Creato da Alexsixtyfour il 21/02/2010

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Il blog contro la terza squadra di Milano che ha portato la B a Roma!

 

 

 

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LA NUOVA ROMA IN 5 MOSSE CON DIBENEDETTO PRESIDENTE!!

THOMAS DIBENEDETTO

Un italo-americano tifoso della Roma?

dibenedetto

Al via i preliminari, poi tre settimane circa per le firme.

DiBenedetto piazzerà suoi manager in tutti i ruoli chiave mentre lui assumerà l’incarico principale.

E’ già stato all’Olimpico in incognito a seguire Roma-Inter e Roma-Bari, entrambe finite 1-0 per i giallorossi.

ROMA, 5 febbraio - Raddoppiare i ricavi. In cinque an­ni. Dagli attuali centoventicinque milioni a duecentocinquanta. E’ questo, in sintesi, il progetto che la cordata americana ha messo sul tavolo, consapevole che solo ottenendo l’obiettivo, si potranno fare investimenti im­portanti altrimenti ridimensionati dalla pros­sima introduzione del fair-play finanziario vo­luto da Michel Platini. Mister DiBenedetto e soci sono convinti che si possa fare. Hanno studiato a fondo la Roma, hanno individuato i punti su cui intervenire, elaborando un pro­getto che ha convinto i vertici di Unicredit che hanno pure accettato di rimanere nella socie­tà giallorossa con una quota di minoranza. I dettagli del progetto sono ancora top-secret, ma qualcosa lo abbiamo saputo e possiamo sintetizzarlo in cinque punti principali.

1) Risanamento del bilancio.

C’è la necessità, immediata, di tornare a un bilancio che non contempli passivo. Lo scorso anno c’è stato un meno venti milioni, le proiezioni prevedono un meno trenta ab­bondante per quello di quest’anno. In questo senso, sarà fatto subito un aumento di capi­tale per azzerare le perdite. Non sarà l’unico. Perché nel progetto è previsto che ci saran­no probabilmente altri due aumenti di capi­tale proprio per garantire la possibilità di po­ter fare investimenti.

2) Il brand.

Che poi sarebbe il marchio e non si capi­sce perché pure qui da noi si debba conti­nuare a dire brand. Quello di Roma e della Roma, gli americani lo considerano vendi­bile in tutto il mondo. Come nessuno altro, o quasi. Si punterà forte su questo aspetto, puntando su mercati (Cina, India, Medio­riente, gli stessi Stati Uniti) in cui finora non c’è stata penetrazione. In questo senso sarà affrontato di petto il problema degli spon­sor. I possibili nuovi proprietari del club giallorosso, intendono infatti, per esempio, ridiscutere i contratti degli sponsor, da Wind a Robe de Kappa, disposti anche a pa­gare le penali per puntare a marchi che, se uno vuole acquistare la maglietta (origina­le) di Totti a Pechino, garantirebbero que­sta opportunità. Sul merchandising c’è un progetto di grande espansione. Mister DiBenedetto e soci, infatti, leggendo il bilan­cio della Roma, sono rimasti parecchio sor­presi di scoprire che quello giallorosso fat­tura 7,109 milioni di euro. A medio termine intendono perlomeno quintuplicare questa cifra con tutte le conseguenze del caso nel­la casella dei ricavi.

3) Ristrutturazione manageriale.

Professionalità, idee, manager in grado di sviluppare il marketing. Ci saranno parec­chie novità in questo senso a Trigoria. Con la consapevolezza, peraltro, che il primo punto di qualsiasi progetto sarà quello di costruire una Roma competitiva perché senza una squadra in grado di poter puntare al massi­mo, qualsiasi altro discorso sarebbe del tut­to inutile. Nel progetto è previsto un investi­mento anche per il settore giovanile, avendo come obiettivo il modello della cantera del Barcellona dove «i campioni li crescono, non come al Real dove li comprano» .

4) Lo stadio.

Sanno che non sarà come negli States, perché dalle nostre parti ci vuole molto più tempo per poterlo costruire. Per questo si sono dati dai cinque agli otto anni per con­certizzarlo, partendo dal presupposto che comunque non sia una condizione impre­scindibile per il futuro della società. Ma l’obiettivo, ovviamente, è farlo. Nel proget­to americano è previsto lo sfruttamento dei palchetti, della pubblicità allo stadio (ma­gari togliendo i cartelloni che ostacolono la vista della partita a una parte dei tifosi), un megastore.

5) I tifosi.

L’anno dopo il terzo scudetto, la Roma staccò circa 48.000 abbonamenti. Per que­sta stagione non si è arrivati a 19.000. Tren­tamila in meno, uno sproposito. Gli ameri­cani vogliono puntare forte sul recupero dei tifosi che hanno abbandonato lo stadio. Pen­sando di offrire uno spettacolo, oltre alla partita, completo. Puntando sulla qualità della Roma e, magari, pure sulle cheerlea­ders.

TEMPISTICA - Saranno giorni di grande lavo­ro per l’avvocato Mauro Baldissoni (studio Tonucci) che a questa avventura sta lavo­rando da diversi mesi. Il legale se ne è fatto, felice, una ragione, da romano, romanista, calciatore (dicono pure bravino), abbonato in tribuna Tevere. Toccherà a lui, probabil­mente già nei primi giorni della prossima settimana, fornire le informazioni aggiunti­ve richieste e su questo punto già ieri ha la­vorato in contatto telefonico con gli States. Tra queste, per quello che ci risulta, non ci sarà nessuna richiesta di aumento del prez­zo, quello di fatto è stato fissato nella tre giorni a New York, come sono stati concor­dati parecchi altri punti economici. Le ulte­riori richieste sono soprattutto riguardo la composizione della As Roma LLC, la società creata da mister DiBenedetto per la scalata alla società yellow-red e riguardano alcuni rilievi tecnici (esempio: come mai avete da­to questa valutazione a x, y eccetera?). Una volta esaudite positivamente queste richie­ste, si passerà alla fase inesclusiva che do­vrebbe richiedere un tempo stimabile in due-tre settimane per arrivare alle firme. A quel punto la Roma sarà degli americani, ma ci sarà ancora bisogno di richiedere l’au­torizzazione all’antitrust e poi dare il via al­l’Opa. In questa fase non saranno avviati (o ravvivati) contatti con dirigenti, manager, allenatori, giocatori. In questo senso, si par­tirà solo dopo le firme. La prima parte di queste ulteriori trattative, saranno fatte principalmente via mail, fax, telefono, ma quando si arriverà alla fase finale, le parti (Unicredit e cordata americana) si incontre­rannopersonalmente, da stabilire se lo fa­ranno ancora a New York o direttamente a Roma (più probabile la seconda ipotesi).

DIBENEDETTO -
Il presidente sarà Thomas DiBenedetto, un signore che chi lo ha cono­sciuto, ce lo ha descritto come una persona molto preparata, innamorato dello sport e del business. Nei mesi scorsi in più di un’occa­sione è stato nella Capitale, assistendo in incognito alme­no a due partite della squa­dra di Ranieri (Roma-Inter e Roma-Bari, entrambe finite con la vittoria per 1-0 dei giallorossi), convincendosi ancora di più delle enormi potenzialità di un club che come nome ha quello di Roma. E’ molto probabile che entro una quindicina di giorni, DiBenedetto sbarchi direttamente nella Capitale. E con lui sicuramente porte­rà alcuni suoi manager che saranno siste­mati negli snodi ritenuti fondamentali per il futuro romanista: 1) amministrazione; 2) merchandising; 3) comunicazione. Ma è chiaro che pure gli americani sanno bene come sarà necessario conservare un’anima romana e romanista e non solo per quel pos­sibile venti per cento che Unicredit potrà ce­dere a un imprenditore romano (in pole-po­sition in questo momento sembra esserci il costruttore Luca Parnasi, mentre fino a oggi non sono arrivati segna­li dal dottor Francesco Ange­lini che pure aveva garantito ci sarebbero stati). Già si so­no fatti svariati, pure troppi, nomi a proposito di quello che sarà l’organigramma della Roma a stelle e strisce. E’ un esercizio che in questo momento è soltanto inopportu­no. Certo, nei mesi scorsi qualche contatto con allenatori e dirigenti c’è stato, ma quel­lo che conta, ora, per mister DiBenedetto e soci, è arrivare alle firme. Solo dopo partirà la Roma del futuro.

Fonti: Corriere dello Sport

Fonti: Piero Torri

CONSIDERAZIONI PERSONALI - L'impiego di capitali stranieri nel risanamento della a.s.roma sono la diretta conseguenza degli anni di ladrocinio indiscriminato perpetuato dal Palazzo ai nostri danni, le orecchie da mercante di Galliani & Co. unitamente a frasi del tipo "il Milan che vince fa bene al paese" non saranno più spendibili con un soggetto straniero che vorrà rientrare di quanto investito, dunque prepariamoci a vedere l'uomo più brutto d'Italia, Moratti, convocato davanti a qualche Corte Federale di Boston a rendere spiegazioni se mai dovessero nuovamente capitare intercettazioni telefoniche stile "Giacinto Facchetti"; in risposta ai cugini non mi sento meno romano o meno tifoso: di Roma porto i colori, di Roma porto il simbolo, di Roma porto il nome... sono nato per volere del Prefetto di Roma, Italo Foschi... i soldi non hanno colore, ben venga Thomas DiBenedetto e vada al demonio l'imprenditoria romana stile Lotito, se ai Laziali serve avere un imprenditore romano per sentirsi romani, è giusto, noi di elementi di romanità ne abbiamo a iosa altrove.

amabilmente vostro

Alex "madonna quanto stanno a piagne" 64

 
 
 
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