Il primo passo verso la mia riabilitazione psicofisica, avevo deciso, sarebbe stato quello di sostituire con un po' di attività motoria, alcune delle facili soluzioni che il progresso metteva a disposizione della collettività. Per esempio, l'usare le scale per salire al mio piano poteva essere un buon inizio.
Il mio piano era il sedici. Sicché, raggiunto il primo piano, scelsi di chiamare l'ascensore, preso che fui dallo sconforto. Mentre le porte si richiudevano e l'ingegnoso macchinario iniziava a salire, pensavo che il primo passo per la mia riabilitazione psicofisica non aveva ottenuto il successo che mi ero figurato.
Sul pianerottolo, andando verso il mio appartamento, vedo i carabinieri apporre i sigilli alla porta della mia vicina di casa. Era un gran bella figliola... Sapevo che si era suicidata due notti prima appendendosi al lampadario della sala da pranzo. Doveva pesare relativamente poco la ragazza; sicuramente, fossi stato io, non avrebbe retto. E comunque pensandoci meglio il fatto non avrebbe potuto sussistere: non ho il coraggio di compiere un atto così estremo.
Porto in giro la mia flaccida, deforme e ingombrante persona. Non ho un lavoro, non ho uno scopo, non ho interessi. Vivo con un sussidio statale e una pensione d'invalidità che non merito. Non ho e non cerco stimoli nei rapporti sociali, nella reciprocità, nella politica, nella cultura, nello sport. La televisione mi schifa tanto quanto la realtà.
Raramente, come poc'anzi, ho delle brevissime crisi di coscenza che mi portano ad agire con stupidità verso l'ovvio fallimento. Ma ancora non ho il coraggio di compiere un atto così estremo.
Una volta ogni due settimane porto la mia flaccida, vergognosa e ingombrante persona al supermarket, che sta a 500 mt da casa mia, con l'auto. Mi muovo con inconsueta rapidità tra gli scaffali, attraverso i corridoi, carico il carrello compulsivamente, dribblando gli spacciatori di offerte. Isterici, insistenti, avidi di individui da gabbare con quiz stolti o gratta e vinci di sorta che promettono premi spropositati e irraggiungibili con il solo acquisto di 8 kg di cozze surgelate. E decine di quegli individui affollano le casse con almeno un paio di quelle confezioni da otto kg di cozze surgelate a testa, almeno due quiz sbagliati e altrettanti gratta e vinci perdenti.
L'inettitudine di talune casserie che rallentano la fila: "con 3700 punti e aggiungendo solo dai 120 ai 250 euro, puoi scegliere tra una pirofila in ceramica decorata a mano o un set di bastoncini cinesi in radica intarsiati"....
La testa mi gira violentemente e vorrei solo compiere una strage. Ma la mia proverbiale inedia mi impedisce di reagire. E penso solo al momento in cui sarò a casa ad ingollare birra ghiacciata, giocando a 'carmageddon'. L'unico gioco che mi possa interessare.
Purtroppo, al mio turno, la cassiera mi si rivolge con qualcosa di più del solito 'buongiorno' stentato: "Complimenti! Con l'acquisto di questi tre prodotti ha la possibilità di vincere 500.000 euro! Prego, prenda questo gratta e vinci!"
Guidavo tranquillo, a passo d'uomo, percorrendo i 500 mt tra il supermarket e il mio condominio, con la spesa nel bagagliaio e il solo desiderio di birra ghiacciata e 'carmageddon'. Un autoarticolato non rispetta la precedenza e mi travolge facendomi schiantare contro il muro di cinta del parcheggio del condominio.
Adesso sono all'ospedale in sala rianimazione, dopo 4 ore di operazioni. Catetere, flebo, respiratore, medici, infermiere.
Curiosi, visitatori, chiassosi anziani urlanti che si svegliano nel cuore della notte, assistenti, inservienti, segretarie, tre mesi di prognosi. E poi riabilitazione, farmaci, diete, 30 kg in meno, niente fumo e niente alcolici.
Incredibile cosa riesco a sopportare con cinquecentomila euro in tasca. (e non avevo neanche dovuto comprare 8 kg di cozze surgelate!)
THOalex (04/07/2010)
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