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Post N° 823

Post n°823 pubblicato il 29 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

L'autunno caldo di Epifani
è la Fiom la spina nel fianco

Una via d'uscita. Una strada per evitare di arrivare sull'orlo dell'accordo separato con il governo di centrosinistra e, nello stesso tempo, per non capitolare su un punto, quello del mercato del lavoro, che l'intero direttivo dell'organizzazione ha giudicato venerdì indigeribile. È questo il dilemma di Guglielmo Epifani. Un dilemma di merito sindacale. Reso più complicato dallo scenario politico esterno che rischia di far apparire la Cgil come il sindacato di riferimento della sinistra radicale.
In corso d'Italia non è stato condiviso né il modo né il contenuto delle decisioni del governo. Spiega la segretaria nazionale Carla Cantone: "La concertazione è un'altra cosa. Non si modificano i testi due ore prima di un incontro mettendoci di fronte al prendere o lasciare". Diversa, fanno notare i vertici della Cgil, era stata la discussione sulla riforma della previdenza: "Avremmo voluto una soluzione differente, ci siamo confrontati, è stata trovata una mediazione. Oggi quella mediazione noi la difendiamo perché è stata frutto di una concertazione. Sul mercato del lavoro non è andata così".

L'oggetto del contendere ha un valore di merito e un significato simbolico. Eliminare la sovrattassa sullo straordinario è vissuta come una sorta di liberalizzazione che spingerà le imprese a utilizzare di più chi è già assunto senza aumentare l'occupazione. "Ci hanno contestato di non essere attenti ai problemi dei giovani quando si parlava di pensioni - ricorda Paolo Nerozzi - e oggi dei giovani si dimenticano per fare un favore alle imprese". Una decisione che brucia. Anche perché richieste della Cgil come l'abolizione del lavoro in affitto per squadre di lavoratori sono state ignorate riproponendo nel sindacato l'antica divisione tra Cgil e Cisl sulle politiche del lavoro che portò allo scontro sulla legge Biagi.
L'apertura del fronte con il governo rischia di riaprire la discussione interna anche sugli accordi con il governo che la Cgil nel suo complesso aveva finito per digerire. Attacca il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini: "Noi metalmeccanici abbiamo giudicato negativamente anche l'accordo sullo scalone delle pensioni. Evidentemente il governo, incassato quel sì, ha ritenuto di poter umiliare la Cgil. Ma sul mercato del lavoro il direttivo di corso d'Italia è stato molto chiaro". Dunque? "Dunque se permane il dissenso della Cgil, Prodi sarà di fronte all'alternativa di tornare indietro o di firmare un'intesa separata con Cisl e Uil". Più duro Giorgio Cremaschi, punto di riferimento della sinistra interna alla Fiom: "Quello sul mercato del lavoro è un testo che lo stesso ministro Damiano, per quel che lo conosco, non avrebbe sostenuto da sindacalista". Cremaschi conosce bene il ministro del lavoro. Nella Torino degli anni '80 rappresentavano l'ala radicale e quella riformista della Fiom: "Ma qui le differenze ideologiche contano poco", aggiunge Cremaschi. Quel che "conta piuttosto è il merito sindacale e sul merito sindacale mi limito a riferire la battuta di Epifani la notte del direttivo. Quando disse: "Sul mercato del lavoro ci sono delle porcherie"".
La via d'uscita non sarà facile da trovare. Nelle prossime ore toccherà a Epifani prendere carta e penna per rispondere nuovamente a Prodi. Nella segreteria nazionale si sta preparando una proposta che svincoli la Cgil dalle contrapposizioni politiche dentro il governo senza cedere sul punto del mercato del lavoro: "Stiamo lavorando - dice Nerozzi - e lo faremo in modo da rispettare alla lettera il mandato del nostro direttivo". Eppure proprio ieri Sircana ha detto che sul protocollo non si torna indietro. Una nuova chiusura da Palazzo Chigi? "Non credo - risponde un po' sibillino Nerozzi - perché nessuno vuole tornare indietro. Ma questo non ci impedisce di guardare avanti".

 
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Post N° 822

Post n°822 pubblicato il 29 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Damiano vuole andare oltre il 1993
"Si può tornare ai contratti triennali"

Tornare ai contratti triennali rivedendo e superando il modello di contrattazione in vigore dal 1993. Lo dice il ministro del Lavoro Cesare Damiano spiegando che il Governo è "pronto" ad aiutare le parti sociali nel percorso di revisione del sistema contrattuale ma "l'impulso" deve arrivare da loro. Le condizioni per una revisione, dice il ministro, sono "mature" e sarebbe "utile" un cambiamento della durata dei contratti riportandola a tre anni sia per la parte economica che quella normativa.

L'accordo del 1993 prevedeva una durata quadriennale per la parte normativa del contratto e una biennale per quella economica. Il calo dell'inflazione e l'allungamento dei tempi per il rinnovo dei contratti ha portato negli ultimi tempi a singoli accordi sulla base di tre anni (l'intesa per i pubblici e quella per le Poste mentre il turismo ha chiuso ieri sulla base di quattro anni) e all'apertura di una discussione sulla possibilità di modificare in questa direzione l'accordo del luglio 93.

Ieri a favore della soluzione "triennale" si è detto il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni mentre un'apertura in questa direzione è arrivata dalla Cgil che con il segretario confederale responsabile della contrattazione ha detto di non avere pregiudiziali.


"Penso - ha detto Damiano in un'intervista all'Ansa - che la cadenza triennale sia una misura utile perchè consente di non sovrapporre la contrattazione nazionale con quella decentrata la quale può svolgersi tra un contratto triennale e l'altro. La cadenza triennale dovrebbe accompagnarsi alla capacità di rinnovare i contratti nei tempi stabiliti. Perchè purtroppo nella grandissima parte dei casi le cadenze biennali hanno registrato ritardi molto consistenti che vanno a danno dei lavoratori. Sono favorevole alla triennalità mi auguro che le parti sociali su questo argomento aprano un tavolo di concertazione".

Damiano sottolinea che le condizioni sono "mature" per la revisione dell'accordo del luglio '93, ma ricorda che queste "sono materie tipicamente contrattuali che devono essere affrontate per impulso delle parti sociali. Il Governo - spiega - non si tira mai indietro se nella logica della concertazione può contribuire a una soluzione positiva e condivisa. Ma l'impulso deve partire dalle parti sociali, il governo è disponibile ad aprire il processo. Se ne discute da molto tempo e le condizioni sono mature per la revisione del modello contrattuale del 93 ma un atto in primo luogo deve essere promosso da tutte le parti sociali".
 
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Post N° 821

Post n°821 pubblicato il 28 Luglio 2007 da cgil3palermo
Foto di cgil3palermo

Si è svolta oggi 27 luglio l'Assemblea Territoriale dei delegati e dei pensionati della Cgil bresciana per esaminare l'esito della trattativa sulla previdenza, il mercato del lavoro e la cosiddetta competitività. La relazione introduttiva è stata tenuta dal neoeletto segretario generale della Camera del Lavoro Marco Fenaroli e l'intervento conclusivo da Susanna Camusso, segretaria generale lombarda. Sono intervenuti 19 tra dirigenti sindacali e delegati dando vita ad un impegnativo dibattito che è entrato nel merito di tutti i punti dell'intesa.
A conclusione dell'Assemblea sono stati messi in votazione 2 documenti alternativi.
Uno presentato dal nuovo segretario generale Marco Fenaroli, l'altro dal segretario Cgil di Brescia Fausto Beltrami, unitamente ad una quarantina tra delegati e dirigenti sindacali territoriali.
L'assemblea ha approvato il documento presentato da Fausto Beltrami con 161 voti e ha respinto il documento presentato da Marco Fenaroli che con 138 voti, mentre 9 sono stati gli astenuti. Anche il documento del segretario generale contiene alcuni rilievi critici di merito. La differenza fondamentale tra i due documenti sta nel giudizio politico sull'intesa. Mentre il documento di Fenaroli non lo esprime, il documento di Beltrami esprime un giudizio complessivamente negativo, afferma che l'intesa non è accettabile e che occorre riaprire la trattativa e pone l'esigenza di riprendere al più presto i rapporto con i lavoratori, a partire da un referendum vincolante.

DOCUMENTO CONCLUSIVO ATTIVO DEI DELEGATI BRESCIA 27.07.2007

Il documento unitario Cgil Cisl Uil – che ha avuto il limite di non essere una piattaforma adeguatamente sostenuta dalla consultazione democratica dei lavoratori e dei pensionati - poneva comunque grandi questioni che avevano al centro la valorizzazione del lavoro, dello Stato sociale e di uno sviluppo economico più qualificato.
A Brescia le assemblee dei lavoratori, gli scioperi di numerose fabbriche metalmeccaniche e dell'industria, lo sciopero proclamato da Cgil, Cisl e Uil, avevano sottolineato l'importanza di alcuni elementi, quali il pensionamento immediato dopo i 40 anni contributivi ed un trattamento pensionistico adeguato per i più giovani.

E' mancato però a livello nazionale il pieno coinvolgimento e la necessaria mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. È questa la principale anomalia di una trattativa che ha registrato la subalternità del sindacato rispetto al Governo ed ai centri di potere economico e finanziario che hanno costantemente vincolato ogni accordo a ristrette compatibilità di spesa.

Alcuni parziali risultati sono stati ottenuti. È questo il caso dei capitoli che riguardano la difesa del potere di acquisto delle pensioni basse ed i miglioramenti, compresi quelli previdenziali, dei trattamenti di disoccupazione e della contribuzione figurativa e di riscatto. Questi ultimi però sono ben lontani dal compensare il risultato molto negativo che si ottiene in materia di lotta alla precarietà: si consolida l’impianto della legge 30, non si affronta il problema delle causali e del tetto del tempo determinato, lo staff leasing viene in realtà mantenuto. Non viene intaccata la piaga dei cocopro, salvo farne un salvadanaio per gli interventi previdenziali.

La decisione del Governo di abrogare la sovracontribuzione degli straordinari è gravissima e abbinata alla detassazione dei premi di risultato dà un'idea misera e del tutto non condivisibile di quello che si intende per competitività.
Non si risolvono i problemi dei precari, non si affrontano quelli degli immigrati, non si punta sulla qualità del lavoro, con conseguenze negative anche sulle stesse entrate strutturali della previdenza.

La Maroni non viene abolita, mentre ne viene diluito nel tempo l’effetto, attraverso un meccanismo di scalini impropriamente chiamati quote, perchè l’elemento di rigidità è rappresentato dall’innalzamento obbligatorio dell’età anagrafica, senza elementi di flessibilità.
Questo accordo si inserisce in quella filosofia degli anni ’90 che aumenta il tempo di lavoro nella vita e non da risposte adeguate a chi ha iniziato a lavorare in età precoce. Tutto ciò risulta in profonda contraddizione con il fatto che il Fondo lavoratori dipendenti è da tempo in attivo, e che i lavoratori hanno contribuito ulteriormente con l’incremento dello 0,30% della loro contribuzione, senza che tali ingenti somme siano state utilizzate a fini previdenziali. Anzi, si pensa già ad uno 0,09% in più a fronte di improbabili ed indimostrati risparmi nella gestione degli enti previdenziali.

L’intervento sui coefficienti, legati al percorso lavorativo, e la possibilità di giungere alla copertura del 60% da parte della previdenza pubblica, indicati nell’accordo, sarebbero positivi ma rischiano di essere aleatori e non effettivamente realizzabili perché pesantemente condizionati dal vincolo dell’equilibrio finanziario.
Su tale aspetto decisivo la Cgil deve assumere l’obiettivo della loro effettiva esigibilità.

La mancata separazione fra assistenza e previdenza, peraltro prevista nella stessa riforma Dini del ’95, è stata rimossa, ma rimane dirimente per la stessa tenuta del sistema previdenziale pubblico e per le pensioni future di quelle nuove generazioni invocate in modo del tutto strumentale da più parti.
La reintroduzione delle 4 finestre per i lavoratori con oltre 40 anni di contributi viene realizzata con uno scambio inaccettabile con l’introduzione delle finestre per le pensioni di vecchiaia.
Per quanto attiene i lavori usuranti, di cui si è ottenuta l’estensione, la loro elencazione rischia di escludere tipologie lavorative particolarmente faticose e pesanti. Inoltre i vincoli finanziari determinano di fatto il contenimento della platea degli aventi diritto.
Per tutti questi motivi il nostro giudizio su una intesa che ha al centro più la dimensione delle compatibilità economica che quella sociale, pur non scordando i parziali aspetti positivi menzionati, è complessivamente negativo.

A fronte di una intesa non accettabile esprimiamo tutto il nostro scetticismo che si possa risolvere il problema con una lettera del segretario generale della Cgil al presidente del consiglio. Occorre riaprire la trattativa sui temi del mercato del lavoro e della previdenza, sostenerla con la partecipazione e la mobilitazione dei lavoratori, con l'obiettivo di superare tutti i punti negativi dell'intesa.
Sarà in ogni caso fondamentale riprendere al più presto uno stretto rapporto con i tutti i lavoratori e le lavoratrici, compresi i precari ed i collaboratori, i pensionati e i giovani, a partire da un referendum vincolante da tenersi a settembre.

Brescia 27 luglio 2007

 
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Post N° 820

Post n°820 pubblicato il 28 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

No all'accordo dall'attivo CGIL di Brescia

L'attivo delle delegate e dei delegati cgil di Brescia convocato oggi respinge l'accordo siglato tra governo e parti sociali la settimana scorsa...
Così i voti all'ordine del giorno contro l'accordo presentato oggi:

181 i si
138 i no
9 gli astenuti

Grande vittoria...

 
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Post N° 819

Post n°819 pubblicato il 28 Luglio 2007 da cgil3palermo
 
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GRANDE SCIOPERO ALLA ZANUSSi

Lo sciopero di 12 ore proclamato dai delegati RSU della Electrolux Zanussi di Susegana (TV), contro l'accordo su pensioni e mercato del lavoro si conclude oggi. La prima risposta era stata data martedi 24 luglio con l'astensione dal lavoro di 4 ore, le altre 8 ore di sciopero sono state indette per oggi 27 luglio 2007. Ieri è stato distribuito un primo volandino, che alleghiamo, di spiegazione a tutti i lavoratori dello stabilimento. L'adesione allo sciopero tra gli operai è stata altissima pari a circa l'80% .Ma più della percentuale parla la produzione, si lavora solo in lina 4, le altre 8 linee di montaggio del prodotto finito sono ferme. Più modesta la partecipazione degli impiegati, in linea con i dati storici. I lavoratori con questa protesta chiedono una profonda modifica a questo inaccettabile accordo su pensioni e mercato del lavoro. Delegati RSU Electrolux Susegana.

 
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Post N° 818

Post n°818 pubblicato il 28 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Welfare, Ferrero a Prodi: «Devi ascoltare anche noi»

«Non ci è stato detto di no». «Ci è stato detto va bene», e ancora, «venerdì abbiamo posto un problema politico e quindi si apre la discussione». Lo afferma il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi con Prodi e Damiano sul welfare.

Ferrero aggiunge: «Noi siamo critici su scalone, mercato del lavoro e competitività. A settembre ed ottobre misureremo come questo percorso si tradurrà in legge».

Sul dato politico Ferrero è duro: «Non è possibile che un terzo della coalizione non conti quando ci sono da definire gli orientamenti strategici. Si possono fare delle modifiche al protocollo nella direzione di quanto scritto nel programma dell'Unione.

«Questa è l'unica coalizione possibile per governare oggi questo paese. Ma, per governare, questa coalizione deve rispettare tutte le sue parti e soprattutto deve rispettare i giovani, i pensionati ed i lavoratori che l'hanno votata. L'opposizione dice il falso quando sostiene che comandano i "comunisti". Oggi la Cgil è critica, la Confindustria contenta. Chi ha vinto?».

Vogliono far fuori la sinistra dell'Unione? «Se qualcuno ha in mente questo disegno - risponde Ferrero - ha in testa cose che non possono realizzare».

 
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Post N° 817

Post n°817 pubblicato il 28 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Incidenti sul lavoro, esplosione in fabbrica: un morto

Un ennesimo incidente mortale sul lavoro è avvenuto in una fabbrica chimica, la Chimitex di Fagnano Olona, vicino Varese. C'è stata un'esplosione cui è seguito un incendio.

Secondo i Vigili del fuoco, l' operaio, originario della zona, stava lavorando al trasporto di alcuni materiali con un muletto insieme a un collega quando una forte esplosione ha fatto crollare parte dell'edificio e scoppiare un incendio che è stato domato intorno alle 12.45.

Sul posto sono intervenute 19 squadre dei Vigili del fuoco dalle province di Varese, Como e Milano, che hanno spento l'incendio. Il corpo è stato appena recuperato dai vigili che hanno operato con l'aiuto di cani specializzati nella ricerca sotto le macerie. Dalle prime ricostruzioni, dicono gli inquirenti, la causa probabile potrebbe essere l'idrosolfito di sodio. Parte della sostanza sarebbe uscita durante degli spostamenti scatenando le fiamme.

I Vigili del fuoco ritengono che la nube sprigionata dall'incendio non sia pericolosa ma invitano le persone che abitano vicino via Vespucci, luogo dell'incendio, di tenere le finestre chiuse e rimanere in cassa. La zona attorno alla fabbrica è stata evacuata, in via precauzionale, nel raggio di 500 metri.

La Climatex è specializzata nella distribuzione su vasta gamma di prodotti chimici nel settore tessile.

 
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Post N° 816

Post n°816 pubblicato il 28 Luglio 2007 da cgil3palermo
 
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Il padrone licenzia il dirigente della Fiom che chiede più diritti
Sciopero di due ore ieri contro il licenziamento di un lavoratore e dirigente provinciale della Fiom alla Cerutti di Casale, nell'alessandrino. E' stato uno sciopero unitario alla quale hanno partecipato 250 fabbriche metalmeccaniche. Davanti allo stabilimento (la fabbrica è di proprietà di un ex vicepresidente di Confindustria) si è tenuto un presidio a cui hanno partecipato oltre cento lavoratori.
Il licenziamento è stato motivato dall'azienda con presunte minacce e violenza privata nei confronti di un altro lavoratore di un'impresa esterna. In realtà, come hanno confermato tutti i presenti quella mattina del 19 giugno, i fatti sono andati ben diversamente da come raccontati dal lavoratore esterno e subito accolti come verità dall'azienda. Il delegato Fiom era andato alla macchinetta a prendere un caffè. Accanto a lui un altro operaio. I due iniziano a scherzare e finiscono con uno che tiene le braccia al secondo e l'altro che gli poggia la testa sul petto. Lo scherzo sembra finito lì. Invece il lavoratore della ditta esterna, che già in mattinata si era lamentato del delegato Fiom con altri compagni, va all'ospedale e denuncia un'aggressione. Quindi si reca dai carabinieri e sporge denuncia contro il delegato Fiom. La Cerutti, ricevuta la denuncia, non chiama nessuno e invece procede alla sospensione cautelativa del delegato Fiom per rissa. A nulla valgono le richieste degli altri operai presenti quella mattina, pronti a testimoniare che il delegato non ha alzato un dito contro l'altro lavoratore. «La cosa più vergognosa - dice un altro delegato Fiom - è che l'azienda ha negato al nostro compagnola possibilità di portare le testimonianze degli altri lavoratori che lo scagionano totalmente confermando che il fatto non è accaduto». Il perchè di tanto accanimento e di un provvedimento che ha tutte le caratteristiche di una punizione si spiega, secondo i compagni di lavoro del delegato, con l'attività stessa del lavoratore. Che è stato per anni una Rsu Fiom, che ha avuto due passaggi di livello solo facendo causa all'azienda che non voleva riconoscerglieli e perchè era tra i promotori con la Fiom della causa, poi vinta, per l'uso smodato degli straordinari. Insomma, per la Cerutti, l'opportunità di «liberarsi» di un uomo diventato scomodo, un problema, era troppo ghiotta per non essere sfruttata. Domani ci sarà il tentativo di conciliazione. La Fiom ha dato il suo sostegno anche legale al delegato. «Chiediamo - ha detto ieri al presidio Giorgio Airaudo, segretario provinciale dei metalmeccanici - il reintegro del nostro lavoratore colpito da un provvedimento da anni '50».

 
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Post N° 815

Post n°815 pubblicato il 28 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Welfare, i ministri della sinistra a Palazzo Chigi con Prodi

Il Parlamento è sovrano ma noi chiediamo al presidente del Consiglio "maggiore attenzione" su alcuni temi contenuti nel protocollo sul welfare, a partire dal costo del lavoro. Così Alfonso Pecoraro Scanio ha inquadrato l'incontro di questo pomeriggio, a Palazzo Chigi, tra il presidente del Consiglio Romano Prodi ed i quattro ministri della sinistra dissidenti sul Protocollo per lo sviluppo. Incontro che è stato chiesto con urgenza da Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), Fabio Mussi (Sd), Paolo Ferrero (Prc) e Bianchi (Pdci) questa mattina e che Prodi ha accettato subito, organizzando a Palazzo Chigi un pranzo di lavoro cui hanno partecipato anche il ministro del Lavoro Cesare Damiano e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta.

"Modifiche, c'è ancora troppa legge Biagi". "Nell'incontro - ha detto Pecoraro - abbiamo chiesto che ci sia maggiore attenzione al settore del precariato e che la competitività non sia solo costo del lavoro, ma anche innovazione e di pensare molto ai giovani".

"Abbiamo detto con chiarezza - ha proseguito ancora - come Verdi che mentre sulle pensioni c'erano elementi di compromesso avanzato sul precariato c'è ancora troppo della legge Biagi, bisogna dare dei segnali seri che davvero si va verso tempo indeterminato". Lo stesso vale per la competitività e l'innovazione temi sui quali "serve una scossa".

"Ci aspettiamo che si apra una discussione - ha commentato il ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero - e che in futuro ci sia un coinvolgimento reale. E nel merito che ci sia la disponibilità a dialogare su modifiche all'accordo". E su questo punto, ha aggiunto, "non ci è stato detto un no".

Della stessa opinione anche Fabio Mussi, secondo il quale in fase parlamentare si potranno introdurre delle modifiche al testo. Il ministro dell'Università e Ricerca apprezza l'apertura al dialogo del presidente del Consiglio e dice: "quella che viene rappresentata come sinistra è una parte importante della coalizione che sostiene il governo, che è fedele al centrosinistra e che ovviamente deve poter dire la sua sulle decisioni che di volta in volta verranno assunte".

Nessuna polemica da Palazzo Chigi: "L'incontro? Bene, bene" risponde Prodi ai giornalisti al termine del pranzo. "Molto utile e non ci sono problemi specifici", gli fa eco il ministro del Lavoro Damiano.

La lettera di Prodi? Non soddisfacente. Ma a Ferrero
la lettera che Prodi ha inviato al segretario della Cgil Guglielmo Epifani invitandolo a firmare per intero il protocollo sul welfare e a riprendere la concertazione non è piaciuta. "Il punto politico - ha detto questa mattina - è che c'è il dissenso della Cgil su una parte di quell'accordo. E inoltre c'è un terzo della maggioranza che sostiene che quell'accordo va modificato. In autunno si dovrà arrivare ad un'intesa in Parlamento", sostiene il ministro per la solidarietà sociale.

"La nostra richiesta - ha proseguito Ferrero - non mi sembra esagerata. Anzi, è il minimo. Di pensioni abbiamo discusso ampiamente e non vedo perché non dovremmo discutere di welfare e mercato del lavoro. Il Cdm deve discuterne, questa è una questione di metodo. Si apre dunque una discussione - ha concluso Ferrero - ed io chiedo che in Parlamento si modifichi quell'accordo".

Anche alla Cgil la lettera non ha fatto l'effetto sperato: ambienti vicini alla segreteria generale di Corso Italia fanno sapere che viene giudicata "non soddisfacente", mentre, dal canto suo, Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, la ritiene "molto appropriata e soddisfacente" e ha aggiunto di condividerne i contenuti.

Intanto, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta ha fatto sapere che la prossima settimana il ministro Damiano relazionerà al Consiglio dei Ministri sullo stato delle firme del protocollo sul welfare. La relazione si terrà venerdì 3 agosto. "Il consiglio dei ministri di oggi - ha detto ancora Letta - non ha affrontato l'argomento".

 
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Post N° 814

Post n°814 pubblicato il 26 Luglio 2007 da cgil3palermo

Mani private sulle future pensioni
Andrea Fumagalli*

Riguardo l'accordo sulle pensioni, il tema maggiormente dibattuto riguarda l'aumento dell'età pensionabile e il presunto conflitto inter-generazionale. Gli economisti più «destri» - alla Giavazzi - oltre a lamentare il venir meno dello scalone Maroni e i danni sui giovani che ne deriverebbero, ricordano anche il costo della manovra, che appesantirebbe ulteriormente il già precario bilancio dell'Inps.
Quasi nessuno sottolinea due aspetti che pongono una seria ipoteca sul futuro della pensione pubblica: l'automatica revisione (verso il basso) dei coefficienti di rivalutazione dei livelli contributivi ogni tre anni a partire dal 2010; la mancanza di alcun provvedimento che separi gli aspetti assistenziali da quelli contributivi nel bilancio Inps. Su quest'ultimo aspetto, si è persa un'ottima occasione per attuare tale separazione prevista nella riforma Dini del '95 ma mai volutamente applicata.
Questi due aspetti mettono a repentaglio il futuro delle pensioni pubbliche. Con il passaggio al metodo contributivo sancito nel 1995, le pensioni dipendono da due fattori: il livello dei contributi versati nel corso della carriera lavorativa e l'entità dei coefficienti di rivalutazione dei contributi versati anno dopo anno. Se i contributi versati diminuiscono o se i coefficienti di rivalutazione diminuiscono, il livello delle future pensioni si ridurrà. Riguardo i contributi versati, l'incremento delle forme atipiche di lavoro (nonché l'aumento del lavoro nero) ha l'effetto di ridurre non solo la continuità dei contributi versati ma anche l'entità di tali contributi. Si dirà che per ovviare a questa situazione, il governo e i sindacati hanno pensato di aumentare i contributi previdenziali a carico dei lavoratori precari e che incentivano il riscatto degli anni di studio, ma è notorio che nella maggior parte dei casi tali provvedimenti si tramutano in una riduzione netta del reddito di lavoro. Vi è infatti un effetto di sostituzione tra aumento dei contributi e riduzione salariale e il riscatto degli anni di studio, comunque agevolato, difficilmente potrà essere attuato se i livelli salariali rimangono quelli che sono, cioè estremamente bassi. E' quindi inevitabile che, in seguito all'incremento del lavoro precario, la base contributiva su cui verranno calcolate le future pensione sarà destinata a ridursi, a prescindere dai provvedimenti presi. Se a ciò si assomma una riduzione automatica ogni tre anni dei coefficienti di rivalutazione, il risultato può essere solo uno: quando la giovane generazione di oggi andrà domani in pensione si troverà a godere di livelli pensionistici molto bassi, ben inferiori di quel 60% che alcuni sindacalisti oggi vantano in modo del tutto demagogico e falso.
Secondo i sindacati e il governo, la soluzione vera, seppur non dichiarata in modo esplicito, è quindi il ricorso alla pensione integrativa e allo sviluppo dei fondi pensioni privati: con l'effetto che solo i lavoratori più garantiti o con stipendi più elevati potranno usufruirne. Vi è quindi il rischio che molti dei futuri pensionati del 2030-2040 avranno pensioni al di sotto di un livello minimo di decenza, a meno che, nel frattempo, lo stato non si faccia carico di garantire o pensioni sociali o garanzia di continuità nel versamento dei contributi. Ma senza una netta separazione tra previdenza e assistenza, ciò significherà la bancarotta dell'Inps. Chi è favore della totale privatizzazione delle pensioni sostiene non a caso proprio questo: l'impossibilità da parte dello stato di garantire un decente sistema pubblico di previdenza. Tanto vale ricorrere quindi all'integrazione privata, come si è cercato di fare, ma con scarso successo, con l'inclusione volontaria (domani obbligatoria?) del Tfr nei contributi previdenziali.
Non è altro che la conferma della linea politico-economica che è stata intrapresa con la riforma Dini, di cui quest'ultima riforma ne è la degna continuazione. Possibile che Giavazzi non se ne sia accorto?


*Università di Pavia

 
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Post N° 813

Post n°813 pubblicato il 26 Luglio 2007 da cgil3palermo
 
Foto di cgil3palermo

Appello da Torino
Mobilitazione
la più ampia
e unitaria possibile

L'accordo sulla cosiddetta "riforma" del sistema pensionistico siglata tra il governo e le organizzazioni sindacali non può considerarsi accettabile per le lavoratrici e i lavoratori. Un impianto da rivedere profondamente che ha privilegiato esclusivamente una visione ideologica, dettata dai poteri forti economici interni ed internazionali che hanno richiesto a gran voce questa controriforma purtroppo ottenendola. Lo scalone di Maroni è stato sostituito da tre scalini ma il risultato è lo stesso, si innalza l'età pensionabile fino a 62 anni e, i lavoratori che svolgono lavori usuranti restano indefiniti Respingiamo perché privo di ogni fondamento il tentativo di far accettare questi provvedimenti ai lavoratori prospettando un beneficio per le future generazioni; affermazione che non ha alcun riscontro nella realtà dei fatti. Ora dovrà partire la mobilitazione, la più ampia e unitaria possibile. Lavoratori, forze politiche, sindacali, sociali, che intendono opporsi e migliorare profondamente questo provvedimento, devono prepararsi perché già dai primi giorni di Settembre, nella nostra Città, si manifesti una forte azione di lotta unitaria su quegli obbiettivi.
Vincenzo Chieppa Segretario Provinciale PdCI, Gianni Favaro Segretario Provinciale PRC, Luigi Casali Esecutivo Regionale RdB-Cub, Luciano Pregnolato Sinistra democratica Torino, Pietro Passarino Rete 24 Aprile CGIL

(Ricordiamo a liberazione che la sigla giusta è "Rete 28 aprile" stessa settimana. Si il 24 è più vicino alla festa della liberazione, quindi meglio, ma noi siamo ormai affezionati al 28. Cordialmente...)

 
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Post N° 812

Post n°812 pubblicato il 25 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Alle compagne e ai compagni interessati a Rete28Aprile

Roma, 25 luglio 2007

Care compagne e cari compagni,
in questi ultimi giorni prima delle ferie si svolgono assemblee dei delegati, direttivi, attivi. E’ necessario che in quelle sedi:

1 – venga distribuito il volantino “No all’accordo disastro”;
2 – si intervenga nel dibattito per presentare le nostre posizioni;
3 – si propongano ordini del giorno sul merito e per la richiesta di referendum, chiedendo in ogni caso di votare.

E’ bene ricordare che sinora non è stato deciso nulla da Cgil, Cisl e Uil rispetto alla consultazione, la cui materia è rinviata a settembre. Anche per questo bisogna darsi da fare ovunque.
Buon lavoro e cordiali saluti.

Giorgio Cremaschi

 
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Post N° 811

Post n°811 pubblicato il 25 Luglio 2007 da cgil3palermo

Ecco il testo della lettera inviata dal segretario Guglielmo Epifani al Presidente del consiglio Romano Prodi.



Roma, 25 luglio 2007

Caro Presidente,

il Comitato Direttivo della CGIL ha approvato la scelta di sottoscrivere il Protocollo sul Welfare.

Questa determinazione significativa si accompagna ad una contrarietà sulla parte dell’accordo relativa al mercato del lavoro e alla decisione di azzerare ogni contribuzione aggiuntiva sullo straordinario. La scelta da parte del Governo di presentare su tali punti un testo non visto in precedenza nella sua stesura definitiva, se non pochi minuti prima dell’incontro, apre, per quello che riguarda la CGIL, un evidente problema di merito, trattandosi di materie strettamente attinenti alla dimensione contrattuale del sindacato dove, ad esempio, la cancellazione di un aggettivo determina il rovesciamento di un significato.

C’è infine l’esigenza di un ultimo chiarimento: ferma restando la scelta della CGIL, il Governo ritiene che l’accordo possa essere sottoscritto anche solo per parti o vada sottoscritto per intero? Si tratta ovviamente di due scelte non uguali.

Con stima,

Guglielmo Epifani

 
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Post N° 810

Post n°810 pubblicato il 25 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Che cosa succede con l’Accordo per il diritto alla pensione di anzianità (alcuni esempi)

Lavoratore nato nel 1950: nel 2008 raggiunge il requisito dell’età (58), se raggiunge anche il requisito contributivo entro il primo semestre va in pensione il  1° gennaio 2009; se invece raggiunge il requisito contributivo entro il secondo semestre 2008 va in pensione con decorrenza 1° luglio 2009. Con la Maroni sarebbe andato in pensione il 1° gennaio 2012 con il raggiungimento dei requisiti entro il primo semestre, il 1° luglio 2012 con il raggiungimento dei requisiti entro il secondo semestre.

Lavoratore nato nel primo semestre del 1951: raggiunge i 58 anni di età nel 1° semestre 2009 e avendo anche maturato il requisito contributivo va in pensione di anzianità con decorrenza 1° gennaio 2010. Con la legge Maroni il lavoratore avrebbe raggiunto i requisiti nel primo semestre 2012 e sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° gennaio 2013.

Lavoratore nato nel secondo semestre del 1951, che ha maturato nel 2009 58 anni di età e 35 anni di contributi. Raggiunge il diritto a pensione nel 2010, e andrà in pensione con decorrenza 1° luglio 2011. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° luglio 2013.

Lavoratore nato nel primo semestre del 1952, avrebbe raggiunto il requisito con la Dini nel 2009 con 57 anni di età e 35 di contributi. Con la nuova ipotesi raggiunge il diritto a pensione di anzianità nel primo semestre del 2012, con decorrenza 1° gennaio 2013. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° gennaio 2014.

Lavoratore nato nel secondo semestre del 1952, avrebbe raggiunto il requisito con la Dini nel 2009 con 57 anni di età e 35 di contributi, raggiunge il nuovo requisito nel 2012. La pensione ha decorrenza nel luglio del 2013. Con la Maroni il predetto lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° luglio 2014.

Lavoratore nato nel primo semestre del 1953, avrebbe raggiunto i requisiti con la Dini nel 2010 con 57 anni di età e 35 anni di contributi, raggiunge i nuovi requisiti nel 2014, con decorrenza 1° gennaio 2015. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° gennaio 2016.

Lavoratore nato nel secondo semestre del 1953, avrebbe raggiunto i requisiti con la Dini nel 2010 con 57 anni di età e 35 anni di contributi, raggiunge i nuovi requisiti nel secondo semestre del 2014, la pensione avrà decorrenza 1° luglio del 2015. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° luglio 2016.

Lavoratore nato nel primo semestre del 1954, avrebbe raggiunto i requisiti della Dini nel 2011 con 57 anni di età e 35 anni di contributi, raggiunge i nuovi requisiti nel primo semestre 2015, la pensione avrà decorrenza 1° gennaio 2016. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° gennaio 2017.

Lavoratore nato nel secondo semestre del 1954, avrebbe raggiunto i requisiti della Dini nel 2011 con 57 anni di età e 35 anni di contributi, raggiunge i nuovi requisiti nel secondo semestre 2015, la pensione avrà decorrenza 1° luglio 2016. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° luglio 2017.

Lavoratore nato nel primo semestre 1950: nel 2008 raggiunge il requisito dell’età (58), ma non raggiunge i 35 anni di contribuzione, ne ha 33. Raggiunge quota 95 nel 2010 e va in pensione con decorrenza 1° gennaio 2011. Con la Maroni sarebbe andato in pensione il 1° gennaio 2012.

Lavoratore nato nel primo semestre del 1951: raggiunge i 58 anni di età nel 1° semestre 2009 e ha maturato 37 anni di contributi, va in pensione di anzianità con decorrenza  1° gennaio 2010. Con la legge Maroni il lavoratore avrebbe raggiunto i requisiti nel primo semestre 2012 e sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° gennaio 2013.

Lavoratore nato nel secondo semestre del 1951, che ha maturato nel 2009 58 anni di età e 38 anni di contributi. Raggiunge il diritto a pensione nel 2010, e andrà in pensione con decorrenza 1° luglio 2011. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza 1° luglio 2012.

Lavoratore nato nel primo semestre del 1952. Nel 2009 ha 57 anni di età e 36 di contributi. Raggiunge il diritto a pensione di anzianità nel primo semestre del 2012, con decorrenza 1° gennaio 2013. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza  1° gennaio 2014.

Lavoratore nato nel secondo semestre del 1952 Nel 2009 ha 57 anni di età e 38 di contributi, raggiunge i 40 anni di contribuzione nel secondo semestre 2011. La pensione ha decorrenza  1° aprile 2012 (finestra Dini) Con la Maroni il predetto lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza al 1° luglio 2012.

Lavoratore nato nel primo semestre del 1953. Il lavoratore in questione ha 54 anni di età e maturerà 33 anni di contributi a novembre 2007: raggiunge i 40 anni di contribuzione nel secondo semestre del 2014, e va in pensione con decorrenza  1° aprile 2015.(finestra prevista dalla legge Dini). Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza  1° gennaio 2016. Nell’ipotesi in cui fatta la verifica non ci fosse la necessità di salire a quota 97, il predetto lavoratore raggiungerebbe i nuovi requisiti nel 2013, e la sua pensione avrebbe decorrenza  1° aprile 2014 (finestra prevista dalla Dini).

Lavoratore nato nel secondo semestre del 1953, nel 2007 ha 54 anni di età e 38 di contributi. Raggiungerà i 40 anni di contribuzione nel secondo semestre 2009 ed andrà in pensione con decorrenza  1° aprile 2010.(finestra Dini). Con la Maroni il lavoratore in questione sarebbe andato in pensione con decorrenza  1° luglio 2010.

Lavoratore nato nel primo semestre del 1954. Nel 2011 ha 57 anni di età e 35 di contributi. Raggiunge i nuovi requisiti nel primo semestre 2015, la pensione avrà decorrenza  1° gennaio 2016. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza  1° gennaio 2017. In caso di non applicazione dopo la verifica della quota 97, il lavoratore in questione raggiungerebbe il diritto a pensione nel primo semestre del 2014 con decorrenza  1° gennaio 2015.

Lavoratore nato nel secondo semestre del 1954. Nel 2007 ha 53 anni di età e 30 di contribuzione, raggiunge i nuovi requisiti nel secondo semestre 2015, la pensione avrà decorrenza  1° luglio 2016. Con la Maroni il lavoratore sarebbe andato in pensione con decorrenza  1° luglio 2017. In caso di non applicazione della quota 97 il lavoratore raggiungerebbe il diritto a pensione nel secondo semestre del 2014, con decorrenza  1° luglio 2015.

 
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Post N° 809

Post n°809 pubblicato il 25 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Protocollo Welfare, Bersani avverte la Cgil: non si torna indietro

"Credo che non ci siano né le intenzioni, né le possibilità di correggere questa cosa da parte del governo. Bisogna sempre essere rispettosi delle discussioni parlamentari, ma il governo andrà con tutte le intenzioni di sostenere le sue scelte, ovviamente in modo sempre dialogante". Cosi' il ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani risponde alle critiche del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani sul protocollo Welfare. "Mi auguro che questa cosa sia ricomposta, ma credo che noi abbiamo fatto un buon lavoro".

Riguardo alla posizione della Cgil, Bersani sottolinea che "può esserci stato stato qualche elemento di incomprensione, e con un pacchetto così ampio è possibile che possano esserci anche delle cose non condivise. Ma se si va alla sostanza non si può negare che si sta facendo un'operazione positiva per il paese, mi auguro che ci si possa chiarire".

Bersani ha ricordato gli interventi sulle pensioni basse, sulla possibilita' per i giovani di "avere una pensione più dignitosa" e le misure sugli ammortizzatori sociali, che "sono tutte misure positive. Spero che con calma e riflessione, guardando all'insieme delle misure si possa trovare un'intesa".

 
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