Spremi-acume di film
Personaggi e registi o come ciascuno a suo modo spettatori vanno contro altri attori
Post n°50 pubblicato il 26 Aprile 2009 da Manfredi.E
In Giappone le donne stufe dei mariti si rivolgono all'agenzia investigativa Gnc del signor Tomiya. Costui infatti si e' inventato la figura delle "divorziatrici", belle ragazze pagate 2500 euro al mese per sedurre i maschi di cui ci si vuol liberare: tutto viene documentato tramite immagini, video e conversazioni registrate da investigatori che seguono le "divorziatrici" passo passo, poi il dossier viene consegnato alle mogli che cosi' possono chiedere la separazione per infedelta'. Il passaggio dalla richiesta del servizio all'azione e' laborioso, e prevede incontri in cui la signora descrive il tipo di donna per la quale il coniuge farebbe pazzie (magra, giovane, in carriera, brava cuoca, eccetera). Individuata la tipologia, la Gnc procede alla scelta dell'agente: gli incontri tra i due devono sembrare casuali, per questo nella maggior parte dei casi avvengono in strada, all'aperto. Poi scatta lo scambio dei numeri di telefono e, dopo pochi giorni, il primo appuntamento. Il successo delle divorziatrici - la Gnc e' stata contattata nel 2007 per aver svolto piu' di 2000 missioni - ha fatto si' che nascessero altre agenzie del genere, ad esempio la ACYours del signor Mishima e' specializzata in "divorziatori", baldi giovani al servizio di mariti infelici. Mishima: -Sedurre le donne e' piu' difficile. Sono piu' serie degli uomini e non amano giocare. Ma quando si lasciano andare perdono la testa al pensiero di fare qualcosa di proibito-. Io non divorziero' da questa community ma al 50esimo post in un anno preciso di questo esperimento tematico, trasmigro su http://spremiacume.wordpress.com |
Post n°49 pubblicato il 29 Gennaio 2009 da Manfredi.E
La notizia avviene di esistere quando l'uomo morde il cane. O una donna allatta un cucciolo di lupo rimasto orfano, o un bambino insegna a scrivere ad una scimmia dello zoo. Ma un commerciante inglese di Settle nel North Yorkshire, di nome Mister Tom Algie di 47 anni ha un'insegna con scritto un programma "PRACTICALLY EVERYTHING". Nell'emporio ha di tutto come una vera bottega d'alchimista: pile, scope, pentole, secchi per la spazzatura. Chi vuoi che sia andato a far spesa durante le ferie di dicembre? Tanto vale che starsene chiuso a casa a festeggiare! Detto fatto: practically closed. O meglio "PRACTICALLY SOCCHIUSO". Ecco dova sta il genio: ha fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocita' di esecuzione. Metti caso che miss Peggy rimanga senza la carta per impacchettare i regali, o che al piccolo James si sgonfi il pallone. Sarebbero nei guai... e darebbero la colpa alla crisi globale. Cosi' se qualcuno ha bisogno entra e prende quello che gli serve. Basta che la gente scriva su un foglio quello che ha preso. Vicino, un contenitore per i soldi. Non sappiamo quante birre si scola Tom, ma al ritorno a gennaio ha ritrovato practically everything. Nella scodella c'erano la bellezza di 187,66 sterline e 2 euro. La signora Tiziana Concu, la cassiera di un supermercato di Cagliari in piena crisi economica, rifiutando di mandare a quel paese tutti nella propria chance della 25'ora, ha restituito appunto i 160 mila euro che qualcuno aveva perso, e se un giorno si trovasse a passare dalle parti di Tom Algie ci dica le sue ricette mentre si scambieranno qualche chiacchiera. Parleranno nella lingua degli alieni.
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Post n°48 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da Manfredi.E
Chi se le ricorda quelle accuse, quelle pietre lanciate per paura del FarWest? Io mi ricordo che da quel momento... d'ora in avanti se
E chi ricorda quell’incendio
Fuori dai riflettori però
Chi si ricorderà dei risvolti
Le pietre lanciate erano arrabbiate perché venivano
Chi ricorda dei turnisti delle
Chi si ricorderà del muratore
Chi si ricorderà dell’asfaltista
Chi si ricorda di chi respira fuoco come i saldatori dei cantieri navali? Di chi sta nei doppi fondi, nella stiva, nei pozzi, di chi deve stare attento agli incidenti, allo scoppio delle valvole, alle uscite di gasolio, alle cadute di lamiere di amianto, di chi la maschera non può metterla perché rischia di infiammare. Chi ha un mutuo da pagare e quando esce dalla stiva è contento perché vede la luce e il mare |
Post n°47 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da Manfredi.E
Da che parte stare? Dal Voyeurismo liberale o dal bigottismo
Gli obiettivi del censore felliniano Ecco cosa scrisse un caro amico in una lettera al giornale
Siete d’accordo? _________________________________________ Gentile redazione di Repubblica.it, Le tentazioni sognanti e i risvolti |
Post n°46 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da Manfredi.E
E' successo finalmente. Dopo un mese circa...un mese di autoconvincimento in cui la mia misteriosa dirimpettaia che vedo ogni tanto una volta con lo zaino da palestra, una volta con un uomo diverso, un'altra volta specchiarsi dietro le tende esotiche, un'altra ancora leggere in una stanza, poi osservarmi mentre stiro nudo...dicevo un mese di convincimento in cui si ripeteva quant'era fico quel COSO che le avevano regalato. La sua vicina di sotto, una vecchina che accarezza sempre il gatto e guarda la strada e le auto che passano dalla sua finestra tutto il giorno e se mio fratello le si avvicina per parlarle lei si mette a piangere perché le ricorda suo figlio che le morì in un solo anno insieme al marito...glielo aveva sempre detto di non riuscire a capire anche lei come mai le affascinava quel COSO, lei che sta tutto il tempo a guardare nel vuoto. Ma la ragazza, la mia misteriosa dirimpettaia che mi guarda senza salutarmi, che ci conosciamo ma non so niente di lei, sanno tutti qui intorno di come era contenta d'esser riuscita con quel nuovo COSO a guardare come una cretina tre volte al giorno le previsioni del tempo, scaricare la posta che già scaricava sul computer, inviare foto per email non potendo farlo con gli mms, acquistare applicazioni assurde come crazy lighter, una cosa per cui si passa il dito sullo schermo ed è come strofinare un fiammifero, compare una fiammella e non ha nessun senso...perché comprare quel COSO era stato troppo fico e immaginarselo con la fiammella accesa tra l'altro ad un concerto pieno di COSI sollevati al cielo al posto degli accendini sarebbe stato mostruoso...era riuscita dunque a navigare senza averne bisogno e passava il tempo a caricare la batteria e a cercare disperatamente una tariffa che le permettesse di arrivare non dico alla fine del mese ma almeno alla terza settimana. Dopo un periodo alla Vasco insomma (voglio trovare un senso a questo COSO anche se questo un senso non ce l'ha)...finalmente è successo: è arrivato il segno, si è bloccato. Si è bloccato su una chiamata in arrivo: non si muoveva, non rispondeva, non si riusciva a spegnerlo, stava lì, illuminato, inservibile, odioso. Bisognava aspettare che si scaricasse da solo (avendo due ore di autonomia non era una grande attesa). Il suo COSO: l'iPhone! Nel frattempo però aveva ripreso in mano il vecchio cellulare: scrostato, superato, con la sabbia fra un tasto e l'altro, ma perfetto. Mms, biglietti da visita, inoltro messaggi, batteria che dura almeno per due giorni, veri tasti e non ditate. Fu per lei una rinascita. Ora non lo spegne più. Qui nei dintorni lo sanno tutti. Pur non sapendo niente di lei. Nemmeno di quell'unico rimpianto (ma era un'abitudine diseducativa): il rito serale di buonanotte alla bambina, quando guardava a letto il video dell'orso Baloo che balla nel Libro della Giungla, scaricato sull'iPhone da Youtube, tre minuti di incantamento. Lei le disse, ma anche questo non lo sa nessuno nel quartiere, che quel telefono si era rotto e non potevano più usarlo. La bambina rispose che era un telefono "proprio sciocchino". E si addormentò abbracciando il cane di pezza. Quella bambina non si vede mai. Se andasse in bicicletta ascolterebbe questa: |
Post n°44 pubblicato il 26 Settembre 2008 da Manfredi.E
38 donne su 100 sanno cambiare la ruota di un'auto, 3 donne su 100 sono innamorate di un'altra donna, 79 donne su 100 hanno più di 10 paia di scarpe, 77 donne su 100 amano camminare scalze, 50 donne su 100 hanno cambiato pettinatura alla fine di una storia, 15 donne su 100 ieri sera hanno fatto l'amore, 31 donne su 100 hanno rubato in un negozio, 53 donne su 100 hanno letto gli sms del partner, 57 donne su 100 si dichiarano per prime ad un uomo, per 26 donne su 100 la prima volta è stato in auto, 18 donne su 100 accudiscono un genitore anziano, 42 donne su 100 hanno regalato fiori ad un uomo, 54 donne su 100 hanno pianto nell'ultima settimana, 19 donne su 100 hanno vissuto un aborto, 9 donne su 100 hanno subìto una violenza sessuale, 19 donne su 100 vogliono un figlio ma non riescono ad averlo, 74 donne su 100 comprano vestiti che non indossano, 39 donne su 100 hanno perdonato un tradimento, 21 donne su 100 non sanno camminare coi tacchi, 24 donne su 100 guadagnano più del loro uomo, 32 donne su 100 hanno rinunciato al lavoro per un figlio, 52 donne su 100 non hanno paura d'invecchiare, 65 donne su 100 hanno simulato un orgasmo, 24 donne su 100 hanno fatto a botte con un'altra donna. C'è qualche uomo che ha pulito il WC con lo scopino in ginocchio mentre la propria donna gli rivolgeva il piacere di pulire il tappetino sotto il letto. E chi, tra questi esempi e altri, avrà da aggiungere descrizioni della diversa forma del proprio cuore? |
Post n°43 pubblicato il 23 Settembre 2008 da Manfredi.E
«Il ballo delle debuttanti», il nuovo reality voluto da Maria De Filippi e condotto da Rita Dalla Chiesa è poco avvincente dal punto di vista spettacolare ma molto interessante da quello sociologico. I prodi osservatori di costume, delusi dalla politica, ribadiranno così che la De Filippi è un periscopio che esplora la superficie della collettività Una specie di reality dove 12 ragazze di età compresa tra i 18 e i 23 anni «iniziano il loro percorso formativo per debuttare alla vita», ci sono infatti tre elementi che possono aiutarci a capire a che punto è l'identificazione fra tv e vita. Il primo. Come ha già osservato brillantemente Walter Siti, la tv generalista italiana è dominata da un universo omosessuale: l'estetica, rappresentata da balli, vestiti, buone maniere, è qualcosa che assomiglia molto a una nuova affermazione di identità legata al gender, e modellata su un immaginario queer (qui persino troppo caricaturale, di maniera). Il secondo. Molte trasmissioni sono una parodia della scuola: una strana istituzione dove vige un metodo d'insegnamento basato sulla lite continua: le ragazze chic contro le pop, gli insegnanti contro gli allievi, gli opinionisti (c'è persino Diaco con una sua giovane accompagnatrice) contro gli insegnati. Al fondo, si immagina sempre una preside vestita di pelle nera con la frusta in mano. Si cresce litigando, si matura scambiandosi ingiurie, si coltiva la rabbia e l'invidia come molle dell'elevazione sociale, né chic né pop. Il terzo. Tutte le trasmissioni della De Filippi hanno uno strano fondo di pedagogia: il suo ideale di vita e di tv consiste nel traghettare la coatteria all'onor del mondo (da questo punto di vista il suo capolavoro è l'invenzione del tronista), di mascherare il greve (come una signorina deve leccare il gelato) con il galateo. Ancora una volta, il limite di ogni volgarità è solo una volgarità più grande. (Aldo Grasso) |
Durante una visita del Papa in un paesino di già autunnale, tutti i bambini sono stati fatti avvicinare chiedendo però loro di non portare cellulari o macchine fotografiche. Il Papa non è un divo di Hollywood, non deve difendere un’esclusiva. Forse il respingere l’idolatria delle immagini. Forse la ricerca di un rapporto immediato, evangelico, coi parvoli. Forse la consapevolezza che chi fotografa non vede, perché delega alla macchina di farlo al proprio posto. Forse il ribadire che l’uomo deve venire prima della tecnica. Forse ci sono rischi sulla perdita dell’aura. Forse la concezione del corpo come tempio dello Spirito Santo quindi sacro e non da banalizzare in scadenti immagini seriali. |
Era tanto prevedibile che avremmo potuto scommetterci, questo si dice dopo i festival. Non parlerò di Venezia, già gli agit prop a pagamento lo fanno benissimo. (Location veneziana: un cult che allora non ebbe grande successo di pubblico come lo è diventato nel tempo tramite anche i diritti televisivi.) Si dice comunque sempre che i gusti delle giurie non collimano col pubblico. Locarno: esercizi di stile, alienazione e incomunicabilità, film girati con macchina fissa, altri a mano, tutti però fermamente decisi a non concedere soddisfazioni allo spettatore. Chi praticava quelle teorie non aveva forse aiuti statali ma borghesi, e poi come disse Dino Risi per bocca di Gassman ne Il Sorpasso “perché oggi va di moda l’alienazione…ho visto un bel film di Antonioni al cinema, ho dormito due ore, bravo regista Antonioni!”. I film che ho proiettato nell’arena estiva di Vinci avevano il sapore invece di un anno spremuto bene: il mio compito è intervistare il pubblico, vera giuria. Il cinema si divide tra pellicole che raccontano il nulla in maniera astrusa, e pellicole popolari che una storia la raccontano, quindi sia mai ad accoglierle in concorso, al massimo sono buone per essere proiettate sulla piazza davanti a NOVEMILA persone! Che bestemmia! In mezzo, un fosso con i coccodrilli affamati: scelgano i registi se vogliono stare di qua o di là, se preferiscono farsi amare dai critici o dagli spettatori. Ma tornando a Locarno, appunto, PARQUE VìA, ha vinto. Dicono che parli di giornate vuote di un custode indio in una bella villa disabitata, uniche distrazioni l’anziana padrona di casa che ogni tanto arriva con l’autista (per i pagamenti e per controllare se i vetri sono puliti e l’erba del giardino tagliata) e Lupe, una prostituta convocata due volte alla settimana via telefono, che ogni volta si lamenta perché con tutta la casa a disposizione lui la intrattiene nella stanzetta della servitù. Dicono che si vede la sveglia che suona, le molte scale che portano in cucina, il caffè, la cottura delle tortillas, il telegiornale visto alla TV, il giornale con le ultime notizie di cronaca nera. Poche parole, sguardi nel vuoto tanti, lentezza esagerata, primi piani sul volto rugoso e le mani callose. Il regista è un allievo di un certo Carlo Reygadas di BATALLA EN EL CIELO negli annali di Cannas per quel pompino metafisico di cui vennero pubblicati anche lo storyboard: inquadratura dall’alto, poi dal basso, primo piano di una lacrima negli occhi di lei. L’allievo ha capito bene come si vincono i premi. Premio Miglior Regia al canadese Denis Coté con ELLE VEUT LE CHAOS film in bianco e nero di cui molti giornalisti dicono hanno dovuto leggere la trama sull’apposito catalogo per capire chi erano i buoni e chi erano i cattivi. Con gran gioia del regista, un energumeno, dicono chi l’ha visto in conferenza stampa, con le braccia e la schiena tatuata convinto che un film dallo svolgimento comprensibile sia un tremendo atto di violenza verso lo spettatore. Lo dice lui, che spettatore non è, però. Poi ci sono i film che qualche libertà se la prendono ma senza dimenticarsi che c’è qualcuno davanti allo schermo. Il coreano DAYTIME DRINKING dicono parli di una sbronza, lunga quasi una settimana, di un giovanotto che “fa cose e vede gente”, il classico film insomma che sulla carta sembra uguale a tanti altri, e nelle mani di un regista fornito di idee diventa un gioiellino anche se girato con pochi soldi. Niente però al film dello svizzero Lionel Baier UN AUTRE HOMME: la storia di un giovanotto arrivista che comincia copiando recensioni altrui, e poi impara a lodare i film da cineclub con paroloni suoi. Chissà perché non ha convinto la giuria, chissà perché! Era tanto prevedibile che avremmo potuto scommetterci. |
Post n°40 pubblicato il 05 Settembre 2008 da Manfredi.E
Il 19 agosto 1985 due diciottenni in vacanza fecero una scommessa e la misero per iscritto in due buste che vennero sigillate davanti a quattro testimoni ignari del contenuto. I sei amici decisero che le buste sarebbero state aperte il 19 agosto 2008 all’ingresso del parco Leopardi di Torino alle ore 21. Ventitrè anni dopo, reduci da lunghi viaggi in treno, due dei quattro testimoni si presentarono all’ingresso del parco Leopardi di Torino alle ore 21. Si presentò anche uno degli scommettitori, Sax. Aspettarono un’ora, poi decisero di aprire le buste. Nella prima trovarono scritto: “Io, Rix, non mi sposerò mai”. Nella seconda: “Io, Sax, dico che ti sposerai”. I testimoni constatarono che, essendosi sposato parecchi anni prima, Rix aveva perso la scommessa: anche per questo, forse, aveva dato buca. Che storia stupida: uno di quei giochi nevrotici che vengono in mente quando hai 18 anni e sei maschio (le ragazze, più concrete, di solito non lo fanno). Invece è una bellissima storia: ciò che importa è il fatto che ci fossero, non il motivo (magari futile). Non potevano sapere se, fra quei compagni di un’estate lontana, di molti dei quali ignoravano il destino e il numero di telefono, qualcuno si sarebbe ricordato dell’appuntamento. Eppure ci sono andati lo stesso, rischiando il ridicolo. Così un gesto forse retorico dell’adolescenza si è trasformato in una sacralità sublime: il rispetto della parola data e l’amicizia, che nelle epoche antiche caratterizzavano gli eroi.
Il mio carissimo amico Gino si è sposato con Anna, io ne ho 33 … e non mi sento proprio tanto bene. Sarà sindrome da Uomo Alpha in depressione, o sindrome mucciniana al contrario...ma oggi la mia amica Antoinette mi spedisce un messaggio "Ho lasciato Johnny ed è un evento, perché non è Natale, né Capodanno o Carnevale" (di solito lei li lascia il 31 gennaio, ndr). E' un evento anche perché non si ricordava del mio genetliaco. E forse è bene non ricordare, se l'energia la cerco nella forza di rivedere gli amici d'infanzia che non si buttano da un ponte col bugging jumping. |
Post n°39 pubblicato il 08 Giugno 2008 da Manfredi.E
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Post n°38 pubblicato il 31 Maggio 2008 da Manfredi.E
Cosa ci faccio qui? Appollaiato davanti al vetro di un grattacielo di Tokyo mentre la mia casa di campagna in Calabria crolla per il terremoto. Scrivo il mio libro. Perché così mio padre avrà dato un frutto anche se lui non lo saprà. Anche se lui penserà che troppi eredi di cugini avranno messo le galline per mangiare i loro sogni. Il mio uovo lo faccio crescere qui, in un recinto che non ha terra. E' una vita che sogno quest'incipit. |
Post n°37 pubblicato il 20 Aprile 2008 da Manfredi.E
Anche se guidate lungo una strada perfettamente dritta, è necessario sterzare energicamente a destra e a sinistra, e i vostri pneumatici strideranno allo stesso modo, qualunque sia la superficie e la velocità. |
Post n°36 pubblicato il 24 Marzo 2008 da Manfredi.E
Da -non avrai altro Dio...- ad -avrò il processo al mio cuore- Decalogo1. Per ogni comandamento un'ora. Di una trilogia di colori ne parlerò più in là. Ma un bambino bello e intelligentissimo con un padre professore che adora un Dio nascente, il Computer. Uno strumento che comanda le serrature delle porte, i rubinetti, il bambino gli fa calcolare che ora è dall'altra parte del pianeta, ci vive la sua mamma, così può immaginare cosa sta facendo. Un cane muore assiderato dal gelo e il bambino chiede cos'è la morte. Il padre razionalizza, la morte è un blocco del cuore e l'anima non esiste. Si pattina su fiumi e o mari resi solidi dall'inverno polacco. Il padre affida al suo Dio il calcolo dello spessore del ghiaccio per pattinare in sicurezza. Ma il ghiaccio può rompersi senza nessuna logica, così come senza ragione si rompe il calamaio sulla scrivani del padre, nello stesso momento. Sul computer staziona un inutile e verde "I'm ready". Ma il destino e il caso governano il film. A questo mi rimandava inizialmente la visione del venerdì santo di DANCER IN THE DARK di Lars Von Trier, mentre il mio professore di Marketing e Comunicazione strategica, nel corso per tecnico specializzato per la gestione della clientela e del processo distributivo, ci analizzava il saper ascoltare gli altri, il saper ascoltare il proprio cuore fino al sacrificio. Byork, molto più che la bella e brava Nicole Kidman in DOGVILLE e i geniali teatranti ne IL GRANDE CAPO, soffrì molto per questo film. La trama. Una ragazza cieca ingannata dal vicino di casa pieno di debiti: lavora in fabbrica e anche di notte aiutata dall'amorevole Caterine Deneuve per mettere da parte i soldi per il suo bambino che dovrà essere operato agli occhi, per non patire anche lui la malattia ereditaria della mamma. Ma viene processata per un equivoco, un furto ai suoi danni tramutatosi in omicidio di rabbia. Lei si sacrifica, anche quando è appena vicino alla forca. Non vuole pagare l'avvocato per salvarsi, i soldi vuole darli a chi potrà non soffrire come lei. Lei che ogni rumore è un suono buono per cantare, anche il rumore più sinistro di una forgia o di un tribunale. Lei che trova tempo anche per fare teatro e sognare un sipario e ballare il tip tap. Ma il sipario sarà un altro. E la cinepresa a gru si alzerà come un odiato film scontato. Questo post non parla della Pasqua, forse. Potrebbe parlare anche di elezioni politiche. Vediamo. Video non consigliato ai minori |
Post n°35 pubblicato il 09 Marzo 2008 da Manfredi.E
Alberto Sordi è stato una grande maschera nella galleria dei simboli più significativi della commedia italiana e della nostra cultura popolare, alla pari con Arlecchino, Brighella, Pantalone e Pulcinella. Aveva un copyright con quel suo faccione sornione, occhi furbi, lavativo. I suoi mostri: i difetti degli italiani, i tic, fragilità, ossessioni, simpatiche cattiverie. Era pavido e scanzonato: non abbandonava mai quella maschera. Sordi al cinema non sentiva gli umori della famiglia, perciò faticava a interpretare quel ruolo: aveva sempre mogli e figli grassi e ridicoli. Lui del resto nella vita privata aveva sposato il suo lavoro, la sua casa maniacale dove non c'era spazio per una donna se non per le sorelle. Quando raccontava che aveva paura di svegliarsi di notte con un'estranea nel letto, lo diceva per davvero. Essere schiavi di una maschera è una grande fortuna ma anche una prigione. E' difficile controllarne le inevitabili mutazioni nel tempo. Lui non capiva il mondo dei giovani. Non aveva contatti: viveva come in un suo film tra feste, omaggi e serate. Ma nella sua casa si respirava un'atmosfera di ombre e penombre, c'era un ordine che non corrispondeva a quell'immagine di anarchico caciarone, una casa dalle serrande abbassate dove non entravano la realtà e i rumori della strada. Non rideva quasi mai dentro casa. Non usciva al mercato, non studiava nuovi linguaggi giovanili, nuove musiche. Per un commediante è essenziale essere pedinatori, detective, osservatori, si deve conservare la voglia di stupirsi e indignarsi. Alcuni registi lo evitavano per la sua cialtroneria e l'essere scorbutico. L'albertone in realtà era uno che..."Chi? Ma come sona, quello! E' na cagnara de tamburi!". Negli anni '90 una rivista di Destra lo attaccò. Scrisse che Sordi era stato una catastrofe...: lo accusò di non aver saputo criticare il costume degli italiani e di essersi limitato a clonare delle macchiette sul modello medico della mutua. Lui commentò amaramente: "Roba da pazzi! Certo, bisognava aspettarselo dall'estrema sinistra!. Carlo Verdone gli rispose: "Guarda che l'attacco viene da destra". "Ma davèro?!!! -replicò subito- Ma che la destra m'attacca?!!!". E rimase un minuto nel più terribile dei silenzi. Sembra la battuta di un suo film. Quel film di cui Sordi, secondo Verdone sul Corriere, era rimasto prigioniero. Vorrei ricordarlo con tanti suoi filmati. In questi giorni di ricorrenza. Da Il Vigile, Il marchese del Grillo, Il medico della Mutua, L'avaro, Tutti a casa, Il moralista, il gesto con "lavoratooori....della terra!" ne I Vitelloni, Lo scopone scientifico, La grande guerra, Il mafioso, Il vedovo. Ma non basterebbe, anzi vorrei ricordarlo così. |
Boomerang di stratagemmi del potere per smuovere gli scomodi approfittando dei difetti di risata facile? O semplice vittimismo di un sadico sciocco? Ne ha parlato www.aprescindere.it ma questo è il video. Giudicate. |
Post n°33 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da Manfredi.E
FILOTTETE NE PARLO' IN UN'ESTATE, PROIETTANDO REALITY Ha compiuto 20 anni. Ma non si sa se ha abbandonato la giovinezza. E' rimasta una bambina Natascha Kampusch? 10 anni. Quanti ne aveva quando fu rapita a Vienna sulla strada della scuola, e tenuta segregata in una piccola cella sotterranea, in balia di un carceriere perverso, che a suo modo l'amava. Tutti la credevano morta e nessuno più la cercava. Lui un solitario esperto di elettronica voleva essere chiamato PADRONE, ma lei dice che era lei a dominare lui. Tutto quel tempo a studiare, leggere...Si liberò da sola, corse via, e le brave signore delle villette vicine le chiusero la porta in faccia. Lui, Wolfgang, si gettò sotto un treno. Lei andò sulla sua tomba: "Non lo odio, ma ho vinto io". Era un gioco? La TV austriaca le ha affidato un talk show in cui dovrebbe dialogare una volta al mese con i suoi coetanei, appunto su cosa sia il loro mondo. Una sfida, per lei. Non ha paura. Il film sulla sua vita attende di essere girato. Buon compleanno! |
Post n°32 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da Manfredi.E
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