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Dove sta andando la Chiesa Cattolica?

Post n°24 pubblicato il 06 Maggio 2020 da daniela.g0
 

Madonna di Trapani, Santuario Maria SS. Annunziata

 Madonna di TrapaniSantuario Maria Santissima Annunziata   

 

L'avvocato Stefano Nitoglia, giurista di lunga data operante a Roma, in un recente articolo: "Perché è in questione la libertà religiosa" dello scorso 27 marzo, ha analizzato la delicata questione dei rapporti fra Stato italiano e Chiesa cattolica a seguito dell'emergenza determinata dalla pandemia CoVID-19. I rapporti fra Santa Sede e la Repubblica Italiana, enti entrambi sovrani, sono regolati dai Patti Lateranensi dell'11 febbraio 1929 e sottoposti a revisione con l'Accordo del 18 febbraio 1984.      

Dopo essersi soffermato nel dettaglio sui Patti del 1929 ed il successivo Accordo, definendo "senza precedenti nella storia repubblicana" il decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulle restrizioni per i luoghi di culto, Nitoglia continua:     

«Quelle che il d.p.c.m. dell'8 marzo e il successivo D.L. del 25 marzo definiscono, nel sospenderle, "cerimonie", la Chiesa chiama sacra liturgia, che è il nucleo della sua attività: "La chiesa adempie la funzione di santificare in modo peculiare mediante la sacra liturgia", recita il canone 834 del codice di diritto canonico. L'ufficio di santificare è uno dei tre uffici (gli altri due sono quello di insegnare e quello di governare) in cui si esplica la missione della Chiesa (Conc. Ecum. Vat. II, Cost dogm. Lumen Gentium, n. 26).
Il can. 838 del codice di diritto canonico, al paragrafo 1 prevede che "regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall'autorità della Chiesa: ciò compete propriamente alla Sede Apostolica e, a norma del diritto, al Vescovo diocesano" nonché, al par. 4 è ulteriormente ribadito che "al Vescovo diocesano nella Chiesa lui affidata spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti". 

Sospendere, seppur per motivi eccezionali, la cui validità nessuno contesta, e per un tempo ristretto, questo ufficio fondamentale della Chiesa vuol dire limitare la sua missione; significa, altresì, invadere il campo della Chiesa, alla cui autorità compete unicamente regolare la sacra liturgia. È vero che in questa occasione lo Stato ha ottenuto la pronta collaborazione della Conferenza episcopale italiana, ma le questioni in diritto restano tutte».           

Alle parole dell'avv. Stefano Nitoglia, a questo punto, aggiungerò alcune riflessioni teologiche, che scaturiscono direttamente dalla Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium sulla sacra liturgia, emanata il 4 dicembre 1963, durante il Concilio Ecumenico Vaticano II.       

Al capitolo I, paragr. 6, viene affermato:         

«Pertanto, come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo. Essi, [...] dovevano anche attuare l'opera di salvezza che annunziavano, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica. Così, mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e risuscitati, ricevono lo Spirito dei figli adottivi, "che ci fa esclamare: Abba, Padre" (Rm 8,15) [...]. Allo stesso modo, ogni volta che essi mangiano la cena del Signore, ne proclamano la morte fino a quando egli verrà. Perciò, proprio nel giorno di Pentecoste, che segnò la manifestazione della Chiesa al mondo, "quelli che accolsero la parola di Pietro furono battezzati" ed erano "assidui all'insegnamento degli apostoli, alla comunione fraterna nella frazione del pane e alla preghiera... lodando insieme Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo" (At 2,41-42,47). Da allora la Chiesa mai tralasciò di riunirsi in assemblea per celebrare il mistero pasquale: leggendo "in tutte le Scritture ciò che lo riguardava" (Lc 24,27), celebrando l'eucaristia, nella quale "vengono resi presenti la vittoria e il trionfo della sua morte" e rendendo grazie "a Dio per il suo dono ineffabile" (2 Cor 9,15) nel Cristo Gesù, "a lode della sua gloria" (Ef 1,12), per virtù dello Spirito Santo».         

Quindi, tutta la missione della Chiesa, si esplica non solo nell'annunzio del Vangelo, ma mediante i sacramenti, in particolare del battesimo e dell'eucaristia, dove si nota come la Chiesa non abbia mai tralasciato di riunirsi in assemblea per celebrare il mistero pasquale, nel quale si attualizza, si rende presente, la risurrezione di Cristo e contemporaneamente si esplica un'azione di grazie verso Dio.        

Si afferma ancora (paragrafo 7) come Cristo sia "sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche" e come la liturgia sia "considerata come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo". Perciò la liturgia "è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado".        

Ancora: "La sacra liturgia non esaurisce tutta l'azione della Chiesa" (paragr. 9). "Nondimeno la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore" (paragr. 10).

Emerge chiaramente, come fondamentale ed imprescindibile per la sua stessa vita e funzione, sia la liturgia della Chiesa. Senza la liturgia la Chiesa perde la sua forza vitale e santificatrice, nonché lo scopo dell'evangelizzazione, anch'essa finalizzata alla lode comunitaria di Dio, durante il sacrificio eucaristico. Ricordo come il termine eucaristia significhi "azione di grazie" e come lo stesso significato di Chiesa sia "assemblea".         

Non c'è, dunque, né vi può essere Chiesa che prescinda da queste due realtà fondamentali. Continua ancora il paragr. 10:        

"Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall'eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa". Come afferma anche il canone 834 del codice di diritto canonico, già citato dall'avv. Nitoglia, la Chiesa adempie la funzione santificatrice "mediante la sacra liturgia", senza la quale viene privata della sua fonte vitale, la grazia dello Spirito di Cristo santificante, Spirito di verità e di conoscenza (Gv 16,13; cfr. Gv 14,26) che conduce alla glorificazione di Dio e costituisce la forza propulsiva di tutte le attività della Chiesa.      

La Chiesa, poi, ha ricevuto in affidamento da Cristo il memoriale della sua morte e della sua risurrezione per "perpetuare nei secoli fino al suo ritorno il sacrificio della croce: sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura" (Cap. II, paragr. 47).      

E' per tale motivo "che la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all'azione sacra consapevolmente, pienamente ed attivamente".        

Non può dunque la Chiesa, "diletta sposa" di Cristo, tradire il mandato affidatole dal suo sposo. Non può dunque arrestarsi nel ricordare e rendere presente il sacrificio di Cristo, senza tradirlo. Né può in alcun modo supplire la celebrazione dei soli chierici senza la partecipazione del popolo, Corpo mistico di Cristo che da Lui riceve la sua forza vitale. Una partecipazione tramite mezzi televisivi, senza l'effettiva presenza, resta passiva e non pienamente partecipe: la celebrazione eucaristica non è spettacolo, né il cattolicesimo può accontentarsi, come altre confessioni cristiane, di fare a meno del'eucaristia, viva, vera e presente sul luogo di celebrazione. Nel superamento di ogni contrapposizione fra sacerdoti e fedeli, il Concilio Vaticano II ricorda come ad essere il soggetto celebrante sia la Chiesa riunita in assemblea, pur nella diversità dei ruoli e delle forme di partecipazione, la quale deve essere sempre attiva e mai passiva (Cap. II, paragr. 48).     

Se la Chiesa si ferma, distrugge se stessa. Ne scaturiscono lo scollamento dei fedeli dai propri pastori ed il loro allontanamento dalla fede, in un Europa che già da tempo va incontro ad un lento processo di scristianizzazione. Mai prima d'ora, infatti, la comunità dei credenti si è astenuta dal celebrare, malgrado la storia ci racconti le molteplici avversità da essa affrontate.            

Eppure, sempre con forza la Chiesa ha trovato modo di superarle. Lo ricordano al mondo santi come Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che convinse i magistrati addirittura a concedergli tre grandi processioni penitenziali per invocare la fine della peste, che nel 1576 devastava Milano. Oppure Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa, oltre che santo, che nel 590 chiese e ottenne al termine di una lunga ed affollata processione, la fine della terribile epidemia.            

La Leggenda aurea di Jacopo da Varazze, compendio delle tradizioni trasmesse dai primi secoli dell'era cristiana, narra che malgrado ottanta persone cadessero al suolo morte, nel solo spazio di un'ora, durante la processione coinvolgente l'intera popolazione romana, Gregorio esortò il popolo affinché perseverasse nella preghiera, portando in corteo il quadro della beata Vergine conservato in Santa Maria Maggiore. All'avanzare dell'immagine sacra, l'aria maleodorante a causa della peste diveniva sempre più limpida, mentre si dissolvevano i miasmi della peste. Giungendo al ponte che unisce la città di Roma al Mausoleo di Adriano, si udì un coro angelico intonare: "Regina Coeli, laetare, Alleluja - Quia quemmeruisti portare, Alleluja - Resurrexit sicut dixit, Alleluja!". Rispose a gran voce Gregorio: "Ora pro nobis rogamus, Alleluja!". Al termine del canto, gli angeli si disposero intorno al quadro della Vergine e Gregorio, alzati gli occhi, vide in cima al Mausoleo, conosciuto nel Medioevo come Castellum Crescentii, un Angelo asciugare la spada grondante di sangue e riporla nel fodero, a significare che il castigo era finito. Gregorio capì che l'epidemia di peste era arrivata al termine e così avvenne: da quel momento in poi il Castellum Crescentii fu chiamato Castello dell'Angelo.        

* * * * *                 

Ma già l'apostolo Paolo, nella seconda lettera scritta ai Tessalonicesi, avverte la Chiesa sui pericoli che la minacceranno prima del ritorno glorioso del Signore: "Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi" (2 Ts 2,3-10).                                   

La Chiesa, impegnata in un costante combattimento contro il male fino al ritorno definitivo del Signore, deve mantenere integro il deposito della fede (cfr. 1 Tm 6,20; 2 Tm 1,12-14) affidatole dagli apostoli, accompagnata nel suo cammino dalla materna protezione di Maria. Tuttavia, la svolta antropologica che ha investito il sapere teologico post conciliare, ha teso a trasformare la mariologia in una "mariologia feriale", una "mariologia in cammino", ovvero una mariologia svilita da un indirizzo "umano troppo umano", che riecheggia in ultima analisi il pensiero del superuomo di Friedrich Nietzsche. Papa Paolo VI fu costretto a lamentarsi a tal proposito: "Perché, oggi, che cosa è avvenuto? È avvenuto, fra i tanti sconvolgimenti spirituali, anche questo: che la devozione alla Madonna non trova sempre i nostri animi così disposti, così inclini, così contenti alla sua intima e cordiale professione com'era un tempo. Siamo noi così devoti a Maria come lo era fino a ieri il clero e il buon popolo cristiano? Ovvero siamo oggi più tiepidi, più indifferenti? Una mentalità profana, uno spirito critico hanno forse reso meno spontanea, meno convinta la nostra pietà verso la Madonna". Paolo VI, vero artefice del Concilio Vaticano II, non poteva certamente approvare quella che si stava presentando come una possibile futura deviazione della fede cristiana, di cui il Concilio in sé, lo dico con forza, non ne era e neppure ne è, l'artefice: lo attestano le sue dichiarazioni, in gran parte confermanti la dottrina tradizionale e costante della Chiesa, fondata sul deposito della fede contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura. D'altronde ormai imperative si presentavano le necessità di rinnovamento, di riavvicinamento ai fedeli, che animarono tutto lo spirito conciliare.     

"Il Vaticano II deve essere visto e ricevuto come è e come veramente fu: un Concilio prevalentemente pastorale". E' quanto afferma mons. Athanasius Schneider in un editoriale pubblicato sul blog Rorate Caeli, nel luglio 2017. Schneider, vescovo ausiliare di Astana, in Kazakistan, rappresenta oggi una delle voci più libere e coraggiose della Chiesa Cattolica.                                                                                   

È bene ricordare quindi che Maria rimane, nella storia della Chiesa di tutti tempi, universalmente riconosciuta dalla sacra Tradizione, dai pronunciamenti dogmatici e conciliari e dalla fede tutta della Chiesa, come Madre di Dio (in greco Theotokos), Regina Coeli, Immacolata Concezione, Assunta in Cielo ed infine partecipe, con il suo libero sì, all'opera della Redenzione. Così si esprime infatti la Costituzione conciliare Lumen Gentium, al paragr. 61: "generosamente associata alla sua opera (del Cristo Redentore) a un titolo assolutamente unico".      

Come proclama il III Prefazio della beata Vergine Maria, contenuto nel Messale Romano: "divenendo madre del suo Creatore, (Maria) segnò gli inizi della Chiesa. Ai piedi della croce, per il testamento d'amore del tuo Figlio, estese la sua maternità a tutti gli uomini [...]. Immagine e modello della Chiesa orante, si unì alla preghiera degli Apostoli nell'attesa dello Spirito Santo. Assunta alla gloria del cielo, accompagna con materno amore la Chiesa e la protegge nel cammino verso la patria, fino al giorno glorioso del Signore".   

Ed è soltanto insieme a Maria che la Chiesa, nel rinnovo continuo del sacrificio di Cristo e sotto la guida dello Spirito, potrà giungere in ultimo alla sua meta, la Gerusalemme celeste, per entrare una volta e per tutte nell'infinità dell'amore del Padre.             

 

Bibliografia:         

Fonti:        

CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione Dogmatica: Sacrosanctum Concilium, 4 dicembre 1963, in AAS 56 (1964) 100-102; 113.         

CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione Dogmatica: Lumen Gentium, 21 novembre 1964, in AAS 57 (1965) 31-32; 63.        

PAOLO VI, Omelia, in AAS 62 (1970) 295-301.         

CODICE DI DIRITTO CANONICO, Costituzione Apostolica: Sacrae disciplinae leges, 25 gennaio 1983, in AAS 75 II (1983) 152-153.          

Letteratura:                   

GIUSSANO G. P., Vita di San Carlo Borromeo, Stamperia della Camera Apostolica, Roma 1610.          

IACOPO da VARAZZE, Legenda Aurea (Ed. critica a cura di G. P. Maggioni), Sismel-Edizioni del Galluzzo, Firenze 1998.            

Sitografia:        

NITOGLIA S., "Perché è in questione la libertà religiosa" (2020), https://centrostudilivatino.it/perche-e-in-questione-la-liberta-religiosa/           

SCHNEIDER A., "Guest Op-Ed - Bishop Schneider: The interpretation of Vatican II and its connection with the current crisis of the Church" (2017), https://rorate-caeli.blogspot.com/2017/07/guest-op-ed-bishop-schneider.html

 

 
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