Creato da piccolacreaturadidio il 22/09/2007

Alla luce di Dio

canterò al mio Diletto un cantico d'Amore

AREA PERSONALE

 

LEGGENDA NATALIZIA





Un uccellino marrone divideva la stalla
a Betlemme con la Santa Famiglia.
La notte, mentre la famiglia dormiva. notò
che il fuoco si stava spegnendo.
Così volò giù verso le braci
e tenne il fuoco vivo con il movimento
delle ali per tutta la notte, per tenere
al caldo Gesù bambino.
Al mattino, era stato premiato con
un bel petto rosso brillante come simbolo
del suo amore per il neonato re.
Quell'uccellino oggi si chiama "pettirosso"



 

 
 

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Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo
così in terra.
Dacci oggi
il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi
i nostri debiti
come noi
li rimettiamo
ai nostri debitori
e non ci indurre
in tentazione
ma liberaci dal male.
Amen
 
 
 
 
 

IL RE DEL NOSTRO CUORE

 


Ave, o Maria,
piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto
il frutto del tuo seno,
Gesù.
Santa Maria,
Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso
e nell'ora della nostra morte.

Amen

 
 

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3 febbraio

Post n°258 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da piccolacreaturadidio

S. Biagio vescovo
03 Febbraio

Morto a Sebaste (Armenia), ca. 316

Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax" costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana - in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti - e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell’atto risale il rito della "benedizione della gola", compiuto con due candele incrociate. (Avvenire)

Patronato: Malattie della gola

Etimologia: Biagio = bleso, balbuziente, dal latino

Emblema: Bastone pastorale, Candela, Palma, Pettine per lana

Martirologio Romano: San Biagio, vescovo e martire, che in quanto cristiano subì a Sivas nell’antica Armenia il martirio sotto l’imperatore Licinio.

C’è una sua statua anche su una guglia del Duomo di Milano, la città dove in passato il panettone natalizio non si mangiava mai tutto intero, riservandone sempre una parte per la festa del nostro santo. (E tuttora si vende a Milano il “panettone di san Biagio”, che sarebbe quello avanzato durante le festività natalizie). San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente, e per la sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola”, fatta poggiandovi due candele incrociate (oppure con l’unzione, mediante olio benedetto), sempre invocando la sua intercessione. L’atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella sua gola.
Vescovo, dunque. Governava, si ritiene, la comunità di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano si concede la libertà di culto ai cristiani: nel 313, sotto Costantino e Licinio, entrambi “Augusti”, cioè imperatori (e pure cognati: Licinio ha sposato una sorella di Costantino). Licinio governa l’Oriente, e perciò ha tra i suoi sudditi anche Biagio. Il quale però muore martire intorno all’anno 316, ossia dopo la fine delle persecuzioni. Perché?
Non c’è modo di far luce. Il fatto sembra dovuto al dissidio scoppiato tra i due imperatori-cognati nel 314, e proseguito con brevi tregue e nuove lotte fino al 325, quando Costantino farà strangolare Licinio a Tessalonica (Salonicco). Il conflitto provoca in Oriente anche qualche persecuzione locale – forse ad opera di governatori troppo zelanti, come scrive lo storico Eusebio di Cesarea nello stesso IV secolo – con distruzioni di chiese, condanne dei cristiani ai lavori forzati, uccisioni di vescovi, tra cui Basilio di Amasea, nella regione del Mar Nero.
Per Biagio i racconti tradizionali, seguendo modelli frequenti in queste opere, che vogliono soprattutto stimolare la pietà e la devozione dei cristiani, sono ricchi di vicende prodigiose, ma allo stesso tempo incontrollabili. Il corpo di Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca però il loro viaggio a Maratea (Potenza): e qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio, sulla cui vetta fu eretta nel 1963 la grande statua del Redentore, alta 21 metri.
Dal 1863 ha assunto il nome di Monte San Biagio la cittadina chiamata prima Monticello (in provincia di Latina) e disposta sul versante sudovest del Monte Calvo. Numerosi altri luoghi nel nostro Paese sono intitolati a lui: San Biagio della Cima (Imperia), San Biagio di Callalta (Treviso), San Biagio Platani (Agrigento), San Biagio Saracinisco (Frosinone) e San Biase (Chieti). Ma poi lo troviamo anche in Francia, in Spagna, in Svizzera e nelle Americhe... Ne ha fatta tanta di strada, il vescovo armeno della cui vita sappiamo così poco.


Autore: Domenico Agasso

 

Napoli e il culto a san Biagio

CULTO A SAN BIAGIO

Sebaste, la città di Biagio, in Armenia, ha avuto molti martiri: è conosciuta sia in Oriente che in Occidente come culla di martiri.
Alle caratteristiche di santo guaritore e ai suoi poteri, tipici del mondo agricolo e pastorale, si deve l’enorme diffusione che il santo ha avuto in Oriente e in Occidente.
Fin dal VI secolo in trattati medici dell'epoca si citava l’intercessione del santo come potente rimedio contro le malattie della gola; ma il popolo ha considerato utile l’intervento di Biagio anche per malattie più generali e per altre infermità specifiche. Altrettanto potente è considerato Biagio come protettore degli animali domestici.

La data della sua festa cade il 3 febbraio in Occidente e l’11 febbraio in Oriente. Non c’è regione d’Europa che non conosca un culto di Biagio: in Iugoslavia, in Germania, a Costantinopoli, a Canterbury in Inghilterra.

In Italia il culto di Biagio è particolarmente diffuso al Sud, dove sono numerosissime le chiese a lui dedicate. Caratteristici sono i riti per la sua festa, che prevedono la benedizione dei cibi e della gola con due ceri incrociati e che si ricollegano direttamente alle istruzioni che il santo diede alla madre del bambino guarito e alla vedova su come celebrare la sua memoria e invocare il suo aiuto.

In alcuni luoghi vengono mangiati dei pani rituali, attraverso i quali i fedeli ottengono la protezione dai malanni della gola. Il santo viene rappresentato in abbigliamento da vescovo, talvolta con in mano un pettine di ferro, a rappresentare gli strumenti con i quali fu torturato; altre volte appaiono raffigurati i celebri miracoli della guarigione del bimbo e della restituzione del maiale. Il simbolo più tipico è però quello dei due ceri incrociati, a ricordo del rito istituito da Biagio.

PREGHIERA A SAN BIAGIO

Signore Gesù,
tu conosci il dolore dei tanti
che soffrono nel corpo e nell’anima.
Ti preghiamo con a san Biagio
vescovo e martire:
dona guarigione e sollievo
ai malati e ai sofferenti.
Insegnaci a cercarti
con la sua stessa fede;
fa’ che impariamo anche noi
a stare vicino a chi è debole,
malato, bisognoso,
e a manifestare la tua misericordia
in mezzo agli uomini.
Te lo chiediamo uniti a san Biagio,
tuo amico e testimone.

AMEN

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