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l'etica della Rivelazione

Post n°7 pubblicato il 11 Luglio 2015 da ahivelasquez1975
 
Tag: etica

Parlare di etica cristiana è impossibile nello spazio di un blog ed è un'impresa titanica per le conoscenze, il tempo e le capacità di una sola persona per cui poter delineare, seppur in modo superficiale, tutte le declinazioni di tale etica sia nello spazio sia nel tempo è un'impresa impossibile. Nondimeno, la morale cristiana ha costituito una fonte importante, nella speculazione filosofica e nella vita quotidiana, di norme di comportamento, di codici morali e di concezioni di bene e di male. Proprio per questo non è possibile non delinearne in maniera sommamente generale la struttura del suo pensiero che, su questo piano di generalizzazione, può essere grossomodo preso ad esempio come l'etica propria di ogni religione che si fonda su una rivelazione di Dio.
L’etica cristiana, dunque, non è una dottrina morale autonoma, che fonda in sé stessa i propri presupposti, ma deriva e dipende da una concezione teologico-religiosa del mondo in cui un essere divino (Dio), rivela se stesso e il suo progetto salvifico dell'umanità ai propri figli (gli uomini). In questa rivelazione, Dio  ha formulato e fissato una volta per tutte delle regole di condotta morale attraverso delle scritture considerate Sacre, ha stabilito dei codici di comportamento da considerarsi universali, inviolabili con la conseguenza che la loro mancata osservazione costituisca un peccato e una condotta immorale. Il Bene e il Male sono concetti stabiliti nel codice morale della sacre Scritture da cui deriva la casistica ossia una lista di comportamenti consentiti che portano alla produzione del Bene e una teoria di condotte vietate poiché generano inevitabilmente il Male.  Il codice morale, quindi, si pone come  il cuore della dottrina etica cristiana – e generalizzando di ogni dottrina morale che si fonda su una religione rivelata – e si configura come una guida infallibile e oggettiva in quanto espressione dell'infallibile volontà divina.Al di là dell’aspetto religioso, se le osservazioni si mantengono lungo un piano di analisi morale anche la dottrina etica cristiana mostra il fianco a perplessità logiche e a critiche. L’immoralità, abbiamo visto, coincide con la violazione del codice morale, con la disobbedienza ai precetti etici che ne derivano; se essi producono il Bene, però, diventa necessario mostrate che il fondamento da cui discendono è buono ovvero che Dio è buono. Tutto questo, però, sposta inevitabilmente l’attenzione e il fondamento della dottrina etica cristiana – e di qualsiasi altra etica fondata su una religione rivelata – dal piano squisitamente morale a quello teologico. Di più, dove risiede la moralità di un’azione che obbedisce al codice etico divino? Secondo il senso comune, un’azione è morale perché la sentiamo giusta e non per obbedienza, perché c’è un’adesione interna, del nostro animo a ciò che pensiamo produca. Come può questa concezione di moralità non entrare in conflitto con l’idea della moralità come obbedienza? È evidente che l’opinione del senso comune e quella della dottrina etica cristiana risultano in questo caso in conflitto. Altra questione è il problema dell'interpretazione delle Sacre Scritture da cui si dovrebbe ricavare cosa sia il Bene e cosa sia il Male in modo da poter stilare in modo sicuro ed inoppugnabile la casistica; l'interpretazione delle Sacre Scritture deve essere letterale o metaforica? qual è  il significato delle storie ivi riportate? del mito del Paradiso Terrestre, della Torre di Babele o del racconto dell'Esodo? è evidente che a seconda di come vengono intese le Sacre Scritture la dottrina etica cristiana - e di ogni religione rivelata - cambi profondamente.

Nonostante questo, la dottrina etica cristiana mostra un importante fenomeno della vita morale che non può essere trascurato. La nostra idea di bene e di male, le nostre scelte etiche, la nostra "coscienza morale" non rispondono solamente a convinzioni o processi psicologici personali ma hanno in parte fondamento in un qualcosa di esterno - pensiero religioso, convenzioni o abitudini sociali o altro - che si impone al nostro comportamento morale come un codice cui obbedire ed essere morali o non obbedire e violarlo. La nostra vita morale, quindi, è il risultato dell'intreccio tra motivi personali e psicologici alla moralità e motivi esterni alla persona che si impongono con forza cogente sull'individuo che agisce.

 
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