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« l'edonismo etico di Epicurol'etica della Rivelazione »

Lo stoicismo, l'etica dell'indifferenza verso gli eventi del mondo

Post n°6 pubblicato il 27 Giugno 2015 da ahivelasquez1975
 
Tag: etica

 Lo stoicismo è stata la dottrina etica più diffusa nel mondo antico e senza dubbio la più famosa tanto che la sua influenza arriva  fino al nostro linguaggio, ai nostri modi di dire e, quindi, alla nostra quotidianità. L’aggettivo stoico, utilizzato nel linguaggio comune, ha il significato di indicare colui che denota un grande coraggio e fermezza nell’affrontare dolori fisici e morali. Ovviamente, come tutte le parole del linguaggio quotidiano, questa definizione non ricalca perfettamente la filosofia stoica anche se ne racchiude una verità fondamentale: la capacità di sopportazione verso i dolori e il male della vita.

La dottrina stoica è, come ogni filosofia, figlia del suo tempo nata nei momenti in cui l’antica Grecia delle città stato rovinava per lasciare il posto all’impero di Alessandro Magno, prima, e, in seguito, al mondo ellenistico. In questa civiltà in disfacimento, in cui i valori del vivere delle citta-stato greche venivano inesorabilmente travolte dalle armi dell’impero alessandrino, intorno al III secolo a.c. Zenone elaborò il cuore della dottrina stoica. Di fronte a questa tragedia dell’autogoverno delle piccole città greche, al filosofo apparve chiaro che tutto era perduto, che niente poteva essere cambiato maturando, probabilmente, la convinzione che ogni evento nel mondo fosse predeterminato dal piano di un dio lontano e indifferente ai dolori umani. Sono queste le premesse per comprendere lo stoicismo, una filosofia nata in un mondo che tramontava nelle sue istituzioni e valori e la convinzione che ogni evento fosse già predeterminato da un dio.

Per lo stoico, in siffatta situazione, la vita buona è quella che è segnata dall’indifferenza alle influenze degli eventi esterni che rispondono al realizzarsi di un piano divino. È l’indifferenza la caratteristica eminente della vita buona e virtuosa, è la volontà di restare indifferenti la buona volontà che non permette agli eventi dolorosi della vita di tormentarci e farci vivere male. È grazie a questa pratica che è possibile diventare uomini veramente liberi giacché niente ci tocca e nessuna perdita, nessun dolore ci può inseguire e annidare nel cuore. Liberarsi dai desideri e dalle passioni è, dunque, il corollario necessario della buona volontà; ma questa liberazione implica, come i cinici, il rifiuto della vita e delle convenzioni sociali? Dell’utilizzo dei beni materiali e delle cose? Lo stoico, e qui risiede la differenza fondamentale con i cinici, deve vivere in società, avere un proprio ruolo anche rilevante nel consorzio umano, può possedere, inoltre, beni materiali ma la discriminante è che non si faccia intrappolare da questi elementi della vita umana. Lo stoico deve essere indifferente alle cose, non deve aver paura di perderle oppure non deve essere tormentato nell'inseguire il possesso di beni, onori o ruoli sociali più elevati. Indifferenza come pratica della buona volontà, come liberazione dai desideri e dalle passioni, come l'evitare di farsi intrappolare dai ruoli sociali e dai beni, sono queste le caratteristiche fondamentali della dottrina etica stoica.   

Tale teoria etica, pur essendo la filosofia morale maggiormente diffusa nel mondo antico, lascia – come è ovvio – una serie di perplessità teoriche e mostra dei limiti nello spiegare le situazioni morali più diffuse. Se tutto è predestinato, se Dio ha previsto ogni evento, dall’esito della battaglia di Isso a cosa mangeremo a cena stasera, allora l’uomo non ha alcun potere sulla propria vita; nessuna persona, quindi, ha la possibilità di mutare il proprio carattere e neanche di praticare la volontà buona poiché tutto è predeterminato. Per la teoria stoica l’uomo è contemporaneamente libero – poiché può scegliere di praticare l’indifferenza come buona volontà – e non libero visto che tutto è predeterminato. Inoltre, tale morale si adatta solamente a quelle situazioni etiche molto specifiche in cui è necessario “farsene una ragione” o perché esiste un bene più alto da perseguire o perché non è possibile fare altrimenti; ad esempio, lo stoicismo può essere necessario quando un ufficiale che catturato debba sopportare enormi dolori fisici e psicologici per non rivelare i piani del suo esercito oppure nella circostanza in cui la tua auto venga rigata e sia impossibile individuare il vandalo. Per altre situazioni etiche, invece, la dottrina stoica non si mostra molto adatta a spiegarle e a inserirle entro il suo quadro concettuale, anzi talvolta può prescrivere delle azioni assurde e paradossali come il praticare l’indifferenza nella vita familiare.

Nonostante queste perplessità, la dottrina stoica è importante non solo perché è quella che ha avuto maggior presa e diffusione nel mondo antico ma soprattutto perché ha aperto alla filosofia morale una serie di problemi che tuttora hanno la loro attualità. Indicando il bene nella volontà, lo stoicismo è la prima teoria che identifica l’individuo come il responsabile del bene e del male mettendo in disparte la società. Il bene è il male sono quindi risultato della buona volontà oppure della società? Tale è la prima questione lasciata sul campo della filosofia morale. Infine, lo stoicismo nella sua contraddizione tra Dio che ha predeterminato ogni evento e l’uomo che deve praticare l’indifferenza introduce la questione del libero arbitrio. Al di fuori della cornice metafisica degli stoici, la domanda che essi pongono è: quanto in ogni azione che l'uomo pratica sia da attribuire alla sua volontà o a motivi di cui non ha il controllo? una persona quando commette un crimine quanto è dovuto alla propria volontà di delinquere e quanto vi è stato spinto da esperienze pregresse, fattori sociali, economi, culturali che non può controllare? Lo stoicismo, quindi, nonostante i suoi limiti teorici ed euristici, è una delle più importanti pagine della storia della filosofia morale ed è impossibile attualmente parlare di etica senza tener di conto delle questioni che ha lasciato in dono alla riflessione morale.    



 
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