Creato da Airetikios il 18/06/2011
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Abramo

Post n°159 pubblicato il 21 Novembre 2011 da Airetikios

Ultimamente mi capita di entrare in chiesa solo per eventi occasionali : matrimoni e funerali, nella fattispecie se devo fare una statistica mi risultano un matrimonio e quattro funerali e non è il titolo di un film.
Stasera sono andato al rosario del padre di un mio amico.

Mi sembra di aver scritto in passato del nuovo rosario che vorrebbe favorire la partecipazione attiva alla commemorazione del defunto, ma in realtà si traduce nelle solite baggianate su un corpo non nuovo, ma trasformato, sulla bontà di Dio, sul defunto che a quel punto avrà già incontrato Cristo eccc...

Il tutto corredato da canti e preghiere che non hanno ritmo.
Mi attendevo che almeno il celebrante desse movimento alle parole ed invece salvereginamadredimisericordiavitadolcezzasperanzanostrasalveatericorriamo (pausa per prendere fiato) esulifiglidievaatesospiriamogementiepiangenti.
Non la pausa dove la frase si interrompe, non un enfasi particolare messa in un qualsiasi punto per far risaltare il periodo.
Nulla, una voce atona
Un orrore, se facessi il prete credo darei più emozione.

Almeno il vecchio rosario era un mantra, una recitazione salmodica alternata che aiutava la mente a trovare pace anzichè masturbarla con pensieri e riflessioni che hanno il gusto di un minestrone riscaldato troppe volte.

Come detto stasera era dedicato al padre di un mio amico, anzi, più che un amico è stato il mio testimone di nozze.
Ci siamo incontrati alle medie e non ci siamo più mollati fino a che la mia strada e la mia vita non ha preso strade differenti.

Lui invece ogni cosa che ha fatto l'h afatta subito definitivamente.
La ragazza che ha incontrato a 14 anni è poi la donna che ha sposato e che tuttora è sua moglie.
Ha atteso di sposarsi che fosse pronta la casa che stava ristrutturando e che è diventata la sua dimora definitiva almeno per la parte in vita.
Il suo primo posto di lavoro è lo stesso in cui lavora tuttora

Il mio percorso è sempre stato molto, ma molto meno lineare se il suo è stato sempre una linea retta il mio è paragonabile al volo del calabrone, di un calabrone che ha assaggiato un bicchiere di superalcoolici colpevolmente dimenticato per giunta.

Suo padre era per tutti semplicemente Abramo., tutto il paese lo conosceva così tanto che una volta ricevette una cartolina dove nell'indirizzo compariva semplicemente "Abramo Piossasco"
Arrivato nel paesino dopo l'alluvione del '51 in polesine aveva meso su una botteguccia di ciclista, un antro buio che odorava di gomma, grasso di catene e cuoio dei sellini.

Sempre pronto, sempre sorridente, sempre disponibile anche solo a darci una gonfiata gratis alle gomme delle biciclette, quanti di noi preadolescenti siamo usciti da quella botteguccia con la nostra bici nuova fiammante con le nappine multicolori che facevano bellezza alle estremità del  manubrio e che ovviamente strappavamo subito perchè la nostra bici avesse un'aria vissuta

A quei tempi si parlava solo in dialetto ed anche lui si adeguava, la frase classica era "Abramo t'las rangiam-la la bici" (Abramo me l'hai aggiustata la bici( e la risposta più normale era "l'ei nen pudù" ossia non ho potuto.

Al di là del fatto che l'impossibilità di aggiustarla era dovuto ai tempi ristrettissimi in cui la andavamo a richiedere e non alla sua bravura,  noi carognette lo facevamo apposta perchè ci sganasciamo per quel suo accento.

Chi non è piemontese non sa che "pudù" ha due accenti differenti di differente gravità sulla "U" entrambi differenti dalla "U" classica che era invece la sua pronuncia.

Anche questo pezzetto della mia infanzia se n'è andato, ma non ho voluto fare necrologi, stringendo la mano al mio amico ho voluto proprio ricordargli sorridendo l'affetto che tutti noi gli abbiamo portato.

Credo sia meglio ricordare il bello anzichè piantarsi ancora una volta sul dolore.

Alex

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