africa.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare alla bandiera al corpo Truppe Indigene d'Eritrea.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

Mohammed Ibrahim Farag

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

Unatù Endisciau 

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

QUESTA è LA MIA STORIA

.... Racconterà di un tempo.... forse per pochi anni, forse per pochi mesi o pochi giorni, fosse stato anche per pochi istanti in cui noi, italiani ed eritrei, fummo fratelli. .....perchè CORAGGIO, FEDELTA' e ONORE più dei legami di sangue affratellano.....
Segue >>>

 

FLICKR GALLERIES SLIDESHOW

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

 

A DETTA DEGLI ASCARI....

...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

free counters

 

ASCARI A ROMA 1937

 

DISCLAIMER

You are prohibited from posting, transmitting, linking or utilize in any other form the contents relevant to the WRNZLA/BLOG/WEBSITE for offensive purposes including, but is not limited to, sexual comments, jokes or images, racial slurs, gender-specific comments, or any comments, jokes or images that would offend someone on the basis of his or her race, color, religion, sex, age, national origin or ancestry, physical or mental disability, veteran status, as well as any other category protected by local, state, national or international law or regulation.

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963