parecchie responsabilità nel creare la ‘catastrofe disoccupazione’ vanno attribuite a coloro che hanno ideato, sostenuto, approvato la cosiddetta ‘Legge Biagi’, a tutti coloro che contribuiscono alla sua cattiva interpretazione e soprattutto alla ‘gestione manageriale delle aziende italiane’.Gli investimenti servono ad ottenere risultati nel medio-lungo termine e il fattore indispensabile per la sopravvivenza dell’azienda è il cliente.La soddisfazione del cliente si ottiene fornendogli qualità, prezzo, servizio. Essendo troppo dispendioso lavorare su questi tre fattori, le aziende devono basare la loro impostazione sul solo fattore qualità (non inteso come semplice qualità del prodotto ma come adeguatezza all’uso che ne farà l’utente), puntando sul miglioramento continuo dei processi aziendali. La filosofia del miglioramento continuo può essere attuata solo con il coinvolgimento e la forte valorizzazione delle risorse umane.
Questo modo di gestire le aziende è stato quasi del tutto soppiantato dalla gestione ‘manageriale’ che impone profitti immediati a qualunque costo.Dati alla mano questo tipo di gestione ha portato all’impoverimento o distruzione di moltissime aziende. Gli insuccessi ottenuti in tutti i campi dai ‘giovani manager con l’inglese fluente’ sono stati prontamente attribuiti all’elevato ‘costo’ delle maestranze nelle aziende italiane e, negli ultimi tempi, alla crisi internazionale che è diventata l’ancora di salvezza di tutti gli incapaci. ‘Giustamente’ le aziende hanno dato carta bianca ai ‘giovani manager con l’inglese fluente’ per procedere con le ‘geniali ristrutturazioni aziendali’ che permettono di abbattere gli ‘enormi’ costi del personale licenziando gran parte dei vecchi dipendenti e sostituendoli con personale interinale che ‘grazie’ alla legge Biagi costa poco nulla, non gode di nessun diritto e può essere buttato fuori a calci senza problemi quando il ‘giovane manager con l’inglese fluente’ di turno decide di trasferire la produzione in un paese sottosviluppato dove è ancora più conveniente sfruttare la monodopera. In questo contesto le stesse aziende rappresentano solo qualcosa da spremere il più possibile per realizzare profitto immediatamente.
Le statistiche internazionali dicono che a causa della saturazione del mercato globale attualmente riescono a sopravvivere solo le aziende che producono prodotti ad alto contenuto tecnologico. Mi dite come fanno aziende sature di personale sfruttato, sottopagato, scarsamente addestrato e soprattutto demotivato a progettare, sviluppare, produrre e commercializzare prodotti di alta qualità?
Oltretutto dietro i nomi altisonanti di molte di queste multinazionali, con centinaia di stabilimenti in tutto il mondo, spesso in Italia ci si trova davanti ad azienducole ridotte in miseria con un capitale sociale ridicolo. Inutile sottolineare che aziende in queste condizioni non possono competere ad armi pari con le rivali storiche dei paesi occidentali e nemmeno con le aziende asiatiche che producono prodotti di scarsa qualità ma con costi nettamente inferiori ai nostri.
Per concludere vorrei porre una domanda ai grandi capitalisti e speculatori: a chi pensate di vendere i vostri prodotti, fabbricati a basso costo in Cina, se la maggior parte dei lavoratori italiani sono ridotti in miseria?
By Albert
Inviato da: ladyhasiah
il 10/07/2011 alle 21:32
Inviato da: quattro_amici_al_bar
il 10/07/2011 alle 18:59
Inviato da: tota.grrrrrrrrrrrrrr
il 26/06/2011 alle 20:06
Inviato da: quattro_amici_al_bar
il 22/11/2010 alle 15:44
Inviato da: quattro_amici_al_bar
il 20/11/2010 alle 21:51