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« 20 Aprile 2013: la "not...Vivo bene anche senza il... »

“Letta in lotta… Lotta a Letta”!

Foto di cornell2

"Non si dirà per certo giammai che il nostro è un Parlamento democratico! Vi è di tutto - il popolo eccetto". Ferdinando Petruccelli della Gattina.

Incipit. Sarà per abitudine, o forse chissà, per pregiudizio, ma allorché ci capiti di sentir parlare di "Letta", ci salta alla mente il Deus ex Machina dell'epopea Berlusconiana (zio Gianni, ndr). Soltanto dopo, Dio solo sa quanto, finisce per passarci per la mente l'attuale Inquilino di Palazzo Chigi (il "nipotino" Enrico)... E tuttavia, nel nostro immaginario, tale intuizione non ci riporta tanto all'istante in cui il "Letta il Giovane" fece risuonare la campanella di neo-eletto Capo del Governo, né alla cronaca corrente, quanto al momento in cui passò di soppiatto il famigerato foglietto, in cui si metteva "a disposizione" del suo impettito predecessore (oggigiorno caduto in disgrazia), Mario Monti...

Insomma, sia nel primo, sia nel secondo caso, non abbiamo bei ricordi e non proviamo proprio delle belle sensazioni...

Detto ciò, il Pensiero del giorno, una volta ancora, chissà mai perché, è dedicato al Presidente del Consiglio, Enrico Letta e ai suoi intenti riformatori, che lo hanno portato a mettersi al "servizio" del Paese.

In particolare, c'inducono a riflettere le manovre normative riguardanti il Finanziamento Pubblico delle Forze Politiche, le decisioni sul Sistema Fiscale (mantenimento o cancellazione dell'IMU e aumento o meno dell'IVA, dal 21% al 22%) e l'intervento "mediato" sul Mercato del Lavoro, attraverso la "limatura" del Cuneo Fiscale.

FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI (alias: RIMBORSI ELETTORALI)

Fosse per noi, fieri e rispettosi Referendari, il Finanziamento Pubblico (o rimborso che dir si voglia) sarebbe già Storia da tempo immemore. Per questo, siamo rimasti quantomai colpiti dalle voci che vorrebbero continuare imperterrite ad accettarlo come nulla fosse, rendendo i Partiti (ma solo quelli con uno Statuto Democratico, tutto da definire) "beneficiari per Legge" di una data percentuale delle Imposte sul Reddito dei contribuenti (il 2‰. Due per Mille).

Seppur consci di rimanere inascoltati, siamo pronti, ancora una volta, a ribadire la nostra ferma contrarietà al prolungamento di qualunque sovvenzione delle Forze Politiche che "frughi per Legge" nelle tasche dei cittadini. In effetti, a nostro parere il versamento di denaro ai Partiti dovrebbe essere ricondotto ad un puro atto di liberalità - e dunque volontario - stringentemente limitato nei modi e nelle quantità.

Vorremmo anche far notare che qualora il Governo insistesse sulla strada del 2‰ dell'IRE, specie nel caso in cui il contribuente fosse "obbligato a decidere", in fase di dichiarazione dei Redditi, a chi indirizzare la propria preferenza e dunque i propri soldi, si andrebbe incontro da una norma palesemente incostituzionale, perché in contrasto con l'art.48 della Sacra Carta. Per interpretazione estensiva, infatti, verrebbe messa a rischio la Segretezza del voto, prevista dal secondo comma di tale articolo.

Al riguardo, caro Presidente, le chiediamo: "possibile che tra tante "menti illuminate" che si mormora siedano nell'Esecutivo, nessuno abbia compreso che in un Paese come il nostro (dove il Potere Mafioso, i ricatti e le raccomandazioni continuano a dominare, tanto in Politica, quanto nella cosiddetta "Società Civile"), il voto di scambio sia sempre dietro l'angolo"? Insomma, è meglio limitare i rischi e cancellare del tutto (finalmente e definitivamente) i Finanziamenti/Rimborsi Pubblici ai Partiti. E' assai più semplice, sicuro e a buon mercato. Non le pare?

SISTEMA FISCALE (IMU ed IVA)

Guardando alle vili vicende che toccano da vicino il nostro Sistema Fiscale, le chiediamo: "E' proprio sicuro che tagliare l'IMU, o peggio "congelarla" per rinviarla semplicemente di qualche settimana, o mese (facendo lo stesso con l'IVA) sia la soluzione che accontenti un "corpo contribuenti" al limite della sopportazione e delle possibilità"?

Caro Letta, ci consenta: una riduzione non basta, mentre un rinvio a data più o meno certa, è una vigliaccata, degna della Battaglia di Cascina, a lei tanto amaramente e terribilmente cara. Tale imposta dev'essere eliminata del tutto, per le prime case non di pregio. Secondo noi, una soluzione per consentire ciò, mantenendo nel contempo i saldi di bilancio, potrebbe essere quella di "resuscitare" l'INVIM. In tal modo, generalmente, l'imposizione non andrebbe ad incidere sulle famiglie, ma solo su quanti facciano degli immobili non un fine, bensì un semplice mezzo di speculazione.

D'altro canto, a nostro avviso, rimodulare il Sistema Fiscale puntando sul gettito delle imposte indirette come l'IVA - piuttosto che sull'IRPEF e su una Patrimoniale vera e decisa - oltre ad essere una scelta politica "non equa e socialmente ingiusta" nei confronti delle classi sociali meno abbienti (che oramai rappresentano una maggioranza crescente nel Paese), è da considerarsi anche "atto costituzionalmente illegittimo", perché in contrasto con l'art.53 della Sacra Carta.

Per natura, non siamo sfavorevoli ad un aumento delle imposte. Ovviamente, dipende poi a quali di esse tocchi l'infausta sorte di essere ritoccate all'insù... L'IVA per esempio, è a nostro giudizio quella più vile, perché col suo pernicioso carattere proporzionale avvilisce e schiaccia le Classi (si, nel XXI secolo siamo tornati a parlare di Classi Sociali, ndr) meno abbienti e "accarezza" appena, quelle più "goderecce".

Si parla tanto di Riforma Fiscale e si punta sul rilancio dei Consumi, come volano per avviare un'era di "nuova crescita" per la nostra Economia sempre più allo sbando. Ecco, secondo noi, si potrebbe cominciare con l'eliminazione di tutte le aliquote IVA, lasciandone una minimale ed omnicomprensiva del 10%, e recuperando il gettito attraverso un incremento del prelievo sugli scaglioni IRPEF più "ricchi", oltreché con una Patrimoniale "severa" e progressiva per i patrimoni superiori a 516.456,90 Euro (equivalente del "rimpianto" Miliardo di Lire). E badi, dicevamo: tanto per cominciare...

In materia di Fiscalità, questo è quel che in Verità pensiamo. Tuttavia, il dubbio che ci resta è: "uno Stato che troppo spesso abbia accordato transazioni di comodo ai grandi evasori - architettando uno "Scudo Fiscale" che ogni volta avrebbe dovuto essere "unico ed irripetibile" - e che fatichi a trovare accordi bilaterali con talune realtà note alle cronache quali "Paradisi Fiscali", avrà davvero a cuore il destino dei cittadini onesti e lavoratori, che alla tassazione non possano e non vogliano sottrarsi, per fare il bene del proprio Paese"? Attenderemo con ansia la sua "fattiva" risposta...

CUNEO FISCALE

Con l'occasione, ci permettiamo di darle una tirata d'orecchie "per via indiretta", in ragione delle parole del suo Ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, secondo il quale il "taglio" del Cuneo Fiscale sarebbe una priorità a Medio Termine.

Un "Priorità a Medio Termine"? Che dire? Caro Saccomanni (e ovviamente, caro Letta) la riduzione dell'imposizione fiscale sul reddito da Lavoro è un obbligo "di oggi", non di domani... Specie quando si considerino i tempi biblici necessari alla Politica Italiana, per compiere qualunque scelta e prendere delle decisioni che non tocchino direttamente gli interessi della Classe Dirigente (la Casta, ndr). Non vorremmo vestire i panni dei "professorini", rammentandole una citazione di John Maynard Keynes che conoscono anche i bambini, secondo cui: "il lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti: nel lungo termine siamo tutti morti".

A dispetto dei dettami Costituzionali, il binomio Italia-Lavoro, oggigiorno, appare quantomai insensato e tristemente doloroso. Come dire: la questione occupazionale è "il problema" in Patria nostra. Eppure, si fa poco o nulla per risolverlo. E' per questo che ad ogni volgere del dì, finiamo immancabilmente per chiederci: "Che Paese è quello in cui le Istituzioni si attorciglino pomposamente su se stesse, con chiacchiere vuote e "bei discorsi", evitando di compiere davvero qualcosa di concreto al riguardo? Che Paese è quello in cui avere un impiego significhi essere additato come uno sfacciato privilegiato, o un raccomandato, mentre avere un posto fisso voglia dire essere un miracolato "Unto del Signore"? Che Paese è quello in cui capiti ascoltare, nei discorsi della "Meglio Gioventù" Italica, parole di velata disperazione, alternate a furiose minacce di finire in prima pagina (perché per taluni, dopo tutto, sarebbe meglio passare vent'anni in "gabbia" per aver compiuto un gesto inconsulto ed eclatante, piuttosto che essere privati della dignità)? Che Paese quello in cui si vaneggi sul Futuro delle nuove generazioni, quando il Futuro, semplicemente, non esista"?

Semplici quesiti (si fa per dire, ndr) cui costantemente ci troviamo a rispondere: "Beh, quello non è certo il nostro Paese, non è la nostra Patria e soprattutto, non è la "Res Publica" che ci sentiamo di omaggiare... Troppo è il rispetto, l'onore e la lealtà che le tributiamo quotidianamente, per chinare il capo innanzi all'Altare e scordare che essa semplicemente "sia"... Fondata sul Lavoro.

Oltretutto, a meno di non battere l'attuale record degli ultra-centenari, sappiamo per certo che né noi, né lei, avremo modo di verificare la veridicità della fosca previsione in base alla quale, continuando di questo passo, soltanto nel 2076 (quando con ottime probabilità saremo già "terra per le piante"), il nostro Paese potrà toccare nuovamente i livelli occupazionali pre-crisi (quelli del 2007, ndr).

In definitiva, riguardo al capitolo Lavoro, citando Alberto Moravia abbiamo ben chiaro una cosa: "La Disoccupazione è una cosa per il disoccupato e un'altra per l'occupato. Per il disoccupato è come una malattia da cui deve guarire al più presto, se no muore; per l'occupato è una malattia che gira e lui deve stare attento a non prenderla se non vuole ammalarsi anche lui". 

CONCLUSIONI

Mancano i fondi per ridurre il Cuneo Fiscale, per tagliare l'IMU alle famiglie e alle imprese e soprattutto, per evitare il previsto aumento dell'IVA al 22%? Perché allarmarsi? Cominciamo a cancellare i rimborsi elettorali (l'esperienza del Movimento Cinque Stelle è alquanto indicativa al riguardo), a tagliare la spesa per gli F-35, le missioni militari all'Estero, il TAV e le "famigerate", ma a quanto pare eterne, Province... Azzeriamo le "Auto Blu"... Prendiamo per il bavero e soprattutto per il portafogli, gli evasori e i riciclatori "Scudati", facendo pagare loro fino all'ultimo centesimo delle imposte non versate... E ovviamente, cominciamo a pensare che far Politica voglia dire fare "volontariato" in favore della Comunità, piuttosto che lucrare alle spalle dei cittadini, tagliando tutte le indennità che eccedano un normale ed equo rimborso lavorativo. Come dire: anziché fare "demagogia di Palazzo", intimorendo e prendendo per i fondelli i contribuenti, se si guarda dove si deve, le risorse si trovano! Ha capito, Signor Letta?

Caro Presidente, ella è impegnata nella lotta quotidiana per fare il bene dell'Italia. Beh, da cittadini, lo siamo anche noi.

Ella è giovane e rappresenta il futuro dell'Italia. Beh, lo siamo anche noi.

Ella ha a cuore il destino di una Nazione allo sbando. Beh, ce lo abbiamo anche noi.

E' proprio per questo che, come accadde con i suoi predecessori, Silvio Berlusconi e Mario Monti, non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo piegarci impassibili, rassegnati e penitenti, ad ogni sua decisione. Nostro compito, ci permetta, è quella di "farle le pulci" e di metterci di traverso e di dire "No", quando necessario.

Perchè dopo tutto, come ebbe a dire Tiziano Terzani: "Il Potere corrompe, il Potere ti fagocita, il Potere ti tira dentro di sé! [...] Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all'idea di essere vicini al Potere, di dare del "tu" al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari. Io questo non lo ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità. Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al Potere gli stavo di faccia, lo guardavo e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande".

E noi, facciamo domande, per l'appunto... 

D.V.

 
 
 
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