Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!”.
Parola del Signore
Come vivere questa Parola?
Gesù aveva proclamato che il modo di essere giusti (cioè di mirare alla santificazione) di chi lo segue deve superare quello degli scribi e dei farisei che, con puntigliosa acribia, osservano tutte le prescrizioni della Legge.
Ma in che modo vivono l’osservanza della Legge? Con un’adesione esteriore, formalistica, priva dunque di amore.
Ecco allora che anche qui Gesù fa ‘saltare’ decisamente questo modo di sentirsi a posto, dentro determinate pratiche religiose. Il punto nodale, il parametro di tutto è l’amore di carità. È inutile, anzi dannoso pretendere di offrire sacrifici a Dio, se questi sacrifici sono avulsi dalla pratica della carità che è anzitutto perdonare le offese.
E ciò che sprizza fulgore da questa prescrizione evangelica non è solo l’invito a riconciliarsi ma quell’ingiungermi a fare io il primo passo nei confronti della persona che ha qualcosa contro di me. A volte è davvero cosa ardua ma, in altre pagine del Vangelo, ci è detto che “niente è impossibile a chi crede”. Perché credere è soprattutto aprire il cuore all’impeto della grazia di Dio che c’inonda e ci fortifica proprio a misura del nostro fiducioso spalancarci ad essa.
Credo, Signore! Sì, credo che la fede, senza l’impegno di una sincera fraternità con tutti, è cosa morta.
Credo, Signore! Sì, credo che la devozione rende davvero devoto il cuore impregnandolo di un sentimento profondo e riverenziale per te, se penso bene, dico bene degli altri e voglio loro bene.
Credo, Signore! Sì, credo, col tuo aiuto, che l’acqua della carità che verso nel cuore degli altri zampilla poi, in getto puro e lieto a lode del tuo nome anche dentro di me.
La voce di un dottore della Chiesa
Il tuo cuore è agitato. All'udire l'insulto tu desideri vendicarti: ed ecco ti sei vendicato e... hai fatto naufragio. E perché? Perché in te dorme Cristo. Che vuol dire: "In te dorme Cristo"? Ti sei dimenticato di Cristo. Risveglia dunque Cristo, ricordati di Cristo, sia desto in te Cristo... Ti eri dimenticato ch'egli, essendo crocifisso, disse: «Padre, perdona loro perché non sanno che cosa fanno» (Lc 23,34)? Egli, che dormiva nel tuo cuore, non volle vendicarsi.
Sant’Agostino
Beata Rosa da Viterbo Vergine -Viterbo, 1233/34 - Viterbo, 6 marzo 1251/52
Nata da famiglia benestante, a 17 anni entrò nell’ordine delle terziarie dopo aver avuto una visione. In questo periodo fece diversi pellegrinaggi e soprattutto una dura penitenza. Mentre si faceva intensa la guerra tra Guelfi e Ghibellini insieme alla famiglia fu esiliata: tornò in patria dopo la morte di Federico II, ma la sua vita fu assai breve. Sulla sua morte non si sa praticamente nulla solo che alcuni anni più tardi il suo corpo è stato ritrovato intatto.
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