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Post n°57 pubblicato il 28 Febbraio 2014 da elmax12
Foto di elmax12

Ero al bar con un mio amico davanti alla mia solita tazza di caffè. In altri post ho parlato di questo bar, situato all’interno del comprensorio della mia società sportiva e gestito da una signora rude nei suoi gesti, ma che riesce ad avere tanti clienti, forse perché lavora in un luogo protetto.

Il mio amico Francesco: “Come hai chiuso la gara, domenica?”

E’ il gergo di chi corre e partecipa regolarmente alle gare, significa, che tempo hai fatto…

Avevo partecipato alla mezza maratona di Barletta, 21km bellissimi con partenza e arrivo nello stadio comunale, sulla pista dedicata al grande Mennea. In questo periodo dell’anno sono, come ogni anno da dieci anni, nel pieno della mia vera e unica gara dell’anno, la 100km del Passatore. Tutte le altre sono finalizzate alla preparazione della mia gara. La preparazione è intensa e basata essenzialmente sulla resistenza piuttosto che per la velocità e in particolare sulla resistenza della mente che deve riuscire a sopportare una fatica immane, come rimanere correre, camminare e rimanere in piedi per 100km.

E’ una gara fantastica, si parte alle 15:00 da piazza della Signoria a Firenze, si attraversano gli Appennini raggiungendo i 950 metri di quota per poi arrivare a piazza del Popolo a Faenza. Dopo aver doppiato il passo della Colla si corre praticamente da soli perché il gruppone di circa 1200 partecipanti si è snodato e già sono tanti i ritirati. Poco dopo, mentre si corre nell’oscurità della notte si vedono le lucciole brillare al nostro passaggio e si scopre che alcune, le femmine, hanno una luce fissa e i maschi, come al solito impegnati nel corteggiamento, hanno la luce intermittente. Lo spettacolo della natura è bellissimo ed è stupendo il supporto della gente e dei volontari che ci accompagnano per tutta la notte.

Perché una persona decide di partecipare ad una fatica come questa? Non c’è una ragione precisa da trovare nell’ambito della mente cognitiva, va cercata in quella ancestrale, dove si nascondono le ragioni più interne, più oscure, più istintive. Dove si nascondono quelle ragioni che non permettono a noi di prendere le decisioni ma dove le decisioni prendono noi.

Quando preparo la mia 100km non spingo mai in gara il mio corpo al massimo della fatica per paura di infortunarmi e di mandare a monte il sogno che si ripete ogni anno a fine maggio. Colgo allora l’occasione per accompagnare amici più lenti per permettere a loro di migliorarsi nei loro personali. Domenica correvo con la mia cara amica Maria Rosaria che voleva provare a migliorarsi. Ha retto il passo sino al decimo chilometro poi ha cominciato ad accusare dei fastidi. AL quattordicesimo chilometro mi ha chiesto di andare. A malincuore l’ho lasciata e son corso verso il traguardo.

Racconto al mio amico Francesco della disavventura di Maria Rosaria.

E lui: “Chi te la fa fare a fare ogni anno la 100km?”

Domanda correttissima, “chi me la fa fare?”

Dopo dieci partecipazioni e otto volte che l’ho completata non so ancora rispondere. E’ la sfida con me stesso che si rinnova, la voglia di sapere cosa c’è dopo una grande sfida, il sapere che tutto è possibile o la ricerca della felicità o la ricerca del nulla ma solo poter affermare “Io c’ero”.

Non saprei rispondere!

Al mio amico rispondo così: “La vita mi ha per fortuna offerto molto anche se non sono stato bravo a prendere tutto. Sento che oggi non ho più molto da chiedere per me, allora chiedo alla mia vita di dimostrare che sono ancora capace. Di cosa? Non lo so, ma che sono capace, di essere magari”.

Se quest’anno riuscirò a portare a termine la mia avventura uguaglierò il record regionale di partecipazioni con successo a questa gara.

Beh, quest’anno ho un motivo in più per partire.

Domenica prossima si corre a Polignano una dieci km fantastica, nei pressi del suo meraviglioso borgo antico e passando anche sulla costa tra i suoi scogli.

Però, che emozione partire e arrivare sulla pista dove il grande Mennea si allenava.

Max

 
 
 
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