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Dopo la bufera, la Juve lancia il codice etico

Post n°116 pubblicato il 10 Giugno 2006 da alex19871987
 

E’ quasi pronta la lista del nuovo Cda della Juventus. Una delle tante canddidature eccellenti alla carica di presidente, porta a Gerhard Aigner, 62 anni, ex segretario dell’Uefa, l’inventore della nuova Champions League. Aigner è stato suggerito alla società da Platini, ma era neanche nei pensieri di Guido Rossi per la presidenza della lega. E si parla anche di Giovanni Malagò come consigliere.

Intanto la Juventus ha già pronto il codice etico. Dopo la bufera intercettazioni, alla Juve l’aspetto morale è balzato giustamente al primo posto. Tutti gli uomini (per la verità non ancora molti) che stanno lavorando al progetto, ne hanno sottolineato l’importanza a più riprese. A cominciare da John Elkann che, un minuto dopo aver visto Giraudo e Moggi sulle prime pagine dei giornali non per un vittoria sul campo, ma per le arcinote telefonate decise fosse arrivato il momento di svoltare,

Carlo Sant’Albano, amministratore delegato pro tempore della società bianconera, quando ha iniziato a ricoprire identica carica all’Ifil ha sottoscritto, come tutti i manager della holding, un codice etico. Allora parlava soprattutto di bond e di stakeholder. Oggi sta imparando altri termini più prettamente calcistici, lavorando in particolare alla formazione del nuovo Cda, i cui nomi saranno resi noti mercoledì 14 giugno. Ma l’impegno di Sant’Albano è dedicato pure alla stesura delle norme di comportamento trasferite da corso Matteotti corso Galileo Ferraris, seppure con qualche normale adattamento, visto che in questo caso le azioni sono quelle da gioco. Regole che, in realtà, sono sempre esistite alla Juve, e che anche Giraudo ha accettato, come ogni dirigente del gruppo Fiat, quando nel 1994 entrò in società. A giudicare da quanto è successo, sono rimaste soltanto stampate su un pezzo di carta, e proprio questo si vuole evitare nel futuro.

Così il decalogo del bravo dirigente juventino è pronto. Diciamo dirigente, ma anche del bravo giocatore, perché i protagonisti della domenica saranno tenuti ad avere un atteggiamento irreprensibile al pari di chi sta dietro la scrivania. Infatti all’interno del codice etico è stata inserita una specifica sezione sportiva che riguarda i giocatori e concerne i rapporti con le autorità sportive, con i mediatori e il comportamento sul campo e fuori. Una Juve in formato college inglese? Volendo esagerare si può anche dire che questo succederà. In realtà il calcio è un po’ diverso dal mondo della finanza, sebbene furbetti del quartierino non ne manchino neppure a queste latitudini.

La voglia di aria pulita è totale e nessuno deve sottrarsi dalla proprie responsabilità. E all’Ifil sottolineano come nel testo che verrà presentato a chi proverà a far ripartire la Juve e a chi dal campo dovrà riportarla in alto, siano contenute anche alcune novità per il contesto italiano ed europeo.

Per esempio, come ha sempre sottolineato John Elkann, va rimarcata la centralità della dimensione sociale dello sport. Dal che derivano il rifiuto di ogni forma di violenza, xenofobia e razzismo. Inoltre la promozione di iniziative benefiche(vedi l’impegno già in atto per il Sant’Anna) diventa impegno per il management e per la squadra. Chi indosserà la maglia bianconera «dovrà lavorare attivamente anche su questo fronte, diventando una sorta di ambasciatore della società in vari contesti sociali». Alla Juve operavano già in questa direzione da qualche tempo. Tuttavia ora tutto dovrà essere ancora più marcato e la disponibilità dei singoli protagonisti a essere disponibili a iniziative umanitarie, non dovrà essere solo saltuaria, ma totale.

Importante il messaggio che tutti coloro che opereranno nel mondo Juve dovranno lanciare. Perchè il nuovo club bianconero vuole rendere lo spettacolo sportivo godibile dai giovani e dalle famiglie «promuovendo un tifo leale e responsabile». Quindi Juve in versione apripista per provare a riportare le famiglie allo stadio. In uno stadio sicuro e confortevole, dove al centro di tutto ci sia il divertimento.

Ovviamente, se c’è un codice, devono esserci anche le punizioni per chi non lo rispetta alla lettera. E infatti il capitolo dedicato alle sanzioni, specifica che le pene andranno dalla semplice ammenda, all’interruzione del rapporto di lavoro. Infine va ricordato che il codice è soltanto una parte del più generale modello organizzativo previsto dalla legge 231, che prevede una serie di procedure per la prevenzione dei reati.

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Commenti al Post:
batman0099a
batman0099a il 10/06/06 alle 15:44 via WEB
Si il codice dei mafiosi!
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