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Perchè le donne abortiscono?

Post n°2 pubblicato il 13 Gennaio 2006 da armail

Periodicamente, nei vari blog, prendendo spunto da quello che dice il Papa o un esponente di sinistra si trovano sempre le stesse invettive o difese d'ufficio pro e contro l'aborto.

La difesa parte dal diritto di ciascuno ad esprimere la propria opinione, l’attacco la giudica un’interferenza nella libera scelta della donna. C’è del vero in entrambi, ma non se ne esce. Infatti se si scorrono i vari interventi sono più o meno sempre gli stessi.

Vi propongo allora di affrontare il problema da un altro punto di vista, cioè da una domanda quasi banale quanto è semplice: perché le donne abortiscono?

Stiamo parlando ovviamente dei casi che rientrano nella legge attuale, non di quelli terapeutici o dei casi estremi.
La prima che mi viene in mente è: perché si trovano in difficoltà nel loro ambiente ad avere un figlio in quel momento. Ciò può essere dovuto a motivi di ambiente sociale (figlio fuori dal matrimonio), di opportunità per la propria carriera (un figlio al momento sbagliato stronca la carriera)… Vi invito ad elencarne altri.

Chi vuole bene alle donne quindi secondo me dovrebbe operare per risolvere questi impedimenti sociali: da entrambi gli schieramenti infatti si riconosce che comunque l’aborto è un dramma per la donna stessa. Ciò che veramente non è accettabile quindi è che una donna si veda indotta o addirittura costretta ad abortire per una violenza (spesso, ma non sempre) psicologica.

Chi riduce l’aborto alla semplice libera scelta della donna rischia (a volte senza neppure saperlo) di nascondere quindi questa verità dietro una mezza verità come la libera scelta della donna, trasformando una vergogna sociale (la violenza psicologica e l’iniqua disparità di trattamento della donna) in una conquista sociale!

La legge dell’aborto, seguendo ciò che ho detto, è quindi un male necessario, non una conquista sociale: finchè non verranno meno i motivi per cui una donna è indotta ad abortire (sempre escludendo i casi clinici) è ingenuo sostenere che ogni donna deve avere il coraggio di ribellarsi ai condizionamenti sociali.

L’abolizione della legge non farebbe altro che far aggravare la situazione, col ricorso all’aborto clandestino o a vite distrutte perché incapaci, a seconda dei casi, di sostenere la vergogna o il rimpianto per una carriera interrotta.

Cancellare vergogna e motivi di rimpianto: sono queste le vere conquiste sociali!

 
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