Creato da braulink il 28/11/2005

Avasinis -UD- 2.5.45

Ragionando sul come e sui perché di una strage nazista

 

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 Le vicende di Avasinis nella ricostruzione di Stefano Di Giusto

Post n°14 pubblicato il 16 Settembre 2006 da braulink
Foto di braulink

 

Lo storico Stefano Di Giusto ha dedicato alle vicende di Avasinis un capitolo del suo corposo lavoro “Adriatisches Küstenland” (Ifsml, 2005). La ricostruzione offre una efficace disamina delle diverse ipotesi esistenti in merito alle cause e alle responsabilità della strage.


«Il giorno 2 maggio si era nel frattempo consumata la strage di Avasinis. I responsabili dell’eccidio non sono conosciuti con certezza, ma è certo, dalle testimonianze dei sopravvissuti, che gli autori della strage erano appartenenti alle SS, vestiti con uniformi mimetiche, e parlavano tedesco, italiano (anche con accento istriano) e friulano. Sempre da testimonianze dell’epoca è accertato che il reparto responsabile del massacro attraversò il Tagliamento provenendo dalla zona di Gemona nel pomeriggio del 1° maggio, e prese posizione a Trasaghis e sulla montagna dietro al paese (Montisel), nonché, sembra, sul Col del Sole, a sud di Avasinis; si trattava di circa 200-300 uomini, equivalenti a circa 2 compagnie. La mattina del giorno seguente i tedeschi attaccarono verso il paese, anche con l’appoggio di mortai che sparavano dal Montisel; dopo aver disperso i partigiani, che erano pochi e armati in maniera insufficiente, alcune decine di militari entrarono ad Avasinis e si lasciarono andare ad una indiscriminata rappresaglia uccidendo 51 persone, per la maggior parte donne, vecchi e bambini. Sembra che la strage sia stata interrotta per l’intervento di un ufficiale, sopraggiunto successivamente. I tedeschi rimasero in paese fino al mattino successivo (3 maggio), quando si ritirarono verso nord lungo la Valle del Lago.

Si sono date varie motivazioni alla strage, tra queste principalmente: un attacco partigiano alle colonne tedesche che transitavano sulla statale 13 Pontebbana; il rapimento di personale tedesco che lavorava nei cantieri dell’Organisation Todt e dell’Unternehmen Pöll nella zona di Avasinis; il disarmo e la cattura dei distaccamenti cosacchi di Avasinis e Oncedis, effettuati dai partigiani il 29 aprile, e l’intimazione di resa agli altri presidi della valle del Lago, che tuttavia partirono verso Tolmezzo il giorno successivo; l’attacco a una colonna di tedeschi e cosacchi proveniente da Spilimbergo e transitata per Peonis diretta a nord il 1° maggio.

L’ipotesi più accreditata sembra rimanere la prima, quella secondo cui la rappresaglia fu compiuta a seguito di un attacco partigiano sulla statale, presumibilmente nella zona di Gemona. Sembra che i tedeschi abbiano visto i partigiani ritirarsi verso la zona di Avasinis, che d’altronde era già conosciuta per la forte presenza partigiana, e abbiano quindi deciso di effettuare un’incursione nella zona.

Un’altra possibile ipotesi è che il reparto tedesco responsabile della strage di Avasinis avesse preso posizione nella zona di Trasaghis con funzione di difesa dell’imbocco della valle del Lago, che conduce a Cavazzo ed era una delle possibili vie di accesso alla Carnia per gli Alleati. Si è già visto che nel dicembre 1944 la Karstjäger-Division aveva svolto proprio in questo settore un’esercitazione che prevedeva la difesa dei settori di Venzone e del lago di Cavazzo; come le posizioni di Ospedaletto svolgevano nel maggio 1945 la funzione di difesa avanzata davanti alla linea di resistenza principale che correva all’altezza di Venzone, è possibile che allo stesso modo la zona di Trasaghis – Col del Sole fosse prevista come difesa avanzata delle posizioni intorno al lago di Cavazzo. Il reparto tedesco che aveva oltrepassato il Tagliamento occupò solo per poche ore l’area intorno a Trasaghis durante il 1° maggio, ma evidentemente già in giornata decise di abbandonarla e di ritirarsi verso il lago di Cavazzo il giorno successivo. Poiché mentre erano a Trasaghis vennero fatti oggetto di fucilate da parte dei partigiani, che sparavano dai rilievi dietro il cimitero di Avasinis, è possibile che i tedeschi sospettassero un’imboscata e che il 2 maggio, in coincidenza con l’inizio del ripiegamento, abbiano quindi attaccato le posizioni partigiane intorno al paese per garantirsi un passaggio senza ostacoli.

A prescindere da quale sia stata la vera causa della rappresaglia, rimane tuttavia impossibile stabilire se, oltre all’attacco contro le posizioni partigiane intorno al paese, anche la rappresaglia sui civili sia stata un’iniziativa decisa e programmata a freddo (forse addirittura ordinata da un comando superiore, come a volte ipotizzato), come un’ultima vendetta contro i partigiani e la popolazione, che secondo i tedeschi era rea di appoggiarli, oppure se la strage sia stata uno strascico non previsto dell’attacco. E’ evidente comunque che sull’inerme e innocente popolazione civile trovarono sfogo il diffuso odio dei militari verso i partigiani, il desiderio di vendetta e la rabbia per la sconfitta che ormai tutti vedevano prossima.

I sospetti sulla responsabilità per la strage si sono da lungo tempo concentrati su unità della Karstjäger-Division.Se, come riferito da Gayl, la 1. Kp. della Karstjäger-Division passò il Tagliamento solo il 3 maggio, lo stesso Gayl indica che altre parti del I. Btl. già si trovavano a quella data nella zona del lago di Cavazzo, a occidente del fiume, dove occuparono le posizioni di difesa intorno al lago almeno fino all’alba del 6 maggio; ciò è confermato anche dalla già citata testimonianza del reduce della 4. Kp. Questo, insieme alle testimonianze dei sopravvissuti sopra ricordate, fa sembrare probabile, anche se non certo, che le unità che attaccarono Avasinis, e che dopo la strage si ritirarono appunto verso Cavazzo, abbiano fatto parte del I. Btl. (con l’esclusione della sua 1. Kp.) della Karstjäger-Division; il comandante del battaglione in questo periodo sembra essere stato l’SS-Hauptsturmführer Kühbandner».


 
 
 
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