Creato da viscontina17 il 30/06/2012

Bisbigli d'onde

dolci richiami d'essenze

Messaggi di Gennaio 2014

TEMPESTE SEMPRE PIU'FREQUENTI SULL'ARTICO

Post n°218 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da viscontina17

L’afflusso di masse d’aria sempre più calde verso il mar Glaciale Artico sta fornendo maggior energia all’atmosfera. Energia che dopo essere stata immagazzinata dall’atmosfera spesso viene scaricata tutta di un colpo, favorendo lo sviluppo di fenomeni particolarmente avversi anche sull’Artico. Non è un caso se negli ultimi anni, soprattutto durante il periodo estivo, sempre più spesso l’Artico sia divenuto sede di tempeste e cicloni extratropicali (con caratteristiche “barocline”) particolarmente profondi e capaci di produrre fenomeni meteorologici davvero estremi, con venti di uragano, precipitazioni piuttosto intense per la latitudine e sbalzi termici veramente esagerati, con “gradienti termici” sempre più forti. Proprio l’anno scorso, in occasione del minimo record di estensione dei ghiacci, ne abbiamo avuto una prova. All’inizio dell’Agosto 2012 una profonda circolazione depressionaria, colma di aria piuttosto fredda in quota, si sviluppò a ridosso delle coste della Siberia orientale, per poi spostarsi in direzione del mar Glaciale Artico. Il 6 Agosto 2012 il potente ciclone extratropicale, spostandosi sopra il settore centrale del mar Glaciale Artico, si è rapidamente approfondito, fino a raggiungere un minimo barico al suolo che è sceso sotto i 964 hpa, un valore estremamente basso per questa regione.

Le isobare (linee di uguale pressione), molto fitte attorno il sistema di bassa pressione, hanno prodotto forti venti di tempesta che hanno spazzato, con raffiche fino a 130-140 km/h, tutto il settore centrale del mar Glaciale Artico e la banchisa del Polo, provocando anche delle nevicate, con un sensibile abbassamento delle temperature nell’area a nord dell’Artico canadese e dell’Alaska. La profonda polar low, scesa fino a 964 hpa, ha insistito sul settore centrale dell’Artico fino ai giorni successivi, per iniziare successivamente a dissiparsi, perdendo buona parte della sua potenza. Senza ombra di dubbio il transito di una area ciclonica di simile intensità ha avuto ampie ripercussioni in tutta l’area artica. Gli effetti del suo passaggio però sono veramente complessi. Infatti, mentre gran parte della regione influenzata dal ciclone di inizio Agosto ha subito un calo improvviso della temperatura e nevicate diffuse, le aree interessate dai venti meridionali hanno dovuto fare i conti con un sensibile aumento della temperatura per il richiamo di masse d’aria più temperate, in risalita dalle latitudini temperate. Non è un caso se in coincidenza con il transito della tempesta, una vasta area ricoperta di ghiaccio, nel Mare della Siberia orientale (concentrazioni in genere inferiore al 50%), si è rapidamente sciolta nel giro di pochi giorni. (web)

                       

 
 
 

IL SALTO DELLO SQUALO VOLPE TRA I DELFINI

Post n°217 pubblicato il 24 Gennaio 2014 da viscontina17

Un raro squalo volpe è stato visto e fotografato mentre saltava in aria. Il grosso predatore nuotava accanto a centinaia di delfini al largo della costa del Galles, a mezzo miglio al largo della costa del Pembrokeshire.
Le eccezionali acrobazie dello squalo sono state immortalate dal fotografo Richard Crossen che stava navigando nell’area insieme al biologo marino Cliff Benson, direttore di Sea Trust.
Benson ha sottolineato che «questo è stato un avvistamento molto raro. A differenza dei delfini, che respirano aria, gli squali raramente escono dalla superficie dell’acqua. Se si offrisse a qualcuno 1.000 sterline per scattare una fotografia come questa, non sarebbe in grado di farla».
L’avvistamento di questa specie di squali è molto rara nelle acque britanniche, nel 2012 ne sono stati avvistati solo 6 e nel 2011 solo 2, finiti nelle reti da pesca, come quasi tutti gli altri esemplari trovati nel Regno Unito.
Il team di ricercatori di Sea Trust stava osservando un branco di delfini comuni che seguono da 10 anni e che nuotava vicino al sito nel quale è prevista la realizzazione del gigantesco parco eolico hoffshore Atlantic Array. Secondo gli esperti gli squali volpe e altre specie di squali poco comuni nelle acque britanniche sono arrivate al largo della costa del Galles perché il mare è più caldo grazie alle alte temperature di quest’estate.
Il balzo dello squalo volpe è stato fotografato il 26 agosto, nel bel mezzo del branco di centinaia di delfini, molti dei quali sono cuccioli tra un branco di centinaia di delfini.
Benson sottolinea che «gli squali potrebbero potenzialmente mangiare i piccoli dei delfini ma, in questo caso, l’animale sembra alimentarsi delle stesse prede dei delfini: aringhe e sgombri».
Infatti gli squali volpe usano le loro lunghe code flessibili come una frusta per stordire i pesci prima di mangiarli. Benson sottolinea che «è una tecnica di caccia specializzata, agita la sua coda e colpisce le prede. Sono solitari vagabondi oceanici. Questo animale avrebbe potuto essere nelle Azzorre tre o quattro settimane fa».(WEB)

                        

 
 
 

BALENOTTERE IN PORTO A PORTOFERRAIO

Post n°216 pubblicato il 19 Gennaio 2014 da viscontina17

Dopo l’eccezionale spiaggiamento del cucciolo di balenottera comune dei giorni scorsi a Marciana Marina, l’isola d’Elba sembra proprio diventata una delle principali tappe della migrazione autunnale di questi giganti del mare dalle acque del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos verso le coste libiche e dell’Africa settentrionale.

Due balene, un esemplare adulto (ma farse anche un altro) ed un giovane, sono emersi oggi nella frequentatissima rada del porto di Portoferraio, dove mentre scriviamo stanno dando spettacolo.

E’ ormai diventato una visita usuale quella delle balene che si fermano nel Porto elbano, arrivando fino all’appartato porto mediceo, per una sosta e per poi riprendere il viaggio verso sud.

A seguire le evoluzioni dei cetacei, protetti dai mezzi navali della Capitaneria di porto, si è assiepata una discreta folla, ma purtroppo arrivano anche segnalazioni sul fatto che uno dei giganteschi animali sia ferito, cosa che sarebbe una nuova notizia preoccupante dopo che gli scienziati dell’università di Padova che hanno effettuato i primi esami sul cucciolo spiaggiato a Marciana Marina dicono che sarebbe morto poco dopo il parto (cosa molto inusuale in questo periodo visto le abitudini riproduttive delle balenottere) e per una diffusa infezione ai linfonodi.

Per ora non si conosce la natura di queste ferite all’esemplare nella rada portoferraiese, ma sono sempre più frequenti, anche in un’area che dovrebbe essere protetta come il Santuario dei cetacei, gli scontri tra imbarcazioni e balene. (WEB) 

                      

 
 
 

LA BARRIERA CORALLINA

Post n°215 pubblicato il 14 Gennaio 2014 da viscontina17

Tra gli ecosistemi più delicati della terra, le barriere coralline sono una caratteristica specifica della costas del Sinai. Formate da vasti campi di corallo, che al loro turno sono costituite da colonie di minuscoli polipi, il loro sviluppo richiede precise condizioni ambientali.

 In alcuni punti le barriere del mar Rosso sono pareti a picco ricoperte di coralli rosa, gialli e rossi. Molti vengono qui in vacanza proprio per il nuoto subacqueo e la zona è ricca di centri per le immersioni. Agganciati ai reef, simili a ripide pareti che raggiungono profondità vertiginose e che a volte affiorano alla superficie, queste creature formano allargo banchi e isolotti corallini, per piombare nuovamente verso gli abissi. Benchè sembrino robuste, le barriere sono molto fragili e quindi quelli che fanno snorkeling nel Mar Rosso sono invitati a guardare ma non toccare i coralli.

I coralli si dividono in due categorie: i coralli duri che si creano da soli degli scheletri esterni, e i coralli teneri che vivono senza questo involucro. Le barriere nascono dall'accumulo di scheletri di coralli morti nel corso di migliaia di anni.

 A causa della considerevole profondità delle zone coralline i sedimenti non riescono mai a risalire in superficie per cui le acque sono limpide. Tra queste vallate sommerse e il litorale si trovano barriere secondarie a profondità più modeste, ideali per lo snorkeling. In queste lagune splendide e tranquille i pesci più piccoli allevano le loro nidiate. (WEB)

   

 
 
 

VISCOSITA' DELL'ACQUA

Post n°214 pubblicato il 10 Gennaio 2014 da viscontina17

La maggior parte delle caratteristiche del mare sono determinate dalle proprietà chimiche e fisiche dell'acqua le cui molecole sono polarizzate e legate tra di loro da legami idrogeno.
La forza dei legami idrogeno permette all'acqua di rimanere alla stato liquido alla pressione e alla temperatura atmosferica tipiche.
Le cariche asimmetriche delle molecole accentuano la capacità dell'acqua di funzionare da solvente, combinandosi con ioni o altre molecole polarizzate. Nel fare ciò, le molecole di acqua possono ridurre l'attrazione tra ioni di carica opposta di circa 80 volte, facilitando lo scioglimento di cristalli di sale come il cloruro di sodio (NaCl).

L'acqua di mare è infatti una soluzione complessa con una concentrazione media di sali disciolti pari a 35 g/kg.La forza di coesione tra le molecole d'acqua, determinata dai legami idrogeno, è responsabile della tensione superficiale all'interfaccia acqua-aria. Nel punto di contatto con l'aria, l'acqua si comporta come una pellicola tesa ed elastica che può sorreggere corpi leggeri senza che questi affondino.

legami Idrogeno tra molecole d'acqua

La coesione è anche responsabile della viscosità dell'acqua.
La viscosità è una proprietà dei fluidi che indica la resistenza allo scorrimento e dipende dal tipo di fluido e dalla temperatura diminuendo nei liquidi al crescere di quest'ultima.

Negli oceani la viscosità aumenta anche con la salinità delle acque. Essa ha un effetto importante per gli organismi, influenzando la velocità con cui i corpi affondano e il movimento nel mezzo acquatico.
Così, ad esempio, organismi planctonici di acque fredde e salate tendono ad affondare nella colonna d'acqua più lentamente di quelli che vivono in acque calde e poco salate. (web)

                            

 
 
 

PESCE PARADISO

Post n°213 pubblicato il 05 Gennaio 2014 da viscontina17

Appartiene alla famiglia degli osphronemidae, ed è diffuso nel sud est asiatico. Il corpo è tozzo, ma allungato e robusto; le pinne sono allungate, mentre la coda è biforcuta ma molto  ampia e allungata.

Il maschio ha una colorazione molto vivace, soprattutto nel periodo riproduttivo, con colori che vanno dal grigioverde al violetto, dal rosso vivo al blue elettrico. La coda è rossa puntata di azzurro. La femmina  ha colori meno sgargianti.

Solitamente entrambi i sessi non raggiungono i 10 cm di lunghezza.

I pesci del paradiso sono pesci predatori e si nutrono di insetti, crostacei, molluschi e pesci più piccoli di loro.

La riproduzione di questo pesce è particolare: nel periodo riproduttivo, il maschio costruisce un nido di bolle sulla superficie dell'acqua utilizzando come struttura portante una pianta acquatica!

Quindi corteggia la femmina facendo sfoggio dei suoi splendidi colori come un pavone: se essa accetta le sue attenzioni si avvicina al nido di bolle e dà inizio ad un lungo cerimoniale fatto di inseguimenti e violenti convincimenti da parte del maschio.

I pesci del paradiso, contrariamente al loro nome, sono pesci molto aggressivi e territoriali (tendono a difendere il territorio anche dai loro simili) specialmente nel periodo riproduttivo.

E ora due chicche: il pesce del paradiso fu il primo pesce esotico (escludendo il pesce rosso considerato un pesce da laghetto) ad essere importato in Europa nel lontano 1869 a Parigi.

L'altra chicca su questo pesce è che fu il primo pesce a essere riprodotto in cattività e quindi in acquario!!! (web)

                 

 
 
 

TUTTI PAZZI PER VILLENEUVE

Post n°212 pubblicato il 01 Gennaio 2014 da viscontina17

Che ci fa un giovane delfino in un fiume? Da martedì scorso le acque del Corno, piccolo corso d’acqua che sfocia a Porto Nogaro, a poche miglia da Lignano Sabbiadoro, ospitano un delfino. Probabilmente il mammifero marino, tre metri di lunghezza, ci è arrivato al seguito di una nave da carico, e a quanto pare si trova bene nell’area: sta resistendo in qualche modo ai tentativi di farlo tornare in mare.
Il delfino si aggira così in acque solitamente frequentate da animali da laguna, e la spettacolarizzazione stile Free WChe illy ha fatto il resto. Dopo i primi avvistamenti, i ponti sul Corno si sono popolati di gente che segue quasi minuto per minuto le mosse del cetaceo. La folla è andata crescendo di giorno in giorno, tanto che a fine settimana il Comune di San Giorgio di Nogaro è stato obbligato a emettere un’ordinanza urgente. L’obiettivo è in primis la tutela dell’incolumità del delfino (prontamente soprannominato «Villeneuve» visto ha risalito il fiume fino a Villanova), e quella del pubblico: l’ordinanza vieta la sosta o l’intrattenimento a piedi o con veicoli lungo le sponde del Corno e sui ponti che lo attraversano e vieta di gettare in acqua qualsiasi genere alimentare. Inoltre, è stata vietata la navigazione e l’immersione lungo il fiume, in prossimità del ponte di Villanova, e in ogni caso «nell’area in cui viene a trovarsi il delfino».
Con friulana operatività, è stato persino attivato un presidio e in municipio a San Giorgio si alternano riunioni con Capitaneria di Porto, Corpo Forestale, Protezione civile, biologi e veterinari. Tutti con una domanda: come far trovare la via del mare al delfino? L’ordinanza è stata emessa per mettere il delfino in condizioni di ridiscendere il fiume. Ma finora «Villeneve» non pare pensarci: venerdì si è spinto fino al porto Vecchio, ma poi è risalito, con guizzi e sbuffi, piazzandosi nelle anse più a monte del Corno. È una zona dove si trovano tantissimi cefali: il pranzo è assicurato. (WEB)

                                

 
 
 

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