Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: ‘‘Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno’’. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”.
Come vivere questa Parola?
Giovanni, il discepolo che più di ogni altro è riuscito a entrare nelle profondità del cuore di Cristo, "il discepolo che Gesù amava" nel raccontarci l'ultima cena, stranamente, non ci parla dell'istituzione dell'Eucaristia. Si attarda, invece, a descriverci, quasi al rallentatore, il gesto della lavanda dei piedi. Sembra che una spiegazione per questa scelta dell'evangelista stia nel fatto che ai tempi della Chiesa primitiva era necessario sottolineare la pratica della vita come concretezza e verità di un cammino spirituale. Era importante capire che non ci poteva essere comunione con il Signore Gesù se non venivano stabiliti, in contemporanea, la comunione e il servizio del fratello.
Il valore simbolico della lavanda dei piedi aveva però bisogno di una spiegazione, sia per gli apostoli, sia per tutti noi che saremmo venuti dopo affinché la pedagogia del gesto indicasse ancora più chiaramente l'atteggiamento evangelico che avrebbe dovuto identificare chi vuol seguire il Maestro.
Allora Gesù illumina la via dell'umiltà, di chi non si fa protagonista ad ogni costo, ma si riserva la posizione del minore, di chi è povero nel suo spirito, di chi non si crede superiore a qualsiasi altro.
Speranza e promessa di questo agire evangelico è la benedizione, la beatitudine, la felicità, che ogni essere umano cerca solitamente presso altre fonti e invece si trova nell'inchinarsi di fronte al fratello.
Nella preghiera di oggi chiederò al Signore di concedermi pensieri di minorità che riescano a illuminare i limiti e le ricchezze della mia vita per poter cantare con Maria la canzone del Magnificat.
La voce di un profeta dei nostri giorni
L'amore è in movimento. Se il cuore non progredisce, regredisce. Se non si apre ad accogliere, entra in un processo di chiusura e quindi di morte spirituale.
Jean Vanier
Sant' Agostino Roscelli 7 maggio |
Bargone di Casarza Ligure, 27 luglio 1818 - Genova, 7 maggio 1902 Di famiglia molto povera,Agostino Roscelli nasce a Casarza Ligure, nel Levante ligure, il 27 luglio 1818 e viene battezzato lo stesso giorno perché si teme per la sua vita. Dopo avere studiato col parroco nel 1835 si trasferisce a Genova per prepararsi al sacerdozio e viene ordinato prete il 19 settembre 1846. Diventa confessore in San Martino d'Albaro e poi inizia a dedicarsi ai carcerati, ai neonati e alle ragazze madri. L'impegno verso queste giovani gli fa venire l'idea di dar vita ad una congregazione dedicata a loro e, sostenuto da alcune donne penitenti che gli offrono collaborazione per aiutare le tante ragazze bisognose, dopo avere ottenuto il benestare di Pio IX, il 15 ottobre 1876, realizza il suo sogno creando la Congregazione delle Figlie dell'Immacolata. E il 22 ottobre consegna l'abito religioso alle prime Figlie. Muore a Genova il 7 maggio 1902. (Avvenire |
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