Dal Vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Parola del Signore
Come vivere questa Parola?
Il Vangelo di oggi, in continuità con quello di ieri, ci fa fare un passo ulteriore. Pietro aveva dichiarato che Gesù è “il Cristo di Dio”, cioè il Messia. Gesù cerca di chiarire la natura del suo messianismo e prende a parlare della passione: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto: è necessario. Gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e i maestri della Legge lo rifiuteranno. Egli sarà ucciso, ma al terzo giorno risusciterà”.
Egli è il ‘Servo sofferente’ di Isaia che deve passare per la via della sofferenza e dell’ignominia della morte di croce per redimere ognuno di noi dal peccato. Però, la morte non avrà l’ultima parola: “il terzo giorno risusciterà”, il trionfo sarà di Dio, non di satana.
Vincendo la morte con la risurrezione, Gesù, Uomo-Dio, ci dà la possibilità di avere la vita eterna. Questa vita, secondo Giovanni, consiste nel “conoscere il solo vero Dio e Gesù Cristo che lui ha mandato” (Gv 17,3). Si tratta di una consapevolezza interiore di Dio come Egli è. Tale conoscenza è sempre trasformante: porta ad un’intimità con Dio per mezzo di Gesù che non solo ci apre la strada, ma ci accompagna passo passo in questo cammino di verità e di amore.
Gesù, morto e risorto per me, donami di dimorare nella gioia; che io percepisca sempre il tuo amore che salva e lo irradi intorno a me. Amen!
La voce di un testimone di oggi
Tu dici di non aver fede: ama e la fede verrà. Tu dici che sei solo: ama e uscirai dall’isolamento. Tu dici che sei nell’inferno: ama e sarai in paradiso. Il paradiso è Amore.
Carlo Carretto
San Sergio di Radonez |
Rostov, 1314 c. - Monastero della Trinità, 25 settembre 1392 Sergio e i suoi genitori furono scacciati dalla loro casa dalla guerra civile e dovettero guadagnarsi da vivere facendo i contadini a Radonez, a nord-est di Mosca. A vent'anni Sergio inizia un'esperienza di eremitaggio, insieme al fratello Stefano, nella vicina foresta. Presto altri uomini si uniscono a loro e nel 1354 si trasformano in monaci, conducendo vita comune. Nasce così il monastero della Santa Trinità (Troice-Lavra), punto di riferimento per il monachesimo della Russia settentrionale. Sergio fonda anche altre case religiose, direttamente o indirettamente. Nel 1375 rifiuta la sede metropolitana di Mosca, ma continua a usare la sua influenza per mantenere la pace fra i principi rivali. È stato uno dei primi santi russi a cui furono attribuite visioni mistiche. Attraverso il suo discepolo Nil Sorskij si diffuse l'esicasmo, la preghiera del cuore resa celebre dai «Racconti di un pellegrino russo»: «Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me». Il monastero della Trinità di Zagorsk è ancora oggi meta di pellegrinaggi. Fu canonizzato in Russia prima del 1449. (Avvenire) |
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