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« Beato il popolo che non ...Sono proprio fortunato: ... »

Senato, arrivano i trotzkisti

Post n°4 pubblicato il 25 Gennaio 2006 da armail

Riporto un articolo del corriere di ieri:

Noi spina nel fianco di Romano
Bertinotti apre alla minoranza interna: 8 i seggi sicuri
Ferrando: così smonteremo il programma dell'Unione
Al contrario di categorie affini — trolls, licantropi, grandi sauri — i trotzkisti non sono creature fantastiche, una specie estinta, una bizzarria del creato. Esistono e forse vinceranno anche loro le elezioni. Ci fu un tempo in cui praticavano l'entrismo, sottile tattica che consisteva nell'iscriversi al Pci per tentare di condizionarlo. Oggi anche i romantici della politica si sono fatti più ambiziosi: entrismo sì, ma non nei partiti; direttamente in Parlamento. «Con l'obiettivo di riportare all'opposizione prima Bertinotti e poi correntone Ds, Comunisti italiani e Verdi, contro Prodi e i liberali» annuncia Marco Ferrando, leader dei trotzkisti italiani.

Gli irriducibili in Parlamento stavolta ci saranno davvero. Almeno quattro al Senato, intenzionati non a esercitare un diritto di tribuna o a rendere una testimonianza, ma a condizionare una legislatura che in particolare a Palazzo Madama si prevede giocata all' ultimo seggio. L'altro ieri il comitato politico nazionale di Rifondazione ha deciso le teste di lista per le Politiche. Ferrando puntualizza che non c'è stata nessuna trattativa, quindi nessun accordo: i posti sono stati «octroyés», concessi da Bertinotti. Che alla minoranza interna — il 41% del partito — ha accordato il 15% dei seggi considerati sicuri. Il punto è che Rifondazione sarà la vera beneficiaria della riforma proporzionale: mentre i Ds anche in caso di vittoria dell'Unione potrebbero veder ridotta la loro rappresentanza, il partito di Bertinotti — se solo confermasse i voti delle Europee — avrebbe 60 parlamentari contro i 16 di oggi. I posti blindati per l'opposizione interna, ostile all'ingresso nel governo Prodi, sono nove. Cinque vanno al gruppo dell' Ernesto, più affezionato all' ortodossia del vecchio Pci (e alla «resistenza irachena»): al Senato Claudio Grassi sarà capolista in Emilia, Maria Campese in Puglia, Fosco Giannini in Calabria; Alberto Burgio sarà capolista alla Camera nel terzo collegio della Lombardia, Luigi Pegolo numero 2 in Campania; riconfermata l'unica deputata uscente, Marilde Provera. Poi ci sono i duri di «Sinistra critica», eredi di Livio Maitan quindi trotzkisti, anche se meno di Ferrando. Sono Salvatore Cannavò, numero 2 alla Camera a Roma dopo Vladimir Luxuria, e il senatore uscente Gigi Malabarba, che si ricandida in Liguria ma con l'accordo di dimettersi il 20 luglio e lasciare il seggio ad Heidi Giuliani, nell'anniversario della morte del figlio Carlo. Poi c'è Ferrando, che sarà capolista al Senato in Abruzzo e conta di strappare altri posti per i colleghi del suo gruppo.

Tutto si sarebbe atteso dalla vita il leader trotzkista, tranne usufruire di un premio di maggioranza. Genovese, 51 anni, esordio nel gruppo bordighista «Lotta comunista» e poi militanza nella Quarta Internazionale, non si può dire che per il laticlavio abbia concesso molto: la sua conciliante relazione al comitato politico si intitolava «No al governo con i banchieri dell'Unione». «Ogni leader del sedicente centrosinistra rappresenta una banca — sostiene Ferrando —. D'Alema l'Unipol, va da sé. Prodi, Banca Intesa. Tutti e due l'Unicredit. Rutelli, la Bnl e Montezemolo». E lei Ferrando dovrà votare la fiducia. «Io spero ancora che il mio partito ci ripensi. In ogni caso, Prodi dovrà fronteggiare una forte opposizione sociale di sinistra, di cui saremo il referente politico. E si troverà davanti una serie di scogli, su cui Rifondazione non potrà transigere. Non possiamo mandare all'estero un solo soldato, anzi dobbiamo farli rientrare tutti, non solo dall'Iraq ma anche dall' Afghanistan e dai Balcani. Il programma di Prodi è la negazione di ciò per cui siamo nati: dovremo smontarlo pezzo per pezzo. No alla continuità con la riforma Dini delle pensioni, contro la quale facemmo ostruzionismo in Parlamento; no allo spirito di Maastricht, il cui rifiuto fu alla base della nascita di Rifondazione. Sì all'uscita dalla Nato, nostra antica battaglia, e all'abolizione totale della legge 30 sulla precarietà del lavoro. No all'aumento delle spese militari. No a tagli alla spesa sociale. No agli aiuti alle imprese, neppure per la ricerca e le nuove tecnologie, perché il conto lo pagherebbero i proletari». Proletari che Ferrando vagheggia di unire in un «Polo autonomo di classe», da Mussi a un Bertinotti recuperato alla causa.

«Come tutti quelli che si affacciavano alla politica, incontravamo a ogni passo i trotzkisti, gente proba che aveva atteso cent'anni ed era pronta ad attenderne altri cento. Noi invece avevamo fretta» ha raccontato Adriano Sofri, a proposito di un tempo precedente il '68. Coltivavano allora simpatie trotzkiste personaggi come Rino Formica e Giorgio Ruffolo, futuri ministri socialisti, e Paolo Flores d'Arcais. «Credo che anche Nanni Moretti sia stato dei nostri — rievoca Ferrando —. Di sicuro ricordo, a una riunione nel 1980 del gruppo torinese legato a Maitan, una splendida Alba Parietti. Pure Anna La Rosa mi ha confidato un passato trotzkista, ma ho qualche dubbio». L'obiettivo ora è rifondare l'Internazionale. «Siamo in contatto con il Partido da causa operaria brasiliano, che attacca Lula da sinistra, e con il Partido obrero argentino, il protagonista del movimento piquetero e dell'occupazione delle fabbriche, la Sasetru, la Zanon, la Bruckman. Siamo già all'opposizione dei nuovi governi di centrosinistra in Uruguay, con il Partido socialista de los trabajadores, in Cile, con la Liga socialista revolucionaria erede del glorioso Mir, e pure in Bolivia con Oposición trotzkista, che ha dato indicazione di voto per Evo Morales e ora lo combatte; anche se magari avessimo Morales al posto di Prodi... In Grecia è attivo l'Eek, partito comunista operaio. In Francia i partiti trotzkisti sarebbero due, ma non andiamo d'accordo né con la Ligue di Krivine, ormai piegata alla logica dell'unità a sinistra, né con Lutte Ouvrière della Laguiller, troppo settaria. Però abbiamo i nostri contatti: la Gauche communiste, nata da una costola del Pcf; il compagno Gramar, esule argentino messo in minoranza nella Ligue; e i Travailleurs révolutionnaires, molto forti nella zona di Bordeaux». E Bertinotti? «Ho letto un suo elogio nell'ultimo libro di Peppino Calderola. Segno che sta sbagliando. Non mi convince neppure la svolta nonviolenta. Per rovesciare il sistema non va esclusa la violenza di massa, che è ben diversa dal terrorismo; tanto più che le classi dominanti la esercitano su quelle soggette».

Sono senza parole...

 
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Commenti al Post:
angelo751
angelo751 il 27/01/06 alle 10:12 via WEB
insomma, non vanno d'accordo neanche tra loro che sono 4 gatti, figurati come potrebbero costruire il mondo perfetto! E' gente persa alla politica: l'intelligenza ce l'hanno, ma è oscurata completamente dall'ideologia (e, con un po' di cattiveria, dal loro narcisismo).
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grechu
grechu il 01/02/06 alle 19:31 via WEB
Chw siano quelli che ravvivano gli ideali dei paralizati mentali come noi.Ben vengano in parlamento chi puo dare la scossa ai politici che pensano solo alla poltrona. Non sono comunista,ma in questo momento mi sembra che gli unici che poratano avanti la politica con ideali siano loro.O NO!!!
(Rispondi)
 
armail
armail il 02/02/06 alle 09:23 via WEB
Sugli ideali non si discute. La politica però ha bisogno di ideali almeno quanto di un po' di pragmatismo: trovare un accordo con chi non la pensa esattamente come te non è un disonore! Se leggi l'ultima parte di quello riportato nell'articolo del corriere sembra che un accordo non sia possibile neanche con quelli più affini alle loro idee e questo fa sinceramente cadere le braccia.
(Rispondi)
 
streghella16
streghella16 il 23/02/06 alle 20:29 via WEB
Mi scuso per l'intromissione serale, mi trovo qui cliccando le catene di S. Antonio nei blogs. Ho letto il suo blog e ho trovato molto apprezzabile l'introduzione e lo spirito con cui viene scritto. Mi sembra un moderato con la testa sulle spalle ma non si faccia illusioni, qui dentro quelli che non insultano, non urlano e non sbraitano hanno vita difficile. In bocca al blog. Con simpatia, Streghella16.
(Rispondi)
 
 
armail
armail il 24/03/06 alle 19:04 via WEB
ciao streghella, scusa il ritardo abissale nella risposta, macol lavoro in questo periodo sono un po' preso. Ti dò del tu, siamo ancora troppo giovani per il lei :) Comunque non è questione di avere vita difficile o meno: basta ignorare quelli che insultano e limitarsi a discutere con chi ne vale la pena. Buon we
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toorresa
toorresa il 25/03/09 alle 03:15 via WEB
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