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...IO NoN SONO RIUSCITA A GUARDARLO TUTTO...NoN CoMPRATE LE PELLICCIE...e guardate il video ATTENZIONE IMMAGINI FORTI...Otto mesi in gabbia tra sporcizia e ferite Il «braccio della morte»di volpi e visoni.
CONDIZIONI DISUMANE – Le volpi in natura sono animali solitari e abituati a percorrere decine di chilometri al giorno. Negli allevamenti sono costrette a vivere in gruppo all'interno di gabbie minuscole, e cioè «a vivere una vita in contrasto con il loro istinto» spiega il dossier. I visoni, poi, abituati a passare gran parte della giornata in acqua, non possono più farlo. Prima di essere uccisi (spesso con metodi altrettanto cruenti, come una scarica elettrica proveniente da due elettrodi, uno in bocca e uno nei genitali), cosa che avviene a 8 mesi di età, conosceranno solo la paura, la fame e la sete, le malattie e le ferite, la sporcizia. Eppure la legislazione internazionale prevede il benessere animale anche negli allevamenti. Al posto delle gabbie dovrebbero esserci recinti con pozze d'acqua, cibo adeguato, una tana e anche degli ornamenti che ricordino l'habitat naturale. Per fare una pelliccia ci vogliono le pelli di 15 o 20 volpi e di 60/80 visoni.
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Post n°89 pubblicato il 16 Marzo 2010 da amicifedeli
L'orfanotrofio dei piccoli orango Indonesia, foreste incendiate o depredate per la produzione di olio di palma L'orfanotrofio dei piccoli orango Ottanta speciali baby sitter si prendono cura dei cuccioli rimasti senza le madri, uccise dai cacciatori o dai roghi
DALLA DANIMARCA AL BORNEO - L'anima di questo progetto, il più grande centro di riabilitazione di oranghi nel mondo, è Lone Droscher Nielsen, una bella quanto determinata signora danese che dal 1999 è impegnata a rallentare l'estinzione di questi primati che con noi condividono il 97 per cento del patrimonio genetico. Datate 2005 e riportate dall'Unep, l'agenzia per l'ambiente dell'Onu, le stime sull'entità della popolazione mondiale di orango sono a tinte fosche: in Borneo resistevano in quell'anno da 45mila a 69mila esemplari di orango, a Sumatra solo 7.300. Ma le cifre del 2005 non rispecchiano certo la realtà attuale, assai più drammatica. SEICENTO IN SALVO - Nyaru Menteng ora ospita circa 600 esemplari di orango e comprende una clinica veterinaria, la nursery, l'area per la quarantena, i grandi recinti per la fase di socializzazione e, a otto chilometri, tre isolotti sul fiume Rungan dove sorge una vera e propria "scuola della foresta" che insegna agli oranghi cresciuti a cavarsela da soli prima della definitiva reintroduzione in natura, in posti segreti. COLPA DELL'OLIO - La distruzione dell'habitat è la principale minaccia alla sopravvivenza dei più grandi mammiferi arboricoli della terra. Con un'area di foresta pari a cinque campi di calcio perduta ogni minuto, il tasso di deforestazione indonesiano è il più veloce al mondo. Responsabile non è solo l'industria del legname; negli ultimi anni la principale causa di distruzione della giungla è diventata la palma da olio. Come afferma Greenpeace, i 600 mila ettari di piantagioni del 1985 erano decuplicati nel 2007 e il processo non si arresta. La produzione della vischiosa sostanza ricavata dalla palma di origine africana è in crescita perché, oltre a essere un ingrediente base della quasi totalità dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati, dalla maionese ai rossetti ai biscotti, è un ingrediente fondamentale dei biocarburanti, promettente business «ambientalista» dell'immediato futuro. UN TRAFFICO ILLEGALE - Gli oranghi muoiono negli incendi che fanno piazza pulita del sottobosco dopo il taglio degli alberi. Quelli che riescono a fuggire cercano scampo e cibo ai margini delle piantagioni, dove vengono spesso uccisi a fucilate. Se sono madri con i piccoli, i cacciatori di frodo mirano all'adulto e strappano il neonato dalle sue braccia per immetterlo sul mercato degli animali da compagnia. Per la loro andatura traballante e i grandi occhi sgranati di bambino, i cuccioli «pel di carota» sono pregiati prodotti di un traffico illegale i cui destinatari sono miliardari locali senza scrupoli che li utilizzano come zimbelli per eccentriche serate insegnandogli a fumare e a mangiare caramelle. L'IDEA DI WILLY SMITS - Nyaru Menteng è solo uno dei progetti posti sotto il cappello della Borneo Orangutan Foundation Survival, fondata dall'ingegnere forestale olandese Willy Smits nel 1991 dopo l'incontro con Uce, una piccola di orango sequestrata a un commerciante. In quell'anno Smits aprì nell’East Kalimantan, sempre nel Borneo, il centro di riabilitazione per orfani di Wanariset, rifugio gemello di Nyaru Menteng dove, però, gli oranghi ospitati sono solo duecento. Ma Wanariset è circondato da un sogno che ogni giorno diventa realtà un poco di più: Samboja Lestari, l'immane progetto di riforestazione della BOS. LA FORESTA RINASCE - Sugli attuali 16 milioni di metri quadrati di Samboja Lestari, dove fino al 2001 c’erano solo silenzio, terra bruciata e desolazione, Smits ha seminato la vita. Alle latitudini indonesiane le piante crescono in fretta e la foresta sta già iniziando a gettare ombra sulla terra riarsa e a ospitare insetti, uccelli e altre specie animali. Il patrimonio di biodiversità sta velocemente risollevando il suo fragile ma ostinato capo. Al giugno 2007, un totale di 500.000 nuovi alberi erano stati piantati su 1084 ettari ma un altro milione affonderà nei prossimi anni le sue radici nella terra per ora ancora nuda. Gli oranghi qui sono al sicuro. Ma, fuori, il rumore delle ruspe è sempre più forte. |
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