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Da qualche parte una farfalla batte le ali e mette in moto un meccanismo irreversibile dalle conseguenze imprevedibili.
 

 

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Addio signorina Giulia

Post n°749 pubblicato il 22 Febbraio 2017 da gianor1
 

La signorina Giulia è stata la mia maestra alle Elementari. Alcuni giorni or sono transitavo davanti alla vecchia scuola e sono entrato per salutarla.
"E' permesso?"
La porta della prima B si dischiude, non so chi l'abbia aperta; tutto avviene misteriosamente e in silenzio in questa classe e, in punta di piedi, perchè mi sembra di entrare in una chiesetta e il pavimento è così lucido che ho timore di sporcarlo. Mi avvicino alla cattedra. E' sempre una signorina senza  età, piccola, magra, vestita di blu. Solo adesso dopo tanti anni che non la rivedo, mi ricordo che porta o, chissà...portava gli occhiali.
Dalle maniche strette ai polsi con dei bottoni di madreperla escono due mani piccole come quelle di una bimba, ma ossute e grinzose, due mani così lievi che dove si posano non lasciano impronta, due mani silenziose sempre in movimento, ora tolgono un granello di polvere caduto chissà come sulla cattedra, ora frugano senza rumore nel cassetto pieno di tutte quelle piccole cose a Lei necessarie.
Quelle mani oggi fanno star zitti una ventina di alunni, quasi tutti sdentati. Alcuni bimbi hanno i capelli lunghi come le bimbe. Ricordo che a Lei piacevano assai quei bimbi ed io riccio riccio me ne dolevo ma Lei mi rassicurava sempre con una carezza. La rammento ancora, era tranquilizzante.
Ricordo.
Non parlava nessuno. Eravamo tutti con le mani sopra il banco e con gli occhi puntati su di Lei. La signorina Giulia senza volgere lo sguardo a destra nè a sinistra, a gara nel fare silenzio, in esagerate posture di fissità e di attenzione. Davanti a ciascuno di noi un quaderno con scritta la stessa frase:" Parlate di un vostro amico...".
Improvvisamente Luca alza la mano e le chiede di essere ascoltato.
"Sì, che c'è Corrias?"
Luca, a testa china, si avvicina alla cattedra. C'era silenzio ma ora ancora di più. Io stesso temo di muovermi. Mi guardo le dita: ho le unghie un po' sporche. Stringo i pugni, perchè la signorina Giulia non le veda. Sono impaurito come Luca che, tremando e con il viso arrossato, confessa di averla fatta addosso. Non mi sbagliavo che in quel silenzio senza scricchiolio sentivo battere forte il cuore di Luca.
La maestra non dice nulla, lo prende per mano e lo affida alla bidella.
Oh, sì, le volevamo bene. Tutti si rivolgevano a Lei per farle vedere certe piccole cose cui nessun'altra maestra avrebbe fatto caso.
Un giorno le volevo far notare una cosa. Ricordo che le sue mani mi avevano fatto cenno di avvicinarmi. Avanzavo solennemente. Avevo un dito fasciato.
Immediatamente, a quella vista, si leva un mormorio d'invidia e d'ammirazione che la maestra non reprime. Giunto davanti alla cattedra, mi tolsi la bendina e misi sotto gli occhi della signorina Giulia la punta del dito indice sul quale, a guardare attentamente e alla luce, si vedeva un segnetto, piccolo come la capocchia di uno spillo.
"Una bruciatura", dice Lei.
"Sì", faccio io pieno di orgoglio :"Proprio una bruciatura".
Racconto come me la sono procurata a voce alta perchè tutti possano sentire. Un compagno più grande che frequentava la quinta classe, trovò un accendino (di quelli "usa e getta") e, all'uscita di scuola, diede appuntamento ad alcuni per andarlo ad accenderlo ( con la relativa sigaretta) in un posto dove non transitavano i maestri.
Io anche se il più piccolo fui invitato. Ingenuamente dissi che accendendolo,  mandò una fiamma grande e bella e inventai che all'interno della fiamma avevo visto il volto di una giovane donna vestita di bianco. Avevo visto una fata.
"Anch'io, anch'io!", dissero tutti per non essere di meno. Alzarono la mano e giurando sul petto asserirono d'aver visto anche loro una fata nella fiamma di una candela, in quella di un caminetto, qualcuno nella fiamma del gas della cucina, addirittura!
"Gianfranco, quest'anno vado in pensione". Mi dise la signorina Giulia.
"Quest'anno?"
"Sì questi sono gli ultimi mesi di scuola. A settembre non torno più. Sono contenta. Finalmente me ne posso andare , e alla scuola chi ci pensa più? I bimbi? Ma anche i bimbi, dopo tanti anni,annoiano!"
Povera signorina Giulia. Che bugia grossa sta dicendo. Se ne accorge anche Lei, abbassa gli occhi. Contenta di lasciare la scuola? Lei che ci tornava anche di pomeriggio, quando non c'era nessuno,e le classi erano vuote, buie e fresche come il suo salotto antico?
Che faceva nella classe deserta?  Correggeva i compiti, raccoglieva le foglie secche, spolverava i libri della piccola biblioteca di classe e poi tornava a spolverarli e indugiava a fare tante piccole cose inutili pur di restare lì più a lungo possibile.
Annaffiava e curava quei fiori seminati e piantati, da Lei stessa, in vasi coloratissimi; fiori che non appassivano mai perchè anche d'estate veniva a vederli e curarli.
Addio signorina Giulia. Ti si vedrà ancora per qualche tempo girare attorno alla scuola dove non entrerai; ancora qualcuno, per qualche tempo, pronuncerà il tuo nome, poi sarai dimenticata.
Non io. La ricorderò come quella maestra che dava molta importanza a una piccola bruciatura, perchè sapeva della mia fantasia...

 
 
 
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L'educazione è una cosa ammirevole,ma è bene ricordare,
di tanto in tanto,che nulla che valga la pena di conoscere
si può insegnare.
Oscar Wilde



PROVERBIO SARDO
Nen bella senza peccu,nen fea senza tractu.
Non c'è una bella senza difetto,nè una brutta senza grazia.


"Il lavoro del maestro è come quello della massaia, bisogna ogni mattina ricominciare da capo: la materia, il concreto sfuggono da tutte le parti, sono un continuo miraggio che dà illusioni di perfezione. Lascio la sera i ragazzi in piena fase di ordine e volontà di sapere - partecipi, infervorati - e li trovo il giorno dopo ricaduti nella freddezza e nell'indifferenza. Per fare studiare i ragazzi volentieri, entusiasmarli, occorre ben altro che adottare un metodo più moderno e intelligente. Si tratta di sfumature, di sfumature rischiose ed emozionanti.Bisogna tener conto in concreto delle contraddizioni, dell'irrazionale e del puro vivente che è in noi. Può educare solo chi sa cosa significa amare".

 

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