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Nickname: terpix
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« Caccia grossa | Precarietà » |
Post n°645 pubblicato il 17 Marzo 2009 da terpix
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Sono lenta 24 frame fluidi almeno. Non capisco al volo, cioè, se capisco. Lenta nelle procedure, nelle dinamiche utili, nelle storie, nelle trame, leggo lenta, mangio lenta, passeggio lenta, mi addormento, se, lentamente. Amo i film lenti, slow motion premeditato lento, fare l'amore lento, lentissimo sugo, lentissima carezza. Amo gli eroi lenti, Bogart mentre fuma lento, Corto quando salpa lentamente in un lentissimo rosso a lento tramonto. I ricordi lentissimi che sostano indolenti e lenti. Lo sguardo più lento, fino in fondo lento, l'inerzia lenta della vela sgonfia di bonaccia lentissima, la deriva che scivola, lenta, fra sinuose anse a corrente lenta. Le tue spalle di ieri che s'involano lente, lente che ancora le vedo, chè lente se ne vanno, ma sono lente e per questo le ho così amate. I pallonetti lenti, i lob a scavalco, il lento taglio della racchetta che avvolge la barba della pallina che ricade lenta beffarda, spostando lenta terra rossa. Lento incidere a punta di coltello sulla mano la linea della fortuna che non c'è, lenta lametta di quando ci sposammo a sangue lento. Così che leggerò l'ultimo Latouche, risolutivo per le mie scarse conoscenze in economia, ristorerò le mie lentezze, e starò a comprendere la storia della lumaca che costruisce la sua casa fino a cinque volte la prima cella, non una di più perchè sarebbe inutile e fuori controllo, perchè le montagne non crescono all'infinito, e neppure gli alberi, perchè tutto non può crescere sempre e per sempre e ciò che si ama tanto non si può che perderlo lentamente, se. La lumaca decresce, scende ai livelli precedenti e rinnova se stessa e la sua vita e il suo mondo.
"Per salvare il pianeta e assicurare un futuro accettabile ai nostri figli non ci si può limitare a moderare le tendenze attuali, ma bisogna decisamente uscire dallo sviluppo e dall’economicismo", dice Latouche. Ecco come definisce lo sviluppo: "L’imbroglio è contenuto già nella parola. Nasconde lo sfruttamento e lo sradicamento in massa di individui, la morte delle diversità, l’evidenza di un’umanità apatica, infelice, precaria, insicura e, a ben guardare, anche più povera. L’idea di di questo tipo vertiginoso di sviluppo resiste ostinatamente all’evidenza del suo fallimento. Per questo ha smesso da tempo di essere una cosa scientifica, è diventata mistica, mitologia, religione. Un feticcio imbroglione che anestetizza le sue vittime. Il vero oppio dei popoli". E sottolinea: "Ci dicono che per uscire dalla crisi dobbiamo lavorare di più. Diventare cinesi. Che la Cina affoghi nell’inquinamento sono obiezioni irrilevanti. È da questa cecità che dobbiamo liberarci".la decrescita non è un fatto negativo. Dobbiamo distinguere, infatti, la decrescita dalla crescita negativa. La crescita negativa è un fatto altamente negativo, oserei dire terribile, visto che viviamo in una società impostata sullo sviluppo. Se non c’è crescita si produce disoccupazione, si distrugge ricchezza, ci sono meno investimenti per l’ambiente, la cultura, la salute. È per questo che dobbiamo uscire dalla società basata sulla crescita e avvicinarci a quella della decrescita serena. |
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