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IL PROGRESSO è REGRESSO?

Post n°17 pubblicato il 30 Settembre 2007 da illuminailcuore
 

Alle volte mi viene da pensare se l'umanità sia davvero andata avanti con il suo progresso o se invece proprio questo progresso rappresenti una regressione.

Sicuramente il progresso tecnologico sta facendo evolvere la nostra vita esteriore ma mi sembra fin troppo evidente l'involuzione interiore dell'uomo sempre più affetto dalla superbia e dal delirio di omnipotenza dato dalla tecnologia e dal sapere.

E' cambiato ad esempio, in modo drastico, il nostro rapporto con lo spazio ed il tempo.

Se all'uomo del passato spostarsi costava spesso enormi sacrifici, oggi sappiamo tutti quanto le distanze si sono ridotte come anche la velocità per raggiungere posti nel passato irraggiungibili. Proprio questa estrema raggiungibilità di ogni angolo del pianeta ha portato anche conseguenze negative. Malattie, sottoculture, mentalità dannose per la vita non sono più isolate e possono oggi fare il giro del mondo. Questa tendenza è nata a mio avviso dalla scoperta delle americhe,quel viaggio ha iniziato l'era dello scambio spesso dannoso tra culture diverse e anche delle malattie trasmesse. I virus portati dall'uomo europeo hanno in quell'occasione letteralmente decimato le etnie del nuovo continente che non aveva anticorpi a tali virus.

Nel 1500 l'uomo aveva così scoperto la possibilità di poter viaggiare lontanissimo dall'europa e questo gli diede una nuova fiducia in se stesso, fiducia che però chiamerei piuttosto superbia. Quell'arrogante fiducia infatti si trasformò presto in prepotenza sul diverso, una prepotenza che costò assai cara alle popolazioni colonizzate ritenute "inferiori".

La polvere da sparo presa dalla Cina e trasformata in armi, dava a quest'uomo del '500 una marcia in più al suo delirio di omnipotenza. Colonizzare quegli indigeni sarebbe stato un gioco da ragazzi visto che questi si difendevano con lance e frecce.

Il 1500 è anche l'anno che segna la nascita dell'umanesimo rinascimentale nel quale l'uomo viene messo al centro e Dio diviene marginale rispetto a questo omocentrismo.

Nel 1700 le scoperte scientifiche e l'etica laica approfondirono questo divario tra l'uomo e Dio portando alle correnti atee dell'illuminismo responsabili di aver allontanato molti dai valori religiosi e più genuini.

La fine dell''800 e l'inizio del '900 con le due rivoluzioni industriali e le nuove scoperte scientifiche avrebbero portato l'uomo in un mondo che cominciava seriamente a distaccarsi dalla natura per via del fenomeno dell'urbanizzazione e dei grandi agglomerati urbani,  fenomeno accompagnato com'è noto dall'esodo dalle campagne.

Al fianco della società rurale che con la sua cultura tradizionale e religiosa aveva caratterizzato i secoli passati, veniva man mano a sorgere sempre più numerosa la nuova società urbana fatta di abbandono di quelle tradizioni religiose e rurali, fatta di dissidi sociali tra classi ricche e povere. L'individualismo inoltre portava quest'uomo ad alienarsi dal senso di comunità e solidarietà che erano assai vini nelle società rurali. Paradossalmente l'ambiente urbano avvicinando gli uomini li allontanava: il contatto urbano tra la miseria operaia e la ricchezza borghese fungeva da detonatore. Gli operai e i proletari urbani non condividevano più i costumi, gli usi e le tradizioni così come invece avveniva nelle realtà contadine fatte di feste, ricorrenze e incontri comunitari. Nelle città il motivo di coesione predominante tra le classi operaie e proletarie divenne la lotta contro i soprusi della borghesia. Una lotta che prese il nome di socialismo marxista, mentre il regime liberale dimostrava di moderare questo fenomeno delle associazioni operaie soltanto nel caso avesse concretamente realizzato un programma riformista, ossia di riforme sociali in aiuto delle classi povere e subalterne.

I liberali più conservatori ivece adottando la repressione contro le associazioni operaie e proletarie non fecero altro che incrementare il loro spirito di lotta che immancabilmente finiva per cadere nelle forme di ribellione violenta.

La violenza da ambo le parti, una repressiva e l'altra ribellista, dava luogo ad una società spaccata in due nella quale la borghesia si dimostrava nemica delle classi subalterne e quest'ultime si dimostravano ribelli alla loro prepotenza. 

Questa inimicizia si fece ancora più cruda ed evidente tra le due guerre mondiali. Le due categorie sociali registrarono momenti di violenza senza precedenti. Il ribellismo delle classi povere non fece altro che incrementare il consenso verso quei regimi totalitari che si sarebbero presto affermati.

Il socialismo fu dunque ridotto alla clandestinità e sarebbe riemerso soltanto con la fine dei regimi totalitari. Tuttavia l'uomo aveva paura nel secondo dopoguerra, sia dei totalitarismi di destra che di quelli di sinistra dimostratisi altrettanto capaci di orrore e di violenza.

Si tornò perciò a parlare di liberalismo riformista e di democrazia, ossia di quella relatà moderata e di centro che intendeva riportare la pace dopo gli orrori inammissibili e irripetibili della tremenda guerra appena lasciata alle spalle.

Cominciò così una nuova era fatta di ricostruzione, una nuova era che avrebbe ridato lustro alla società. Un lustro ed un lusso mai provato prima. Infatti non solo non si ritornò alla condizione prebellica ma si andò ben oltre. Il boom economico portò con se il boom del consumismo, del benessere individuale, della vita agiata e resa comodissima dalla diffusione degli elettrodomestici. La diffusione delle automobili che portò ad un boom della motorizzazione privata senza precedenti. LA ripresa dei commerci che abbandonarono le politiche protezionistiche di inizio '900 per aprirsi al commercio sempre più internazionale. L'uomo del secondo dopoguerra poteva finalmente mangiare i pomodori provenienti dall'altro capo del mondo americano frammisti all'insalata proveniente dal giappone.

Un lusso ed un agio che però aveva ed ha il suo prezzo : e questo si chiama inquinamento. L'uomo del 2000 non combatte più tanto la guerra totale e mondiale con le nazioni nemiche, ma combatte sopratutto contro gli effetti della sua superbia e della sua scelta: quella del suo vivere cinico e sconsiderato nell'era del super agio. Mi correggo, la parola combatte non è appropriata, visto che i potenti dimostrano una certa indifferenza riguardo al problema ambiente, minimalizzandolo o semplicemente facendo finta che esso non esiste.

Quello che oggi noi chiamiamo problema ambientale in realtà non è solo questo e non è destinato a rimanere solo questo. Diverrà inevitabilmente anche tutto il resto: ossia carestie, guerre, iniquità, rivalità locali e nazionali, nuove dittature, ecc ecc.

Siamo usciti da un orrore e adagiandoci sull'agio artificiale e sconsiderato ci stiamo inoltrando in un orrore più grande.

 Dovevamo assolutamente rinunciare alla nostra superbia e recuperare quel TIMORE-RISPETTO per la natura e per chi la creata che avrebbe veramente costituito la base concreta per costruire una civiltà di pace. Siamo fin troppo abituati a quel cinismo distruttivo che asfalta i prati, costruisce metropoli e desertifica ambienti e animi.

Siamo come Attila che dove passava lui non cresceva più l'erba, figuriamoci l'amore.

Abbiamo voltato le spalle a Dio e alla sua magnifica creazione credendo che questo fose progresso, invece un simile voltafaccia avrà solo due conseguenze :   La fine di ogni pace e la nostra autodistruzione.

I cuori induriti non fanno altro che incrementare il clima disumano che ilsistema vuole e si ostina a volere intatto.

L'unica speranza proverrebbe da una nostra sensibilità che ci farebbe coesi contro questo sistema.

Anche piccole azioni potrebbero rilevarsi straordinariamente importanti.

Se c'è un uomo che distrugge per fortuna c'è anche quella parte umana che opera secondo la buona volontà favorevole alla vita. Non possiamo che aerire e collaborare con questa aprte di umanità per opporci a quella che invece si dimostra con le azioni e con i fatti contraria alla vita.

  

 
 
 
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