CHI SIAMO
L'allevamento amatoriale "DELLE TERRE ROSSE" nasce nel 1996,dall' idea di Maria Elena Simoncini, e la passione di Giuseppina Di Domenico per L'AKITA INU, con l'arrivo di
Ary (CH RIPRODUTTORE : SEISIN DAKO GO NO SHATZUKO X IKI) capostipite del nostro allevamento,sempre eccellente in expo' e ottima fattrice.
INFO: Di Domenico Giuseppina via A.Salinas n°3 90141 Palermo
tel: 091 345218 cell:3403778306
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delleterrerosse@libero.it
Post n°11 pubblicato il 05 Aprile 2007 da delleterrerosse
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Post n°10 pubblicato il 05 Aprile 2007 da delleterrerosse
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Post n°9 pubblicato il 04 Aprile 2007 da delleterrerosse
La Leggenda di Shiro Questa leggenda risale al tempo dello shogunato Tokugawa (1603-1868) C'era una volta, tra le montagne della regione di Akita, un villaggio di cacciatori. In questo villaggio vivevano un cacciatore di nome Sadaroku e il suo Akita bianco di nome Shiro. Sadaroku era il miglior cacciatore della zona e per questo il signore di Nambu, invitatolo un giorno al suo castello, gli consegnò un rotolo che gli dava il permesso di cacciare nelle montagne della regione. Una mattina Sadaroku e Shiro andarono a caccia. Improvvisamente il cane si mise ad abbaiare: un grosso cinghiale si muoveva tra gli alberi. Sadaroku prese la mira e sparò; il cinghiale, benchè ferito, fuggì. Shiro si gettò all'inseguimento e Sadaroku gli andò dietro. La caccia durò tutta la notte finchè i due si accorsero di essere giunti in una foresta sconosciuta sovrastata da un castello. Scrutarono tra gli alberi e videro il cinghiale, Sadaroku sparò di nuovo e questa volta lo uccise. Ma ad un tratto fu circondato da un gruppo di samurai; lo arrestarono poiché aveva osato sparare nei pressi del castello di Sannobe. Sadaroku cercò in tasca il lasciapassare ma non lo trovò, proprio quel giorno l'aveva dimenticato a casa. Così fu trascinato al castello, condannato a morte e messo in prigione. Durante la notte Shiro riuscì ad arrivare sotto la grata della prigione e si mise a guaire. Il suo padrone lo udì e lo implorò di andare a prendere il rotolo pur non sperando che il cane avrebbe capito. Invece Shiro capì e partì di corsa. Corse e corse attraversando foreste valli e pianure e finalmente giunse a casa. Qui si mise a guaire e ad abbaiare disperatamente davanti alla moglie del suo padrone, ma la donna non capiva ciò che lui voleva. Allora riprese la via del ritorno verso il suo padrone. Quando Sadaroku lo vide tornare senza il rotolo si disperò ma poi si ricordò di averlo lasciato sopra il sacrario degli antenati; lo disse a Shiro il quale ripartì correndo a perdifiato. Giunto a casa si mise ad abbaiare davanti al sacrario. La moglie vide il rotolo e questa volta, sbiancando in volto, capì. Dette il rotolo a Shiro che riprese la sua folle corsa verso il castello. All'alba Shiro stava ancora correndo ma era allo stremo delle forze. Nello stesso momento Sadaroku veniva portato sul luogo dell'esecuzione; chiese di poter rivedere per l'ultima volta il suo cane ma gli fu negato. Fu così che, mentre urlava il nome di Shiro, gli venne tagliata la testa. Quando poco dopo il cane arrivò con il rotolo in bocca trovò il corpo del suo padrone ormai senza vita. Cominciò a nevicare, Shiro trascinò il corpo di Sadaroku nella foresta vicina al castello, scavò e lo seppellì. Poi cominciò ad ululare verso il castello e ogni giorno e ogni notte ululava tutto il suo dolore. Il suo ululato giungeva anche al castello e gelava il sangue a quelli che lo abitavano. Shiro non lasciò più quella foresta che da allora è chiamata la "foresta ululante". |
Post n°8 pubblicato il 08 Marzo 2007 da delleterrerosse
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Post n°7 pubblicato il 07 Marzo 2007 da delleterrerosse
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