Creato da: daniela.g0 il 17/11/2013
Tutela dell'ambiente e della salute

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« Sull'illiceità morale d...Moltissimo di ciò che ci... »

Oltre 16.000 in Europa i casi di sospette reazioni avverse da vaccino: l'Italia al primo posto

Commissione Europea, prospetto

 

Sono ormai ben note le preoccupazioni che la dott.ssa Bolgan nutre sui possibili rischi delle vaccinazioni CoVID, peraltro suffragati da uno studio pubblicato su PubMed, il 28 ottobre scorso. Loretta Bolgan ha conseguito una laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, il dottorato in Scienze Farmaceutiche ed è stata former research fellow in Dermatologia, durante il 1995-1996 al Massachusetts General Hospital (ospedale affiliato alla Harvard Medical School), quindi è stata ricercatrice industriale per aziende che producono kit diagnostici di biologia molecolare e si è occupata di registrazione di farmaci. Ha partecipato all'ultima Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito nel gruppo vaccini e ha collaborato come consulente per l'Ordine Nazionale dei Biologi per la tossicologia dei farmaci e dei vaccini; la dott.ssa Bolgan si occupa inoltre di medicina funzionale, nutrigenomica, terapie nutrizionali. Da più di vent'anni Loretta Bolgan collabora, in qualità di consulente scientifico, con associazioni no-profit, movimenti civici e comitati scientifici, che hanno come obiettivo la tutela del consumatore, della salute umana e ambientale e lavorano per la libertà vaccinale e terapeutica e per la salvaguardia dell'ambiente.    

Come scrive Monica Camozzi su Affaritaliani.it, la dott.ssa Bolgan teme, come possibili conseguenze della somministrazione dei vaccini CoVID, nell'ordine: «un rischio gravissimo di reazione avversa fatale; il pericolo di reazioni autoimmuni, di malattie gravi a carico del sistema nervoso; la possibilità che si verifichino alterazioni epigenetiche, ovvero capaci di modificare l'espressione dei geni. Infine, l'ipotesi che possa essere attaccato il sistema riproduttivo con lo spettro dell'infertilità».    

Tuttavia, da quanto si è appreso recentemente in un articolo a firma di Dario Martini sul Tempo, «le case farmaceutiche che producono il vaccino contro il Covid e hanno stipulato contratti con l'Unione europea possono stare tranquille. Nel caso di danni e contenziosi a causa del farmaco, a pagare saranno gli Stati membri. Quindi, anche l'Italia. Per la precisione, i danni li pagheranno le aziende farmaceutiche, che rimangono le uniche responsabili, ma poi verranno rimborsate dai governi con i soldi dei cittadini». E' stata, infatti, messa nero su bianco nel contratto stipulato dalla Commissione Europea con Curevac, una liberatoria. Il vaccino prodotto dalla Curevac non è stato ancora autorizzato dall'Ema, mentre l'Italia ne ha ordinato 30,2 milioni di dosi. Questa è l'unica azienda farmaceutica ad aver reso pubblico il contratto. Le altre case farmaceutiche invece hanno scelto di mantenere tutto nella segretezza. Non sappiamo quindi se siano state imposte le medesime clausole, ma sappiamo con certezza che la stessa Commissione Europea ha dichiarato che tutte le case farmaceutiche hanno richiesto determinate garanzie, senza tuttavia specificare quali esse siano.   

Il contratto è stato messo a disposizione degli europarlamentari intorno a metà gennaio. Coloro che hanno potuto leggerlo avevano solo 50 minuti per esaminarlo, senza la possibilità di prendere appunti o scattare delle foto. Molte le parti coperte da omissis, come quelle sul prezzo delle dosi. L'eurodeputata della Lega, Luisa Regimenti, ha affermato: «La maggior parte del testo rimane oscurata. Altro che trasparenza. Ci chiediamo quali segreti e informazioni sensibili vogliano mantenere nascosti».

A pagina 4 dell'accordo con Curevac - come scrive il Tempo - apprendiamo che la Commissione riconosce che «le tempistiche di sviluppo accelerate per fornire la sperimentazione clinica e il programma di follow-up concordato con l'Ema comportano che il contraente (la casa farmaceutica, ndr) in nessuna circostanza può garantire, o assumersi alcuna responsabilità, al momento dell'entrata in vigore del presente APA (l'accordo, ndr) che il Prodotto (il vaccino, ndr) produca i risultati desiderati, cioè mostri un'efficacia sufficiente per prevenire un'infezione da CoVID-19, o essere senza effetti collaterali inaccettabili». Inoltre, gli Stati membri «condivideranno i rischi» e saranno «obbligati a indennizzare il contraente in caso di responsabilità sostenuta, liquidazioni pagate e determinati costi relativi a reclami di terzi».  

L'art. 1.23.2 dichiara che «le disposizioni contenute nella presente clausola di indennizzo», riflettono «le circostanze eccezionali della pandemia e la necessità di sviluppare nuovi vaccini a una velocità senza precedenti al fine di consentire una scala molto ampia di immunizzazione».  

E al comma 1.23.3, viene assicurata totale indennità al produttore: «Ciascuno Stato membro dovrà indennizzare e tenere indenne il contraente (la casa farmaceutica, ndr), le sue affiliate, i subappaltatori e i sub-licenziatari, compresi i partner contrattuali coinvolti in ricerca, sviluppo, produzione e/o consegna, i funzionari, i dirigenti, i dipendenti e altri agenti, rappresentanti e fornitori di servizi (insieme, le "Persone indennizzate") per responsabilità sostenute in relazione a danni personali, danni materiali e perdite (insieme, le "Perdite")». Vengono previste delle eccezioni per cui gli Stati non devono farsi carico dei risarcimenti. Tuttavia il paragrafo che ne scrive è coperto da omissis.  

I danni definiti «perdite», che gli Stati membri, compresa l'Italia, dovranno rimborsare, vengono chiariti al comma 1.23.5: «L'indennizzo sarà disponibile solo per le Perdite che consistono in: (1) responsabilità nei confronti della Parte lesa (omissis) per morte, lesioni fisiche, mentali o emotive, malattia, disabilità, costo dell'assistenza, perdita o danno alla proprietà, perdita di guadagni e interruzione dell'attività; (2) tutti i costi ragionevoli e necessari relativi a tali Perdite, comprese le spese legali, gli onorari di esperti e altre spese di contenzioso o di transazione». La casa farmaceutica metterà a disposizione dello Stato membro che dovrà pagare i danni «tutte le informazioni necessarie», ma «nella massima riservatezza».  

Intanto, il canale televisivo olandese RTL Nieuws ha da poco pubblicato i dati aggiornati della farmacovigilanza europea EudraVigilance sugli eventi avversi a seguito della vaccinazione CoVID-19, come riporta Cristiano Lugli su Renovatio21.
Si è costituito un ampio database dell'Agenzia europea per i medicinali (EMA), per mezzo di una panoramica realizzata proprio utilizzando i dati di Eudravigilance. I centri che raccolgono le segnalazioni per eventi avversi - come avviene con Lareb nei Paesi Bassi - riferiscono attraverso il database tutti i possibili effetti collaterali sospetti segnalati per i vaccini ed altri medicinali. I produttori farmaceutici devono obbligatoriamente trasmettere i loro rapporti a questo database.  

Da quanto risulta - fino al 24 gennaio 2021 - ci sono 16.785 casi di sospette reazioni avverse, a seguito di somministrazione del vaccino CoVID in Europa. L'Italia risulta essere al primo posto, con la segnalazione di 4.783 casi, nel quasi totale silenzio dei mezzi di comunicazione. La maggior parte delle segnalazioni riguarda il vaccino della Pfizer, il primo disponibile in gran numero di dosi sul mercato europeo. Le segnalazioni provengono in maggioranza da operatori sanitari: 12.330 nello specifico; ma anche da persone senza competenze in ambito sanitario: 4149. Una risposta scritta da parte dell'EMA dichiara che 245 casi di effetti collaterali al vaccino Pfizer/BioNTech, sono stati «segnalati con esito fatale», ovvero con la comunicazione della morte del paziente.  

Un portavoce dell'EMA ha tuttavia ribadito che «durante il programma di vaccinazione, le persone continueranno a morire per altre cause di morte. Questo può accadere anche subito dopo la vaccinazione. Il fatto che qualcuno muoia dopo la vaccinazione non significa che la sua morte sia stata causata dal vaccino».  

Ma chi sarà interessato a far luce sulle cause che hanno indotto la morte in persone che precedentemente erano state sottoposte a vaccinazione CoVID?  

Mentre anche sull'efficacia del vaccino c'è chi nutre dubbi. Il dottor Peter Doshi, PhD, ricercatore dell'University of Maryland, ha pubblicato il 4 gennaio scorso uno studio sul British Medical Journal, esprimendo diversi dubbi sull'efficacia effettiva dei vaccini Pfizer e Moderna. L'efficacia dei vaccini - secondo Doshi - andrebbe dal 19 al 29%, e non al 95%, come invece affermato dalle case farmaceutiche.

 

 

 

 

 
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