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« Per la bimba che c'è in noi | FIGLI UNICI » |
Caccia alla volpe“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in Italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri” Don Lorenzo Milani Avevo in mente un post che contenesse una tormentata discussione fra bloggers circa “l’essere blogger come e perché” a fronte delle cose d’oggi, .. e anche dire di un attimo di assoluta bellezza, fra bloggers che si “sentono” e postano, in privato, empatiche effusioni fra carpe giapponesi che vengono a galla. Ma così come ieri, a incompiute, frammentate frasi e atti, resto davvero spiazzata e, nonostante l’assoluta, unica, bellezza delle ..carpe, mi viene in mente la… caccia alla volpe. Perché soverchia la miseria umana, perché alta e non dismessa è la guardia, e, per quello che serve, ancora non è possibile tollerare più di quanto…qui e altrove, comunque sia, qualunque corrente giunga a ricacciare alla deriva. (ho un angelo di vetro con un’ala spezzata… ma, cocciuta, incollo frattura e procedo, con volo claudicante, nuoto boccheggiando, qui e anche domani, perché Natale vorrei sempre, nonostante) §§§§§§§§§§§§§§§ “Leggendo gli editoriali e commenti di ieri, abbiamo appreso dalla equilibrata penna di Miriam Mafai, su La Repubblica , che: «I più recenti drammatici fatti di cronaca fino alla terribile violenza di cui è stata vittima una donna sequestrata e torturata alle otto di sera in una stazione romana, sono dunque riconducibili a questa nuova, feroce criminalità giunta nell'ultimo anno dalla Romania nel nostro paese». Eppure provate a chiedere a qualcuno, anche a un lettore quotidianamente bombardato dall'emergenza sicurezza, di ricordare un efferato caso di cronaca recente. Chi non risponderebbe Erba o Garlasco? O lo zio stupratore nel napoletano? O il delitto maniacale di Sanremo? O il piccolo Tommy? Non si tratta di cadere in quello che Mafai chiama un antico tabù della sinistra, ovvero essere «più attenti alle ragioni, alle miserie e alle difficoltà di chi delinque che alle ragioni e ai diritti delle vittime». Questo "tabù" è in realtà una garanzia di vita per chi non è "vincente", è "temperanza" verso quella pericolosa azione "autoritaria" che spinge il forte, il garantito, a regolare la convivenza secondo i propri istinti. Quel tabù è sinonimo di tanti valori che oggi nessuno "predica" più. Perché, semplicemente, molto semplicemente, di fronte ai commenti e agli editoriali di ieri, ci sembra che nessuno sia più «attento » a quelle ragioni e che tutti si affratellino in un unico pensiero dominante. Editoriali accorati per un paese che ha smarrito il senso delle cose. Nessuno si pone un dubbio. Nessuno pone la questione che, forse, un Consiglio dei ministri straordinario si convoca per un attacco aereo e non per un fatto di ordinaria cronaca, per quanto efferato. Titoli, occhielli e sommari non si sottraggono alla parola romeno - che invece negano al morto sul lavoro - come se un maschio che sevizia una donna ha connotati diversi a seconda del paese d'origine, come se quella orrida stazioncina di Tor di Quinto non fosse tentatrice, riparatrice, anche per aggressori italiani. E se fosse stato così? Ha fatto bene il Secolo d'Italia che ha titolato, magistralmente: «Orrore sotto casa» e il fatto che il maschio aggressore sia straniero, romeno, si scopre leggendo il pezzo, alla riga 12. Ma, come dice l'Unità, in effetti non c'è più tempo. Non c'è più tempo per nascondersi dietro le emergenze, non c'è più tempo per crogiolarsi nelle nostre aree protette. Diceva ieri Nichi Vendola che nelle periferie metropolitane, per aumentare la sicurezza, ci sarebbe bisogno sì di un esercito, ma di lampioni e di asili nido. E' tempo di mettere su questo esercito e non altri” A. Marrone – Liberazione- 3.11.07 ...perché Natale vorrei sempre... |
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