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CONDIZIONI DISUMANE – Le volpi in natura sono animali solitari e abituati a percorrere decine di chilometri al giorno. Negli allevamenti sono costrette a vivere in gruppo all'interno di gabbie minuscole, e cioè «a vivere una vita in contrasto con il loro istinto» spiega il dossier. I visoni, poi, abituati a passare gran parte della giornata in acqua, non possono più farlo. Prima di essere uccisi (spesso con metodi altrettanto cruenti, come una scarica elettrica proveniente da due elettrodi, uno in bocca e uno nei genitali), cosa che avviene a 8 mesi di età, conosceranno solo la paura, la fame e la sete, le malattie e le ferite, la sporcizia. Eppure la legislazione internazionale prevede il benessere animale anche negli allevamenti. Al posto delle gabbie dovrebbero esserci recinti con pozze d'acqua, cibo adeguato, una tana e anche degli ornamenti che ricordino l'habitat naturale. Per fare una pelliccia ci vogliono le pelli di 15 o 20 volpi e di 60/80 visoni.
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Post n°71 pubblicato il 11 Marzo 2010 da amicifedeli
Cani, il triste primato della Romania: In campo i volontari italiani di «Save the dogs»: lo Stato latita nelle sterilizzazioni Cani, il triste primato della Romania: Continuano le campagne di avvelenamento e di reclusione di massa nei canili lager. «Così non si risolve»
la Romania ha ancora oggi il triste primato del più grave randagismo di tutta l'Unione Europea. I brutali accalappiamenti a tappeto e le uccisioni nei canili pubblici assai simili a giorni infernali iniziarono nel marzo del 2001 per ordine di Traian Basescu e furono legali fio a due anni fa, quando il Parlamento approvò la legge 9/2008 che formalmente impedì il massacro. Ma è cambiato qualcosa? Lo chiediamo a Sara Turetta, presidente della onlus italiana Save the Dogs che da quasi dieci anni lavora nel Sud-Est della nazione balcanica, tra le cittadine di Cernavoda e Medgidia, per cercare di alleviare il problema utilizzando il metodo della sterilizzazione e del rilascio sul territorio, l'unico ritenuto efficace dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. «La gestione del problema in Romania purtroppo non è cambiata da due anni a questa parte. Sono pochissimi i comuni che hanno scelto di sterilizzare. La maggioranza continua a eliminare i cani con campagne di avvelenamento o con rastrellamenti che li portano nei canili pubblici da dove nessuno esce vivo. La legge del 2008 è rimasta lettera morta. E infatti il randagismo è totalmente fuori controllo». DIECI ANNI DI MATTANZA - Di primo acchito può apparire difficile capire perché, nonostante quasi un decennio di mattanza, il randagismo sia più grave che mai. Per comprenderlo ci viene in aiuto ciò che in merito afferma l'Oms. Se si fa piazza pulita di cani in una zona, le risorse alimentari della stessa, fossero anche solo discariche di spazzatura, diventano disponibili per i cani superstiti dei territori limitrofi che, quindi, prendono il posto di quelli uccisi continuando a riprodursi, rafforzati tra l'altro dalla minore competizione. OBIETTIVO SETERILIZZAZIONI - «Abbiamo scelto la via della sterilizzazione perché è la più efficace ed etica e la pratichiamo non solo sui cani randagi ma anche, gratuitamente, sugli animali di proprietà che, meglio nutriti e spesso lasciati vagare per buona parte del tempo, si riproducono con più successo se non interveniamo» continua Sara Turetta. E afferma: «Per risolvere il problema serve un coordinamento a livello nazionale, con il coinvolgimento delle autorità locali e, soprattutto, serve la volontà politica di avviare un progetto del genere. Purtroppo, nessuna delle istituzioni romene ed europee sembra averne capito l'urgenza». E l'urgenza, viene da aggiungere, si poteva evitare intervenendo una trentina di anni fa, quando il problema del randagismo iniziò a incistarsi nel corpo della società romena soprattutto a causa della politica urbanistica di Ceausescu che cambiò il volto delle città, sostituendo alle tradizionali case con cortile gli anonimi palazzoni in stile sovietico dove, per legge, era proibito ai cittadini portare i propri cani con sé. IL CAMPER DI «SAVE THE DOGS» - Se a sterilizzare fossero gli enti pubblici invece che poche ong straniere il problema diventerebbe gestibile nel giro di qualche anno con un dispendio economico via via minore per la popolazione rispetto agli esorbitanti fondi stanziati dalle amministrazioni per le uccisioni. Proprio l'esempio di Save the Dogs, dati alla mano, dovrebbe spiegare a chiare lettere la via da seguire: l'apertura del centro veterinario con annesso rifugio di Cernavoda e l'instancabile attività di un camper mobile in tutta l'area della Dobrogia hanno portato nei soli ultimi cinque anni alla sterilizzazione di 11.839 cani e all'adozione, in Italia, Svezia, Olanda, Svizzera e Finlandia, di più di duemila animali. In questo modo, la popolazione canina dell'area di Cernavoda, che prima dell'inizio del lavoro della onlus italiana ammontava a 2000 esemplari, è scesa ai 500 attuali. Un esempio luminoso che anche il nostro Paese dovrebbe seguire per limitare il fenomeno dei cani vaganti, grave soprattutto al Sud. |
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il 14/06/2012 alle 10:28
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il 14/06/2012 alle 10:27
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il 14/06/2012 alle 10:23
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il 14/06/2012 alle 10:21